mercoledì 7 giugno 2023

Il sentore di limone dell'erba Luigia

Immaginate di trovarvi in una riad marocchina comodamente seduti su morbidi divani circondati da una miriade di cuscini tra finestre ogivali, archi e capitelli moreschi incantati dal suono e dai giochi di luce dell'acqua che zampilla e luccica sull'oro, l'argento e sui colori di una fontana decorata con tessere musive. In quest'atmosfera calda e avvolgente il padrone di casa esegue il rito tradizionale dell'ospitalità (vedi Ospitalità) che consiste nell'accurata preparazione del tè che, versato dall'alto, per ossigenarlo, in bicchieri colorati, per abbassarne velocemente la temperatura, viene offerto per tre volte agli invitati, la prima al naturale con lo zucchero, la seconda arricchito con la menta naa naa - nanà e la terza rafforzato con l'Aloysia o Lippia citriodora, un'erba officinale perenne dal profumo balsamico, intenso e persistente, amata da Padre Pio che soleva tenerne alcune foglie nel confessionale per annusarle.

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" Modo di coltivare l'erba Luigia, detta Cedrina o Cedronella, e dai botanici Verbena triphylla. È facilissima questa pianta a barbicare onde può aversene piantandone i ramoscelli di un anno, facendone margotte e dividendone destramente le pianticelle, le quali abbiano messe che derivino dalla radice maestra. Provai egualmente tutti tre questi metodi.
Dalla fine di aprile sino quasi a mezzo settembre si possono prender ramoscelli, che però non sieno troppo grossi; che abbiano almeno un terzo di vecchio legno, e non sieno rivestiti di fiore, la qual ultima avvertenza però non è sempre essenziale. Si conficcheranno per due terzi della loro lunghezza in terra ben preparata, schivando la forte o argillosa. Quando vogliasene porre molti, si potranno essi seppellire nel terreno dell'orto, ma ciò si farà dal giugno sino all'agosto e non prima o dopo. Il fondo sarà stato ben vangato e di natura fresco. Piantati i rami a distanza tale, che volendoli trasporre si possano levare sulla terra senzascoprire le radici, si rimetterà a più riprese bel bello il terreno. Correndo calda assai la stagione si ripareranno con una stuoja dall' immediata azione del sole, e se ne avranno in capo a tre o quattro setti mane nuove piante ben radicate. Può per altro a maggior sicurezza farsi tale piantagione in vasi o altro recipiente. Se esegui scasi in primavera, si dovranno riparare da ogni pericolo di freddo, e ritirarli quando occorra di nottetempo. Se vogliansi piante adulte e da allevare ad albero, si farà passare un ramo entro un pignattino o un cestello di vimini o un cannello di latta chiuso in modo che dalla parte inferiore non lasci escir l'acqua, ed empiuto di terra sciolta il recipiente, si terrà umida la detta terra, ed in breve il ramo barbicherà. Finalmente dividendo con tagliente ferro le pianticelle, lasciando a ciascheduna un proporzionato numero di radici, e tenendole riparate dopo il loro trasponimento, se ne otterranno nuovi individui. Tale divisione non solo in primavera ed in autunno potrà farsi, ma ancora nell'estate. Mentre scrivo, e siamo in luglio avanzato, ne ho diviso un vaso, e n'ebbi quattro piante assai felicemente.
In inverno a meno che non sia rigido soverchiamente, o che il terreno non vada soggetto a molta umidità, io l’ho veduta reggere assai rigorosa, situata però a mezzogiorno. Sarà sempre ottimo consiglio quello di educarne un paio di piante in vaso, per ogni evento. Besì due avvertenze trovo utilissime ad aversi per assicurarsi della felice loro esistenza, sia che si conservino in vaso o in terra. Facendo copiose radici fibrose, non siasi con loro avari di letame ben consumato, ma ad un tempo stesso non se ne dia loro troppo. E l'uno e l'altro estremo manda spesso a male queste piante. L'altra cura che si avrà, volendosi tenere piante ne' vasi, sarà di proporzionare questi alla copia delle loro radici. In estate amano di essere spesso innaffiate, ma adagio adagio, ed a più riprese, e coprendo le radici, che spesso rimangono alla superficie del vaso, con vinacce non molto vecchie. Alcuni trovano ben fatto il non lasciar ispiegare i fiori, ma di recidere i ramoscelli per servirsi delle foglie. Io provai che le pianticelle si mantengono più vegete tagliando i fiori quando cominciano a spiegarsi, risparmiando i rami, e scegliendone le foglie, ma nel tosarle bisogna andare con discrezione. Recidendole troppo spesso periscono. Avvi una varietà coll’odore di menta assai ricercata. È un poco più difficile a propagarsi per rami, e domanda più diligenza. Bisognerebbe propagarla, potendosi con le foglie farne pastiglie, o veramente secche all’ombra usarne a guisa di tè. Somministra una bevanda utile pe’ raffreddori.

Il manuale del giardiniere fiorisita - 1854
Filippo Re

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Lippia citriodora Kunth dal cognome del botanico francese di origine italiana Agostino Lippi*, ucciso nel 1705 durante una spedizione a Sennaar nel Sudan, e dal latino citrus - limone e odor - odore, Aloysia citriodora Palau dal nome di Maria Luisa di Borbone sposa del re di Spagna, Aloysia triphylla, Verbena triphylla, popolarmente cedrina, citronella, erba di Maria Luisa, erba limonaria, erba Luigia, erba Luisa, erba perseghina, limoncina, limonetto, verbena odorosa, in inglese lemonplant e vervain, in spagnolo cedron, hierba de la primavera, hierba de tres hojas, hierba Luisa, hierba princesa, reina Luisa, verbena de olor, verbena de tres hojas, in tedesco zitronenstrauch, in francese verveine citronelle e verveine odorante; appartiene alla famiglia delle Verbanaceae ed è originaria del Cile e dell'America meridionale, venne introdotta in Europa nel 1784 dal botanico Joseph Dombey e in Italia fu coltivata per la prima volta nel 1787 a Firenze, alla Mattonaja nei giardini del senatore Lorenzo Ginori, dove oggi sorgono i giardini pubblici Massimo D’Azeglio. L'Aloysia citriodora può raggiungere i 2, 3 metri di altezza, il fusto è legnoso, eretto e ramificato, verde e vira al marrone in maturità, le foglie verde chiaro, riunite in gruppi di 3-4 per nodo, sono caduche, lunghe, ellittiche, lanceolate e sessili, i fiori piccoli, bianchi che virano verso il violetto sono raggruppati in pannocchie apicali.

Lippi* = Fu il botanico William Houstoun a dare il nome di Agostino Lippi al genere di una pianta che raccolse in Messico in seguito convalidato da Linneo nel 1753

" Non c'è forse fiore più umile, nè più modesta pianticella . . . Eppure, cara a tutti. La Cedrina, Erba Luigia, è tra le piante più note! più universalmente coltivate.
Sebbene duri da oltre un secolo, questa simpatia non è venuta e forse non verrà mai meno alla gentile pianticina, della quale gli ultimi fiorellini violacei biancastri stanno ora sbocciando, e che co’ suoi bei cespugli verdi odorosi adorna tutti i giardini, al più ricco al più povero, e che col garofano e con le violacocche, coi geranii e con gli astri trova su tutti i balconi, non solo, ma persino sugli abbaini.
Il nome botanico di questa piancella, è Lippia citriodora, ed una verbenacea del Perù e del Chili.
Le Verbenacee, circa settecento specie, principalmente tropicali, sono mal rappresentate in Italia, dove se ne contano soli tre generi, con quattro specie, la Vitex agnus-castus, la Verbena offcinali, la V. supina e la Lippia repens. Le Verbenacee, erbe, frutici, od alberi, hanno foglie opposte o verticillate, senza stipole, fiori bisessuali, irregolari bratteati, in cime disposte a spiga, a racemo od a pannocchia, a calice infero, tubuloso, diviso dentato, persistente, a corolla ipogina, tubolosa, d’ordinario abiata, con quattro stami, due più alti e due più bassi, cioè didinami, e per frutto una bacca con due a quattro caselle, o una drupa con due a quattro noccioli, o quattro achenii.
Affini alle Borraginacee ed alle Labiate, le Verbenacee hanno proprietà amare ed astringenti. Fra le specie tropicali legnose, notissimo è il Tectona grandis, grande albero dell’India, detto volgarmente Tek, il di cui legno è il i fiore di tutti per costruzioni navali.
La Lippia repens, che vive nei prati umidi presso i paduli marittimi nella Lungiana, in Toscana ed in Sicilia, e che serve stupendamente a ornare di soffici e bei tappeti le collinette e i piccoli poggi nei giardini ove si dispongadi molta acqua, è una pianticella completamente liscia, a fusto strisciante, a toglie bislunghe, ristrette in breve picciuolo, dentate nella metà superiore, con piccoli fiori bianchi o bianco azzurrastri, in spighe o capolini ovali peduncolati ascellari.
La Lippia citriodora coltivata da noi è un arboscello che può raggiungere un’altezza di due metri, ha steli frondosi con foglie picciolate, lanceolate, acuminate, ruvide al tatto, verticillate od opposte, più frequentemente con verticilli atre foglie, odorosissime, pannocchie terminali di fiorellini violacei biancastri pur odorosi. L’odore, vivissimo soprattutto nelle giornate calde, è conservato dalle foglie anche secche, e ricorda l’odore del cedro e della cannella ...
... La Cedrina si coltiva in vaso, ponendola in aranciera o nelle stanze, nell’Italia settentrionale, o in piena terra presso muri rivolti a mezzodi, proteggendola nell’inverno con paglia o con telai di cristalli. Resiste anche a temperature di circa cinque gradi sotto lo zero. Ama terra leggera, ma sostanziosa, e frequenti inaffiamenti. Si riproduce d’ordinario per margotti in marzo, o per talee, pure in marzo, da tenersi sotto campane o telai a vetri. Una varietà assai pregiata, ma piuttosto rara, è la L. menthaeodora, assai più delicata ... "

Natura e arte - 1885
Ferruccio Rizzatti

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La credenza popolare vuole che l'olio essenziale dell'Aloisya citriodora stillato sulle mani dell'innamorata o dell'innamorato favorisca l'amore.
Contiene flavonoidi; monoterpeni come cineolo, citrale ovvero geraniale e nerale, iridoidi, limonene; mucillagene; sequiterpeni come lo spathulenolo.
Ha proprietà afrodisiache, antialitosi, antibatteriche, anticatarrali, antidepressive, antisettiche, antispasmodiche, antitussive, aperitive, astrigenti, calmanti, carminative, colagoghe, digestive, disintossicanti, diuretiche, emollienti, epatiche, espettoranti, febbrifughe, galattogoghe, insetticide, rinfrescanti, stimolanti del sistema circolatorio, stomachiche, sedative, sudorifere, toniche e tonificanti. 
L'infuso dell'erba Luigia, che anche secca mantiene il suo aroma per oltre tre anni, rilassa lo stomaco, favorisce l'appetito, la digestione e il sonno, attenua la febbre, il catarro, la tosse, stimola le difese immunitarie e migliora le funzioni del fegato; ottimo colluttorio per chi soffre di alitosi; può essere aggiunto all'acqua del bagno per profumarla; in impacchi è utile per l'acne, gli occhi rossi, gonfi e per un'azione tonificante della pelle.
In cucina le foglie danno un sentore di limone alla carne, al pesce, liberano la selvaggina dall'odore pungente, arricchiscono il sapore delle frittate, dei ripieni, delle salse, delle minestre e delle zuppe, delle macedonie di frutta e dei dolci,
Se ne sconsiglia l'uso interno a chi soffre di gastrite e di tiroide e l'uso esterno dell'olio essenziale a chi si espone al sole perché è fotosensibilizzante.

Vi lascio la mia ricetta del liquore di Aloisya citriodora

Ingredienti

80 foglie di Aloisya citriodora
1 litro di alcool a 95°
1 litro d'acqua
500 g. di zucchero

In un contenitore ermetico lasciate macerare nell'alcool le foglie spezzettate dell'Aloisya citriodora, dopo trenta giorni sobbollite l'acqua con lo zucchero per 10-15 minuti, fate raffreddare lo sciroppo ottenuto e miscelatelo all'alcool aromatizzato che nel frattempo avrete provveduto a filtrare, imbottigliate e aspettate altri 30 giorni per gustarlo.

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Nel linguaggio dei fiori l'erba Luigia rappresenta il cordoglio, la mestizia e le pene d'amore; un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" Tra i battenti delle porte accostate, qualche voce veniva dagli orti chiusi riboccanti di salvia e di erba Luigia, e insieme a queste rapide visioni gli risorgevano nella mente graziose avventure dell'adolescenza e dei primi anni della giovinezza. Ma tutto ciò gli appariva nelle proporzioni di un cannocchiale capovolto, piccolo lontano, sfuggente ... "

Duello d'anime - Neera - 1911

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

2 commenti:

  1. Pianta che cresce anche nel mio giardino, fortemente odorosa e chiamata volgarmente limoncina
    Un caro saluto

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    Risposte
    1. Grazie di cuore Giorgio per aver arricchito il post con dei dettagli locali sempre interessanti e graditi.
      Lieto giorno!

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