domenica 25 marzo 2018

Di palme, di ulivi e di passione

" ... Le campane chiamavano. Per le vie i fasci delle palme mettevano un mobile luccicore argenteo; da ogni gruppo di villici sorgeva una selva di ramoscelli; e una candida clemenza di benedizione cristiana si diffondeva per tutta l’aria da quelle selve, come se si appressasse il Galileo, il re povero e dolce sedente su l’asina fra la turba dei discepoli, in contro alli osanna del popolo redento. Benedictus qui venit in nomine Domini. Hosanna in excelsis!
Nella chiesa la folla era immensa, la selva delle palme era immensa. Per una di quelle correnti che si formano irresistibili nelle masse di popolo ... 
... Tutta la settimana santa ... Le chiese erano immerse nel crepuscolo della passione, i crocifissi su li altari erano coperti di drappi violacei; i sepolcri del Nazareno erano circondati di grandi erbe bianche cresciute ne’ sotterranei; un profumo di fiori e di belgiuino caricava l’aria ... 
... fissava i ceri ardenti in scala su un triangolo di legno presso l’altare. I preti cantavano dinanzi a un gran libro; e ad uno ad uno i ceri venivano spenti. Non ne rimanevano che cinque, non ne rimanevano che due; l’oscurità si avanzava dal fondo delle cappelle su la gente in preghiera. L’ultima fiammella finalmente spariva; tutte le panche risonavano sotto le battiture delle verghe ... " 

Il libro delle vergini - Le vergini
Gabriele D'Annunzio 


Buona Domenica delle Palme e Settimana Santa!

Per ulteriori informazioni

martedì 20 marzo 2018

Equinozio di primavera culla della vita

Dante nel 1300 si addentra Il Giovedì Santo in una selva oscura a ridosso dell'equinozio di primavera che si fa culla del disegno cosmico, accoglie luce e tenebra, stabilisce una tregua che le scatena da sé stesse e le assesta su quel punto di equilibrio che nella divisione perfetta genera la vita dalla libera unione di bene e male.


Sciarada Sciaranti


" ... La dottrina persiana, cui Manete* aderì, insegnava che, appunto in quell‘equinozio, il dio del bene e il dio del male, venuti a contesa e a sfida, crearono il mondo. Il dio benevolo, nato dalla luce, produsse sei numi luminosi; e il dio malevolo, nato dalla caligine, ne produsse sei tenebrosi. Queste due serie vengono interpretate dai dotti pei dodici segni zodiacali: i sei luminosi son quei dell’emisfero superiore, il cui zenit è il solstizio estivo; i sei tenebrosi son quei dell’emisfero inferiore, il cui nadir è il solstizio invernale: il che stabilisce esattamente i due equinozi equidistanti, che dividono in due parti eguali la sfera celeste, adombrata nel grand’uovo cosmologico. Quindi è detto in quella teologia, ch’essendo stati i sei numi buoni chiusi in un uovo, e i sei cattivi in un altro, questi secondi ruppero il guscio; e sbucati di la si confusero di modo coi primi, che produssero quel misto di beni e di mali che fa continuo contrasto nell’ordine di natura. L’equinozio di primavera, divenuto così il principio dell’ anno persiano, ricordava quella fantastica creazione di opposte forze equibilanciate; e Dante nel cominciare il suo poema cosmologico (Inferno, Terra, Cielo), dovendo porre in contrasto la region delle tenebre e quella della luce, Lucifero fonte dell’errore e Dio fonte della verità, prese le mosse nel creare il mondo suo dall’equinozio di primavera, quando luce e tenebre sono parimente divise, per offrire quel mischio di verità ed errore che già sponemmo. La teologia persiana facea dal principio del mattino montare il sol con le stelle dell’Ariete, per rimembrare il momento che l’amore del Dio benevolo mosse da prima le belle sfere celesti, e Dante aprì il suo poema cosmologico con dire:

Tempo era dal principio del mattino,
E ’l Sol montava in su con quelle stelle
Ch’eran con lui, quando 1’amor divino
Mosse da prima quelle cose belle ... " 

Il mistero dell'amor platonico del Medioevo - derivato da' misteri antichi
Gabriele Rossetti

Manete* = Mānī  in greco Μάνης  da cui Μανιχαῖος, in latino Manes, gen. Manetis da cui Manichaeus, in italiano Manete ovvero nome del fondatore del manicheismo

Buon equinozio di primavera!

mercoledì 7 marzo 2018

Mattina di marzo



Romae, Nonis Martiis, hora prima
Roma, 7 marzo, le sei di mattina

Un'alba grigia, un cielo invernale, plumbeo e compatto, lasciava filtrare un velo di chiarore da nubi meno spesse distese sull'orizzonte. Anche i rumori erano diffusi, torpidi e opachi come la nuvolaglia che schermava la luce. Il vento giungeva a intervalli dal vico Iugario come l'ansito di un fuggitivo.

Idi di marzo
Valerio Massimo Manfredi
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