venerdì 16 giugno 2023

Nere le coccole dell'ebbio

" ... Pan, il Nume d’ Arcadia, anch’ei sen venne,
E vedemmo noi stessi il rubicondo
Tinto volto di minio, e di sanguigne
Coccole d’ebbio ... "

Egloga X – Bucoliche
Virgilio Marone
Traduzione Antonio Ambrogi

Sambucus ebulus, ebbio, ebulo, lebbio, nebbio, sambuchella, sambuchello, sambuco nanao

Il minio è un ossido composto da idrossido di piombo e da diossido di piombo, nei tempi antichi era usato per dipingere i simulacri di Giove e degli altri dei, il minerale rilasciava una tonalità tra l'arancio e il rosso vivo ed era unito alle coccole dell'ĕbŭlus.
Sambucus ebulus, dal greco σαμβύκη/sambúke - sambuca, strumento musicale, che probabilmente veniva costruito con il legno di sambuco e aveva corde somiglianti ai suoi germogli epicormici, ebulus invece deriva dal latino ĕbŭlus nome con cui, scrittori del calibro di Virgilio e di Plinio, chiamavano l'erba officinale perenne e tossica che noi in italiano chiamiamo comunemente ebbio.

Nomi. Greci, καμαιακτη. Lat. Ebulus. Ital. Ebulo e nebbio e podagraria per giovare alle podagre. Kameastis.Ted. Attich, e Niderel holler Spag. Fyezguos, e subugo pecquenno, Franz, Hyeble.
Forma. L'ebulo, ch' è la seconda spetie del sambuco chiamato chameaete, è molto più picciolo del sambuco, e è più presto da esser messo tra le spetie dell'herbe; che degli arbori, produce il fusto quadrangolare, e nodoso, le frondi sono di mandorle, ma più lunghe, le quali escono compartite per intervalli da a ogni modo, pennuee, e di spiaceuole odore, é intaccate per intorno. Ha l'ombrella simile a quella del sambuco; e parimente il fiore, e il frutto, ha lunga radice grossa un dito.
Loco. Nasce nelle piazze, e nei chiostri delle Chiesie, e intorno alle muraglie dei castelli, e lungo le vie.
Qualità. E caldo e ſecco, e ha tutte l'altre facultà del sambuco.
Virtù. Di dentro. Solve per il corpo gli humori aquosi, ma nuoce allo stomacho; cuoconsi le sue frondi tenere, e mangiansi per solvere la collera, e la flemma. La radice cotta nel vino, e quando si beve nel modo medesimo. Le bacche dell'ebulo cotte, e condite col zuccaro preso al peso d'una dramma ò due, ogni terzo giorno, tiran fuori l'acqua degli hidropici, è il medesimo fa una dramma del - suo seme pesto con cinnamomo dato con vino, con decottion d'iva, che così giova ancora alle podagre, à dolori artetici, alla sciatica, e al mal Francese: e il medesimo fa la polvere della radice.
Virtù. Di fuori. La decottion delle foglie giova facendone fomento a quelli che per lunghe febri son diventati bolzi, ongendo poi lo stomaco, e il fegato con appropriati unguenti. Sedendosi nella sua decottion si mollificano le durezze della milza, e s'aprono l'opilationi, e correggonsi parimente gli altri suoi difetti. Il succo secco al Sole, e fattone trocisci, massime della radice messo nei cristieri giova alla sciatica, e dolori colici, e messo nella natura delle donne provoca i mestrui. L'empiastro fatto di frondi d'ebulo, e d'ortica peste, è mirabil rimedio per le podagre, e per la sciatica. Col succo delle bacche dell'ebulo si tingono setole, e penne bollite prima in acqua d'alume. Il succo cavato dalle radici, e dalle foglie bolliti in vino, co butiro ungendo le podagre è mirabile, mettesi anche il secco nei cannelli verdi i quali coperti di pasta si cuocono in forno come il pane, e dentro vi si truova un liquor mirabile alle cose sudette. L'ebulo ammazza le cimici messo nel letto.

Herbario Novo
Castore Durante

Sambucus ebulus, ebbio, ebulo, lebbio, nebbio, sambuchella, sambuchello, sambuco nano

Sambucus ebulus, popolarmente ebbio, ebulo, gebio, lebbio, lebu, levulo, nebbio*, podagrara, sambuch, sambuchella, sambuchello, sambuch femina, sambuco nano, samucu burdu, in inglese dane weed*, danesblood*, danewort*, dwarf elder, walewort o walwort*; in spagnolo saúco menor, in tedesco zwerg-holunder, in francese petit sureau; appartiene alla famiglia delle Viburnaceae, originaria dell'Europa meridionale e dell'Asia sud-occidentale si è diffusa anche nel Nord-America; può raggiungere il metro e mezzo di altezza, il fusto è eretto e non ramificato, le foglie sono opposte, imparipennate con singoli elementi verdi sulla lamina superiore e più chiari e pubescenti su quella inferiore, brevemente picciolati, lanceolati, oblunghi e seghettati al margine, i fiori, peduncolati a cinque petali bianchi con leggere sfumature rosa, sono raccolti in corimbi all'apice del fusto e il frutto è una drupa nera e lucida in maturità, glabra e globosa piriforme.

nebbio= affine a nebbia ricorda le bianche infiorescenze del Sambucus ebulus
dane weed*, danesblood*, danewort* = questi appellativi derivano dalla credenza che questa weed/wort - erba/pianta cresca lì dove si è versato il blood - sangue durante i combattimenti contro i dane - danesi
walewort o walwort* = pianta straniera

Nel dizionario universale economico rustico del 1797 è descritta così:

Ebbio, o Ebulo, Sambuco nano, o minore, Lat. Ebulum, fr. Yeole, Hiable. Specie di sambuco. Quest’erba o piuttosto fruttice puzzolente ritrovasi frequentemente lungo le strade maestre e nelle terre lavorate; rassomiglia al sambuco ma è assai più basso, mentre non s’erge oltre l’altezza di 3 in 4. piedi. I suoi fiori si trovano disposti a ombrella, piccoli, numerosi e d’un odore che accostasi a quello della pasta di amandole dolci, bianchi ed in rosetta. A così fatti fiori succedono bacche rotonde le quali maturando diventan nere, amare e d’un sugo che tinge le mani d’un colore purpureo: racchiudono elleno alcuni semi lunghetti ed oleosi. Le foglie sono dentate in modo di sega, più lunghe e più aguzze che le foglie del sambuco e sono amare: mescolate nella minestra cotta nel brodo o nell’insalata purgano il corpo quanto una medicina; anche le coccole e i semi purgano blandamente. La radica ha un sapore amaro, un poco acre e nauseante: la scorza di mezzo è solutiva, la sostanzi interiore è più astringente di tutto il resto della pianta. Tutta la pianta esala un odore acuto e disgustoso. Per gli oggetti di medicina è meglio per tutti i riguardi di far uso del sambuco comune. Le donne che non vogliono comparire canute si bagnino la testa col sugo delle coccole .d’ebbio che sari differita per qualche anno la molesta testimonianza della loro età. Col vago porporino del sugo della coccola si dà il colore al vino e coi fiori secchi dell’ ebbio mescolati nel mosto si dà un sapore di moscato al vino, ma non è sano: serve anche questo colore per caricar le tinture. I calzolai e i sellai se ne servono a tinger di nero le pelli. Si sono molto vantate le foglie per discacciare le cimici da una stanza: il suo odore acuto e puzzolente le fa fuggire. Questa ricetta si trova in tutte le raccolte de’ segreti, ma ecco l’effetto che produce. Le cimici discacciate dalla puzza se ne fuggono e si nascondono nelle crepaccie de’ muri, nel solaio di legno ec. e cessata la puzza col seccarsi delle frondi ritornano. Non torneranno più se dalla primavera in cui fiorisce la pianta fino all’autunno in cui si secca si copra il letto ogni 8. giorni di nuove foglie e rami, ma la camera non potrà abitarsi per la gran puzza. . Lo stesso deve dirsi de’ gorgoglioni del grano che sono messi in fuga dalla puzza dell’ ebulo e di tutte le altre erbe d’odore acuto. Essi fuggono per qualche giorno, ma ritornano subito che l’odore è dissipato. Quest’ arboscello perde tutti gli anni i suoi fusti che sono erbacei, scanalati, angolosi e pieni di midolla. Quando si vede vegetare felicemente in un campo, esso può comprarsi ad occhi chiusi. Ciò dimostra infallibilmente che il terreno è sostanzioso ed ha fondo e che in conseguenza deve produrre molto grano; ma nel tempo stesso ciò dimostra la negligenza del coltivatore che ha dato il comodo a questa pianta ingorda di moltiplicarsi nel suo terreno. Si sono proposti diversi segreti e irrigazioni per distruggerla, ma affatto inutili. E’ inutile di vangare il terreno colla maggior diligenza ed è impossibile di sterminare questa pianta con una sola operazione; ciascun capelletto delle sue radiche sfuggito all’ occhio del coltivatore basta alla sua riproduzione. Si sono vedute piccole particelle di queste radiche seppellire in una fossa di 3. piedi di pròfondità, sopra la quale era stato fabricato un muro ricomparire dalle parti laterali del muro coll’ istesso vigore di prima. Il solo mezzo per distruggerla veramente è di arare il campo o vangarlo tutte le volte che si vedrà ripullulare 10. volte ed anche 2o. all’anno conviene rinnovare questa operazione se fa di bisogno: ogni volta che si ara debbono andare dietro all’ aratro donne e fanciulli per raccogliere le radiche e gettarle fuori del campo. Questa pianta non si distrugge che con farla spossare coi nuovi germogli.

Dizionario universale economico rustico

Sambucus ebulus, ebbio, ebulo, lebbio, nebbio, sambuchella, sambuchello, sambuco nano

Contiene un alcaloide chiamato sambucina, acidi fenolici, acido ursolico, enzimi, flavonoidi come i 
tannini; glucidi, lectine, olio essenziale, pigmenti antocianici, saponine. 
Ha proprietà antiedematose, antinffiamatorie, antireumatiche, colagoghe, diaforetiche, diuretiche, espettoranti, lassative, sudorifere.
La medicina popolare usava la corteccia e i fiori essiccati per le affezioni bronchiali e per alleviare i dolori articolari, i reumatismi e per aumentare la secrezione lattea; le foglie, che secondo una credenza allontanano talpe e topi contengono ebulina 1, una proteina poco assorbita dal corpo, essiccate si aggiungevano al té per curare l'idropisia e favorivano la sudorazione, le coccole in impiastro servivano per le contusioni, le infiammazioni, le scottature o per la preparazione dell'inchiosto, dei coloranti e dei repellenti, la radice come diuretico, lassativo e in un uso esterno per tingere i capelli di nero, ma ATTENZIONE, poichè durante la digestione dell'ebbio alcuni enzimi attivano la scissione dei suoi glucosidi cianogenetici in zuccheri semplici, e acido cianidrico che in dosi elevate è LETALE, non vi venga in mente di sperimentare l'uso interno dell'ebbio, soprattutto delle coccole non cotte, se non supportati da una prescrizione medica.

Sambucus ebulus, ebbio, ebulo, lebbio, nebbio, sambuchella, sambuchello, sambuco nano

Nel linguaggio dei fiori l'ebbio rappresenta l'umiltà; un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri. 

Si adopra questa pianta come la precedente; la radica e il seme di essa purgano più di quelle del Sambuco ( sambucus nigra ): due grossi di semi di Ebbio infusi in un mezzo sestiere di vino bianco, senza aggiungervi altro purgante, evacuano abbondantemente le serosità, e convengono nel reumatismo, nella gotta, e nell'idropisia.
Le foglie di Ebbio, cotte nell’acqua comune; applicate sull’emorroidi, fra due panni lini, calde quanto l’infermo può sopportarle, le ammorza, e ne calma il dolore. La radica di Ebbio, tagliata a pezzetti, spianata col martello, poi bollita colla feccia di vino bianco per due ore, fa passare la gotta in due o tre giorni. La si lascia un poco raffreddare, e vi s’inzuppano de’ panni lini, co’ quali si avvolgono le membra del gottoso, caldi quanto questi può sopportarlo, e si replicano matina e sera. Questo rimedio mi è stato comunicato da un curato caritatevole, che lo ha sovente impiegato con buon esito negli infermi poveri. Le radiche e i semi di questa pianta entrano nelle composizioni idragoghe di Charas e di Renou.
OSS. I bestiami non mangiano nè le foglie ne le bacche dell' Ebbio. (Questa pianta trovasi per le ripe e lungo i fossi, ed e incoinoda per le sue radici, che gettano nuovi polloni, ond'è difficile estirparla.
Le foglie hanno un odor fetido come di ricotta putrida e quest'odore fa fuggire i topi dai granari, dove sparge questa pianta. Targioni.)

Storia compendiosa delle piante usuali -1809
Pierre Jean Baptiste Chomel
 
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

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