Il Sole al solstizio d’estate ha oltrepassato la soglia per toccare il punto più alto della volta celeste, ha posto un segno impercettibile, e senza posa ha iniziato a retrocedere per celebrare la discesa con la Festa di San Giovanni Battista snodo cosmico tra ciò che è stato e ciò che inizia a essere. Per lui, precursore che non trattiene la gloria, ma la indica oltre sé, il cielo canta con la voce dell'estate e la terra sussurra complice con i lievi riti cristiani e con i gesti familiari, falò purificatori che consumano le erbe vetuste per restituirle ai campi, e rugiada silente sacramento che battezza e benedice le nuove raccolte in mazzetti per suggellare il patto d'amore delle comari e dei compari. (Vedi Il Comparatico di San Giovanni).
Per conoscere l'ultima delle erbe di San Giovanni di quest'anno, attraverso un viaggio immaginario vi porto nella Media del IV secolo a.C., terra del sole alto, dei venti asciutti, degli altopiani fertili e dei cieli immensi; ci troviamo nell'epoca dell’Impero achemenide, le cicale cantano incessanti tra le pietre calde, mentre l’aria porta l’aroma resinoso della salvia selvatica e il profumo lieve di terra riarsa. Le ombre sono corte, l’orizzonte terso, e le vallate aperte si dispiegano in campi ordinati, irrigati con sapienza tramite i canali scavati dagli agricoltori; li raggiungiamo percorrendo una pista polverosa per vedere da vicino la یونجه/Yonjeh che nel suo pieno splendore estivo ondeggia alla luce come un mare silenzioso, resiste alla siccità, rigenera il suolo e dona più di quanto richiede, è la regina delle foraggere coltivata per nutrire i cavalli dell’esercito imperiale, vigorosi e insostituibili in battaglia.
"L'erba medica è straniera anche per i Greci, dal momento che fu portata dalla Media durante le invasioni persiane guidate da Dario. Tuttavia, essa è da citare fra le prime per questa sua notevolissima qualità: da una sola semina si raccoglie il frutto per più di trent'anni. È simile al trifoglio nel gambo e nelle foglie ed è nodosa. Quanto più lo stelo si allunga, tanto più strette sono le foglie. Anfiloco ha scritto un libro sull'erba medica e il citiso. Il terreno in cui si vuole seminarla, liberato da pietre e da erbacce, viene smosso in autunno, poi, quando è stato arato ed erpicato, viene ripassato con l'erpice altre due volte a distanza di cinque giorni e dopo che si è concimata la terra. Infatti l'erba medica ha bisogno di un terreno asciutto e pieno di succhi, oppure irriguo. Dopo aver così preparato il terreno, si semina a maggio, perché altrimenti patisce le gelate. Bisogna seminare fitto, in modo che tutto il terreno sia coperto e non vi sia spazio per le erbe che nascono in mezzo. Questo risultato si ottiene con 3 moggi per iugero. Bisogna preoccuparsi che il sole non la bruci, e deve essere immediatamente coperta di terra. Se il suolo è umido ed erboso, viene vinta e degenera trasformandosi in prato. Pertanto, appena raggiunge l'altezza di un pollice, bisogna liberarla di tutte le erbe, a mano piuttosto che con un sarchiello. La si taglia quando comincia a fiorire e tutte le volte che rifà il fiore: ciò accade sei volte l'anno e, in ogni caso, non meno di quattro. Bisogna impedirle di maturare fino a dar seme, dal momento che fino a tre anni essa è più utile come erba da pascolo. Di primavera va sarchiata e liberata dalle altre erbe; dopo tre anni bisogna raderla al suolo con le marre. In questo modo le altre erbe muoiono, senza che essa ne risenta danno, poiché ha radici profonde. Se le erbe avessero il sopravvento, l'unico rimedio è arare rivoltando spesso le zolle, finché tutte le altre radici non muoiono. Non bisogna saziare il bestiame d’erba medica, perché non si debba poi ricorrere ai salassi. È più utile verde; quando secca si fa legnosa e da ultimo si riduce ad una inutile polvere. Del citiso, cui pure si dà il primo posto fra le piante da foraggio, abbiamo parlato dettagliatamente a proposito degli arbusti. Adesso dovremo concludere l'esame di tutte le granaglie, dedicando anche una sezione ai mali da cui sono affette."
Storia Naturale – Libro XVIII
Plinio il Vecchio
Traduzione Franca Ela Consolino
Con la conquista di Alessandro Magno della Persia nel IV secolo a.C. la Yonjeh raggiunge la Grecia dove viene chiamata μηδική/mediké - pianta della Media, i romani latinizzano il nome greco in medica e nel 1753 Carl Linnaeus lo traduce in Medicago per indicare il genere a cui aggiunge l’epiteto specifico sativa dal latino satum - seminato.
"È la medica nel suo nascere, nelle frondi, & nel fusto simile al trifoglio de i prati, ma nel crescere si gli ritirano le frondi, & diventano più strette, restando però i fusti simili à quelle del trifoglio. Produce i baccelli à modo di cornetti; ne i quali è il seme di grandezza d’una lenticchia.
Seccasi questo, & per la soavità del suo sapore li mescola co'l sale, che cotidianamente s’adopera nei condimenti. Applicato verde sopra à quelle cose, che hanno di bisogno d’essere infrigidite, vi giova. Usasi l’herba per cibo del bestiame in luogo di gramigna.
La Medica (secondo che riferisce Plinio al XVI. capitoli del XVIII. libro) fu così chiamata per essere ella già stata portata in Italia di Media. Et come che ella fusse già volgare, & si seminasse per tutta Italia per li bestiami; nondimeno à tempi nostri par che si fa ella del tutto fuggita da noi, quantunque sieno alcuni moderni semplicisti, che pensino d'haverla rintracciata. Fummene gli anni passati da alcuni miei amici mandato il seme, ma seminato non nacque, anchora che vi ponessi molta diligenza. & però noti ne posso per hora fare altrimenti giuditio & se ben dipoi me ne sono fatte mandare diverse piante dalli amici, poscia che mi pareva che in poche note si rassomigliassero alla medica non l’ho hauto ardire di meter qui le figure loro. Questa (secondo che riferisce pur Plinio, et de gli altri de gli antichi) seminata una sola volta, dura di rigermogliare fino à trenta anni. Enne copiosa (per quanto riferiscono alcuni) à i tempi nostri molto la Spegna, dove con grande arte la coltivano per il bestiame: & chiamala gli Spagnuoli Afalfa, ritenendone quasi il vocabolo Arabico, quantunque corrotto. Imperoche, come si vede in Avicenna al capit. Cot, si chiama questa herba anchora dagli Arabi Alfafafat. Il Buello dice, che quantunque ella non nasca in Italia, che nasce nondimeno per se stessa copiosamente in Francia, & che la chiamano i lavoratori Trifoglio maggiore. Chiamano i Greci la Medica, μηδική: i Latini, Medica: gl’Arabi (come di sopra s'è detto) Cot, & Al-fáṣfaṣa: li Spagnoli, Afalfe, Eruaye, e Alfalfa."
Dioscoride a cura di Pietro Andrea Mattioli
Con la caduta dell’Impero Romano la coltivazione dell’erba medica viene quasi dimenticata in gran parte dell’Europa occidentale.
Solo nel Medioevo, a partire dal 711 d.C., con la dominazione araba della Spagna, il suo uso è reintrodotto e valorizzato, nel IX secolo trova spazio nei giardini dei monasteri dove i monaci, custodi della sapienza botanica medievale, l'affiancano alle erbe officinali; nel X secolo Ibn Sīnā - Avicenna inizia a studiarne le proprietà depurative, nutritive e toniche, nel suo Canone della medicina la consiglia per rinforzare l’organismo, stimolare l’appetito e favorire la convalescenza, utile per riequilibrare i fluidi corporei. Attraverso di lui l'uso si diffonde nella Scuola Salernitana ed ecco che si afferma come rimedio fitoterapico, i fiori e le foglie in infuso o in impacchi contro i dolori articolari, le irritazioni cutanee e per le cicatrizzazioni.
"Nomi. Gre. medika. Lat. Medica. Faenum burgun diense. Ital. Medica.Forma. È la medica nel suo nascere, nelle frondi, & nel fusto simile al trifoglio de i prati, ma nel crescere si gli ritirano le frondi, & diventano più strette, restando però i fusti simili à quelle del trifoglio. Produce i baccelli à modo di cornetti; ne i quali è il seme di grandezza d’una lenticchia, ma tondo. Il Molto Illustre & Reverendissimo Monsignor Carlo Arcivescovo Montigli Vescovo di Viterbo mio Compare, & benefattore, ha portato questo seme, nel territorio di Roma, come il Signor Conte Fabio Nipote di S.S. Molto Illustre & Reverendissimo. l’introdusse in Parigi, indi fi lparse per la Lombardia.
Loco. È cominciata la medica, à ritrovarsi in Italia, dove si semina per il bestiame.' Ama luoghi umidi, & netti, & seminasi d’Aprile, & di Maggio.
Qualità. L’herba verde è rifregerativa.
Virtù. Ingrassa pascendola il bestiame: Ma non è da darla in troppa quantità, percioche generando sangue soverchio strangola il bestiame. Ad ingrassare i cavalli non si ritruova cosa migliore della Medica. L’herba applicata fresca mitiga l’infìammagioni. Fatti del seme un’olio, il qual giova al tremore de i nervi, & del seme si mette nelle bevande, che le fà saporite."
Herbario Novo
Castore Durante
L'erba medica raggiunge un'altezza che varia dai 30 ai 100 centimetri, è originaria della Media, appartiene alla famiglia delle Fabaceae e il suo genere è composto da circa 80 specie; alfalfa in spagnolo e in inglese, luzerne in tedesco e in francese, conosciuta popolarmente come erba Spagna, fieno di Borgogna, regina delle foraggere; ha gli steli eretti, sottili e cavi all'interno, le foglie verde intenso, ellittiche o oblunghe con i margini dentati, sono trifogliate, la centrale è picciolata e le laterali sessili; i fiori blu violacei virano verso il lilla o il porpora, sono contenuti da 10 a 20 in infiorescenze a racemo; i frutti sono dei legumi spiralati che contengono dai due ai sei semi giallo-bruno, piccoli e lisci.
"Erta medica, Medica, Erba Spagna, Fieno di Borgogna, Herba Medica major, erectior, J. Bauh. Tourn.
Medicago saliva, Linn. fr . Luzerne, Tresle, ou Foin de Bourgogne.
L’erba medica, di cui si numerano fino a 240. specie, ha i fiori leguminosi disposti in spiga, ai quali succede un frutto o siliqua composta di due lame da una parte incavate e divise in molte cellule. Il totale di questa siliqua gira in una come spirale simigliante ad una scala a lumaca o ad un cava stracci. I semi sono fatti a foggia d’un rognone; il colore dei fieri varia secondo le specie: havvene di porporini, dei violacei, 'dei gialli e dei mischi; le foglie sono dentate ovali e disposte a 3. a 3. sovra il medesimo picciuolo. Noi non parleremo d’altra specie che di quella che serve usualmente per pascolo dei bestiami. Questa è l’erba medica maggiore più diritta, coi fiori purpurea o violacei; produce per ordinario una dura e grossa radica vivacissima la quale profondasi nella terra e caccia ben poche radici laterali, alla sommità superiore della radice formasi come un capo d’onde ne sortono 2. o più tronchi che s’innalzano a ragione della grassezza del suolo 22. 3. o 4. piedi; tondi son questi tronchi i quali si dividono in vari rami all’ origine dei quali e per tutto il lungo nascono le foglie le quali sono il pascolo più delicato dei bestiami. Questa pianta ha un gusto erbaceo e alquanto di gusto di crescione e talora ha un sapor ferruginoso. La premura che si ha di seminare quest’erba si è perchè essa è un eccellente foraggio per li bestiami, il quale però deve usarsi con precauzione mercecchè egli diventerebbe nocivo agli animali. Il dare l’erba medica solitaria ai buoi o alle vacche spezialmente digiuni è un metterli a pericolo di restar soffocati in pochi minuti. Il troppo uso di questo foraggio talora cagiona ad essi de’dolori e li fa gonfiare. Dunque per servirsene con profitto e senza pericolo per le bestie a corno deve mescolarsi con egual dose di paglia. Verde si dà alle bestie di primavera quanto prima si possa: questa le purga naturalmente e le dispone ad ingrassarsi. Contuttociò deve aversi attenzione di non abbandonare il prato alla discrezione delle bestie, massimamente ne’ primi giorni, perocché troppo avidamente mangiandone corrono pericolo di gonfiarsi ed ammalarsi. Conviene dunque di mettere questo foraggio nella rastrelliera piuttostochè lasciarle pascolare sul prato. Con questo metodo si risparmiano anche le piante stesse risparmiando alle medesime Tessere calpestate. Nell’inverno questo foraggio secco contribuisce moltissimo a ristabilire il bestiame stracco, ad ingrassare il magro ed a promovcre il latte alle vacche. Per esperienza si sa che elleno ben si mantengono tatto l’inverno con erba medica mescolata di paglia, onde alla primavera non hanno bisogno d’altro rimedio che di questa pianta verde, purché s’inviino al campo subito che egli è spogliato di neve. In tal tempo si danno ad essi delle foglie di vite secca raccolte sul finir della vendemmia prima che ingialliscano o messe ben calcate in vasi riempiti poscia di acqua calda. Queste così accomodate si conservano l'inverno intere. Vi son di quelli che conservano alla foggia stessa i teneri getti dell'olmo per darsi poi alle vacche in tempo d’inverno. Quanto ai cavalli l’erba medica supplisce loro per fieno ed anche per avena. Quella del primo taglio in 8. o 10. giorni basta per rimettere un cavallo quando ne mangi in abbondanza. Si è notato che un cavallo dopo aver mangiato una certa quantità d’erba medica piglia circa una mezz’ora di riposo; quindi ritorna, con un ardor tutto nuovo a mangiarne. Se ad un cavallo pascolato di fieno o mantenuto a fieno volete togliere l’avena somministrateli una buona misura di quest’erba. Calcoli assai vcrisimili stabiliscono come cosa certa che un solo jugero d’erba medica rende più di foraggio che non ne rendono sei jugeri di prato buono. Se crediamo a Columella gran partitante dell’erba medica e che ne trattò bene, un jugero di terreno messo a erba medica è più che sufficiente a nudrir 3. cavalli per un anno intero. In questo fatto sembravi un poco di esagerazione. Ciò che è vero ed accertato da un numero d’esperienze, un jugero di erba medica ben tenuto può produrne egualmente da 6. a 10. carri di fieno, che è quanto un cavallo può consumare in un anno; quando per l’ordinario 3. jugeri o siano 12. pertiche si assegnano per mantenimento d’un cavallo' sì in grano che in fieno. E Miller attesta di aver sentito da persone degne di fede che tre aere di erba medica sole aveano nodrito dal fin d’aprile fino al cominciamento d’ottobre 10. cavalli che lavoravano abitualmente. Se vogliasi aumentare la ricolta dell’erba medica deve adacquarsi ogni inverno con Sgocciolo di letamaio ed ogni 3. anni ingrassarsi come i prati. L’erba medica è ancora assai buona per allevare poliedri, vitelli, agnelli e capretti, essa fortifica considerabilmente i giovani animali, li rende vivaci e li mette in istato di ben resistere ad un freddo rigoroso. Il nascere in abbondanza quest’ erba e lo spuntare prima d’ogn’altra fa comprendere quanto sia utile la di lei cultura. Può essa servire di cibo anche agli uomini. Le cime di erba medica tagliate la primavera ed accomodate come gli spinaci sono una vivanda non ispregievole.
Dizionario universale economico rustico
Contiene alcaloidi come stachidrina; aminoacidi come arginina, lisina, metionina; carboidrati come amido, cellulosa, glucosio; cumarine come melilotoside; flavonoidi come apigenina e quercetina; lipidi come acidi grassi omega-3 e omega-6; proteine come legumina e RuBisCO; sali minerali come calcio, ferro, magnesio, potassio; saponine come medicosaponine; terpenoidi come beta-carotene; vitamine A - gruppo B - C - D - E - K; ha proprietà antibatteriche, antiemorragiche, antinfiammatorie antiossidanti, antipiretiche, antireumatiche, antispasmodiche, antivirali, cardiotoniche, depurative, digestive, emetiche, funghicide, ipocolesterolemizzanti, rimineralizzantei toniche, vitaminizzanti.
Sconsigliato l'uso ai diabetici, alle donne in gravidanza e in allattamento, a chi soffre di problemi gastrintestinali, e a chi segue una terapia con anticoagulanti orali, con farmaci immunosoppressori, con ormoni.
Nel linguaggio dei fiori, l'erba medica rappresenta il nutrimento, la prosperità, e il sostegno, un rametto puù andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.
Lieta Festa di San Giovanni e grazie a tutti coloro che ancora una volta mi hanno seguito in questo cammino erboristico!
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.
Per ulteriori informazioni
Eclissi di primavera
Equinozio di primavera in corona di palme
Aequa-nox di primavera
Di equinozi e solstizi
Lo sguardo ravvicinato tra Terra e Luna accoglie l'equinozio di primavera
Primavera come in un quadro
Aldebaran, Luna e Marte in equinozio di primavera
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Sei bravissima e bravissima non è sufficiente per esprimere quello che sei. Buona festa di San Giovanni.
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