domenica 4 aprile 2021

Risus paschalis

Risurrezione di Cristo - 1492-1493 circa Andrea Mantegna - Accademia Carrara - Bergamo

Risurrezione di Cristo
1492-1493 circa
Andrea Mantegna
Accademia Carrara - Bergamo

"... Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi
quante sì fatte favole per anno
in pergamo si gridan quinci e quindi; 

sì che le pecorelle, che non sanno,
tornan del pasco pasciute di vento,
e non le scusa non veder lo danno. 

Non disse Cristo al suo primo convento:
‘Andate, e predicate al mondo ciance’;
ma diede lor verace fondamento; 

e quel tanto sonò ne le sue guance,
sì ch’a pugnar per accender la fede
de l’Evangelio fero scudo e lance.

Ora si va con motti e con iscede*
a predicare, e pur che ben si rida,
gonfia il cappuccio e più non si richiede ... "

iscede* = lazzi

Paradiso - Canto ventinovesimo
Dante Alighieri 

Con questi versi Dante nel ventinovesimo canto del Paradiso lascia l'impronta della sua contrarietà al risus paschalis - riso pasquale un'usanza che si sviluppa inizialmente nei paesi di lingua tedesca dove è chiamata ostergelächter e che consiste nel destare l'interesse e l'ilarità dei fedeli durante la messa di Pasqua aggiungendo all'omelia racconti comici, sguaiati e a volte sconci, la prima traccia la si trova in una lettera di un sacerdote di Basilea, Wolfgang Capito, indirizzata al collega Giovanni Ecolampadio che non vuole inserire nella predica di Pasqua il suddetto risus pasqualis attestato anche nell'852 dal Concilio di Reims. 

" ... Capito non parla solo di barzellette o scherzi ma addirittura dell’uso di spingere gli ascoltatori a «ridere sguaiatamente», scherzando «con parole oscene» o «imitando uno che si masturbi» ... "

Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia
Nel Medievo ad Aquileia: 

il cachinno* del risus paschalis, quando i chierici correvano attorno ai mosaici nel mattino di Pasqua ridendo sguaiatamente fino a raggiungere la rappresentazione in pietra del Santo Sepolcro, presso l’ingresso della Basilica, cominciava forse proprio da questa stazione del labirinto che esprimeva l’equinozio di primavera, la resurrezione della vita, il ritorno della luce come forza salvifica, rigenerante, cosmica quanto una Resurrezione.

Le incredibili curiosità del Friuli 
Floramo Angelo
cachinno*= dal latino cachinnus -  Scroscio di risa schiamazzanti

Mentre oltralpe i sacerdoti: 

" ... imitano versi di animali, fingono di partorire un vitello o, come minimo, suscitano l’ilarità dei fedeli con storielle sconce, come quella di due amanti che, incapaci di attendere che la loro camera fosse pronta, si uniscono sulla panca della locanda, facendola precipitare fra le galline. Alcuni di questi motivi – celebre soprattutto quello del frate che fa passare i propri pantaloni dimenticati dall’amante come una reliquia presso il marito di costei – sono presi a prestito, o prestati, dalla letteratura del Trecento o Quattrocento.
Dopo il secolo XVI i racconti tendono a sostituirsi completamente alla pantomima del sacerdote, tanto che nel 1698 il prete bavarese Andreas Strobl stampa un manuale per predicatori, fornito di regolare imprimatur, in cui i sermoni sono arricchiti da storielle comiche e che conobbe un grande successo. L’autore stesso spiega che questo «è uno dei migliori mezzi per rendere attento l’uditorio». Anche se in questo caso si tratta di storielle abbondantemente censurate, non mancano i doppi sensi a sfondo sessuale... " 
 
Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia


Nel XVIII secolo papa Lambertini esprime il dissenso della Chiesa nei confronti dei racconti del risus paschalis  ma non riesce a decretarne la fine:

" ... È normale, quindi, all’interno dello spazio sacro, il ricorso nel periodo pasquale a immagini legate al piacere sessuale, collegate al riso e alla felicità per la risurrezione di Gesù, che coincide con la fine di un periodo di digiuno e di astinenza. Erasmo da Rotterdam, mentre condanna questa usanza, ne fornisce al contempo la chiave interpretativa: «È la cosa più vergognosa che ci sia, che nelle feste di Pasqua alcuni provochino al riso la gente, secondo il desiderio del popolo, con racconti palesemente inventati e il più delle volte osceni, tali che neppure in un convivio un uomo onesto potrebbe ripeterli senza vergognarsi. In nessun modo è il salmo pasquale a invitare a questo genere di allegria, quando dice: Hic est dies quem fecit Dominus, exultemus et laetemur in eo». 
Sarebbe proprio la letizia pasquale, dunque, a richiedere scoppi di risate, e quindi a giustificare il ricorso a questo repertorio osceno. Il riso, adatto alla festa religiosa più importante dell’anno, non è infatti che metafora, espressione, del piacere sessuale. Lo troviamo più volte, in questo senso, nella Bibbia, a cominciare dalla nascita tardiva di Isacco, il cui nome significa proprio piacere e riso. Il giorno di Pasqua si legge il Cantico dei cantici, per cui non ci si deve stupire se, in molti paesi europei, il piacere sessuale diventi linguaggio per celebrare la gioia della risurrezione, la liberazione dell’uomo da parte di Dio. Usanza denunciata e disapprovata dai riformati, e rimasta in uso nella tradizione cattolica solo nelle zone più lontane dalla critica protestante. La lunga durata e la vasta diffusione del risus paschalis starebbero a testimoniare la sopravvivenza, all’interno della tradizione cristiana, anche se sotto una forma degradata di oscenità, della sacralità del piacere sessuale e del suo essere considerato mezzo privilegiato per cogliere qualcosa dell’infinito di Dio ... "

Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia

Fine che sembra gradualmente arrivare nel 1911 con le ultime notizie che leggiamo sulla Gazzetta di Francoforte e che criticano la pratica in uso nelle chiese della Stiria Stato federato dell' Austria ai confini con Slovenia.

Un pensiero positivo sul risus paschalis proviene invece da Joseph Ratzinger:

 " ... Un tempo il risus paschalis, il riso pasquale, era parte integrante della liturgia barocca. L'omelia pasquale doveva contenere una storia che suscitava il riso, di modo che la Chiesa riecheggiasse di allegre risate. Questa può essere una forma superficiale ed esteriore di gioia cristiana. Ma non è in realtà qualcosa di molto bello e giusto il fatto che il riso era diventato simbolo liturgico? E non ci importa forse che nelle chiese barocche ascoltiamo ancora dal gioco dei putti e degli ornamenti il riso nel quale si annunciava la libertà dei redenti? E non è un segno di fede pasquale il fatto che Hayden dicesse riguardo alle sue composizioni che nel pensare a Dio provava una certa gioia di modo che «io» (prosegue Hayden) appena volevo esprimere parole di supplica, non potevo trattenere la mia gioia, ma facevo posto al mio animo lieto e scrivevo  «allegro» sul Miserere? ... "

Guardare al Crocifisso
Joseph Ratzinger
Traduzione Salvatore Saini

Grazie a tutti voi per gli auguri e buona Pasqua

Per ulteriori informazioni

2 commenti:

  1. No so da cosa derivi l'uso di dissacrare la notte pasquale che potrebbe essere piena di canti e suoni. La risata sguaiata e volgare non fa pensare alla gioia della resurrezione ma all'abbandonarsi a una materialità che poco ha a che fare con lo spirito della festa.
    Apprezzo molto quell'insolito che scrivi e offri nelle ricorrenze. Grazie.
    Un saluto ancora pasquale. Ciao.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...