giovedì 28 dicembre 2017

Nel bosco d'inverno

... Lo scrosciar del bosco contorto dal vento gli diceva che l’inverno era lungo e rigido: ma per la sua antica esperienza sapeva che il vento, la pioggia, la nebbia e la neve erano necessarie perché la terra s’impregnasse d’umido, gli alberi si spogliassero delle foglie inutili, le sorgenti rigurgitassero di acqua, e ogni cosa infine ricevesse dall’inverno i germi fecondi della primavera. 







Quindi non si lamentava mai; anzi il tepore dei grossi tronchi accesi nella capanna lo avvolgeva spesso di sogni e come dalla tristezza dell’inverno la sua vecchia esperienza presentiva il rigoglio della primavera ...







... Faceva un freddo intenso ma asciutto; il cielo spazzato dalla tramontana era d’un azzurro profondo, e le montagne lontane coperte di neve cristallizzata dal gelo tagliavano l’orizzonte come muraglie d’alabastro. Il bosco rabbrividiva, benché il vento tacesse ...

Il vecchio della montagna
Grazia Deledda






lunedì 25 dicembre 2017

L'isbergo di Natale

Vi siete mai chiesti come si chiama in italiano l'iceberg che deriva dalla parola olandese ijsberg e vuol dire berg - montagna di ijs - ghiaccio? Bruno Migliorini linguista e filologo che per più anni fu presidente dell'Accademia della Crusca provò a divulgare il termine isbergo, si provò a definire questa immensa montagna di ghiaccio anche con i termini ghiaccione, borgognone e borbottone, ma nessuno di essi è rimasto nella memoria del nostro vocabolario. La forma dell'isbergo può essere tubulare come un altopiano con  la superficie piatta e i lati ripidi o può avere una forma non tubulare che ha cinque varianti:
A bacino di carenaggio con una fessura che assomiglia a una U o con un canale a livello del mare. 
A blocco con i lati ripidi e superficie piatta come la forma tubulare, ma somigliante più a un blocco che alla tavola di un altopiano.
A cupola con la punta arrotondata.
A pinnacolo con una o più cuspidi alla sommità.
A zeppa con un lato ripido e un lato inclinato nel verso opposto rispetto al primo.

Ora dovrebbe essere già sorta in voi la domanda: " Ma che cosa c'entra l'isbergo con la nascita di Gesù Cristo? " 

Il Natale è come un isbergo, ha una forma emersa estesa, dipinta dalle infinite sfumature della natura, sopra una forma sommersa che consolida lo stesso elemento in cui è immersa. Le sfumature umane del Natale, con giubilo, luci, luccichini colorati, alberi, presepi, regali e quant'altro, si fanno metafora di quella forma non esplicitamente manifestata, che muta con il mutare della vita e che rinasce senza perdere la sua sostanza primordiale, e portano in sé la maestà profonda dell'essenza del suo esistere e la celebrano nel giorno in cui si è fatta carne e la vivono e la sentono in un cammino interiore più intimo e sacro dove il ghiaccio ha il cuore caldo.



Io ringrazio chi in questi 25 giorni di dicembre ci ha regalato le proprie meravigliose sfumature del Natale e ringrazio coloro che ci hanno seguito. Oggi nel blog del Folletto del Vento, Viaggio nel Vento si apre la venticinquesima finestra, l'ultima del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima - IV Edizione Natale 2017.

E dopo aver dato prova per l'ennesima volta della mia folle vena visionaria auguro a tutti  un: 

Buon Natale! 

E vi lascio con la parte finale della canzone Deck the Halls che quest'anno ha dischiuso le porte al nostro calendario.

" ... L’anno vecchio sta quasi per finire,
Fa la la la la, la la la la.
salute a quello nuovo, voi giovinetti e fanciulle,
Fa la la la la, la la la la.

Cantiamo allegramente tutti insieme,
Fa la la la la, la la la la.
noncuranti del vento e del tempo,
Fa la la la la, la la la la. "


giovedì 21 dicembre 2017

La Porta del Capricorno del solstizio d'inverno - Insieme raccontiamo 28

Rumori strani in casa nell'ultimo incipit del 2017 di Patricia Moll per Insieme raccontiamo 28. Partecipate con i vostri finali e per Natale niente limiti di battute o parole, avete tempo fino al 6 gennaio.


Si svegliò di soprassalto. Aveva sentito dei rumori strani in casa. Tese l'orecchio e i colpi si ripeterono. Tonfi, più che colpi. Come se qualcosa di grande fosse caduto per terra.
Cercò il cellulare per chiedere aiuto ma si ricordò di averlo dimenticato in cucina. Prese allora la torcia, si fece coraggio e si alzò. Perlustrò l'alloggio ma niente era fuori posto. Le finestre chiuse, i vetri integri, l'uscio chiuso a doppia mandata... mistero! 
O forse no. Forse aveva solo sognato.
Per calmarsi bevve un bicchiere di acqua fresca e tornò a dormire. Giunta sulla soglia della camera da letto si bloccò impietrita.
Ai piedi del letto c'era..... 

Patricia Moll


Una porta chiusa, antica, possente, ma come era arrivata a casa sua? Dal buco della serratura filtrava a intermittenza una luce, sembrava che qualcuno dall'altra parte ci passeggiasse davanti, si avvicinò e sentendosi un po' sciocca bussò, una voce presa dall'ansia disse: « Chiunque tu sia devi aiutarmi. Per il solstizio d'inverno avrei dovuto aprire la Porta del Capricorno, ma ho perso le chiavi e se non trovo una soluzione non solo non arriverà l'inverno, ma il 25 dicembre, non essendoci la congiunzione tra il vostro mondo e il nostro, Babbo Natale rimarrà intrappolato e per le prossime feste niente regali ai bambini. »
Si diede un pizzicotto e si rese conto che era sveglia, ma non riusciva a capire cosa stesse succedendo, pensò allora di chiamare zia Aurora, lei sapeva tutto; compose il suo numero e appena rispose le disse: « Zia non sono ubriaca, sono davanti a una porta che è comparsa dal nulla nella mia stanza da letto e un tizio dall'altra parte la chiama Porta del Capricorno, tu sai cosa voglia dire? Ha perso le chiavi per aprirla.»
Sentì riattaccare e dopo qualche minuto il campanello di casa suonò, era la zia che abitava due piani più su, aveva in mano un libro e una bussola, si precipitò nella stanza da letto e con un sorrisetto compiaciuto osservò la porta e poi disse: « I solstizi per gli antichi greci rappresentavano delle porte, il solstizio d'estate sotto il segno del cancro era chiamato "Porta degli uomini" e il solstizio d'inverno sotto il segno del capricorno era chiamato "Porta degli dei". »
Aprì la bussola, guardò le coordinate e disse « Tutto coincide,  la tua casa è rivolta a Sud e questa è la Porta del Capricorno, la porta solstiziale che fa da ingresso all' inverno; un piccolo riferimento lo troviamo nel XIII canto dell'Odissea di Omero con l'ottima traduzione di Ettore Romagnoli, la Porta del Cancro accessibile ai mortali è rivolta a Borea verso Nord e la Porta del Capricorno accessibile ai Numi è rivolta a Noto verso Sud. »
Sfogliò il libro che aveva con sé e lesse: 

" ... C’è nell’isola d’Itaca un porto che al veglio del mare
Fórcino è sacro. All’ingresso si sporgono due promontori 
scoscesi, che dal porto strapiomban sul pelago, e fuori
tengono gli alti marosi gonfiati dal soffio dei venti
impetuosi. Ivi dentro le navi dai solidi fianchi 
pur senza gómena restan, quand’ hanno gettato l’ormeggio.
Leva un ulivo, al fondo del porto, le foglie sottili; 
e accanto ad esso un antro gradevole sacro ed azzurro 
come l’aria: vi stanno le Ninfe che Nàiadi han nome. 
Quivi cratèri sono, con anfore grosse di pietra: 
quivi le pecchie fanno lor bugni e preparono il miele:
quivi telai di pietra grandissimi, dove le Ninfe 
tessono manti azzurri purpurei, stupore a vederli. 
Acque perennemente vi scorrono; e s’apron due porte, 
questa rivolta a Bora, per dove è l’accesso ai mortali: 
e piú divina quella che a Noto si volge; ne quivi 
possono gli uomini entrare: che quivi e l’accesso dei Numi ... "

- « Sì, adesso ho capito! » esclamò Gioia « Ma qui non siamo a Itaca! »
- « Non è fondamentale essere a Itaca, Gli accessi alle porte solstiziali si trovano in quei luoghi propedeutici alla rinascita e ai riti di iniziazione che hanno le caratteriste affini alla Caverna Cosmica e la tua camera da letto evidentemente le ha per la Deva-loka ».
- « Per cosa? »
- « Oh! Sì scusa ti spiego, le due porte erano conosciute anche nella cultura vedica ed erano chiamate rispettivamente Pitri-loka - Porta degli avi e " Deva-loka - Porta degli dei ", sono il simbolo del confine tra il mondo materiale, spazio temporale degli uomini che appartiene alla fase discendente dell'anno e il mondo divino, soprannaturale e atemporale degli dei che appartiene alla fase ascendente dell'anno. »
- « Come l'apriamo? »
- « Se il guardiano per qualsiasi motivo non può aprirle, le porte cercano la loro chiave da sole, questo significa che sei in possesso della chiave della porta del Capricorno anche se non ne sei consapevole; dobbiamo trovarla prima delle 16.28, diamoci da fare. »
- « Ma come capiamo che è la chiave giusta? »
- « Per questo non preoccuparti, quando la troveremo la porta ce lo farà capire. »
Misero a soqquadro la casa, poi la zia si soffermò sull'Albero di Natale, si accorse che mancava il puntale e chiese:
- « Dov'è il puntale che ti ha regalato tuo padre? ».
- « È ancora imballato negli scatoloni del trasloco. » 
Andarono insieme nello sgabuzzino e individuarono lo scatolone degli addobbi natalizi, l'aprirono e il puntale blu elettrico argentato predominava sulle altre decorazioni, lo presero e lo portarono in camera da letto, la porta iniziò a pulsare e la voce del guardiano dimenticato urlò di felicità: L'hai trovata, ciò che deve, ora potrà essere! » 
Alle ore 16.28 Gioia inserì il puntale nella serratura, la porta si aprì e nel mondo degli uomini giunse il solstizio d'inverno e il Natale. 


Buon solstizio d'inverno a tutti!

Sciarada Sciaranti




Per ulteriori informazioni


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martedì 19 dicembre 2017

Il canto del gallo

Diciannovesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

" L’allegrezza è appropriata al gallo, che d’ogni piccola cosa si rallegra e canta con vari e scherzanti movimenti. "

Bestiario
Leonardo da Vinci


Il gallo possiede nella simbologia una doppia valenza che è spiegata nella mitologia greca con la sua partecipazione al parto di Latona, egli diventa così attributo dei  due nuovi nati per cui come dice Pitagora nei suoi Versi Aurei riportati da Liside : " Nutrite il gallo e non immolatelo, perché è consacrato al sole e alla luna ". Le sue piume ammantate di rosso lo associano ad Apollo dio del sole, quelle arcuate a falce di luna lo consacrano ad Artemide mentre in un ulteriore lettura quelle nere creano un connubio con Ade dio degli inferi che lo arruola, per voce di Socrate, come psicopompo*, accompagnatore delle anime che rinascono nell'oltretomba.
" ... un animale talmente battagliero da terrorizzare persino i leoni... " lo definisce Plinio il Vecchio nel Naturalis Historia - X, 47, così potente che la sua cresta è cura per chi ha i sogni disturbati dagli incubi, ed è iconizzato accanto al bastone di Asclepio a cui è avvinghiato un serpente.
Con il suo ritmo circadiano* è il guardiano vigile che intona le note per preannunciare l'arrivo dell'Aurora e suggerisce al popolo della notte, che in libera uscita si muove in terra, in aria, in acqua e nel fuoco, di ritornare ai propri rifugi affinché il sole possa sorgere e iniziare il suo viaggio giornaliero. In ambito cristiano il gallo durante la stagione natalizia con il suo canto perpetuo invade le tenebre, invita gli spiriti maligni a dileguarsi con i loro influssi negativi e sollecita le streghe e le fate a sospendere sortilegi e incantesimi, purifica l'aria, prepara all'Avvento il creato e lo ritempra per farsi nunzio della venuta della gioia, del risveglio e della luce suprema che è in Cristo e attraverso di lui in noi.  E se il canto del gallo in principio è il segnale della nascita di Gesù, in fine alla sua morte sarà il testimone del tradimento che lui assumerà su di sé: 
" ... Allora Pietro gli disse: « Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò ». 
Gesù gli disse: « In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte ». " Matteo 14, 29-30

psicopompo* = dal greco psyche - anima e pompós - colui che manda
circadiano* = dal latino circa diem - intorno al giorno


La notte - 1544 - 1548
Battista Dossi
Pinacoteca dei Maestri Antichi - Dresda

- Orazio: ... Dicon che il gallo, squilla del mattino,
con quel suo verso stridulo e acuto
ridesti il dio del giorno; e a quel richiamo
gli spiriti vaganti nella notte
s'affrettino a rientrar nei lor rifugi;
e la prova che questo sia credibile
ce l'ha data testè quanto abbiam visto.

- Marcello: ... Dicono che il gallo,
questo pennuto araldo dell'Aurora,
nella stagion dell'anno che s'appressa
il Natale del nostro Salvatore,
non cessa di cantar tutta la notte,
e allora, dicono, nessuno spirito
osa andar più vagando sulla terra;
in quel tempo le notti son salubri,
nessun pianeta emana mali influssi,
nessuna fata pratica incantesimi,
nessuna strega ordisce sortilegi,
tanto santificato e benedetto
è quel tempo dell'anno.

- Orazio: ... Ma guardate il mattino
che, già coperto d'un manto vermiglio,
va sfiorando col piede le rugiade
di quel colle che svetta verso oriente.

Amleto -  Atto I - Scena I
William Shakespeare
Traduzione Goffredo Raponi

La ventesima finestra si aprirà nel blog di Johakim LA CROCE DEL SUD

mercoledì 13 dicembre 2017

" Verso la metà di dicembre ... "


" Verso la metà di dicembre Carlo cominciò a non parlar più d'altro che del Natale. Andrea, tornando dal lavoro, lo vedeva far capolino dall'uscio socchiuso, col visino roseo pel freddo, cogli occhi lucenti dalla gioia.
Aspettava il nonno, ansioso di parlare, e gli si precipitava incontro, cominciando a discorrere tutto ansimante prima d'essere a portata della voce.
- I ragazzi della scuola mettono la scarpa sotto il focolare la notte di Natale, ed il Bambino scende giù dal camino tutto vestito d'oro, con un gran paniere d'oro pieno di strenne. Metteremo anche noi, nevvero, le scarpe sotto il focolare? ... "

Suor Maria - Racconto di Natale
La Marchesa Colombi



lunedì 11 dicembre 2017

Un Natale tra le righe

Terzo gioco nell'undicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima 2017 pensata da Golconda, un amico che non ha una particolare predilezione per la virtualità e che ogni tanto mi regala la sua presenza in Anima Mundi. Ho seguito le sue indicazioni e questo è il risultato.

Buon divertimento!
 

Una lettera
a - e - è - I

Due lettere
ci - di - ha - in - io - lo - me - No - su - ti - un

Tre lettere
blù - Che - col - Era - fra - gli - mia - nei - non - più - sia - tre - una - via

Quattro lettere
alla - casa - ciel - Come - dice - indi - miei - nere - nero - papà - Rosa - sono - viva

Cinque lettere
belve - cento - cesta - dieci - dirlo - feste - gente - grida - manzo - pezzo - pollo - rossa - soldi - soldi - tazze - tempo

Sei lettere
abisso - cinque - Dov'era - grazie - Messia - Natale - Natale - Natale - Natale - Natale - noioso - Pincio - rovini 

Sette lettere
Agenore - barbari - brutale - carbone - Cicoria - diamine - Eufemia - festivo - fontana - Gnocchi - ilarità - lagrime -paterna - perline - presepe - spinaci - strilli - Termini

Otto lettere
Aleatico - concesso - condotta - consulto - dilapida - domenica - Gesummio - pennello - promesso -
svociare

Nove lettere
gavazzare - natalizio - Nequitosa - spalliera - ubbidirmi

Dieci lettere
abbastanza - acutissima - giocondità

Undici lettere
Caldallesse - ripostiglio

Dodici lettere
incretinisce - indignazione - intempestivo - ragionamento

Quattordici lettere
immarcescibili

Il gioco consiste nel ridare alle parole in elenco la giusta collocazione nel testo di origine dove sono state sostituite da un numero tra parentesi che ne indica la posizione seguito dal numero delle lettere da cui sono composte. Per esempio (1) --------8 è la parola numero 1 del gioco e deve essere cercata tra quelle disponibili nella sezione 8 lettere.
Voi siete liberi di giocare con tutte le parole occultate se avete tempo e pazienza, con una sola  o con quante più ne vogliate. Il pezzo è probabilmente troppo lungo per un gioco che si esaurisce nel giro di un giorno, ma ci abbiamo provato lo stesso perché meritava di essere condiviso nella sua interezza per offrire tutte le sfumature di un quadro ilare, paradossale e quasi surreale di determinati luoghi comuni che a Natale si impossessano della mente di chi come Policarpo sale se vogliamo ingenuamente sulla ruota panoramica delle gabbie per criceti e nega l'evidente esistenza di altre possibili realtà, condannando  sé stesso e  gli altri alla tristezza vestita per le feste.
Il Natale è un concerto di sensazioni, di sentimenti e di pensieri, e la melodia che ne scaturisce dipende da quello che ognuno di noi ci mette dentro. 

Domani la soluzione con la dodicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

È la mattina di (1) -------8. Dalle nove alle undici, (2) --------8 tra Eufemia, Policarpo e Rosa, per decidere il programma del pranzo (3) ---------9. Solamente alle undici e un quarto la lista definitiva rimane composta così, a base di patate:

(4) -------7 al sugo, 
Patate con contorno di (5) -----5,
Arrosto di (6) -----5 con contorno di patate,
Patate fritte con contorno di (7) -------7,
(8) -------7 e patate per insalata,
Mezzo fiaschetto di (9) --------8,
(10) -----------11, invece di marrons glaces troppo indigesti,
Sei (11) -----5 di cialdoni,
Tre mele e quattro (12) -----5 di formaggio.

Policarpo vorrebbe aggiungere alla lista due (13) -----5 di caffè: ma resta spaventato dalla propria audacia.

Combinato il pranzo, la famiglia De-Tappetti procede al proprio abbigliamento (14) -------7. Agenore, col pennello da barba, insapona religiosamente una (15) ---------9 di seggiola, e ogni tanto strilla, con voce (16) ----------10:

- Papà, oggi che è (17) ------6, mi ci porti al teatro meccanico?

Policarpo fruga in ogni (18) -----------11 e grida:

- (19) -------7.

EUFEMIA. - Che hai, che (20) -------7?

POLICARPO. - In nome di quei doveri di sposa e di madre, a cui si deve ispirare la tua (21) --------8, mi sai dire dove (22) -------7 hai ficcato il lustro per le scarpe?

EUFEMIA (alla serva). - (23) ----4: dove avete messo il lustro per le scarpe? dov’è il mio talma, quello con le (24) -------7 nere?

POLICARPO (esterrefatto). - (25) --------8! Si sarebbe perduto il tuo talma! dunque la mia famiglia è sopra un (26) ------6?

AGENORE. - Papà oggi ch’è (27) ------6, mi ci porti al teatro meccanico?

Policarpo, volgendosi verso (28) -------7, lo vede più che mai dedicato all’insaponatura della spalliera, e gli (29) -----5:

- (30) ---------9 creatura, tu sperperi in tal modo quella schiuma che è precisamente destinata al mento del genitore? e tu mi (31) ------6, con tanta animadversione, quella seggiola, che servì di base alla santa memoria di tuo nonno? e tu manometti con precoce impulso di (32) -------7 malvagità, quel pennello cui può solamente adibire la barba (33) -------7?

EUFEMIA (minacciando Agenore). - Metti subito via il (34) --------8 se no ti tiro quello che mi viene alle mani.

POLICARPO. - Ed (35) --2 quello che mi viene ai piedi, che poi sarebbe il frutto della mia legittima - (36) -----------12.

La serva con faccia stordita, esce, tutta impolverata, dalla cucina e (37) ----4:

- Signora, il lustro (38) ---3 si trova.

POLICARPO. - (39) ----4: non si trova? Bisognerà trovarlo per forza. I miei mezzi non permettono enormi spese voluttuarie in tante scatole di lustro. Ne abbiamo comprata (40) ---3, che non sono neppure (41) ---3 mesi. (agitato da fiero sospetto) Ma dunque voi me lo mangiate?

AGENORE. - Papà: oggi che è (42) ------6 mi ci porti al teatro meccanico?

La signora Eufemia, tutta (43) -----5, scalmanata:

- Ecco qua: l’ho trovato io il lustro, (porgendolo a Policarpo) era (44) ---3 le tue carte.

POLICARPO (alzando il lustro e gli occhi al cielo). - Fra i (45) ----4 documenti! Fra quelle pagine (46) --------------14, che sono il testimonio oculare della mia integrità cittadina! (principiando a lustrare) Un giorno, (47) --2 questo passo, lo troveremo nella sporta del pane, o nella concolina in cui ci laviamo le fisonomie familiari, o (48) --2 quel cuscino, ch’è il capezzale delle mie notti. Eufemia: casa De-Tappetti è nella (49) ---3 assoluta decadenza. (scopettando con rabbia) Agenore: lascia stare il gatto! Te l’ho detto (50) -----5 volte.

AGENORE. - Papà: l’ho mandato (51) ---3 perché era sullo scendiletto e stava facendo....

POLICARPO (con amarezza). - Anche l’altro giorno era sul mio soprabito (52) ---3 e fece....quel gatto non (53) --2 principio di educazione!

AGENORE. - Papà: oggi ch’è (54) ------6, mi ci porti al teatro meccanico?

POLICARPO. - Quanto sei (55) ------6 e degenere, figlio mio!

EUFEMIA (irritata). - E tu rispondigli una volta, senza farlo (56) --------8.

POLICARPO (al figlio). - (57) ---3 vuoi? parla! e parla senza omologare di singhiozzi il tuo (58) ------------12.

AGENORE. - Papà: oggi ch’è (59) ------6, mi ci porti al teatro meccanico?

POLICARPO (con voce solenne). - Prima di tutto, dobbiamo andare (60) -1 spasso, e per via decideremo quale spettacolo convenga alla puerizia. (61) -1 soli divertimenti educativi dovranno, onestamente, ricreare questo connubio nell’atto che, manoducendo la sua prole, si permetterà di (62) ---------9, senza (63) ------------12 dispendio.

Entra Rosa con un cencio (64) ----4 in mano, che butta in braccio alla signora Eufemia.

ROSA. - Ecco il talma con le perline (65) ----4.

EUFEMIA. - (66) ---'---6?

ROSA. - (67) ---3.... era....

POLICARPO. - Siate veridica (68) ---3 vostri domestici referti.

ROSA. - Io non so chi ce (69) --2 abbia messo, ma era sulla cesta del carbone.

EUFEMIA. - Il mio talma sulla (70) -----5 del carbone!.

POLICARPO. - Il (71) -------7 sul talma della cesta di mia consorte?

Rosa sparisce di corsa, (72) --2 cucina.

Policarpo fissa sul talma due occhi pieni di (73) -------7.

La signora Eufemia (74) ------------12 a vista d’occhio.

POLICARPO (con gesto pieno di nobiltà e di energia). - Mostriamoci forti (75) -1 parati sempre, nelle più dure controversie della vita. Mettiti quel talma che (76) --2 costa tanti dolori e usciamo. Nulla turbi la nostra festiva (77) ----------10 natalizia.

La signora Eufemia eseguisce meccanicamente. Escono tutti e tre. Poca (78) -----5 nelle vie.

Policarpo trascina Eufemia, che trascina Agenore, che trascina (79) --2 carrettino sfiancato mediante un (80) -----5 di spago.

La famiglia De-Tappetti si reca al (81) ------6. Sono le dodici e mezzo, e in tutto il Pincio non si vedono (82) -----5 persone. Policarpo costringe il figlio a leggere i nomi dei grandi uomini in marmo; (83) ----4 gli infligge un’ammirazione di un quarto d’ora avanti ai cigni del laghetto. In ultimo (84) --------8 la somma di tre soldi per procurargli (85) ------6 minuti d’altalena.

Dal Pincio, la famiglia De-Tappetti corre a San Pietro. Sulla piazza non c’è anima (86) ----4. Policarpo spiega il sistema ingegnoso (87) ---3 quale fu eretto l’obelisco, mediante funi riscaldate, secondo lui, mentre il Papa gridava: Fuori i (88) ------6!

Da San Pietro, la famiglia De-Tappetti corre a piazza di Termini per vedere i cartelloni del serraglio delle (89) -----5.

Da piazza di (90) -------7, la famiglia De-Tappetti corre nella chiesa d’Aracoeli, dove Agenore declama la seguente poesia davanti al (91) -------7:

Queste (92) -----5 natalizie
Faccia il (93) ----4 che concilii
Le sue (94) ------6 piú propizie
Come ciò che ci ha (95) --------8
Dopo avercelo (96) --------8
Ch’apparisce (97) ----4 capanna
E nascesseci il (98) ------6;
Tra (99) ---3 evviva tra gli osanna
Gridiam tutti e così (100) ---3.

Versi, manco a (101) -----5, di Policarpo.

Dall’alto della scalinata dell’Aracoeli, la famiglia De-Tappetti si precipita verso (102) ----4.

POLICARPO (con gioia repressa dalla dignità). - Che ne dici, moglie (103) ---3? Ci siamo divertiti (104) ----------10?

EUFEMIA (cascando a pezzi). Quanto a (105) --2....

POLICARPO. - E tu, Agenore, (106) --2 sei divertito?

AGENORE. - (107) --2, papà.

POLICARPO. - Ecco le conseguenze dell’abuso dei piaceri! Agenore, ti do cinque minuti di (108) -----5, per rettificare la tua primitiva asserzione.

AGENORE. - Ma io mi (109) ----4 seccato.

POLICARPO. - E io, forse, non mi sono seccato piú di te? Ma oggi (110) -1 festa, e tu devi imitare la paterna (111) -------7. Ti ordino di essere contento, e di abbandonarti a segni di giubilo manifesto. Vuoi (112) ---------9, sì o no?

AGENORE. - Ti ubbidisco subito, (113) ----4.

E si mette a piangere come una (114) -------7.

Il Natale - La Famiglia De-Tappetti
Luigi Arnaldo Vassallo 

La decima finestra di Maurizio è attiva se volete aprirla cliccate su CARTATADIRESCHE

martedì 12 dicembre 2017

Poiché Sari e Verbena hanno dato un sostanzioso contributo alla soluzione del gioco, ho pensato di lasciare un po' più di tempo a chi ancora si volesse cimentare con le rimanenti parole occultate. Ripropongo il testo con le parole trovate e ve le indico nell'elenco iniziale con il colore verde. Qualcuno vuole prendere il testimone lasciato da Sari e Verbena?


Il testimone lasciato da Sari e Verbena è stato preso in consegna da Negus ed Elettra, il gioco è concluso, grazie a tutti!



È la mattina di domenica. Dalle nove alle undici, consulto tra Eufemia, Policarpo e Rosa, per decidere il programma del pranzo natalizio. Solamente alle undici e un quarto la lista definitiva rimane composta così, a base di patate:

Gnocchi al sugo,
Patate con contorno di pollo,
Arrosto di manzo con contorno di patate,
Patate fritte con contorno di spinaci,
Cicoria e patate per insalata,
Mezzo fiaschetto di Aleatico,
Caldallesse, invece di marrons glaces troppo indigesti,
Sei soldi di cialdoni,
Tre mele e quattro soldi di formaggio.

Policarpo vorrebbe aggiungere alla lista due tazze di caffè: ma resta spaventato dalla propria audacia.

Combinato il pranzo, la famiglia De-Tappetti procede al proprio abbigliamento festivo. Agenore, col pennello da barba, insapona religiosamente una spalliera di seggiola, e ogni tanto strilla, con voce acutissima:

- Papà, oggi che è Natale, mi ci porti al teatro meccanico?

Policarpo fruga in ogni ripostiglio e grida:

- Eufemia.

EUFEMIA. - Che hai, che strilli?

POLICARPO. - In nome di quei doveri di sposa e di madre, a cui si deve ispirare la tua condotta, mi sai dire dove diamine hai ficcato il lustro per le scarpe?

EUFEMIA (alla serva). - Rosa: dove avete messo il lustro per le scarpe? dov’è il mio talma, quello con le perline nere?

POLICARPO (esterrefatto). - Gesummio! Si sarebbe perduto il tuo talma! dunque la mia famiglia è sopra un abisso?

AGENORE. - Papà oggi ch’è Natale, mi ci porti al teatro meccanico?

Policarpo, volgendosi verso Agenore, lo vede piú che mai dedicato all’insaponatura della spalliera, e gli grida:

Nequitosa creatura, tu sperperi in tal modo quella schiuma che è precisamente destinata al mento del genitore? e tu mi rovini, con tanta animadversione, quella seggiola, che servì di base alla santa memoria di tuo nonno? e tu manometti con precoce impulso di brutale malvagità, quel pennello cui può solamente adibire la barba paterna?

EUFEMIA (minacciando Agenore). - Metti subito via il pennello se no ti tiro quello che mi viene alle mani.

POLICARPO. - Ed io quello che mi viene ai piedi, che poi sarebbe il frutto della mia legittima indignazione.

La serva con faccia stordita, esce, tutta impolverata, dalla cucina e dice:

- Signora, il lustro non si trova.

POLICARPO. - Come: non si trova? Bisognerà trovarlo per forza. I miei mezzi non permettono enormi spese voluttuarie in tante scatole di lustro. Ne abbiamo comprata una, che non sono neppure tre mesi. (agitato da fiero sospetto) Ma dunque voi me lo mangiate?

AGENORE. - Papà: oggi che è Natale mi ci porti al teatro meccanico?

La signora Eufemia, tutta rossa, scalmanata:

- Ecco qua: l’ho trovato io il lustro, (porgendolo a Policarpo) era fra le tue carte.

POLICARPO (alzando il lustro e gli occhi al cielo). - Fra i miei documenti! Fra quelle pagine immarcescibili, che sono il testimonio oculare della mia integrità cittadina! (principiando a lustrare) Un giorno, di questo passo, lo troveremo nella sporta del pane, o nella concolina in cui ci laviamo le fisonomie familiari, o su quel cuscino, ch’è il capezzale delle mie notti. Eufemia: casa De-Tappetti è nella piú assoluta decadenza. (scopettando con rabbia) Agenore: lascia stare il gatto! Te l’ho detto cento volte.

AGENORE. - Papà: l’ho mandato via perché era sullo scendiletto e stava facendo....

POLICARPO (con amarezza). - Anche l’altro giorno era sul mio soprabito blú e fece....quel gatto non ha principio di educazione!

AGENORE. - Papà: oggi ch’è Natale, mi ci porti al teatro meccanico?

POLICARPO. - Quanto sei noioso e degenere, figlio mio!

EUFEMIA (irritata). - E tu rispondigli una volta, senza farlo svociare.

POLICARPO (al figlio). - Che vuoi? parla! e parla senza omologare di singhiozzi il tuo ragionamento.

AGENORE. - Papà: oggi ch’è Natale, mi ci porti al teatro meccanico?

POLICARPO (con voce solenne). - Prima di tutto, dobbiamo andare a spasso, e per via decideremo quale spettacolo convenga alla puerizia. I soli divertimenti educativi dovranno, onestamente, ricreare questo connubio nell’atto che, manoducendo la sua prole, si permetterà di gavazzare, senza intempestivo dispendio.

Entra Rosa con un cencio nero in mano, che butta in braccio alla signora Eufemia.

ROSA. - Ecco il talma con le perline nere.

EUFEMIA. - Dov’era?

ROSA. - Era.... era....

POLICARPO. - Siate veridica nei vostri domestici referti.

ROSA. - Io non so chi ce lo abbia messo, ma era sulla cesta del carbone.

EUFEMIA. - Il mio talma sulla cesta del carbone!.

POLICARPO. - Il carbone sul talma della cesta di mia consorte?

Rosa sparisce di corsa, in cucina.

Policarpo fissa sul talma due occhi pieni di lagrime.

La signora Eufemia incretinisce a vista d’occhio.

POLICARPO (con gesto pieno di nobiltà e di energia). - Mostriamoci forti e parati sempre, nelle piú dure controversie della vita. Mettiti quel talma che ci costa tanti dolori e usciamo. Nulla turbi la nostra festiva giocondità natalizia.

La signora Eufemia eseguisce meccanicamente. Escono tutti e tre. Poca gente nelle vie.

Policarpo trascina Eufemia, che trascina Agenore, che trascina un carrettino sfiancato mediante un pezzo di spago.

La famiglia De-Tappetti si reca al Pincio. Sono le dodici e mezzo, e in tutto il Pincio non si vedono dieci persone. Policarpo costringe il figlio a leggere i nomi dei grandi uomini in marmo; indi gli infligge un’ammirazione di un quarto d’ora avanti ai cigni del laghetto. In ultimo dilapida la somma di tre soldi per procurargli cinque minuti d’altalena.

Dal Pincio, la famiglia De-Tappetti corre a San Pietro. Sulla piazza non c’è anima viva. Policarpo spiega il sistema ingegnoso col quale fu eretto l’obelisco, mediante funi riscaldate, secondo lui, mentre il Papa gridava: Fuori i barbari!

Da San Pietro, la famiglia De-Tappetti corre a piazza di Termini per vedere i cartelloni del serraglio delle belve.

Da piazza di Termini, la famiglia De-Tappetti corre nella chiesa d’Aracoeli, dove Agenore declama la seguente poesia davanti al presepe:

Queste feste natalizie
Faccia il
ciel che concilii
Le sue
grazie piú propizie
Come ciò che ci ha
concesso
Dopo avercelo promesso
Ch’apparisce alla capanna
E nascesseci il Messia;
Tra gli evviva tra gli osanna
Gridiam tutti e così sia.

Versi, manco a dirlo, di Policarpo.

Dall’alto della scalinata dell’Aracoeli, la famiglia De-Tappetti si precipita verso casa.

POLICARPO (con gioia repressa dalla dignità). - Che ne dici, moglie mia? ci siamo divertiti abbastanza?

EUFEMIA (cascando a pezzi). Quanto a me....

POLICARPO. - E tu, Agenore, ti sei divertito?

AGENORE. - No, papà.

POLICARPO. - Ecco le conseguenze dell’abuso dei piaceri! Agenore, ti do cinque minuti di tempo, per rettificare la tua primitiva asserzione.

AGENORE. - Ma io mi sono seccato.

POLICARPO. - E io, forse, non mi sono seccato piú di te? Ma oggi è festa, e tu devi imitare la paterna ilarità. Ti ordino di essere contento, e di abbandonarti a segni di giubilo manifesto. Vuoi ubbidirmi, sì o no?

AGENORE. - Ti ubbidisco subito, papà.

E si mette a piangere come una fontana.

Il Natale - La famiglia De- Tappetti
Luigi Arnaldo Vassallo


La tredicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima si aprirà nel blog di Antonella Il tempo ritrovato
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