mercoledì 31 maggio 2023

Tocca la terra la camomilla

" ... Si raccoglie questa pianta a primavera, nel terreno magro o lungo i sentieri, e si conserva per farne ghirlande. Nello stesso periodo i medici pestano le foglie e le riducono in pastiglie, e cosi fanno anche con il fiore e la, radice. Tutte queste parti, mescolate, si somministrano in dose di una dracma contro i morsi di tutti i serpenti. In pozione, fanno espellere i feti morti, come anche provocano il mestruo, hanno effetto diuretico e provocano l'espulsione dei calcoli; in impiastro guariscono le flatulenze, le malattie del fegato, i travasi di bile, le fistole lacrimati; masticate guariscono le ulcere che trasudano siero ... "

Storia Naturale – Libro XXII
Plinio il Vecchio
Traduzione Anna Maria Cotrozzi

Matricaria recutita - Matricaria chamomilla - Camomilla

Un capolino giallo incorniciato da raggi di petali bianchi che si curvano verso il basso, infiorescenza corimbosa di una pianta officinale annuale conosciuta nell'antica Mesopotamia col nome di Kurban ekli - Dono dei prati, in Egitto era sacra al dio del sole Ra, citata nel Papiro di Ebers del 1506 a.C. aveva la funzione di alleviare i dolori articolari e nevralgici, di abbassare la febbre, e di curare la pelle; il suo polline fu ritrovato addirittura nella tomba di Ramses II.
Si tratta della Matricaria recutita o Matricaria chamomilla dal latino mātrīx - utero, in riferimento alle proprietà emmenagoghe della pianta, e dal greco χαμαίμηλον/chamáimēlon forma composta di χᾰ μαι/cha mai - a terra, che indica ciò che è piccolo, più μῆλον/mêlon - pomo, che indica l'odore dei fiori simile a quello delle mele.

Dell’Anthemide, cioè, Camamilla.

La Anthemide è di tre spetie, differenti l’una dall'altra solamente nel fiore. I rami di tutte sono alti una spanna, folti, con molte concavità d’ali: con picciole frondi sottili, e copiose. I capitelli suoi sono tondi: con fiori nel mezo di color d’oro, e di fuori nella ritondita del suo ambito in alcuni bianchi, in alcuni gialli, e in altri porporei, di grandezza come foglie di ruta. Nasce l’anthemide in luoghi aspri, e magri, e appresso alle vie; cogliesi la primavera, L’herba, i fiori, è le radici hanno virtù di scaldare, e di diseccare. Bevuta la loro decottione, overo sedendovisi dentro, provoca i mestrui, il parto, l’orina, e le pietre delle reni. Bevesi nei dolori de i fianchi, e nelle ventosità: giova à trabocco di fiele, e à i difetti di fegato. Fomentasi per li difetti della vescica con la decottione di tutte le spetie. Nondimeno à coloro, che patiscono la pietra, è più utile, e più valorosa quella, che produce i fiori porporei, maggiori di tutte le altre: e quella propriamente, che chiamano heranthemo. Quella, che chiamano leucanthemo, è più atta à provocar l'orina, e similmente quella che chiamano chrisanthemo. Tutte applicate sanano le fistole de gli occhi. Masticate sanano l’urcele della bocca. Usanle alcune con olio nei cristeri. Tritansi in polvere per caccia via le febbri periodiche. Debbonsi riporre le frondi, e fiori separentemente polverizzati, e farsene pastelli. Debbesi seccare anchora la radice, e quando fa di bisogno, dare due parti della herba, e una dei fiori, overo della radice, e per lo contrario due parti de i fiori, è una della herba, permutando il duplicato peso un dì si, e un dì nò, con vino melato inacquato.

Chiamasi volgarmente l’Anthemide in Italia Camamilla. Et quantunque tre spetie differenti solamente però nel colore de i fiori, ne commemori Dioscoride: e dica essere assai più dell’altre valorosa per il male della pietra quella, che produce i fiori di dentro nel mezo gialli, e per intorno porporei; nondimeno non si ritrova appresso à gli spetiali in Italia altra Camamilla, che quella che fa il suo fiore di dentro giallo, e candido per intorno. Il che accade, percioché di questa quantità infinitane nasce per le campagne, tra le biade: e dell’altre due spetie conosciute, e viste da pochi, in rari luoghi d’Italia se ne ritrova. Credono alcuni, che la pianta, che chiamano molti Adonide di Virgilio, sia la camamilla del fiore porporeo, chiamata Heranthemo da Dioscoride, ma si ingannano manifestamente, percioché l’Heranthemo, produce i suoi fiori nel mezo gialli, e all’intorno porporei, come si vede in una spetie di Bellis, e parimente nell’Amello, da i quali sono molto differenti i fiori dell’Adonide, i quali sono simili à i fiori del papavero salvatico. Ma per dir della volgare Camamilla la historia; produce ella i gambi lunghi un gombito, con foglie sottili, come capelli, copiose, e brevi, e i fioro in cima de i ramoscelli, simili alla Matricaria*, soavemente odorati, fa picciola e sottile radice. Ha questa virtuosissima, e odorata pianta tanta somiglianza con la cotula fetida, che non si può agevolmente conoscere l’una dall’altra se il naso non ne sente l’odore essendo la camamilla odorifera, e la cotula fetida puzzolente. E così acuta e mordace che ulcera la carne ponendovisi sopra, e però coloro che vanno cacando per le strade, ove la nasce per il più, e se ne sorbano il sedere sentono poco di poi un molestissimo ardore. La decottione della Camamilla, overamente la sua acqua diligentemente distillata, bevuta con zucchero, è rimedio utilissimo per la pontia. I fiori ricolti senza le foglie (come ritrovo scritto da Nichesone antichissimo autore) pesti nel mortaio, e incorporati con olio, e fattone Trocisci, dissolvendosi poi con l’olio medesimo, e ungendosene chi patisce qual si vogli spetie di febre, gli guarisce, se subito che sono unti, si mettono in un letto caldo ben coperti à sudare. Imperò che coloro, che copiosamente sudano, più agevolmente guariscono. Scrisse della Camamilla Galeno al IX. Cap. del III. Libro delle facultà de semplici, così dicendo. E’ la Camamilla nella sottilità sua simile alle rose: ma nella calidità s’accosta più più presto alle virtù dell’olio, che sono all’huomo familiari, e temperate. Et però ha ella il principato di giovare nelle latitudini, più che ogni altra cosa. Mitiga, e leva i dolori, risolve i tumori, mollifica le mediocri durezze, e rarifica le costipationi. In oltre risolve ella le febbri, che sono senza infiammagione alcuna delle viscere: e privatamente quelle, che si generano per grossezza d’humori cholerici, e acuti. Et però da i sapientissimi d’Egitto è stata consecrata la Camamilla al Sole, e ripetuta unico rimedio di tutte le febbri. Ma veramente errano costoro in questo: percioché non può sanare ella se non quelle febbri, che ho detto, e quelle non sana, se non quando sono gli humori loro cotti, e ben digesti, quantunque ella giovi anchora assai bene à tutte l’altre causate da humori flemmetici, e malinconici, e parimente dalle infiammagioni delle interiora. Et al VI. Pure delle facultà de semplici diceva: Fu della Camamilla detto di sopra nel terzo libor copiosamente. Et imperò diremo adesso sommariamente, che scalda, e disecca nel primo ordine, è composta di sottili parti, e però ha ella virtù digestiva, mollificativa, e rarificativa. Chiamano i Greci la Camamilla A’nthemis, e χαμαίμηλον /Xamaimelon: i Latini, Anthemis, e Chamamelum: gli arabi, Debonigi, e Babunegi: i Tedeschi, Camillen: li Spagnoli, Manzanilla: i Francesi, Camemina; e Camomille.

Matricaria*= In questo contesto indica il partenio

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Matthioli

Matricaria recutita - Matricaria chamomilla - Camomilla

La Chamomilla recutita, camamilla, camomilla, camomilla blu, camomilla comune, camomilla tedesca o ungherese, camomilla vulgaris, amareggiola, calamandrea, camamela, camamia, camila, camumilla, capomilla, erba di maggio profumata, erba Maria, erba viva, matricaria, scalambrina; in inglese german chamomile, pin heads, wild chamomile; in spagnolo manzanilla, in tedesco echte kamille, in francese camomille commune, matricaire, appartiene alla famiglia delle Asteraceae, e originaria dell'Europa meridionale e dell'Asia, si è diffusa nel Nord Europa, dove è stata apprezzata da BeatrixPotter, e nel continente americano con i coloni che vi emigrarono.
Raggiunge un'altezza che può variare dai 10 ai 50 centimetri, Il fusto è eretto e ramificato a partire dalla base, le foglie verde chiaro e oblunghe divise in lacinie strette bipennatosette o tripennatosette sono alterne e sessili. I fiori, detti flosculi sono tubulosi, gialli, raccolti in capolini su un ricettacolo cavo di forma conica, coronati da petali bianchi formano uno peudanzio e si sviluppano tra maggio e agosto. I frutti sono cipsele senza pappo.
Nel Medioevo, dal Capitulare de villis vel curtis imperii di Carlo Magno, la camomilla era descritta tra le erbe che dovevano essere coltivate nei giardini; all'epoca si credeva che il profumo rilasciato dalla sua combustione preservasse dalle epidemie che potevano svilupparsi a causa delle malattie infettive socialmente diffuse.
I monaci la raccogliavano in primavera, ne spargevano i capolini durante le funzioni sacre e la chiamavano medico delle piante perché quelle in cattive condizioni, incredibilmente, si riprendevano quando l'erba officinale veniva trapiantata nelle loro vicinanze. Per il suo alone magico chi voleva conquistare l'amore portava i suoi fiori nelle tasche delle camicie e le ragazze per attrarre il fidanzato, la notte di San Giovanni, immergevano i fiori appena colti in un catino con dell'acqua che usavano per profumarsi le mani. I sassoni invece credevano nella sua valenza protettiva e ponevano mazzetti di camomilla sulle culle dei bambini.
Una leggenda cristiana racconta che durante la fuga in Egitto la Vergine Maria in un'oasi bevve dell'acqua in cui erano stati lasciati in infusione i fiori della camomilla, lei riacquistò la forza necessaria per riprendere il lungo viaggio e alla pianta, benedetta dal tocco della Madonna, fu attributito l'appellativo di erba del buon riposo.

Nomi. Gre. Anthemis, e kamai melon. Lat. Chamamelum. Ital. Camomilla Spagn. Manzanilla. Ted. Camillen. Franz. Camomille.
Spetie. E di più forti, una col fior tutto giallo, e uno odor soavissimo di mele appie tutta la pianta. L'altra con le frondi del fior intorno bianche, ch'è l'usuale.
Forma. Hai rami alti una spanna, e più, folti, con molte concavità d'ali, con picciole frondi sottili, e copiose, i capitelli suoi son tondi con fiori nel mezo di color d'oro, e di fuori nella rotondità del suo ambito in alcuni bianchi, e in altri gialli, e in alcuni altri porporei, di grandezza come foglie di ruta, di odor soavi.
Loco. Nasce in luoghi aspri, e magri, e appresso alle vie, e nei prati, e nei campi tra le biade.
Qualità. Riscalda, e dissecca nel primo grado: è nella sottilità sua simile alla rosa ma nella calidità s'accosta più alle virtù dell'olio, che sono all'huomo familiari, e temperate: e però ha ella il principato di giovare nelle lassitudini, più che ogn'altra cosa.
Risolve, digerisce, mollifica, e mitigai dolori, e rarefa.
Virtù di dentro. Cotta con vino, e bevuta o la sua decottione, ò fatta in acqua, e sedendovisi dentro, provoca i mestrui, il parto, l'urina, e le pietre delle reni: Apre le opilationi del fegato, e della milza: mitiga i dolori della vescica, della madrice, delle reni e degli intestini: sana, risolve l'ulcere del polmone vale alla lienteria, riscalda lo stomacho. I fiori bevuti con aceto vagliono al mal caduco. L'Acqua stillata vale alle cose predette, e è utile alle donne di parto. Quest'acqua è la sua decottion è molto vile al dolor del petto bevuta con zucchero.
Virtù di fuori. I fiori cotti in acqua con olio camomillino sono molto utili ne i cristeri, percioche mitigano, e sanano i dolori delle reni, della madrice, degli intestini e della vescica: sedendosi nella lor decottione, è applicati in peſſoli mitigano i dolori del ventre, e della madrice. Il loro odore l'Acqua, e la liscia corrobora il capo, e'l cervello. La decottione purga le ferite putride. L'olio di Camomilla è buono a molte cose, apre i pori, risolve i vapori, ferma la flussion degli humori, corregge le male qualità, conferisce ai nervi, e ai membri nervosi, fuor di modo mitiga i dolori. I fiori raccolti senza le foglie pesti nel mortaio, e incorporati col detto olio e fattone trocisci, e dissolvendosi poi con l'olio medesimo, e ungendosene chi patisce qual si voglia spetie di febre, li guarisce, se subito che i febricitanti sono unti, si mettono in letto caldo a sudare ben coperti.

Herbario Novo
Castore Durante

Matricaria recutita - Matricaria chamomilla - Camomilla

La camomilla contiene acidi grassi come l'acido cerotico, linotico, oleico, palmitico e stearico; cumarine come la 7-idrossicumarina o umbelliferone, e l'erniarina; flavonoidi come apigenina, luteolina; un glucoside; salicilati come l'acido salicilico; mucillagini; pi sesquiterpeni quali l' α-bisabololo, il farnesene, il guaiazulene e la matricina da cui deriva, per distillazione dei fiori, il camazulene, un azulene che da il colore azzurro all'olio essenziale; tannini; vitamina A, B1 e C; sali minerali quali il calcio, il fluoro, il fosforo, il manganese, il potassio, il rame, il sodio e lo zinco.
La medicina popolare sfrutta le sue proprietà analgesiche, antiallergiche, antibatteriche, antinfiammatorie antimicotiche, antimicrobiche; antiossidanti, antipiretiche antispasmodiche, antisettiche, cicatrizzanti, decongestionanti, emmenagoghe, emollienti lenitive, sedative, stimolanti del sistema immunitario, vermicide e vermifughe.
L'infuso leggero di 2-3 minuti favorisce il sonno e l'infuso forte di 4-5 minuti rilascia delle sostanze eccitanti ed è ricostituente, viene usato per gli sciacqui contro le afte, le gengiviti, le stomatiti, e per i risciacqui dei capelli che si vogliono schiarire, il decotto è digestivo e allieva i crampi allo stomaco e i dolori mestruali, in impacchi decongestiona gli occhi e si applica sulle ferite e sulle infiammazioni. 
L'uso interno prolungato e eccessivo, nel tempo, può causare una riduzione dell'assorbimento del ferro. Sconsigliato l'uso a chi prende farmaci anticoagulanti, sedativi e alle donne in stato di gravidanza.

Vi lascio l'antica ricetta dell'olio di camomilla utile per frizionare le parti del corpo colpite da artrite, nevralgie, reumatismi e sciatica.


Oleum chamomillae

Fiori freschi di camomilla … parte 1
Olio d'ulive … parti 4

Si facciano macerare i fiori di camomilla nell'olio per alcuni giorni in vaso coperto. Si passi per panno, premendo il residuo, e si filtri.
Colore verde-giallognolo, odore di camomilla. Dovendo adoperai fiori secchi, si raddoppi la quantità dell'olio, ed i fiori secchi contusi si annettino colla metà del loro peso di un miscuglio a parti eguali di alcool e di etere, col quale lasciansi in contatto per 12 ore in recipiente chiuso; quindi si facciano digerire nell'olio su b. m., agitando di tanto in tanto, sino a che tutto l'etere e l'alcool siansi evaporati.

Farmacopea Ufficiale del Regno d'Italia – 1892
Ministero dell'Interno

Matricaria recutita - Matricaria chamomilla - Camomilla

Nel linguaggio dei fiori la camomilla rappresenta la forza che supera le avversità; un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... L'ombra della notte scende rapida sulla città di | Siva. Ora il tempio è buio, solo illuminato in alto dal brivido ardente delle stelle, in basso dal luccicchio tremulo dei lumi.
Otto gironi concentrici di templi concatenati stringono l’ultimo cerchio nel quale sorge il santuario del Dio. Unico tetto il cielo, sul quale bruciano i grandi solitari d'Asia. Le navate senza volta sembrano sostenere sui capitelli ciclopici l’immensità stessa del firmamento.
E da pilone a pilone i negozianti d’oggetti sacri hanno drizzato i loro tabernacoli di vendita. Accoccolati a centinaia intorno alle mercanzie recitano ininterrottamente le preghiere di Bramha. I compratori s'accostano, scelgono un anello di rame, un braccia- letto di vetro, una collana di fiori di camomilla o di gigli del Bengala, gettano la moneta in un vassoio, se ne vanno senza interrompere la prece. Vacche bianche col segno di Siva sulla fronte circolano tranquillamente in mezzo agli uomini. Elefanti bianchi coll'emblema del Dio sulle orecchie, sonnecchiano in piedi accanto alle colonne od aspirano con le proboscidi potenti i piccoli fiori di camomilla offerti dai fedeli.
A mano a mano che la notte avanza, aumenta il numero dei devoti. Ognuno ha una lampada accesa piena d’olio di cocco, senza la quale è vietato restare nel tempio... "

Il tempio di Madura – India
Mario Appelius

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

domenica 28 maggio 2023

Un campanello per la Pentecoste

" ... Alle dieci e mezzo di quella domenica, il sagrestano della parrocchia dei SS. Apostoli uscì sulla porta dell'antica chiesa napoletana e cominciò ad agitare vivamente un grosso e stridulo campanello di argento. Il sagrestano, appoggiato allo stipite della pesante vecchia porta di quercia, scrollava il campanello a trilli, a distesa, continuamente: serviva per avvertire i fedeli di via Gerolomini, del vico Grotta della Marra in Vertecoeli, della piazza SS. Apostoli, delle Gradelle, che fra poco sarebbe cominciata nella chiesa dei SS. Apostoli la messa cantata, la funzione grande di Pentecoste. Ad un tratto, il campanello si chetò: ma il sagrestano rimase accanto alla porta, ritto sugli scalini, ripetendo ogni due minuti innanzi alla piazza deserta:
- Avanzate il piede, che ora esce la messa.
Pure le bottegaie che passavano e ripassavano innanzi agli sportelli socchiusi delle loro botteghe, le massaie che andavano a dare un’occhiata ancora alla cucina, dove il grosso pezzo di carne bolliva nel sugo di pomodoro, le signore borghesi che ancora erano nelle mani della pettinatrice, non si affrettavano ancora: perchè uscisse la messa cantata, il sagrestano doveva aver suonato tre volte. Solo qualche popolana giungeva, col nuovo vestito di percalle e la pettinessa di argento ficcata nel lucido mazzocchio dei capelli, tirandosi dietro dei bambini. Il sagrestano, assai sdegnoso di questa minuta gente, andava ripetendo, agli echi della piazza, monotonamente:
- Avanzate il piede, che ora esce la messa.
Nel palazzo numero due di piazza SS. Apostoli, in quella mattinata festiva, il movimento si accentuava. Era un grande palazzo giallo, con un cortile largo, mal lastricato, che i cocchieri e i mozzi di stalla della principessa di Santobuono, strigliando i cavalli, lavando le carrozze e strofinando i finimenti, riempivano di pozze di acqua sudicia: e dalle botteghe interne spalancate del cortile un acuto puzzo di stalla si diffondeva dappertutto. Giusto, in quell’ora, la due mantici della principessa di Santobuono era quasi in ordine, fra un gran chiasso di cocchieri e di mozzi, fra lo scalpitare dei cavalli che dovevano uscire di là, scendere a venti passi, per andare nella strada San Giovanni a Carbonara, a prendere la principessa che abitava un palazzo simile a una fortezza e condurla a messa. La scala del palazzo numero due, ai SS. Apostoli, era assai sporca: poichè, non essendovi portiere, la pulizia era affidata agli inquilini, piano per piano. Giusto, donna Orsolina che abitava al primo piano, era ancora incinta, quell’anno, di cinque mesi, e i suoi altri quattro piccoli figli non le davano un minuto di pace, non davano pace alla serva Mariagrazia: quella domenica, specialmente, donna Orsolina non arrivava più ad abbottonarsi il vestito di lana nera, assai consumato, orribilmente corto innanzi, e rossa, e pallida, volta a volta, con le lagrime agli occhi, malediva il momento in cui invece di farsi monaca di casa, aveva preso un amore pazzo e stupido per Ciccio, l’impiegato postale... "

O Giovannino o la morte - 1896
Matilde Serao

La Pentecoste - Giovanni 20, 19-23

La Pentecoste - Giovanni 20, 19-23

Lieta Pentecoste


Per ulteriori informazioni:

martedì 23 maggio 2023

Botri in ruscelli, strade e valli

" E andando insino al fiume che si chiama Botri, tagliarono li rami con l'uve, quanto due uomini poteano portare. Delle mele granate e dei fichi di quello luogo tolsero. E chiamossi quello luogo Neel Escol, cioè Raspolo di uva Appresso Al Fiume. E questo fu detto per l'uve che ne portarono a figliuoli d'Israel. "

Numeri 13, 24-24

Botri - Chenopodio botrys - Dysphania botrys - Farinello botri - Foglia

La locuzione ebraica אֶשְׁכֹּ֗ל - Eshkool - נַ֣חַל - Nahal, nella Vulgata viene tradotta in base al contesto con Valle o Fiume/Ruscello del Botri, e la parola botri, che deriva dal greco βότρυς e dal corrispettivo latino bŏtrus, indica il grappolo che in sé contiene gli acini dell'uva e tra la fine del IV e l'inizio del V secolo entra nel mito delle Dionisiache di Nonno di Panopoli per diventare nome proprio di un personaggio che con il padre re d'Assiria Stafilo, da σταφύλιον/stafiulon - uva, con la madre Meti, da μέθη/mete - ubriachezza, e con Pito capitano degli uomini al servizio di Stafilo, da πίθος/pitos - botte, in quanto allegoria legata al vino, accoglie e offre ospitalità, amicizia e alleanza a Dioniso impegnato nella lotta contro gli Indiani.
In botanica il termine botrys si associa a Dysphania, dal greco δυσφανες/diusphanes o dysphanes composto dal prefisso avversativo δυσ/dius o dys più φανερός/phaneros - visibile, per denotare una pianta medicinale annuale dai fiori poco vistosi raccolti in grappoli, detta inizialmente Chenopodium botrys per la caratteristica conformazione delle foglie che ricordano un piede d'oca, dal greco χήν/chen - oca e πούς/pous - piede, soprattutto nella specie album più familiare che molti di voi conosceranno come farinello.

Botri - Chenopodio botrys - Dysphania botrys - Farinello botri

Il botri è una herba folta, ramosa, rossa tutta, e sparta in molte ali. Il suo seme nasce attorno à tutti i fusti: le sue frondi sono simili alla cichorea. Respira tutta di soave odore
però si mette ella tra i vestimenti. Ritrovasi nelle rive de i torrenti, e nelle valli. Bevuta cura gli asmatici. Chiamano questaa quei di Cappadocia ambrosia, e altri artemisia.

Il vero Botri nasce copioso per tutto in su’l Trentino in su la ghiaia, della Ferfena, e del Lavigio rapidissimi torrenti, e similmente e in più vallicelle della valle Anania, come in su’l contado di Goritia: dove le donne lo seminano negli horti, stimandosi ch’egli giovi alle prefocationi della madrice. Cresce con frondi di cichorea, rosse, folto di rami, carichi per tutto del suo seme, molto al toccarlo tenace, e gommoso, il quale respira di soave, e acutissimo odore. Il che disse parimente Plinio all’VIII. Cap. del XXVII. Libro. Ha il Botri virtù di scaldare, d’assottigliare, d'incidere, di aspergere, e di aprire. Vale à tutte le infermità del petto causate da freddi homori , Immo che giova agli empiemaci, à gli asmatici, e agli stretti di petto così beendosene la decottione, come pigliandosene la polvere dell'herba secca con decottione di regolitia. Vale anchora à i Tisici che sutano la marcia, presa nel medesimo modo.
L'herba fresca scaldata sopra una tegola, e irrorata con malvagia e applicata in sul ventre, mtiiga i dolori della Madrice. E però è buona per i dolori delle donne di parto, se insieme con matricaria, e fiori di Chamamilla, si cuoce tagliata minuta nel olio di gigli, e di poi con tre ò quattro uova battute se ne fa una frittata, e mettesi così calda sopra il ventre loro. E io posso affermare essere in ciò medicamento valoroso e presentaneo. Fomentandosi le donne con il vapore della decottione di tutta la pianta provoca loro i mestrui, e tira fuore del corpo le creature morte . Messa secca fra le vestimente non solamente le preserva dalle tarme, e dalle tignuole, ma dà anchora loro buon odore. Di questa non ritrovo io, che facesse mentione alcuna Galeno: quantunque la descrivesse tra gli altri semplici nel VII. Libro Paolo Egineta, così dicendo. Il Botri, il qual chiamano alcuni ambrosia, e altri artemisia, è una pianta valorosamente odorata. Bevuta questaa nel vino aita gli asmatici. Chiamano i Greci il Botri, βότρυς: i Latini, Botrys: i Tedeschi, Traben, Krotten kraut: i Francesi, Pymen.

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Matthioli

Botri - Chenopodio botrys - Dysphania botrys - Farinello botri

Dysphania botrys, Chenopodio botrys, popolarmente Farinello Botri o semplicemente Botri, a Bologna e in Emilia Romagna Lisne, in Liguria Erba che spussa, Erba de musc e Farinella botri, in Piemonte Milgrana, Mingrana o Pitacolomb, e in Toscana, oltre che Botri, Patientia o Pazienzia.
In americano Jerusalem Oak Goosefoot o Feathered geranium, in inglese Sticky Goosefoot, in spagnolo Hierba hormigera, in portoghese Ambrósia-das-boticas, in tedesco Klebriger Gänsefuß e in francese Ansérine à épis o Chénopode à grappes.
È di origine Euroasiatica e appartiene alla famiglia delle Amaranthaceae; raggiunge un'altezza che varia dai 10 ai 40 cm, il fusto cilindrico e costoluto è eretto con rami irregolari di color rosso alle ascelle, ricco di ghiandole odorifere come le foglie alterne, oblunghe astate e lobate che concolori di un verde intenso tendono al giallo e al rossiccio verso la maturità inoltrata e si sviluppano prevalentemente alla base con una rada presenza lungo le ascelle, e i fiori divisi in 5 segmenti, ermafroditi, verdi e privi di corolla che producono frutti a capsula ovoidale che contengono un solo seme.
Nel dizionario economico rustico del 1797 è descritta così:

Chenopodio, Botri, lat. Botrys, Chenopodium ambrosioides, folio sinuato, Tourn. Chenopodium botrys, Linn. fr. Botrys vulgaire, ou Piment, Ambroisie.

Si trova questa pianta ne’ luoghi sabbionosi, aridi, nelle valli e nelle rive dei torrenti. Cresce a guisa d’un arboscello alto da terra poco più d’un piede; ha foglie frastagliate come quelle della quercia, ma attraversate da vene rosse e sostenute da lunghi peduncoli rossi. I suoi fiori sono disposti a spiga in cima al tronco e ai rami e vengono sul finir dell’estate, nel qual tempo accadendo delle inondazioni che le fanno perdere parte della sua bontà, bisogna raccorla prontamente. Ha un odore forte sì, ma non disgustoso, anzi alquanto soave, vinoso e simile quasi a quello della fragola ed il sapore ne è acre, aromatico e resinoso, che lo partecipa alle mani di chi lo tocca. Essa è pettorale, risolvente, isterica e calmante, cosicché dai medici si loda assai per ristorare le forze vitali e muscolari, facilitare l’espettorazione nella tosse catarrale, nell’asma pituitosa, guarire la tabe polmonare nel suo principio, calmare la colica ventosa, utile essendo anche nell’affezione ipocondriaca ed isterica, come pure nelle malattie verminose. Si pratica in forma di thè, in elettuario e per fomenti. Lodasi questa pianta esternamente usata fresca scaldandola in padella e spruzzandola di vino generoso applicata o alla regione dell’utero per li dolori nelle donne o al basso ventre per la distensione flatulenta nei fanciulli. La lisciva in cui sia bollita ammazza i pidocchi e monda la testa da ogni sozzura, e molti la mettono fra le vesti per difenderle dalle tarle e per dar loro buon odore.

Dizionario universale economico rustico

Botri - Chenopodio botrys - Dysphania botrys - Farinello botri - Fiori

La Botri contiene olio essenziale, in piccola misura saponine che sono sì tossiche, ma poco assorbite dal corpo soprattutto se l'alimento che le contiene viene cotto, e acido ossalico nocivo se assunto in dosi elevate, la cottura ne diminuisce la quantità.
L'uso interno è altamente sconsigliato a chi soffre di artrite, calcoli renali, gotta, iperacidità, reumatismi, alle donne incinta e ai bambini.
La medicina popolare la usava per le sue proprietà antiasmatiche, anticatarrali, antielmintiche, diuretiche ed espettoranti.
Un tempo le foglie essiccate e triturate venivano adoperate per preparare un sostituto del tè mentre con i semi, essiccati dopo esser stati immersi in acqua una notte per deporre le saponine, si produceva una farina per preparare il pane; si conosce l'uso della pianta anche come colorante.
Inserita nei cuscini o nei cassetti della biancheria rilascia un profumo gradevolissimo, intenso e persistente, io la uso come incenso.
Nel linguaggio dei fiori la Botri è una sconosciuta, un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.
 
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

mercoledì 17 maggio 2023

La Vigilia dell'Ascensione

La tradizione romana racconta che la sera della Vigilia dell'Ascensione di Gesù Cristo la Madonna benedica l'uovo fresco di giornata lasciato fuori dalla finestra dentro un cestino con un lumino e l'acqua contenuta in un secchio; il perché lo spiega Giggi Zanazzo: 

La sera de la viggija de l'Ascensione se pija un òvo fresco de ggiornata, se mette in un canestrèllo, co' ddrento u' llumino acceso, e sse mette fòr de la finestra a la seréna*.
La Madonna, quanno passa davanti a ccasa vostra (perchè in quela sera la Madonna va in giro da per tutto); ve bbenedirà quell'òvo. Voi, l'anno appresso, in quer medemo ggiorno, pijate queir òvo, roppételo e lo troverete de céra vergine. Quela cera conservatela come una relliquia; perchè ortre a ttienevve lontane da casa le porcherie* e ll'antre disgrazzie, ve servirà ppuro pe' guarivve da tante mmalatie che nun ve ne curate de sapéllo.

Ortre ar canestrello co' ll'òvo e e' llume acceso, de fòr de la finestra ce s'ausa a mette puro un secchio d'acqua. Co' quell'acqua bbenedetta, uno, la mmatina appresso, ce se lava, e sse la beve; e quella che jé ciarestase la mette da parte; perchè quell'acqua fa una mano santa p'er dolor de le ggengive e ppe'  mmill'antri malanni.

seréna* =  Aria della notte
porcherie* = Fulmini e saette

L'Ascensione 
Giggi Zanazzo

Il rito dell'uovo, del lumino e del secchio d'acqua  la Vigilia dell'Ascensione di Gesù Cristo

Il rito dell'uovo, del lumino e del secchio d'acqua la Vigilia dell'Ascensione di Gesù Cristo


Per la traduzione automatica google

La sera della vigilia dell'Ascensione si prende un uovo fresco di giornata, si mette in un canestrèllo, con dentro un lumino acceso, e si mette fuori dalla finestra all'aria della notte.
La Madonna, quanno passa davanti a casa vostra (perchè in quella sera la Madonna va in giro da per 
tutto); vi benedirà quell'uovo. Voi, l'anno appresso, in quel medesimo giorno, prendete quell' uovo, rompetelo e lo troverete de cera vergine. Quella cera conservatela come una reliquia; perchè 
oltre a tenervi lontani da casa lfulmini e saette e le altre disgrazie, vi servirà pure per guarirvi da tante malattie che non ve ne curate di saperlo.

Oltre al canestrello con l'uovo e il lume acceso, di fuori della finestra ci si usa  mettere pure un secchio 
d'acqua. Con quell'acqua benedetta, uno, la mattina appresso, ci si lava, e se la beve; e quella che gli resta la mette da parte; perchè quell'acqua è una mano santa per il dolore delle gengive e per i mille altri  malanni.

L'Ascensione 
Giggi Zanazzo

Lieta festa dell'Ascensione di Gesù Cristo e un immenso abbraccio a tutti gli abitanti dell'Emilia Romagna

N.B. L'uso dell'uovo è solo dimostrativo, ritornerà lì da dove è venuto

Per ulteriori informazioni:

domenica 14 maggio 2023

Somiglia a te

 «Mamma mia,

«Iersera, appena, ricevetti la tua buona e bella lettera.
«Non dubitarne, per me il tuo grande carattere non ha segreti; anche quando non so decifrare una parola, comprendo o mi pare di comprendere ciò che tu volesti facendo camminare a quel modo la penna. Rileggo molte volte le tue lettere; tanto semplici, tanto buone, somigliano a te; sono tue fotografie.
«Amo la carta persino sulla quale tu scrivi! La riconosco, è quella che spaccia il vecchio Creglingi, e, vedendola, ricordo la strada principale del nostro paesello, tortuosa ma linda. Mi ritrovo là ove s’allarga una piazza nel cui mezzo sta la casa del Creglingi, bassa e piccola, col tetto in forma di cappello calabrese, tutta un solo buco, la bottega! Lui, dentro, affaccendato a vendere carta, chiodi, zozza, sigari e bolli, lento ma coi gesti agitati della persona che vuole far presto, servendo dieci persone ossia servendone una e invigilando sulle altre nove con l’occhio inquieto.
«Ti prego di salutarlo tanto da parte mia. Chi mi avrebbe detto che avrei avuto desiderio di rivedere quell’orsacchiotto avaro? 
«Non credere, mamma, che qui si stia tanto male; son io che ci sto male! Non so rassegnarmi a non vederti, a restare lontano da te per tanto tempo, e aumenta il mio dolore il pensare che ti sentirai sola anche tu in quel grande casamento lontano dal villaggio in cui ti ostini ad abitare perché ancora nostro. Di piú ho veramente bisogno di respirare la nostra buona aria pura che a noi giunge direttamente dalla fabbrica. Qui respirano certa aria densa, affumicata, che, al mio arrivo, ho veduto poggiare sulla città, greve, in forma di un enorme cono, come sul nostro stagno il vapore d’inverno, il quale però si sa che cosa sia; è piú puro. Gli altri che stanno qui sono tutti o quasi tutti lieti e tranquilli perché non sanno 
che altrove si possa vivere tanto meglio.
«Credo che da studente io vi sia stato piú contento perché c’era con me papà che provvedeva lui a tutto e meglio di quanto io sappia. È ben vero ch’egli disponeva di piú denari. Basterebbe a rendermi infelice la piccolezza della mia stanza. A casa la destinerei alle oche! 
«Non ti pare, mamma, che sarebbe meglio che io ritorni? Finora non vedo che ci sia grande utile per me a rimanere qui. Denari non ti posso inviare perché non ne ho. Mi hanno dato cento franchi al primo del mese, e a te sembra una forte somma, ma qui è nulla. Io m’ingegno come posso ma i denari non bastano, o appena appena.
«Comincio anche a credere che in commercio sia molto ma molto difficile di fare fortuna, altrettanto, quanto, a quello che ne disse il notaro Mascotti, negli studi. È molto difficile! La mia paga è invidiata e io debbo riconoscere di non meritarla. Il mio compagno di stanza ha centoventi franchi al mese, è da 
quattr’anni dal sig. Maller e fa dei lavori quali io potrò fare soltanto fra qualche anno. Prima non posso né sperare né desiderare aumenti di paga. 
«Non farei meglio di ritornare a casa? Ti aiuterei nei tuoi lavori, lavorerei magari anche il campo, ma poi leggerei tranquillo i miei poeti, all’ombra delle quercie, respirando quella nostra buona aria incorrotta.
«Voglio dirti tutto! Non poco aumenta i miei dolori la superbia dei miei colleghi e dei miei capi. Forse mi trattano dall’alto in basso perché vado vestito peggio di loro. Son tutti zerbinotti che passano metà della giornata allo specchio. Gente sciocca! Se mi dessero in mano un classico latino lo commenterei tutto, mentre essi non ne sanno il nome. 
«Questi i miei affanni, e con una sola parola tu puoi annullarli. Dilla e in poche ore sono da te.
«Dopo scritta questa lettera sono piú tranquillo; mi pare quasi di avere già ottenuto il permesso di partire e vado a prepararmi. 
«Un bacio dal tuo affezionato figlio.
Alfonso.»

Una vita
Italo Svevo

Auguri Raggio di Sole - Festa della Mamma 2023

Auguri Mia Raggio di Sole! Auguri a tutte le mamme!

mercoledì 10 maggio 2023

Mola salsa

" ... il farro, il miglio ed il panico non si possono mondare senza sottoporli a torrefazione; pertanto, essi vengono seminati crudi con i loro involucri. Ed anche il farro destinato alla semina lo conservano avvolto nelle sue pellicole, senza abbrustolirlo ... "
" ... Sappiamo da Verrio che di tutti i cereali presso il popolo romano per 300 anni fu usato esclusivamente il farro ... "
" ... Le specie di frumento non sono dappertutto le stesse, né, dove sono le stesse, vengono chiamate con lo stesso nome. Diffusissime e piu vigorose fra di esse il farro, che gli antichi chiamarono adoreum ... "
" ... Di tutti i cereali il piu duro ed il più resistente all'inverno è il farro. Sopporta terre freddissime e poco lavorate, ma anche terre caldissime e prive di acqua. Fu il primo cibo dell'antico Lazio, e ne abbiamo una buona prova nell'offerta di adoria, come abbiamo detto ... "
"... il grano macinato secco dà piu farina, mentre quello cosparso di acqua salata dà un fior di farina più bianco, ma una maggior quantità di crusca. Come è evidente dal termine stesso, la farina prende nome dal farro ... "

Storia Naturale - Libro 18
Plinio il Vecchio
Traduzione Franca Ela Consolino

Fronte dell'altare del Tempio di Vespasiano a Pompei I secolo d.C.

Fronte dell'altare del Tempio di Vespasiano a Pompei I secolo d.C.

Il farro, primo cereale figlio della coltivazione agricola, probabilmente il solo, nell'antica Roma, fino al sopraggiungere della coltura del grano nel V secolo a.C.; sostituì l'uso alimentare delle ghiande prodotte spontaneamente in abbondanza dai querceti del territorio romano e come spiega Plinio nella sua Naturalis Historia era detto ador, termine che per menotimia indica la gloria, in relazione all'ădōrĕa - ădōria- premio cerealicolo offerto al valore militare dei legionari per la prestazione dei loro servizi.
Il taglio delle spighe era considerato un atto di violenza dal popolo romano poiché produceva la morte del cereale e attirava sulla mietitura la malevolenza di quei lemŭres, spiriti dei defunti prematuramente trapassati per morte violenta, celebrati il 9, l'11 e il 13 maggio durante i Lemuria, festa istituita da Romolo per il fratello Remo.
La colpa scaturita dall'atto di violenza doveva essere dunque espiata per preservare dalla penuria la stagione del raccolto e l'iter rituale era affidato alle vestali che il 10, il 12 e il 14 maggio nei giorni alterni ai Lemuria, raccoglievano le spighe di farro che in quanto primizie contenevano il tenero lattice dei chicchi in formazione, le abbrustolivano e le battevano con il pilum - pestello per estrarre il puro e sano far tostum - farro tostato che macinavano poi con la mola per produrre la mola casta - la farina pura che conservavano nel pĕnŭs - deposito del tempio di Vesta. Condita con la mŭrĭes, una miscela di acqua, provienente da una sacra fonte perenne trasportata in un'anfora dal fondo stretto che non doveva mai toccare terra, e di sale pestato, posto in una olla fictilis sigillata con gesso, cotto nel forno del tempio di Vesta e tagliato con una sega di ferro; la farina diventava far pium - farro sacro detto anche mola salsa - farina salata da mŏla - mola/macina, per menotimia farina e da salsă derivazione del participio perfetto salsus del verbo sallo - salare.

Numa stabilì di onorare gli dèi con offerte di cereali, di supplicarli offrendo loro la mola salsa e, come ci attesta Emina, di abbrustolire il farro, dal momento che esso risultava piu sano da mangiare se abbrustolito; questo risultato egli poté ottenerlo in un unico modo, decretando che solo il farro tostato era puro per i sacrifici.

Storia Naturale - Libro 18
Plinio il Vecchio
Traduzione Franca Ela Consolino

La mola salsa non nutriva gli esseri umani, veniva preparata tre volte l'anno per aspergere ovvero immolare le vittime sacrificali del 9 giugno giorno dei Vestalia, del 13 settembre anniversario della dedicazione del tempio di Giove Capitolino, del primo clavifixion e dell'entrata in carica dei consoli del primo anno della Repubblica e del 15 febbraio giorno dei Lupercalia.

Per ulteriori informazioni:

lunedì 1 maggio 2023

Le genti del Primo Maggio

Primo Maggio 2023 - Sciarada Sciaranti

Vieni o Maggio t'aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce Pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
a la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi
dai cantieri da l'arse officine
via dai campi su da le marine
tregua tregua all'eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite
e sian fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l'ozio e de l'or

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all'aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor!

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