domenica 26 febbraio 2023

Invocábit me, et ego exáudiam eum

Candela del Mercoledì delle Ceneri

Candela del Mercoledì delle Ceneri

Il Sacrificium quadragesimalis initii - Inizio del sacrificio quaresimale era in origine affidato alla Prima Domenica di Quaresima, nel VI secolo l'inizio fu anticipato al mercoledì precedente che prese il nome di Mercoledì delle Ceneri.
La Prima Domenica di Quaresima è conosciuta come Invocabit - Invocherà dalla prima parola del primo verso dell'introito che apre la celebrazione:

Invocábit me, et ego exáudiam eum;
erípiam eum, et glorificábo eum,
longitúdine diérum adimplébo eum.

Egli mi invocherà e io gli risponderò;
sarò con lui nell'avversità; lo libererò e lo glorificherò.
Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza.

Salmo 91, 15-16

Croce delle Domeniche di Quaresima

Croce delle Domeniche di Quaresima

È detta anche Domenica della Tentazione, perché si rievocano le tre tentazioni di Gesù nel deserto:
La tentazione del pane
La tentazione dellinvocare l'intervento di Dio
La tentazione dell'adorazione di Satana

" Allora Gesù fu condotto dallo Spirito su nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
E, dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame.
E il tentatore, accostatosi, gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pani”.
Ma egli rispondendo disse: “Sta scritto:
'Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio'”.
Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa e lo pose sul pinnacolo del tempio
e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:
'Egli darà ordine ai suoi angeli intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra'”.
Gesù gli disse: “È anche scritto:
'Non tentare il Signore Dio tuo'”.
Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse:
“Tutte queste cose io te le darò, se, prostrandoti, tu mi adori”.
Allora Gesù gli disse: “Vattene, Satana, poiché sta scritto:
'Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il culto'”.
Allora il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli vennero a lui e lo servivano. "

Matteo 4,1-11

Invocábit me, et ego exáudiam eum - Prima Domenica di Quaresima

Diffusore con petali e foglie di melo per la Prima Domenica di Quaresima

Diffusore con petali e foglie di melo, cadute spontaneamente dall'albero, per la Prima Domenica di Quaresima

Lieta Prima Domenica di Quaresima

A breve il reel dell'accensione della prima candela 

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mercoledì 22 febbraio 2023

In Capite Jejunii

In Capite Jejunii - A capo del digiuno e la locuzione latina che indica il giorno in cui vengono bruciati i rametti di ulivo benedetti l'anno precedente durante la Domenica delle Palme, la cenere che se ne ricava viene usata nella cerimonia dell'imposizione delle Ceneri in cui il prete con la mano disegna una croce sulla fronte delle fedeli e sul capo dei fedeli recitando una di queste due formule:

Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris - Uomo, ricordati che sei polvere e in polvere tornerai

Paenitemini, et credite Evangelio - Convertitevi e credete al Vangelo

In questo giorno inizia la Quaresima che ci porterà alla Pasqua e noi lo conosciamo come Mercoledì delle Ceneri. 
Nel 1787 cadeva il 20 febbraio e Johann Wolfgang von Goethe lo viveva a Roma ricordando il Carnevale romano appena passato:

" Mercoledì delle Ceneri.

Tutte le pazzie ora sono finite. Gl’innumerevoli moccoletti di ieri sera furono però, per dir vero, spettacolo curioso. È d’uopo aver visto il carnovale a Roma, per essere pienamente liberi dal desiderio di vederlo altra volta. Non è cosa la quale si possa scrivere; narrata a voce potrebbe darsi riuscisse dilettevole. La cosa la quale riesce ingrata in quello, si è che fanno difetto ai più la gioia spontanea; quel tanto di danaro che pure occorrerebbe, per prendersi spasso. I grandi sono economi, si tengono in disparte; il ceto medio è di ristrette fortune; il popolo senza brio, senza vita. Nell’ultimo giorno vi fu un chiasso indescrivile, ma non vera gioia. Il cielo di una purezza e di una splendidezza rara, illuminava, nobile ed innocente, tutte quelle stravaganze.
Dal momento però, che costà non sarà possibile imitarlo, mando per trattenimento dei ragazzi le maschere del carnovale, ed i costumi propri dei Romani disegnati e dipinti, i quali potranno tenere luogo a quei cari piccini di un capitolo, che fa difetto nell’Orbis pictus. "

Ricordi di viaggio in Italia nel 1786-87 (1816-1817) - Roma
Johann Wolfgang von Goethe  
Traduzione  Augusto Nomis di Cossilla 1875

In Capite Jejunii - Mercoledì delle Ceneri

Nel giugno dello stesso anno da Napoli Goethe ritorna a Roma e qui occupandosi dei resoconti del suo primo soggiorno romano, a proposito del Mercoledì delle Ceneri, scrive:

" Così è passata come un sogno, come una favola, questa festa dell'intemperanza, e nell'animo di chi vi ha assistito ne rimane forse ancor meno che in quello dei nostri lettori, all'immaginazione e all'intelletto dei quali abbiamo presentato un tale quadro nelle sue linee d'insieme.
Se nel bel mezzo di codeste follie il rozzo Pulcinella ci rammenta spavaldo le gioie amorose cui siamo debitori del nostro essere, se una qualche Baubol vilipende sulla pubblica piazza il mistero della maternità, se tante candele accese nella notte evocano al nostro spirito la solennità estrema, ciò non fa che esortarci a riflettere, in mezzo alle insensatezze, sui principali momenti della nostra vita.
Ancor più nettamente questa via lunga, stretta, piena di folla, richiama al pensiero il cammino dell'esistenza terrena, dove ogni attore o spettatore, a viso scoperto o mascherato, affacciato al balcone o seduto in una tribuna, non vede intorno e dinanzi a sé che un esiguo spazio, e sia in carrozza che a piedi avanza passo passo, piuttosto incalzato che camminando, piuttosto costretto a fermarsi che non sostando liberamente; oppure moltiplica gli sforzi per arrivar là dove possa muoversi più facilmente e più lietamente, e una volta che vi sarà arrivato si troverà in nuove angustie e finalmente sarà respinto.
Se ci è lecito continuare a parlare con maggior gravità di quanto l'argomento in apparenza comporti, osserveremo che i piaceri più intensi e più vivi, non diversamente dai cavalli sfreccianti, ci si mostrano solo per un istante, senza quasi lasciar traccia nell'anima; che libertà e uguaglianza possono assaporarsi solo nella vertigine della follia; e che non c'è gioia più grande e affascinante di quella che proviamo sfiorando il pericolo, della voluttà dolce e terribile che ci proviene dalla sua vicinanza.
Si potrà così dire che anche noi, pur senza volerlo, abbiamo concluso il nostro carnevale con una meditazione da mercoledì delle Ceneri; ma con essa non vogliamo certo immalinconire i nostri lettori.
Ci auguriamo piuttosto che, essendo la vita nel suo complesso altrettanto imprevedibile, ingrata e, tutto sommato, irta di rischi quanto il carnevale romano, questa spensierata falange di maschere serva d'ammonimento a ricordare l'importanza d'ogni attimo di gioia, per quanto fugace possa sembrare, che ci è concesso dalla vita. "

Viaggio in Italia - Goethe Johann Wolfgang
Traduzione Roberto Fertonani

Lieto In Capite Jejunii - Mercoledì delle Ceneri!

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martedì 21 febbraio 2023

Martedì Grasso in piazza San Carlo

 

Festa di carnevale sul terrazzo del Circolo degli Artisti - litografia 1858 Casimiro Teja

Festa di Carnevale sul terrazzo del Circolo degli Artisti - litografia 1858 Casimiro Teja

21, martedì

Che triste scena vedemmo oggi al corso delle maschere! Finì bene; ma poteva seguire una grande disgrazia. In piazza San Carlo, tutta decorata di festoni gialli, rossi e bianchi, s’accalcava una grande moltitudine; giravan maschere d’ogni colore; passavano carri dorati e imbandierati, della forma di padiglioni di teatrini e di barche, pieni d’arlecchini e di guerrieri, di cuochi, di marinai e di pastorelle; era una confusione da non saper dove guardare; un frastuono di trombette, di corni e di piatti turchi che lacerava le orecchie; e le maschere dei carri trincavano e cantavano, apostrofando la gente a piedi e la gente alle finestre, che rispondevano a squarciagola, e si tiravano a furia arancie e confetti; e al di sopra delle carrozze e della calca, fin dove arrivava l’occhio, si vedevano sventolar bandierine, scintillar caschi, tremolare pennacchi, agitarsi testoni di cartapesta, gigantesche cuffie, tube enormi, armi stravaganti, tamburelli, cròtali, berrettini rossi e bottiglie: parevan tutti pazzi. Quando la nostra carrozza entrò nella piazza, andava dinanzi a noi un carro magnifico, tirato da quattro cavalli coperti di gualdrappe ricamate d’oro, e tutto inghirlandato di rose finte, sul quale c’erano quattordici o quindici signori, mascherati da gentiluomini della corte di Francia, tutti luccicanti di seta, col parruccone bianco, un cappello piumato sotto il braccio e lo spadino, e un arruffio di nastri e di trine sul petto; bellissimi. Cantavano tutti insieme una canzonetta francese, e gettavan dolci alla gente, e la gente batteva le mani e gridava. Quando a un tratto, sulla nostra sinistra, vedemmo un uomo sollevare sopra le teste della folla una bambina di cinque o sei anni, una poverella che piangeva disperatamente, agitando le braccia, come presa dalle convulsioni. L’uomo si fece largo verso il carro dei signori, uno di questi si chinò, e quell’altro disse forte: - Prenda questa bimba, ha perduto sua madre nella folla, la tenga in braccio; la madre non può essere lontana, e la vedrà, non c’è altra maniera. - Il signore prese la bimba in braccio; tutti gli altri cessarono di cantare, la bimba urlava e si dibatteva, il signore si tolse la maschera; il carro continuò a andare lentamente. In quel mentre, come ci fu detto poi, all’estremità opposta della piazza, una povera donna mezzo impazzita rompeva la calca a gomitate e a spintoni, urlando: - Maria! Maria! Maria! Ho perduto la mia figliuola! Me l’hanno rubata! Mi hanno soffocato la mia bambina! - E da un quarto d’ora smaniava, si disperava a quel modo, andando un po’ di qua e un po’ di là, oppressa dalla folla, che stentava ad aprirle il passo. Il signore del carro, intanto, si teneva la bimba stretta contro i nastri e le trine del petto, girando lo sguardo per la piazza, e cercando di quietare la povera creatura, che si copriva il viso con le mani, non sapendo dove fosse, e singhiozzava da schiantarsi il cuore. Il signore era commosso, si vedeva che quelle grida gli andavano all’anima; tutti gli altri offrivano alla bimba arancie e confetti; ma quella respingeva tutto, sempre più spaventata e convulsa. - Cercate la madre! gridava il signore alla folla, - cercate la madre! - E tutti si voltavano a destra e a sinistra; ma la madre non si trovava. Finalmente, a pochi passi dall’imboccatura di via Roma, si vide una donna slanciarsi verso il carro... Ah! mai più la dimenticherò! Non pareva più una creatura umana, aveva i capelli sciolti, la faccia sformata, le vesti lacere, si slanciò avanti mettendo un rantolo che non si capì se fosse di gioia, d’angoscia o di rabbia, e avventò le mani come due artigli per afferrar la figliuola. Il carro si fermò. - Eccola qui -, disse il signore, porgendo la bimba, dopo averla baciata, e la mise tra le braccia di sua madre, che se la strinse al seno come una furia... Ma una delle due manine restò un minuto secondo tra le mani del signore, e questi strappatosi dalla destra un anello d’oro con un grosso diamante, e infilatolo con un rapido movimento in un dito della piccina: - Prendi, - le disse, - sarà la tua dote di sposa. - La madre restò lì come incantata, la folla proruppe in applausi, il signore si rimise la maschera, i suoi compagni ripresero il canto, e il carro ripartì lentamente in mezzo a una tempesta di battimani e d’evviva.

Cuore - Febbraio - L'ultimo giorno di carnevale - 1886
Edmondo De Amicis

Lieto Martedì Grasso!

domenica 19 febbraio 2023

Carnovale

 Carnovale - Cesare Ripa

Il Carnovale è quel breve periodo di tempo che tra il Natale e la Quaresima segna il passaggio dall'inverno alla primavera e, poichè in allegria si da fondo alle provviste rimaste e si è ben disposti a contrarre anche dei debiti per regalare alla propria vita un tempo di copiosa opulenza che riempa i modesti piatti di terracotta con ogni bendìdio prima che la Quaresima riconduca alla realtà,

" ... Vedi bene quanti sono coloro che il creditore,
sovente deluso, sta ad aspettare là dove si entra al mercato,
ché costoro è nel solo palato che ripongono la ragione di vita.
E tra questi, chi cena meglio e in modo più raffinato, è il più spiantato,
colui che sta per piombare in un disastro già chiaro.
Nell’attesa va in cerca di cibi gustosi senza che il prezzo
ne freni la voglia; anzi, se guardi più a fondo,
vedrai che gli vanno più a genio le cose che costan di più.
Trovar poi la somma da scialacquare non è, per loro, difficile:
basta impegnar le stoviglie o vendere, pezzo per pezzo, la statua
della madre ed eccoti, su un piatto di terracotta, una vivanda
da quattrocento sesterzi (anche se, così facendo, si arriva
alla sbobba dei gladiatori). Ma va distinto tra chi gode di tali delizie ... "

Satire - XI
Giovenale
Traduzione Ugo Dotti

iconograficamente è rappresentato da un uomo pacioccone e di bassa statura e, come i partecipanti alla festa che la indossano a partire dal 17 gennaio in cui si ricorda Sant'Antonio Abate, sul volto porta una maschera strumento di quel rovesciamento dei ruoli che permette di essere altro da sé; ha in testa una corona di edera, sacra a Bacco portatore di quei fiumi di vino che delizieranno le giornate, e al di sopra di essa una falce di luna che per sua natura mutevole simboleggia la pazzia caratteristica peculiare delle carnascialate.

" ... Salomone disse nell'Ecclesiastico: Il Savio a guisa del Sole dà in un proposito fermo, e lo sciocco è come la Luna mutabile. E scrive S. Matteo d'un giovane lunatico, che hora usava di cascare nel fuoco, hora nell'acqua. Il che se tu vorrai intendere quanto allo spirito, in cotali huomini puoi considerare alcuni impeti, che subito in loro si muovono di far bene, di maniera, che paiono degni di lode, à quelli però, che nó hano havuta notitia di quei lor lucidi intervalli: perché ad un tratto gli vedrai divenir minori, e quello, che in loro haveva sembianza di lume, nó é lume di giorno, ma di notte, il quale già di maniera vien meno. che in tutto manca, e eglino talhora cascano nel fuoco, cioè nell'ardore della concupiscenza, ne gl'antichi sdegni, e nel desiderio di vendetta, nella voglia d'accumular denari, e negl'altri-vitij: talhora traboccano nell'acqua, cioè ne i pericolosi pensieri mondani, e nella disperatione del perseverare, nelle perturbate onde dell'ambitione, e nel mare de i civili travagli, combattuti da una perpetua istabilità. Peroché la vita humana (come altrove dicemmo) per lo più viene assomiglìata all’istabilità del mare. "

I ieroglifici overo Commentarii delle occulte significationi de gl'Egittij, e altre nationi
Giovanni Pierio Valeriano - 1625 


Carnevale, è vestito con un abito teatrale che porta dei galloni composti da una moltitudine di penne di uccelli diversi e se da una parte sono dipinti spartiti e vari strumenti musicali quali chitarre, mandole, oboe, traversieri, violini, violoni, dall'altra vi è una variegata rappresentanza di bicchieri, fiaschi di vino, volatili pronti per essere cucinati e vivande fumanti di carni. Con la mano sinistra tiene un ramo di foglie di fico che rimanda alle trasgressioni sessuali

" ... Mi son risioluto attorniare l'arma vostra di ghirlanda tessuta d'olivo, di vite, e di rami di fico: d'olivo perché tal'arbore fusse inditio della mansuetudine, e serenità vostra: di vite, perché io scoprissi l'allegrezza, e mia, e di tutt'i letterati: del fico, perché da quello s'accennasse la dolcezza de vostri costumi, e già potete conoscere dall'istesso trattato, che cose queste siano ... "

I ieroglifici overo Commentarii delle occulte significationi de gl'Egittij, e altre nationi
Giovanni Pierio Valeriano - 1625 
 
e con la destra una borsa da cui vengono versate delle monete che rimandano allo sperpero messo in atto. Accanto a lui un cavallo senza briglie che con la sua esuberanza vuole manifestare tutto l'impeto di quella gioventù a cui tutto è permesso, più propensa rispetto alla maturità a calarsi tra gli statuti carnevaleschi concedendosi ai molli piaceri, alle passioni sfrenate e al tripudio della giocondità per poi farsi prendere dai rimorsi una volta rientrata nella dimensione della moralità che apre la strada alla Quaresima.

Cieco desìo, come Destrier feroce,
Che armato ha il fen d' infaticabìl lena
Indomito, superbo, il piè veloce
Quae la volgendo a suo piacer mi mena,

Pensa sé giova a me, che il reggo appena,
O minacciar di verga, o alzar di voce,
Che morso di ragion pia nol raffrena,
Né l'aspro ai fianchi ognor stimolo atroce.

Così precipitoso Ei mi trasporta
A perir seco, e chiamo invan soccorso,
Io che son senza forze, e senza scorta.

Ed oh! qual sento allor crudo rimorso,
Che mi sgrida: ecco dove alfin ne porta
L'empio Destrier, se non s'avvezza al morso.

Antonio Zampieri

Lieta domenica di Carnevale!

Nota - per dare continuità al testo è preferibile saltare e leggere dopo le citazioni in giallo.

giovedì 16 febbraio 2023

Nel Berlingaccio le berghinelle e i berlingatori al berlengo per berlingare con il berlingozzo

" ... Era tornato il tempo fresco e bello
Di primavera, ogni prato fioriva;

E’ conficcava il capo in sul primaccio*,
Unto e bisunto come un berlingaccio ... "

primaccio* = Guanciale imbottito di piume

Morgante maggiore
Luigi Pulci

Nella tradizione toscana il Giovedì Grasso prende il nome di Berlingaccio termine che deriva dal tardo latino berlenghum italianizzato in berlengo e indica la tavola su cui si mangia e si gioca che, ricca di prelibatezze, nel giovedì carnascialesco diventa protagonista; i commensali, berghinelle e berlingatori berlingaiuoli, sono pronti a berlingare ovvero a ciarlare, a cinguettare e a divertirsi con lo stefano* satollo di ghiottonerie e leccornie accompagnate da buon vino; ad aprire le portate c'è l'antipasto, apprezzato da Cosimo de' Medici, un dolce a forma di ciambellone i cui ingredienti principali sono farina, uova, zucchero, vin santo e olio extravergine d'oliva, i popolani lo portavano al collo nel far tempone* e per seguire la ritualità di cui fa parte è chiamato berlingozzo.

stefano* = stomaco, ventre
far tempone* = liberarsi dai pensieri e dalle preoccupazioni per godere e far baldoria

Giovedì Grasso - Il Berlingaccio - Giuseppe Piattoli XVIII secolo

Il Berlingaccio - Giuseppe Piattoli XVIII secolo

Nella stampa si legge: "È questo il dì che gioia al cuor dispensa con urli, strida, balli e lauta mensa"


Vi lascio la ricetta toscana del berlingozzo:

Ingredienti

400 g. di farina 00
170 g. di zucchero
2 uova e 2 tuorli
2 arance provenienti da agricoltura biologica
2 dl di Vin Santo
1/2 dl di liquore all’anice
1 cucchiaio d'olio extravergine d'oliva
1 bustina di di lievito per dolci
burro per ungere lo stampo
sale q.b.

Preparazione

Unite le uova con i tuorli e una parte dello zucchero, 150 g. circa, montate il tutto versando a filo l'olio e rendete il composto spumoso, aggiungete la scorza grattugiata delle arance precedentemente lavate, il vin santo, il liquore all'anice, la farina setacciata incorporata con il lievito e infine il sale, amalgamate e versate l'impasto nello stampo per ciambelloni dopo averlo imburrato e infarinato. Infornate avendo l'accortezza di  preriscaldare il forno e cuocete a 160° per  45 minuti. 
Nel frattempo in un pentolino su fiamma bassa versate il succo ricavato dalle arance e il resto dello zucchero, portate a ebollizione e lasciate sobollire per 4-5 minuti.
Tirate fuori dal forno il berlingozzo e lasciatolo intiepidire, disponetelo poi sul piatto di portata, cospargetelo con lo sciroppo di arance e gustatelo una volta che si sarà raffreddato.

Il berlingozzo per il Berlingaccio - Giovedì Grasso

Il berlingozzo per il Berlingaccio - Giovedì Grasso

Canzona de’ fornai.

" O donne, noi siam giovani fornai,
dell'arte nostra buon maestri assai.
Noi facciam berlingozzi e zuccherini ... "

Canti Carnascialeschi
Lorenzo de' Medici

Lieto Giovedì Grasso!

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martedì 14 febbraio 2023

I comandamenti dell'amore

Andreas Capellanus, italianizzato in Andrea Cappellano, vissuto tra il 1150 e il 1220, riconducibile a quell'Andrea che tra il 1185 e il 1187 ha assunto il ruolo di cappellano alla corte di Francia della contessa Maria di Champagne figlia di Luigi VII e della regina Eleonora, è l'autore del De Amore un celebre trattato che Gaston Paris definisce " il codice più completo dell'amore quale si trova in atto nei romanzi cortesi ".
L'opera conosciuta anche come De arte honeste amandi o Gualtieri che indica il nome del personaggio a cui il testo è indirizzato, è composta da tre libri:
Nel primo viene presentata la natura dell’amore e dei sentimenti che ne scaturiscono; il modo di corteggiare una donna a seconda del suo ceto sociale, la differenza tra nobiltà di sangue e nobiltà di spirito nella relazione tra due amanti e il comportamento da tenere dal ceto dei chierici e degli intelletuali.

" ... Amore è una passione dentro nata per pensiero sanza modo di cosa veduta, procedente da forma di generazione diversa dalla persona che pensa, per la qual passione l’una persona sopra tutte cose disidera d’usare gli abracciamenti dell’altra, e di comune volere compiere tutte cose nel comandamento dello amore ... "

De Amore - Libro I
Andrea Cappellano

Nel secondo; in quel contesto culturale caratterizzato dall'amor cortese feudatario in cui l'uomo è ŏbedĭens - obbediente cavaliere della donna mindoz domina eius - dama sua sovrana che riconosce la sua libertà e il suo potere nel concedere in segreto all'amante il suo cuore contrapposto al suo corpo diventato possesso del marito attraverso i consueti negoziati tra famiglie; si parla dei metodi per far crescere e mantenere l'amore ed è qui che Andrea Cappellano elenca i 13 comandamenti dell'amor cortese:

I Evitare l’avarizia ed essere generosi
II Evitare in tutti i modi di dire bugia
III Non parlar male degli altri
IV Non diffondere dicerie sugli amanti
V Non manifestare il tuo amore a più d'uno
VI Essere fedeli all'amante
VII Non turbare consciamente l'amore altrui che è perfetto in se stesso
VIII Non amar donne tue parenti
IX Ubbidire a tutti i comandamenti delle donne
X Sforzati sempre di amare
XI Sii cortese e gentile in tutte le cose
XII Non ti stancare di fare piaceri d'amore come vuole il tuo amante
XIII Non ti vergognare di dare e ricevere piaceri d'amore.

De Amore - Libro II
Andrea Cappellano

Infine nel terzo ed ultimo libro si sviluppa la reprobatio amoris - riprovazione d’amore che capovolge la prospettiva con la disapprovazione degli intrattenimenti amororosi, sopratutto extraconiugali delineati nei primi due libri per riconoscerne le caratteristiche allo scopo di cautelarsi.

Le ombre di Paolo e Francesca appaiono a Dante e Virgilio 1855 - Ary Scheffer - Wallace Collection - Londra

Le ombre di Paolo e Francesca appaiono a Dante e Virgilio 
1855 
 Ary Scheffer
Wallace Collection - Londra


Auguro a tutti un amore senza regole che sia l'espressione di ciò che più desiderate qualsiasi sia la forma che assume.
Lieto San Valentino!

Per chi è interessato:

San Valentino
Io e te
Lettera di Valerie
" Arda di dolcezza il core "
Lascia che ti dia il mio amore
Sotto un cielo blu
Uno sguardo verso il cielo

giovedì 2 febbraio 2023

La sera della Candelora

Sono passati quaranta giorni dalla nascita di Gesù e oggi festeggiamo la sua Presentazione al Tempio e la Purificazione di Maria, le candele sono state benedette e come da tradizione riponiamo le decorazioni.

Lieta sera della Candelora! 

Sera della Candelora

" ... Nei giorni della Candelora, il tempo cioè in cui si spogliano nei nostri paesi gli alberi di Natale, si gettano fra l’immondizia, da dove i ragazzini sfaccendati li riprendono, li trascinano fra la cenere e altre porcherie e li usano per ogni sorta di giochi, nei giorni della Candelora dunque, era successa la cosa terribile. Quando mio cugino Johannes, dopo aver acceso per l’ultima volta l’albero la sera della Candelora, cominciò a staccare i nanetti dai loro uncini, la mia – fino allora – così dolce zia cominciò a urlare da far pietà e tanto forte e tanto improvvisamente che mio cugino spaventato perse il controllo dell’albero che già leggermente oscillava e fra scricchiolii e sinistri tintinnii – nanetti e campane, incudini e angelo – tutto precipitò fra le urla di mia zia ... "

Tutti giorni Natale
Heinrich Boll
Traduzione Lea Ritter Santini
Per ulteriori informazioni:

mercoledì 1 febbraio 2023

Maria dei Gaeli

1 febbraio - Festa di Santa Brigida d'Irlanda

Dalle fonti annalistiche risulta che santa Brigida di Kildare sia vissuta tra la seconda metà del V secolo d.C. e il primo quarto del VI secolo d. C.
Con l'attestazione di undici personaggi storici nell'agiografia di Cogitosus e delle altre che ci sono pervenute e che si rifanno alla Vita Brigidae scritta nel VII secolo dal vescovo Ultán di Ard Breccáin che riporta i fatti del V-VI secolo, la nascita di santa Brigida è segnata al 439 d. C. e la sua morte al primo febbraio del 524 d.C.
Cogitosus ci dice che i suoi nobili genitori si chiamavano Dubthach e Broicsech, nelle varianti suo padre Dubthach, figlio di Deimre, era un capo militare del clan degli Uí Bressail appartenenti al popolo dei Fothairt che prevalentemente viveva nell'attuale contea di Offaly e sua madre Broicsech era una schiava cristiana ceduta incinta, a un poeta, da Dubthach che mantenne il diritto di proprietà sulla nascitura; il poeta diede Broicsech a un druido/mago ed è nella sua casa a Faughart* che nasce Brigida e viene nutrita con il latte di una mucca bianca con le orecchie rosse.

Faughart* = Cogitosus il primo biografo non indica l'esatto luogo di nascita di santa Brigida, è la tradizione tardo medievale a parlare di Faughart

Una mucca bianca con le orecchie rosse che nutrì Santa Brigida

La bambina cresce e viene ripresa dal padre che la fa lavorare nel suo stabilimento caseario ad est di Cruachan Breg Éile, Cogitosus sostiene invece che è la madre a occuparla nel caseificio paterno affinché diventi un esempio per le altre donne lì impiegate; Brigida si occupa del bestiame e trasforma il latte in burro che prontamente distribuisce a chi ne ha bisogno, la sua generosità viene messa in difficoltà quando durante una verifica sulla produzione i genitori le chiedono di riempire un cesto con il burro che ha realizzato, lei ne è sprovvista ma non si perde d'animo, va in cucina e prega:

"... e accesa dalla fiamma inestinguibile della fede, e ferma, si rivolse al Signore e pregava. E senza indugio, il Signore, ascoltando la voce della vergine e le sue preghiere, per la munificenza del divino Dio, poiché è un aiuto nelle occasioni, era presente, e per la fiducia della vergine in sé stessa fece un'abbondante scorta di burro... "

Vitae Brigidae
Cogitosus
Liberamente tradotto da me medesima

" La mia cucina dove il Dio puro ama dimorare,
Una cucina che il mio Re ha benedetto,
Una cucina che ha il burro.
Il Figlio di Maria, il mio santo Amico
viene a benedire la mia cucina;
Il Principe di tutto il mondo
Viene a benedire la mia zangola. "

ed ecco che si compie il miracolo che le permette di riempire il cesto.
Dubthach vuole che Brigida si sposi ma lei preferisce dedicare la sua vita a Dio e il padre rassegnato acconsente solo quando la ragazza prende la sua spada cerimoniale e la regala ai poveri. 
Per Cogitosus la funzione della presa del velo, che si tiene a Mag Tulach, attuale baronia di Fartullagh Co. Westmeath; è eseguita da Mac-Caille; nella variante del Bethu Brigte è ottemperata da Mel che legge il formulario per la consacrazione del vescovo e tale diventa Brigida che nelle immagini sacre viene spesso rappresentata con il bastone pastorale; questo status di autorità amministrativa, prettamente maschile che santa Brigida consegna a tutte le badesse di Kildare fino al Sinodo di Kells del 1152, dalla metà del XX secolo le vale il titolo di icona femminista.

1 febbraio - Festa di Santa Brigida d'Irlanda

Santa Brigida è la fondatrice di vari monasteri, quello di Clara, nella contea di Offaly è il primo mentre il più importante è quello di Kildare, si racconta che il re supremo di Leinster, che risiedeva a Dún Ailinne, le avesse concesso un territorio pari alle dimensioni del suo mantello, lei lo stese sul terreno, con l'aiuto di Dio riuscì a coprire l'intera pianura di Curragh e poi lo appoggiò su un albero di betulla, da qui nasce un'usanza praticata durante la vigilia della festa di santa Brigida: una coperta di lana verde, a ricordo del mantello che ricoprì la pianura, viene posta su un albero e si lascia fuori tutta la notte per essere benedetta da santa Brigida, la si riprende la mattina seguente per avvolgere chi vuole conservare la propria verginità o chi è affetto dai mali di stagione.
Il monastero di santa Brigida viene edificato sotto una grande quercia e pertanto il luogo che originariamente si chiamava Drumcree contrazione del gaelico Drum Criadh - Cresta di Argilla diventa Kildare contrazione del gaelico Cill Dara - Chiesa della Quercia. Inizialmente doveva trattarsi di un cenobio femminile, in seguito la navata della chiesa venne divisa in due sezioni uguali con due ingressi separarti, la parte esposta a nord fu riservata alle monache, quella a sud ai monaci; da Cogitosus sappiamo che Brigida invitò Conláed/Conleth - Conaledo membro dei Dál Messin Corb dell'attuale area di Co. Wicklow, e nipote di Eimire, e gli propose di occuparsi della parte maschile del monastero mentre lei avrebbe gestito quella femminile.
Presso i lati dell'altare maggiore le tombe finemente decorate di Santa Brigida e di Conaledo, illuminate da lampade sospese d'oro e d'argento, sono il segno di un'attività di produzione di pregiate opere in metallo e il ritrovamento nello scriptorium di un evangelario pari al Libro di Kell attesta la raffinata operatività degli amanuensi. 
Santa Brigida è definita Muire na nGael - Maria dei Gaeli e ha reso Kildare un centro di notevole interesse per il mondo cristiano, dopo la sua morte avvenuta nel 524 il suo culto è stato diffuso in Europa da San Donato e San Foillan. È stata eletta patrona d'Irlanda e i suoi resti sono stati riesumati e in parte portati a Downpatrick per essere posti vicino a quelli di san Patrizio e di san Columba di Iona con cui condivide il patronato irlandese. Il cranio invece è stato portato in Portogallo nell' Igreja de Sao Joao Baptista di Lisbona.

Giraldus Cambrensis ci dice:

" ... al tempo di S. Brigida venti suore erano qui (Kildare) impegnate nella guerra del Signore, lei stessa era la ventesima, dopo la sua gloriosa dipartita, diciannove hanno continuato a mantenere la comunità, il loro numero non è mai stato aumentato. Ognuna ha la cura del fuoco per una sola notte, l'ultima suora, dopo aver messo della legna sul fuoco, dice, 'Brigida, occupati del tuo fuoco, perché questa notte appartiene a te'. Poi lascia il fuoco e al mattino si scopre che il fuoco non si è spento e che è stata consumata la solita quantità di combustibile. Questo fuoco è circondato da una siepe, fatta di pali e sterpaglie, che forma un cerchio, all'interno del quale nessun uomo può entrare; e se qualcuno osasse farlo, non sfuggirebbe alla vendetta divina. Inoltre, è lecito solo alle donne soffiare il fuoco, e devono usare a tale scopo dei soffietti, e non il proprio fiato ".

Topographia Hibernica - Seconda distinctiones De mirabilibus Hiberniae et miraculis - XXXIV
1185 - 1188
Giraldus Cambrensis
Liberamente tradotto da me medesima

Le diciannove suore cristiane su citate che mantengono il fuoco perpetuo di santa Brigida vengono prese da alcuni neopagani anticristiani, per adeguarmi alla loro conoscenza antropologica dovrei usare il termine "rubate", e, con il giochetto psicologico del paganesimo viene prima, sono trasformate in "druidesse" addette alla venerazione di quella dea Brigantia, "grande madre d'Europa e triplice dea", di cui in Irlanda non c'è traccia, vedi Imbolc in Santa Brigida.

Nelle Sacre Scritture i vari aspetti simbolici del fuoco erano ben conosciuti e nell'Antico Testamento a proposito del fuoco perpetuo leggiamo:

" ... Il fuoco sarà tenuto acceso sull’altare e non lo si lascerà spegnere; il sacerdote vi brucerà legna ogni mattina, vi disporrà sopra l’olocausto e vi brucerà sopra il grasso dei sacrifici di comunione. Il fuoco deve essere sempre tenuto acceso sull’altare, senza lasciarlo spegnere... "

Levitico 6, 5-6

La tradizione irlandese, rievocando la purificazione biblica che avviene attraverso il fuoco, vuole che le croci di Santa Brigida, poste il primo febbraio dell'anno precedente sugli usci delle case per proteggerle, vengano bruciate e sostituite da quelle nuove create durante la vigilia della festa.

Croci di Santa Brigida bruciate il primo febbraio per essere sostituite da quelle nuove

Le pietre in cerchio sono 20 e simboleggiano Santa Brigida d'Irlanda con le sue consorelle che mantengono il fuoco perpetuo

Croci di Santa Brigida d'Irlanda

Lieta Festa di Santa Brigida d'Irlanda

Spirali di scorza d'arancia

Nel diffusore d'essenze spirali di scorze d'arancia

A breve il reel sulla Festa di Santa Brigida d'Irlanda 


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