venerdì 18 giugno 2021

Contano le streghe le spighe di lavanda

«Che ccrompi?» «Crompo l’acqua de lavanna». 
«Che ddiavolo sce fai?» «Pe ddà l’odore».
«E ppoi dove la porti?» «A la locanna».
«E ppe cchi sserve?» «P’er Commannatore». 

O mmatti come la raggion commanna!
Sciacquatura de culi de signore
ha da esse ’no spirito de manna
da méttete p’er naso un bon fragore!

Ma ssi tte dico, cristo, che ssò ccose
cose da diventacce sticcaleggna,
e ddoppo imminestrà bbôtte fecciose.

Sto monno-novo tanto se l’ingeggna
c’ha ttrovo a ddà ppe bbàrzimo de rose
l’acqua che cce se laveno la freggna.

Per la traduzione automatica Google in modo che chi non parla l'italiano possa capire qualcosa: 

«Che compri?» «Compro l’acqua de lavanda». 
«Che diavolo ci fai?» «Per dare l’odore».
«E poi dove la porti?» «Alla locanda».
«E ppe cchi sserve?» «Per il Commendatore». 

O matti come la ragione comanda!
Sciacquatura di culi di signore
ha da esse uno spirito di manna
da metterti per il naso una buona fraganza!

Ma se ti dico, cristo, che sono cose
cose da diventarci tagliatore di legna da fuoco,
e dopo dispensare botte fecciose.

Questo mondo-nuovo tanto si ingegna
che ha trovato a a dare per balsamo di rose
l’acqua che ci si lavano la fregna.

L'acqua rumatica - L'acqua aromatica
Gioacchino Belli

Il Belli è il Belli

Lavanda dentata

La lavandula che comunemente viene chiamata lavanda deriva il suo nome dal gerundivo lăvandus - a - um del verbo di prima coniugazione lăvor diatesi passiva di lăvo che significa bagnare o lavare e rievoca l'abitudine degli antichi romani di usarla nelle terme per profumare l'acqua con cui si aspergevano. Spighetta di San Giovanni è l'appellativo dovuto all'uso di comprarla alla vigilia della festa di San Giovanni nel mercato davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano per proteggersi dalle streghe che, per avvicinasi a chi la portava con sé, dovevano prima impegnarsi nella conta delle spighe e dei fiori che si protraeva fino all'aurora e svelava la loro presenza costrigendole a fuggire.

L'aspetto protettivo è tramandato anche da alcune leggende:

Una ragazza molto corteggiata per la sua straordinaria bellezza viene un giorno insidiata e inseguita da due uomini fin su le colline, la fanno cadere e le strappano le vesti, lei, piangendo, nel tentativo di coprire la sua nudità si gira verso il suolo, le sue lacrime si uniscono alla terra e germogliano; il suo corpo viene avvolto dai rami su cui spiccano dei bellissimi fiori blu e viola e i due persecutori fuggono via.

La figlia del re di Persia e il suo insegnate dai bellissimi occhi azzurri che le impartisce lezioni di astrologia e di botanica si innamorano e il dio Auramazda - Ahura - essere divino e Mazdā - sapiente, lasciando al loro posto una pianta di lavanda profumata come la principessa e dai fiori azzuri come gli occhi del suo amato, li porta insieme in cielo perché lei per la ragion di Stato avrebbe dovuto sposare un sultano.

La lavanda originaria del Mediterraneo occidentale appartiene alla famiglia delle Lamiaceae e conta circa 40 specie, ha i rami verde chiaro in gioventù e bruno rossiccio corticale in maturità, ha le foglie grigio-verde, leggermente pelose, opposte, sottili e lanceolate e, a seconda della varietà, con i margini lisci o dentati, ha i fiori blu violetti raccolti in spighe e nel dizionario universale economico rustico del 1797 è descritta così:

Spiga, Spigo, Spigo nardo, Lavanda, lat. Spica nardi, Nardus*, Lavandula, fr. Lavande. E' una sorte di arbusto ben noto, che mette tronchi duri, legnosi, quadrati, all’altezza di 2 o 3 piedi. Siffatti tronchi vanno carichi di foglie lunghe, strette, biancastre e terminati da spighe di fiori labiati - Tutte le parti della pianta tanno un odore aromatico e piacevole. La spiga è di circa la lunghezza e grossezza d'un dito assai leggera, coperta di peli lunghi rossicci, di un odor forte, e d’ un sapore amaretto ed acuto. Parecchie di queste spighe nascono dalla stessa radice. Il gambo è piccolo, e la radice è grossa comeo il cannello d’una penna. Questa è la spiga o lavanda volgare. Ve ne sono varie altre specie, fra le quali quella detta spìca celtica i che cresce nei Pirenei e ne’ monti del Tirolo, ed ha quasi le stesse virtù che la valeriana; ma non è stimata come la volgare; v'è una spiga americana con foglie simili al mirto; altra a fìore bianco; altra che nasce nelle Canarie. V. Asaro, Non è delicata questa pianta. Regge alle nostre invernate e in molti luoghi, ne’ montuosi in ispecie, nasce spontanea. Si propagano le mentovate specie di barbatelle, eccettuata l’ultima, che si moltiplica col seme. Nel giugno e luglio che queste piante sono cariche di fiori fanno una bella vista nei giardini, e ne imbalsamano l’aria coll'odore gratissimo delle loro spighe. Si distillano i fiori con vino bianco, acquavite, o spirito di vino, e si fa in questo modo lo spirito di lavanda, che s’impiega per dar odore all’ acqua colla quale uno si lava e per altri usi. Questi fiori rendono assai d’olio essenziale d’un gratissimo odore. Si cava ancor olio distillando il legno, le foglie ed anche le radici; quest’olio però cade in minor quantità ed è meno odoroso. Chi vuol fare un migliore spirito di lavanda, mescoli dell'olio essenziale nello spirito di vino distillato con ì fiori, e per compimento aggiungavi una piccola quantità di storace e di belzuino. Senza distillazione se volete
avere immediatamente un'acqua di lavanda, gettate una goccia o 2 d’olio di spigo nell’acqua pura, e agitatela in boccetta di collo stretto. L’olio di spigo viene raccomandato come un vermifugo. I pittóri da
smalto se ne servono per mischiare i colori che adoprano, e renderli scorrenti. Le pulci, i pidocchi ed
altri insetti abborriscono l'odore di tal olio, d’onde viene che egli vaglia per farli morire. I mazzetti fioriti di questa pianta si mescolano colle biancherie per dar loro buon odore: fra i panni ne caccia le tarle. Questi freschi sono avidamente succhiati dalle api; perciò la spiga dovrebbe coltivarsi nei luoghi vicini agli alveari. In questa maniera si otterrebbe ottimo mele; e l’acuto odore di essa pianta caccierebbe le tignuole, flagello di sì preziosi animali.

Nardus * = Nardo nome con cui vengono chiamate varie piante odorose tra cui le lavande

Lavanda dentata

Per il loro profumo i fiori di lavanda venivano conservati nei cassetti con la biancheria e dalla fine del XVI secolo si inzia a trovare la documntazione sulle tecniche della sua coltivazione, la medicina popolare la usa per la bronchite, le coliche, la flatulenza, l'infiammazione del fegato, l'indigestione, per l'insonnia, il nervosismo, il raffreddore e la tosse.

E' questo spico di due spetie, il maschio e cioè lo spigo e la femina che si chiama lavanda.

La lavanda latifolia o lavanda a foglie larghe, spico o spigo:

Forma. ll maschio produce le foglie più larghe, più grosse, più robuete, e più bianche che la femina. È pianta ramusculosa, e legnosa come il rosmarino, folta di foglie lunghette, strette, e carnose. Dalle cime dei ramucelli nascono i fiori spicati di purpuco colore, con lungo picciolo, quadraro, sottile: i fiori hanno un'odore tanto acuto, ch'offendono il naso fiorisce di Giugno, e Luglio. I fiori stropicciati con foglie di ceci diventano rossi.
Loco. Nasce nei colli, e in luoghi sasosi, e illustrati dal sole, e seminasi; e trapiantasi con i rami negli horti.
Qualità. E lo spigo caldo e secco nel secondo grado completo. è aperitivo, assotigliatiuo, e digestivo, e è composto di parti sottili.
Virtù. Di dentro. Conferisce a tutte le frigide infermità del cervello, e massimamente allo spasimo, à i paralitici, al mal caduco alla apoplesia e ai letargici. Fortificano questi fiori lo stomaco, e disoppilano il fegato, è la milza. Scaldano la madrice. La decottion loro fatta in vino provoca bevuta l'orina, i mestrui, è le seconde. Giova alle passioni del cuore, dissolve le ventosità, giova al trabocco del fiele causatoo dall'oppilatione del fegato, e tanto più coce dovisi insieme, radici di finocchio, di sparigi, e marrobio, e cinamomo, onero garofani, macis cardamomo, cubebe, e foglie di rose secche. Giova la medesima decottione all'apoplesia, e vale a ricuperar la loquela.
L'Acqua distillata dai fiori bevuta alla quantità di duo cucchiari vale a ricuperarla favella perduta alle passioni del cuore, e della madrice.
Virtù. Di fuori. L'Acqua distillata dai fiori tenuta in bocca, mitiga il dolor dei denti, causato dal catarro. Vale nelle sincopi bagnandone il naso, e i polsi. Vale al dolor della testa, e alla vertigine causati dal freddo. Valea i membri intrigiditi, paralitici, e tremuli, e al medesimo vale l'herba fattone fomento, l'olio, fatto dai fiori per destillatione vale alle medesime infermità. E odoriferissimo, ma è di tanto acuto e penetratissimo odore, che suffoga ogn'altro odore, incorporato con esso, o tenuto appresso.

La lavandula angustifolia o officinalis, spica o spiga:

Forma. E pianta simile allo spigo, ma con foglie più sottili, più brevi, e più strette. I fiori parimente ha porporei con più lungo picciuolo, meno coloriti, e più aperti, d'odore molto più grato, quantunque non poco acuto, e la spica loro è più corta.
Loco. Nasce spontaneamente nei colli in luoghi sassosi, aprici, e ritruovasene in tutti gli Horti, e giardini.
Qualità. Ha le medesime facoltà che lo spigo, ma più piacevolmente riccalda, e assottiglia.
Virtù. Tanto la pianta, quanto i fiori, e l'acqua lambiccata da loro hano le medesime virtù che lo spigo,
ma particolarmente questa messa nelle caffè, e negli armarij da buon odore alle vesti, e le preserva dalle tignole.
L'Acqua lambiccata da questi fiori è molto odorata, e giova all'apoplesia, al sonno profondo, e all'epilesia applicata alla fronte, e alle tempie, gioia e ancora nelle sincopi, pur che non vi sia gran copia d'humori. Vale ai membri tremuli, alla vertigine allo spasimo Giova bevuta al peso di due once alle cose medesime, e alla lingua impedita. Tenuta in bocca vale ai dolori de' denti e alle ulcere della bocca, giova ai frigidi dolori della testa applicata.

Herbario nuovo
Castore Durante

Contiene acido caffeico, idrossicumarine, olio essenziale composto da acetato di linalide, canfora, cineolo e linalolo; tannini. È un analgesico, antibatterico, antinffiamatorio, antimicrobico, antispastico, ipocolesterolomizzante, sedativo, stimolante e tonico.
Uso esterno dell'olio essenziale per l'acne giovanile e per la rosacea, per gli eczemi, le ferite e le piaghe, per le nevralgie, per gli strappi, per i reumatismi in soluzione alcolica, per le vertigini.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la serena felicità generata dal ricordo di una persona cara e nel contempo rappresenta la diffidenza perché si credeva che tra i suoi rami si celassero le serpi. Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

Non trasandata ti creò per vero
la cara madre: tal, lungo la via,
3tela albeggia, onde godi in tuo pensiero:

presso è la festa, e ognuno a te domanda
candidi i lini, poi che in tua balìa
6è il cassone odorato di lavanda.

Felici i vecchi tuoi; felici ancora
i tuoi fratelli; e più, quando a te piaccia,
chi sua ti porti nella sua dimora,
10o reginella dalle bianche braccia.

O reginella
Giovanni Pascoli

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

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