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mercoledì 19 marzo 2025

L'alba del 19 marzo

Il 30 marzo 1912 sul numero 13 dell'anno XI del settimanale per famiglie Il Buon Cuore viene riportato il Pellegrinaggio Lombardo a Roma iniziato il 17 di marzo e conclusosi il 23 di marzo; poichè siamo nel pieno dell'Anno Giubilare, augurando una lieta festa a tutti i papà e un lieto onomastico a tutte le Giuseppe e a tutti i Giuseppe, avvolgendo in un immenso abbraccio Papa Francesco, vi ripropongo la tappa del 19 marzo:

Piazza San Pietro ante 1912 - Archivio Meraviglioso Istituto per Ciechi - Milano

Piazza San Pietro ante 1912 - Archivio Meraviglioso Istituto per Ciechi - Milano

" L’alba del 19 marzo sorse sull’orizzonte apportatrice di festa per il quartiere di Porta Trionfale in Roma. Là si doveva benedire la nuova chiesa di S. Giuseppe, che il Santo Padre aveva eretto colla sua munificenza, col concorso del Rev. don Luigi Guanella, sacerdote tanto benemerito della Chiesa e della Società e di altri illustri personaggi di Roma, tra cui è dovere citare gli Eminentissimi Cassetta e Ferrata, i Mons. Laurenti e Caccia e la contessa Cerasi. Scopo del S. Padre nell’erigere quella basilica, fu di provvedere ai bisogni spirituali del popoloso quartiere di P. Trionfale e di soccorrere una gran quantità di infelici, che troveranno ricovero vicino a quella chiesa.
Là si portarono i Pellegrini Lombardi, per ammirare quel tempio di stile bramantesco, opera del chiarissimo ingegnere Leonori, lungo metri 45 e largo metri 30. Assistettero alla Messa dell’Eminentissimo Cardinale Respighi, e in una affermazione solenne di fede e di amore, si accostarono tutti alla S. Comunione.
Alle ore 10, mentre i Pellegrini assistevano in San Giuseppe al solenne Pontificale, - S. E. il Card. Ferrari veniva ricevuto in udienza particolare dal S. Padre. Il colloquio cordialissimo durò un’ora e mezza circa; e quando S. E. usci, era raggiante di gioia.
Quale suprema letizia per lui nell’aver udito la parola del Vicario di Cristo, nell’avere potuto umiliare a’ suoi piedi l’obolo della Archidiocesi Milanese, espressione sincera di affetto e di attaccamento alla Cattedra di Pietro!
Dopo S. E. il Card. Ferrari vennero ricevuti dal Santo Padre il Preposto don G. Cappelletti di S. Gottardo, Mons. Balconi, arciprete del Duomo, il Rev. don A. Macchi e la benemerita signora Vaghi di Milano.
Nel pomeriggio i Pellegrini si radunarono un’altra volta nella nuova chiesa di S. Giuseppe per ascoltare l’orazione panegirica del Santo e ricevere la benedizione. I Lombardi trovarono un’accoglienza assai affettuosa da parte del Rev. don. Luigi Guanella, che vede coronati i suoi sforzi umanitarii oltre che in altre città d’Italia, anche nell’Urbe per eccellenza. "

Il Buon Cuore Anno XI n. 13 - 30 marzo 1912
Giornale settimanale per le famiglie
Pellegrinaggio Lombardo a Roma 17-23 marzo

Auguri papà!  

Per ulteriori informazioni:

venerdì 7 marzo 2025

Il Maritozzo Quaresimale del primo venerdì di marzo

Un tempo l'inizio della Quaresima era annunciato dal suono delle campane e poiché con il divieto di mangiare la carne venivano consumati una gran quantità di ceci e di baccalà si diceva che le campane suonassero a merluzzo ( Vedi Dalle Ceneri in Quaresima)
I ragazzi a Roma, per attenuare il rigore del digiuno, il primo venerdì di marzo usavano offrire alle loro fidanzate un dolce tipico della tradizione romana, decorato con zucchero, cuori o mani giunte, che oltre ai pinoli, l'uvetta e la scorza d'arancia candita a volte conteneva anche un regalo. Sto parlando del Maritozzo Quaresimale che prende il nome dallo stato coniugale che i fidanzati acquisiscono dopo il matrimonio, ovvero quello di marito, connesso al periodo della messa in atto di tale tradizione, ovvero la Quaresima, ma lasciamo la parola a Giggi Zanazzo: 

Maritozzi Quaresimali

Maritozzi Quaresimali

Maritozzi Quaresimali e Maritozzi con la Panna

Maritozzi Quaresimali e Maritozzi con la Panna

Li " Maritòzzi" (1).

Una mucchia d'anni fa, dda noi, s'accostumava, in tempo de Quaresima, er primo vennardì de marzo, de porta' a rigala' er maritòzzo a l'innammorata. 'Sto maritòzzo però era trenta o quaranta vorte ppiù ggranne de quelli che sse magneno adèsso; e dde sopre era tutto guarnito de zucchero a ricami.
In der mezzo, presempio, c'ereno du' cori intrecciati, o ddu' mane che sse strignéveno ; oppuramente un core trapassato da una frezza, eccetra, eccetra; come quelle che stanno su le lettere che sse scriveno l'innammorati.


(1) Maritozzi: pani di forma romboidale, composti di farina, olio, zucchero e talvolta canditure o anaci o uve passe. Di questi si fa a Roma gran consumo in quaresima, nel qual tempo di digiuno si veggono pei caffè mangiarne giorno e sera coloro che in pari ore nulla avrebbero mangiato in tutto il resto dell'anno. Belli.

Maritozzi Quaresimali

Drento ar maritòzzo, quarche vvorta, ce se metteveno insinenta un anello, o quarch'antro oggetto d'oro.
Tra ll'antre cose che ricordeno 'sto custume, che oramai nun s'ausa ppiù dda gnisun innammorato, ciavenio diversi ritornelli:
Uno, presempio, dice:

« Oggi ch'è 'r primo Vennardì dde Marzo (1).
Se va a Ssan Pietro a ppija er maritòzzo;
Che ccé lo pagherà 'r nostro regazzo ».

E dde 'sti maritòzzi:

« Er primo è ppe' li presciolósi;
Er sicónno pe' li spósi;
Er terzo pe' l'innamorati;
Er quarto pe' li disperati ».

« Sta zzitto, core:
Sta zzitto; che tte vojo arigalàne (2)
'Na ciamméllétta e un maritòzzo a ccòre ».

E infatti certi maritòzzi ereno fatti a fforma d'un core.

(1) Infatti tutti i venerdì di marzo si andava a San Pietro a udire la predica, a far l'amore e a mangiar maritozzi.
(2) Arigalàne : l'aggiunta della particella ne al fine degli infiniti de' verbi si tollera appena nella chiusa di un periodo fissato dalla pausa del punto. Morandi.

Usi, costumi e pregiudizi del popolo romano
Giggi Zanazzo

Maritozzo Quaresimale spezzato al cui interno i fidanzati mettevano un regalo per le fidanzate

Questo è il mio maritozzo in cui si possono notare i pinoli, l'uvetta, la scorza candita dell'arancia e un piccolo spazio vuoto sulla sinistra che conteneva un piccolo regalo.

Maritozzo con la Panna

Questo invece è l'evoluzione del tradizionale Maritozzo Quaresimale a cui è stata aggiunta la panna

Le due parti che compongono il Maritozzo con la Panna

Qui vi mostro le due parti che compongono il Maritozzo con la Panna


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mercoledì 20 marzo 2019

Lo sguardo ravvicinato tra Terra e Luna accoglie l'equinozio di primavera

Ecco la luna crescente che, con il suo arco di ghiaccio, velata dalle nuvole, alle 22.58 accoglie l'equinozio di primavera in Italia. 
Alle 2.43 di giovedì 21 marzo diventerà piena presso il perigeo che ha raggiunto martedì 19 marzo alle 20.48, si è trovata così a una distanza minima di trecentosessanta mila chilometri dalla Terra. Questa vicinanza la farà sembrare più grande e luminosa del 7%  e sarà l'ultima Superluna del 2019.



Buon equinozio di primavera!


Nel marzo ebro di sole il grande arbusto
in mezzo al prato si coprì di gialli
fioretti: le novelle accese rame
salenti e ricadenti con superba
veemenza di getto dànno raggi
e barbagli a mirarle; e tu quasi odi
scroscio di fonte uscir da loro; e tutta
la Primavera da quell'aurea polla
ti si versa cantando entro le vene.

Fontana di luce
Ada Negri
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mercoledì 7 marzo 2018

Mattina di marzo



Romae, Nonis Martiis, hora prima
Roma, 7 marzo, le sei di mattina

Un'alba grigia, un cielo invernale, plumbeo e compatto, lasciava filtrare un velo di chiarore da nubi meno spesse distese sull'orizzonte. Anche i rumori erano diffusi, torpidi e opachi come la nuvolaglia che schermava la luce. Il vento giungeva a intervalli dal vico Iugario come l'ansito di un fuggitivo.

Idi di marzo
Valerio Massimo Manfredi

giovedì 23 marzo 2017

La danza di marzo




" ... Marzo porta brezze forti e stridule,
Agita la danza del narciso ... "


Liberamente tradotta
L'anno in giardino
Sara Coleridge





mercoledì 16 marzo 2016

Con marzo tornano ...



" ... Col marzo tornarono le allodole nel piano, i passeri sul tetto, le foglie e i nidi nelle siepi ... "

Jeli il pastore 
Giovanni Verga

martedì 1 settembre 2015

" C'è un non so che... "

" Settembre. C’è un non so che in questo mese che mi ricorda marzo e i primi giorni d’aprile, quando la primavera ancora esita sulla soglia e il giardino trattiene il respiro in attesa. C’è nell’aria la stessa dolcezza, il cielo e l’erba paiono uguali ad allora; ma le foglie raccontano una storia diversa, e il rampicante che si colora di rosso sul muro della casa si avvicina in fretta al suo ultimo e più splendido momento di gloria ... " 

Il giardino di Elizabeth
Elizabeth von Arnim


Felice settembre a tutti !

mercoledì 20 marzo 2013

Il Coniglietto Pasquale

Primavera su antichità romane

La Festa di Primavera quest'anno è arrivata precocemente il 20 marzo alle ore 11.02 accompagnata da due icone che rappresentano simbolicamente le sue caratteristiche di rinascita e fecondità: l'uovo ( vedi Omne vivum ex ovo ) e la lepre ( vedi Oestara ) che dopo esser stata osservata dal Cristianesimo e dopo esser stata considerata da Sant' Ambrogio effige della Risurrezione di Cristo per la peculiarità che ha di rinnovarsi stagionalmente cambiando il colore del suo manto, prende dal XV secolo le vesti del Coniglietto Pasquale e diventa per la Pasqua ciò che Babbo Natale è per il Natale, il vettore porta doni che durante la vigilia di Pasqua tra i cespugli dei giardini, dei boschi e in ogni dove, nasconde uova sode colorate e dipinte affinché i bambini, la domenica di Pasqua, impegnandosi in una divertente caccia al tesoro, le trovino e le raccolgano nei loro cestini per poi farle ruzzolare da piccole colline a ricordo dell'apertura della roccia del sepolcro di Gesù.



" ...Nella Pasqua imminente io vo’ invitargli ad una festicciuola campestre ; mentre bello è, che un giorno si ricordevole rendasi giorno di gioia a’ragazzi, potendosene trar sempre anche un morale vantaggio. Ma, cosa potrei dar loro? Nel Natale potei regalare delle mele e delle noci, fattemi recare appositamente per essi. Ora però,che la campagna non ci somministra prodotto di sorta; mentre gli

alberi sono senza poma, e i frutici privi di nocciuòle, non trovo in casa che delle uova, primo regalo della natura, che tutta or vedasi ringiovanire. 

- Allora disse la Marta - Sarebbe egli un’ottima risoluzione, quante volte le uova non fossero all’intutto prive di colori! Non è a negare, che anche il bianco piace d’assai; ma que’ svariati colori delle frutta, delle avellane, e massimamente le rosse facce delle me le formano un assieme molto più bello a vedere. - 
- Brava ! rispose la Dama: la tua riflessione mi fa suscitare un’idea di cosa, che tornerà bene a proposito. Io vo’ lessar le uova, e in pari tempo colorarle; lo che si può agevolmente ottenere nell’atto, che vengonsi lessando. Certo il vederle tutt'e screziate, apporterà non piccola gioia ai fanciulli. -
La Signora, che a tale 'scopo ben si conosceva di vari muschi,e di una moltiplicità di radici, si diè studiosamente a colorar delle uova in isvariate maniere. Alcune presero un bel colore cilestro; altre un giallo tale, che parean limoncelli; altre un rosso in tutto simile all’interno delle rose. Ad alcune
avea ben legato all’ intorno delicate picciolissime foglie, onde l’effigie lasciatavi presentava un rabesco a belli e diversi colori. Altre poi, oltre a’colori, si videro iscritte di morali aforismi.
Come a prima giunta le vide il mugnaio, tolse a dire - Oh ! le uovo dipinte! Non potevano essere più acconce per la festa, in un'epoca , in che la natura si sveste del suo bianco ammanto, per adornarsi di altro tutto variopinto e gentile! ..."


" ... Cosa veramente singolare ed amabile era il vedere quel circolo di graziosi bambini, e chi artificiosamente inanellato il nero crine, chi biondo e naturalmente ricciuto; tutti però vispi vivaci e di forme aggraziate. Non v’ha certo corona di fiori si bella, disse tra sé, e se la Dama, quand’anche fosse intrecciata delle rose più vivaci, e dei più candidi gigli. Sul bel principio con molta affabilità e chiarezza si fece a raccontar loro la causa, onde nel santo giorno di Pasqua si mena festa, e tripudio sì grande e universale. Quindi si recò a tavola un piatto colmo di uova, e caldo latte. Ciascun fanciullo, avente innanzi a se un terso piattino, n’ebbe la sua porzione, assaporandola oltremodo. Fatto ciò, uscendo la Dama per una porta laterale del giardinetto, gli menò tutti seco, e fece i in un attiguo piccolo bosco. Di tratto in tratto fra i giovani abeti si vedeano freschissimi erbosi pratelli. - Qui, disse la Dama, ciascun di voi dee formare un picciol nido di muschio, che in abbondanza vedesi cresciuto su queste rupi, e sulle cortecce di questi alberi. - Pronti ed allegri ubbidirono tutti, e i più grandicelli davan mano nell'opra ai più piccoli,che non sapeano venirne a capo. Ognuno dovette apporvi un contrassegno, e, quindi, lasciatili, tornerei teste al giardino, ove gran maraviglia apportò loro la vista di una gran torta all’uovo foggiata a modo di ghirlanda sulla tavola , donde poco fa eransi levati. 
N’ebbero tutti una buona porzione, e, nel mentre che stavano gustosamente mangiandone, la Marta con un bel paniere colmo di uova dipinte, all’insaputa loro, si recò nel boschetto; quivi tutta sollecita le accomodò nei singoli nidi, il di cui verde mirabilmente armonizzava con quelle uova tinte ad azzurro , giallo e rosso. Come i fanciulli ebbero terminata quella merenduola, la Dama sì prese a dire - Ora andiamo, miei cari, guardiamo un po’ que' nidi lasciati nel bosco. - Vi si recarono, e al vedere che in ciascun nido erano cinque uova egualmente colorate, ed alcune iscritte di un motto, immense furono le voci di giubilo, che alzarono unanimi que’ ragazzi. - Uova rosse! uova rosse al mio nido! gridò l’un d’ essi: vi son delle uova rosse !. .. tutte rosse! - E nel mio , disse un altro , sono tutte azzurre, come lo è appunto ora il cielo! - Gridò un terzo - nel mio poi son tutte gialle, e di un giallo assai più vivace del fior di verbasco, e più grazioso di quello della farfalla ! -Ve’, ve’, sclamò un quarto, il mio nido le contiene quasi tutte di vario colore! Saranno veramente mirabili que’polli, disse un altro, perché fanno uova così belle! Oh quanto sarei desideroso di vederli!
Allora la più piccola di que’ ragazzi, la sorella di Marta, soggiunse - Eh! non sono già i polli, che fanno uova si belle Credo bene, che le abbia fatte quel lepratto, il quale ho veduto saltar fuora di que’ ginepri nell’atto, che io mi feci loro d’appresso a fabbricarvi il nido. - In udir ciò tutti i ragazzi scoppiarone in altissime risa, e dicevano scherzando - Oh! la lepre fa le uova di più colori! Ciò è tanto strano, che in queste e in altre contrade formerà lo scherzo anche di di quei, che ne verran dopo! ... "

L'Uovo di Pasqua
Racconto tradotto da Ferdinando Mansi

Coniglio Pasquale con ceste di uova

"Hop along little Easter Bunny,
Hop along your way.
Hide all the eggs and Easter candy,
Hop along your way.
Give the eggs and Easter candy,
To your Easter friend."

"Salta avanti piccolo Coniglio di Pasqua
Salta per la tua strada.
Nascondi tutte le uova e le caramelle pasquali
Salta per la tua strada.
Dai le uova e le caramelle pasquali,
Ai tuoi amici di Pasqua."

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