lunedì 23 maggio 2022

La gioia della melissa

" Anche le ninfe custodi dei culti sacri erano chiamate, Melissa; come spiega Mnaseas Patarense (Patrense), dice che avessero persuaso gli uomini ad astenersi dal mangiare carne e a nutrirsi dei frutti degli alberi, nel tempo una di loro, di nome Melissa, per la prima volta come cibo, scoprì i favi delle api, e gli stessi misti ad acqua usò per bere e mangiare, ciò che rimase ammaestrò, e le api per il suo nome Melissa; vennero chiamate, e con grande cura le portò con sé.Questo in verità è cosa creata nel Peloponneso.
Senza le Ninfe certamente non si sarebbe celebrato un sacrificio a Cerere, perché quelle prime mostrando l'uso dei frutti avrebbero impedito agli uomini che li divorassero a turno, e perché a causa della virtù avrebbero incontrato il velo; né nozze alcune senza le ninfe si celebrarono, ma queste prima onoriamo nella memoria, perché furono attrici della pietà e della religiosità. "

Mnasea
Schol. Pindar. P. IV - Fragmenta historicorum Graecorum
Karl Wilhelm Ludwig Müller
Liberamente tradotto da me medesima

Melissa officinalis

Melissa, dal greco ionico μέλισσα/melissa e dal greco attico μέλιττα/melitta, è l'ape/produttrice di miele e per metonimia il μέλι/miele; al plurale μέλισσαι/melissai è l'apoteosi della dolcezza con cui, nell'antica tradizione greca, venivano chiamate le ninfe protettrici dei culti misterici che si cospargevano bocca e mani di miele per purificarsi prima delle celebrazioni; si racconta che Demetra, colpita dalla devozione della sua sacerdotessa Melissa, originaria dell'Istmo di Corinto, uccisa dalle consorelle per non aver svelato i riti segreti inerenti la dea, la fece rinascere dal suo corpo dilaniato sotto forma d'ape e punì le ree con la peste.
La melissa per la sua relazione con il miele è legata al mito della nascita del re degli dei olimpici Ζεύς/Zeus:
Κρόνος/ Krónos - Il Tempo, figlio di Οὐρανός/Ūrānòs - Il Cielo stellato e di Γῆ/Ghḕ - La Terra, detronizzza il padre evirandolo con la falce dentata forgiata dalla madre stanca di essere costretta a contenere tra le sue viscere nel Tartaro, i ciclopi Arge, Bronte e Sterope e gli ecatonchiri Briareo, Cotto e Gige, figli suoi e di Urano che in lei li incatena per la loro mostruosità e per quella loro forza sotto la quale il suo regno potrebbe crollare.
Krónos con Ῥέα/Réa da vita a Ἑστία/Estia, Δήμητρα/Demetra, Ἥρα/Hera, Ἅιδης/Ade Ποσειδῶν/Poseidone, e poiché Urano gli profetizza che sarà spodestato da uno dei suoi figli, per sottrarsi al destino che lo attende li ingoia uno dopo l'altro alla nascita, Rea per difendere la vita dell'ultima creatura che porta in grembo, su consiglio di Urano e Gea, alla vigilia del parto si reca a Lictos presso Creta e nell'Antro Δικταϊον/Diktaion* del Monte Aigaion/Egeo-Monte delle capre per Esiodo o del Monte Dikte per Apollodoro*, partorisce Zeus che verrà accudito e nutrito con latte e miele rispettivamente da Ἀμάλθεια/Amáltheia derivazione di ἀμαλός/amalos - tenero, e da Melissa di cui sopra, figlie entrambe di re Μελισσεύς/Melisseus*. Zeus in una versione più tarda verrà protetto anche dai Cureti di Rea* che mimetizzeranno i suoi vagiti con il fragore provocato dall'impatto delle loro lance e delle loro spade contro gli scudi nelle danze sfrenate in cui si esibiscono. Rea salva così Zeus e al posto del nascituro, avvolta nelle fasce, porta a Krónos una pietra che lui ingoierà.
Una volta cresciuto Zeus riesce a farsi assumere come coppiere del padre e seguendo il suggerimento dell'oceanina Meti arricchisce l'idromele di Krónos con senape e sale e gli fa vomitare la pietra, che verrà posta come trofeo a Pito*, e tutti i suoi fratelli.

Δικταϊον/Diktaion* = Identificato oggi con la grotta di Psychro
Apollodoro* = Secondo Apollodoro Zeus viene partorito nell'Antro Ditteo per poi essere allevato nell'Antro Ideo sul monte Ἴδα/Ida conosciuto anche come Ψηλορείτης/Psiloritis
Μελισσεύς/Melisseus* = Considerato il primo uomo ad aver offerto sacrifici agli dei. In una variante le sue due figlie sono Ιδη/Idê e Αδραστεια/Adrasteia e nutrono Zeus con il latte della capra Amaltea e il miele delle melisse/api
Cureti di Rea* = Assimilati successivamente ai Coribanti di Cibele.
Pito* = Odierna Delfi

Giove allevato dalle Ninfe - 1628 - 1629 - Giuseppe Maria Crespi - 1628 - 1629 - Staatsgalerie - Stoccarda

Giove allevato dalle Ninfe - 1628 - 1629 - Giuseppe Maria Crespi - 1628 - 1629 - Staatsgalerie - Stoccarda

In un terzo racconto il dio Apollo incontra la ninfa Melissa e se ne innamora, è così preso da lei tanto da dimenticare di assolvere con precisione il compito che gli compete ovvero guidare il carro del sole, ciò ovviamente provoca degli sconvolgimenti nell'alternarsi del giorno e della notte e gli dei intervengono trasformando la ninfa in un'ape, il che ci porta all'epiteto di origine latina della melissa: appiastro o apiastro da ăpĭastrum derivazione di apium che va a indicare una moltitudine di erbe diverse frequentate dalle api.
Discoride chiama la melissa Μελισσοφιλλον/Melissophillon* - da μέλισσα/melissa - ape e ϕύλλον/phiullon - foglia:

" Il Melissophillo, overo melittena, cio è apiastro, s'ha usurpato quello, nome, per dilettarsi le api della sua herba. I fusti, e le frondi sarebbono simili al ballote, del quale habbiamo detto poco di sopra, se non fussero maggiori, piu sottili, e manco pelose: hanno odore di pomo cedro. Le frondi bevute con vino, overamente impiastrate, giouano à i morsi di quei ragni, che si chiamano phalangi, e parimente alle punture de gli scorpioni, e à i morsi de i cani. Al che giova anchora il fumentarsi con la loro decottione: è buona medesimamente per fàrvi seder dentro le donne, che non si purgano, giova lauandosene la bocca à i dolori de i denti: e fansene cristeri per la dissenteria. Le frondi bevute insìeme con nitro giovano alle prefocationi de i funghi malefìchi, e à i dolori delle budella: dannosi in lettovario à gli asmatici. Impiastrate in su le scrofole con sale le risolvono. Mondifìcano l’ulcere, e messe in su le giunture ne levano i dolori.
Chiamasi volgarmente in Toscana Apiastro dall'odor del cedro, di cui rispira, Cedronella, e parimente Melissa, come si chiama anchora in Lombardia. É pianta volgarissima, e di buono odore. É di due spetie domestica cio è, e salvatìca. Quantunque il Fuchsio famoso medico de i tempi nostri dica essere la Melissa di tre spetie nel suo ultimo libro delle compositìoni de i medicamemi. Ma volentierì intenderei da lui, perché causa connumerasse egli le prime due spetie tra la melissa, se ( come dice egli ) hanno odore puzzolente, come di cimici, dovendo essere la melissa odorata d'odore di cedro, come scrìve Discoride, tenuta da ì medici dell’Arabica setta molto valorosa (quantunque se lo tacessero i Greci) nelle passioni del cuore. Et imperò Serapione così ne scrisse. La proprietà della Melissa è di rallegrare l'animo. Conferisce àgli stomachi frigidì, e humidi: fa digerire, apre l'oppilationi del cervello, e giova à quelle debolezze di cuore, che impediscono il sonno. Rimove il batticuore, le false sollecitudini, imaginationi e fantasie, che causano gli humori malincolici, e la flemma adusta. Il che confermava Aviccenna nel suo libro delle forze del cuore, quando così dìceva. La Melissa è calda, e secca nel secondo ordine. Ha proprietà mirabile di rallegrare, e dì confortare il cuore: al che l’aitano la aromaticità stitticità, e sottigliezza aperitiva, che si ritrovano in essa. con le quali qualità conferisce ella anchora à tutte le viscere. Ha virtù leggiermente solutiva; ma tanta però, che basta per solvere dagli spiriti, e dal sangue, che è nel cuore, i valorii malincolici. Il che non può fare ella ne gli altri membri, ne manco in tutto 'l corpo. Una pianta le cui foglie non erano quasi dissimili da quelle della Melissa vidi già io portata da Constantinopoli, in Praga nell’amenissimo Regio giardino, la quale ho chiamata io per non saperne altro nome, Melissa Costantinopolitana. É questa al gusto amara, senza veruno odore di cedro, e per quanto dicono alcuni è antìdoto di tutti i veleni, e delle passioni del cuore. Scrissene Galeno al VII. delle facultà de smplici, così dicendo. Il Melissophillo è delle facultà sue simile al marrobio, quantunque sia men valoroso: e però l'adopera, percioché superchio sarebbe l’uso del Melissophillo, havendo alle mani il marrobio, del quale per tutto il mondo gran copia fi rìtrova. Ma veramente se per sorte non si pótesse havere marrobio, si può certamente usare, pur ché la qualità aggiunga à quel più, che di valore è nel marrobio. Per la quale dottrina si vede essere state occulte à
Galeno, e à gli altri Greci le buone parti, che gli assegnano gli Arabi: per le quali è ella in tal casì molto frequentata da i medici, che per valenti prattici si tengono. Plinio al XI, capo del XXI. libro scrive che l'Apiastro in Sardegna per esser ivi velenoso è dannato da tutti. Ma dubito che egli non si sia qui ingannato, come in molti altri luoghi, e che non habbi egli preso l'herba Sardonia che nasce in questa isola, chiamata da alcuni Apioriso in cambio dell'Apìastro.
Chiamano i Greci la Melissa, meliosophullon: i latini, Melissophylum, e Apiastrum: gli Arabi, Bederangie, Bedarungi, Bederenzegum, Turungen, Trungian, e Marmacor: i Tedeschi, Melissen, e Binenkraut: gli Spagnoli, Torongil Hierva cidrera: i Francesi, Melisse, e Pom cirade. "

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Matthioli 

Μελισσοφιλλον/Melissophillon*= Oggi con il nome scientifico Melittis melissophyllum L. viene indicata l'erba popolarmente conosciuta come limona o bocca di lupo.

Foglia di Melissa officinalis

La melissa, originaria dell'area mediterranea e dell'Asia orientale, appartiene alla famiglia delle Lamiaceae che conta circa 5600 specie divise in generi. Ha un fusto tetragonale dal quale all'altezza dei nodi spuntano le foglie dotate di picciolo, cuoriformi, opposte, leggermente pelose, con i margini crenato-dentati, sono di colore verde brillante che vira verso il giallo, alle ascelle in giugno-luglio -agosto nascono i fiori a calice campanulato con il labbro superiore smarginato e l'inferiore trilobato, sono bianchi e raccolti in glomeruli.
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 è descritta così:

" Melissa, Melacitola, Citragine, Cedronella, Erba cedrata, Pimento delle api, Apiastro, lat. Melissa, Melissa hortensis, Iournef, Melissa officinalis, Linn. fr. Melisse, Citronelle. I botanici distinguono parecchie specie di melissa; ma noi in questo articolo ne citeremo soltanto 3. specie usitate nella medicina; cioè la melissa domestica, la melissa selvatica e la melissa di Moldavia. Le melissa domestica od ortense, che è la detta, è una pianta che trovasi talora fralle siepi, ma che si coltiva volentieri negli orti. La sua radice è legnosa, lunga, rotonda e fibrosa; produce tronchi, che giungono all'altezza di circa due piedi, quadrati, quasi lisci, ramosi, duri e fragili. Le sue foglie sono bislunghe, di un verde bruno, simili di molto a quelle della balsamina dei giardini, lucide, villose, dentate nei loro orli, di un odore di cedro, assai grato, ma di un sapore acre. I suoi fiori nascono in giugno, luglio ed agosto nelle ascelle delle foglie; eglino sono piccoli, come verticillati, bianchi, o di un rosso pallido. Piacciono assai alle api. A questo fiore succedono 4. semi, rotondi, congiunti insieme ed inclusi nel calice del fiore. Questa pianta si secca durante l'inverno, ma la sua radice non perciò perisce. Conviene aver attenzione di cogliere la melissa per le botteghe correndo primavera, innanzi che fiorisca; giacché quando ella viene a fiorire ha l'odore di cimice. Essa è cordiale, stomatica; si adopera nell’apoplessia, e con esito nella melancolia e nelle febbri maligne. Da questa pianta seccata traggesi un olio essenziale utilissimo nella peste. Gli speziali usano di conservare dell’acqua distillata di melissa per le pozioni cordiali, ed isteriche. Non bisogna confondere quest’acqua di melissa semplice coll'acqua di melissa composta, la qual acqua è spiritosa e composta con parecchi aromati. L’acqua di melissa volgarmente chiamata acqua dei Carmelitani perchè questi religiosi ne fanno un grande spaccio, sostiene da lungo tempo la sua celebrità per gli effetti salutevoli che ella produce quando è fatta con diligenza.
Essa è non solamente odorosa, ma ancora molto medicinale. Siccome però è molto complicata nella sua composizione, non deve far maraviglia se se ne trovano delle molto differenti 1'una dall'altra. Molte persone non possedendo il vero segreto, non fanno che degli incirca; altri che hanno avuto forse questo segreto vi hanno fatto delle mutazioni arbitrarie, gli uni per isparmio di spesa, gli altri per escludere certi ingredienti molto salutari per loro stessi, ma che alterano un poco l’odore dalla parte del gusto. Ne demmo una ricetta all’articolo Acqua di melissa ma la seguente tratta dalla Chimica del gusto se è di un odore meno grazioso di quella, sarà forse più salutare e d’un successo di operazione che si garantisce per infallibile.
Prendete 8. once di cannella, 6. di cardamomo con i suoi gusci , 6. d’anisi verdi, 4. di garofani e 8. di coriandoli; ammaccate questi aromati in un mortaio di marmo, poneteli in un vaso di terra ed aggiungetevi la scorza di 8. cedri, un quartuccio di coccole di ginepro ammaccate, un mezzo pugnello d’assenzio, 12. pugnelli di melissa allorché è in tutta la sua forza, 6. pugnelli di punte di rosmarino, altrettanto di salvia, d'isopo, di maggiorana, di timo e d’angelica, della quale prenderete le sole costole, escludendo le foglie, i semi e la radica. Prima di unir tutte queste piante alle droghe è necessario che siano diligentemente tritate ed allora potrete aggiungere alla mescolanza circa 8. fiaschi d’acquavite e far durar 1’infusione 8. giorni; passato un tal tempo versate il tutto in un lambicco di metallo e distillate a bagno maria; voi ne trarrete subito 5. fiaschi che rimetterete nella cucurbita per mezzo del canale di coobazione mantenendo sempre il fuoco al medesimo grado; poco dopo lo diminuirete, in maniera che 1’acqua aromatica non cada più nel recipiente se non che a goccie accelerate, e continuerete fino a che non ne avrete tratto 3. fiaschi e mezzo o poco più. Allora mutate recipiente e potrete ancora, trarre circa un fiasco d’un’acqua poco spiritosa, ma che per altro non sarà senza qualche virtù. Bisognerà rettificare i 3. fiaschi e mezzo che avrete tratto in principio, ed a quest’effetto gli verserete in una cucurbita di vetro, e se non ne avrete delle grandi abbastanza, bisognerà che facciate l’operazione in 2. volte. Metterete la cucurbita a bagno di rena, vi adatterete il capitello e il recipiente e distillerete a un fuoco leggerissimo, e dopo aver ricavato i 5. sesti dei 3. fiaschi e mezzo lascerete spegnere il fuoco; esporrete il prodotto al sole per fargli perdere il sapore d’empireuma o sivvero mettete il matraccio per 6. o 7. ore nel ghiacciò pestato, fra il quale mescolerete un terzo di sal marino; dopo di ciò verserete 1’acqua di melissa nelle bottiglie convenevoli. L’acqua di melissa è molto stimata, si dice eccellente negli attacchi di apoplessia.
Della letargia e nella epilessia. Ella è salubre ancora nei vapori, nelle coliche e nella soppressione delle regole e dell'orine; finalmente quest’acqua si è acquistata una reputazione eguale ed anche superiore a quella della Regina d’Ungheria, essendo ancor preferita in un’ infinità di circostanze. Si dà a cucchiaiate o pura o mescolata in un bicchier d'acqua secondo lo stato della persona inferma. Coi giovani germogli della melissa pestati ed incorporati nelle uova e zucchero si fanno, certe specie di pastiglie le quali si fanno mangiare alle donne, i fluori delle quali non colano abbastanza e la decozione di quest’erba mescolata col nitro giova alle indigestioni e soffocazioni che succedono per aver mangiati troppi funghi. La melissa bastarda o selvatica differisce nelle virtù dalla dimestica come ne differisce nella forma. Serve in medicina.
La melissa di Moldavia è una pianta la quale cresce spontaneamente nella Moldavia, ma che coltivasi anche nei nostri giardini. Le sue proprietà, non che il di lei sapore ed odore sono quasi le stesse, quali quelle della betonica. I suoi fiori sono verticillati e di colore azzurro, meschiati di bianco. "

Dizionario universale economico rustico

La reputazione delle sue proprietà medicinali si sviluppa in maniera importante durante il Medioevo, nel Capitulare de villis et curtis imperii, Carlo Magno ordina che la melissa venga coltivata negli horti del suo regno e gli arabi la usano per fortificare il cervello e il cuore, Sant'Ildegarda di Bingen ritiene che porti allegria all'anima e letizia al cuore.
Paracelso la considera elisir di lunga vita.
Contiene: acido caffeico, acido clorogenico, acido rosmarinico, flavonoidi, oli essenziali come acetato, citrale, citronellale, farnesile, geraniolo, linalolo e nerolo, sequiterpeni, tannini.
La medicina popolare sfrutta la sua proprietà analgesica, ansiolitica, antibatterica, antibiotica, antifungina, antinffiamatoria, antinsonnia, antiossidante, antispasmodica, antistress, antiulcerosa, antivirale, digestiva, bradicardizzante, diuretica, emmenagoga, ipolipidemizzante, neuroprotettrice, sedativa, sudorifera. 
Controindicata alle donne in gravidanza e in allattamento, a chi soffre di ipotiroidismo, glaucoma e altre patologie degli occhi.
Castore Durante nel suo Herbario Nuovo del 1590 descrive così le sue proprietà:

" Nome. Gre. Μελισσοφιλλον. Lat. Melissophillum. Ita. Melissa, Cedronella e Aranciata, Lat. Merilena, aut Apiastrum. Arab. Bederangie, e Bederangi, o Marma cor. Germ. Melissen. Spag. Torongil, e Hierva cidrera. Fran. melisse, o pomcirade. Lat. citrago.
Forma. È pianta volgarissima, e di buono odore, e perché respira dell'odor del cedro si chiama cedronella. Ha i fusti e le frondi simili a quelle del ballote, ma maggiori, più sottili, manco pelose, e d'un colore verde più chiaro: hanno odore di pomo cedro.
Loco. Seminasi per tutti gli horti, e nasce spontaneamente nei colli e nei monti, lungo le siepi.
Qualità. È calda e secca nel secondo grado.
Virtù. Di dentro. Le frondi cotte in vino, e bevute, giovano a i morsi di quei ragni, che si chiamano falangi, e parimente ai morsi degli scorpioni, e ai morsi dei cani. Bevute insieme con nitro giovano alle preso o cationi dei funghi malefichi, e ai dolori delle budella: Dannosi in 'lattuario agli asmatici; percioché purgano petto, confortano il cuore, scaccian la malenconia, giovano a quelli che hanno il mal caduco, e conferiscono quasi a tutte l'interne indispositioni del corpo. Ha la Melissa proprietà mirabile di rallegrare, e di confortare il cuore, conferisce agli stomachi frigidi e tumidi, fa digerire, apre l'oppilationi del cervello, e giova a quelle debolezze di cuore che impediscono il sonno. Rimuove il batticuore, le false sollecitudini, immaginationi, e fantasie, che causano gli humori malenconici, e la flemma adusta. Ha virtù leggiermente solutiva, ma tanta però, che basta per solvere dagli spiriti, e dal sangue che è nel cuore, i vapori malinconici.
L'Acqua lambiccata a bagno caldo dalla melissa, infusa per una notte in vin bianco, vale a tutte le cose predette. Giova alla prefocation della madrice ai dolori dello stomaco, e degli intestini, e al batticuore, presane alla quantità di duo è tre cucchiai a digiuno percioché reprime gli spiriti che da cattivi cibi ascendono al cuore. Giova ai difetti del gorguzzole, e alla cancrena, e fa la vista corta.
Virtù. Di fuori. Le frondi impiastrate con vino giovano al morso degli animali velenosi, al che giova ancora il fomentarsi con la loro decottione: la quale è buona medesimamente per farvii seder dentro le donne, che non si purgano. Giova lavandosene la bocca ai dolori de denti, e fansene cristieri per la dissenteria: le frondi impiastrate in su le scrofole le risolvono. Mondificano l'ulcere, e messe in su le gionture ne levano i dolori. Cotte in un sacchetto con fiori di Camomilla in acqua o in vino giova applicato ai dolori alle prefocationi, e all'uscita della matrice, e provoca i mestrui, e mitiga questo sacchetto i dolori dei lombi, e di tutti i membri. L'acqua stillata da queste frondi, sana tutti i vitij della pelle, e conferisce ai morsi dei ragni, degli scorpioni, e dei cani rabbiosi. Messa quest''acqua nel vino torbido lo rischiara, e gli da buon sapore. Aspersa sopra le carni, le difende dalle mosche, e dalla putrefattione. La medesima conforta lo stomacho, il cervello, e il cuore, e caccia via gli humori malenconici. "

Herbario Nuovo
Castore Durante

Foglia di Melissa officinalis

Nel 1601 è usata dai benedettini della Chartreuse de Vauvert di Parigi nella composizione del liquore medicinale Chartreuse e  nel 1611 nella farmacia del convento dei Carmelitani Scalzi a Parigi viene formulato ad uso commerciale il distillato Acqua di Melissa, la ricetta viene poi ceduta nel 1710 ai Carmelitani Scalzi di Venezia, è un alcolato, un Acqua Ant'isterica che attenua gli stati ansiosi e agevola il sonno.
Per curare le ferite provocate dagli archibugi la melissa è impiegata con l'issopo, la lavanda, la maggiorana, la menta, la nepetella, l'origano, la salvia e il timo nella tintura alcolica chiamata Acqua Arcquebuse.
Nel linguaggio dei fiori  simboleggia la gaiezza e un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Zelinda. Oimè! mi vien male.
Lindoro. (Balza in piedi) Vita mia, presto, un poco di spirito di melissa. (l’accosta alla bocca di Zelinda)
Zelinda. (Beve lo spirito di melissa.)
Lindoro. Anch’io, anch’io ne ho forse più bisogno di te. (beve anch’egli la melissa) Un altro pochmo. (ne dà ancora a Zelinda, ed essa beve) Un altro pochino a me. (ne beve anch’egli) Ti fa bene?
Zelinda. Mi par di sì. (respirano tutti due)
Lindoro. Ma, gioia mia, ditemi per carità cos’avete, perchè quelle smanie, quei tremori, quelle convulsioni?
Zelinda. Scusatemi, caro marito, tu sai più d’ogn’altro la forza dell’amore, ed il tormento della gelosia...
Lindoro. Ah sì, capisco benissimo il fondo delle tue smanie, delle tue lagrime, de’ tuoi deliri. Sai ch’io sono stato geloso: temi ch’io lo sia ancora. Ti pare che ne sia restato qualche vestigio, ma non è vero, t’inganni, non lo sono, e non lo sarò più: e per provarti che non lo sono, va dove vuoi, va con chi vuoi, va pure dall’avvocato, sola, accompagnata, come ti piace, con chi ti pare. Io vado a far la commissione di don Flaminio. Addio, cara, a rivederci. Pensa a volermi bene, e vivi quieta sulla mia parola. Parto un poco contento, mi par di vederti rasserenata. Mai più gridori, mai più gelosie. Pace, pace, amore, e contenti. (L’abituazione di soffrire, m’ha reso oramai forte e costante con gli assalti della gelosia), (da sè, parte) ... "

Le inquietudini di Zelinda - Atto II - Scena XVII
1764
Carlo Goldoni 

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...