domenica 6 giugno 2021

Il soffio vitale del timo

" ... Il timo è per le api un luogo di ricerca del cibo, e quello bianco è meglio di quello rosso...
... L’elaborazione del miele si svolge in due occasioni, in primavera e in autunno. Più buono, più chiaro e complessivamente migliore è quello primaverile, rispetto a quello autunnale. Il miele migliore viene a prodotto da un favo nuovo e da piante giovani. Quello rosso è peggiore a causa del favo, poiché si rovina come fa il vino a causa del recipiente, e pertanto occorre farlo asciugare. Quando il timo è in fiore e il favo si riempie, il miele non si solidifica. È buono quello dorato; quello bianco non viene da timo misto, ma è buono per gli occhi e le piaghe. La parte debole del miele, quella che bisogna eliminare, sale sempre in superficie, quella pura è in basso. Quando la foresta è in fiore lavorano la cera, perciò è allora che bisogna estrarre la cera dall’alveare, poiché subito si mettono al lavoro. Le piante di cui si servono sono queste: cardone, meliloto, asfodelo, mirto, giunco, agnocasto, ginestra. Quando lavorano sul timo, fanno una mistura con acqua prima di ricoprire il favo ... "

Ricerche sugli animali - Libro IX
Aristotele
Traduzione Mario Vegetti

Fiore di thymus serpyllum

Dalla radice indoeuropea dheu - fumo - nuvola - polvere - vapore che rimanda all'atto dello smaterializzarsi e del sollevarsi con leggerezza, deriva la greca θυμ - Tium o Tym, se aggiungiamo la desinenza ιάω - iao, formeremo il verbo θυμιάω - Tiumao o Tymao che significa profumare mentre se aggiungiamo ίαμα - iama avremo il sostantivo θυμίαμα - Tiumίama o Tymίama che significa profumo, ora alla radice θυμ - Tium o Tym proviamo ad aggiungere la desinenza ός - s che andrà a comporre la parola θυμός - Tiums o Tyms che significa forza vitale, animo, seguiamo un ultimo passaggio e spostiamo l'accento dalla alla , otterremo la parola θύμος -Tiúmos o Týmos che significa timo, soffio vitale che si eleva, si sparge e inebria l'aria con il suo profumo. Il timo è il respiro dell'anima, usato nei riti sacri per la sua capacità purificatrice e disinfettante, composto in fascine chiamate astemie dal latino abs - distante da e temetum - vino puro o bevanda inebriante, nutriva il fuoco dei nephália, sacrifici in cui non si ardeva legna di fico e di vite e si libava l'acqua e il miele, il latte, ma non il vino. I soldati in un rito propiziatorio si lustravano con il timo prima delle battaglie per acquisire il suo potere rinvigorente e veniva anche sparso sulle tavole dei banchetti per diffondere la sua gradevole fragranza; celebre era il suo connubio con le api divulgato da scrittori e poeti, che realizza la felice produzione di un miele eccellente.

" ... il citiso* contribuisce molto per la sanità delle api, così il timo per la composizione del miele. Per la qual cosa il miele di Sicilia porta la palma sopra tutti gli altri, perchè colà il timo è buono ed in copia; e perciò alcuni pestano il timo nel mortaio, e lo spargono sopra tutte le seminagioni che si sono seminate per le api, dopo averlo prima stemperato nell’ acqua tepida ...
... si dice che esse non raccolgano iondistintamente sopra ogni pianta quanto loro fa di bisogno per la formazione del propolis, dell'ertihace, del favo, e del miele. Soddisfano ad un solo oggetto, cioè raccolgono il cibo sopra il granato e lo asparago; dall'olivo traggono la cera, e dal fico il miele, il quale però non è buono. Altre piante servono a due fini: come la fava, la melissa, la zucca ed il cavolo, delle quali traggono la cera ed il nodrimento. Servono altresì a due fini il pomo ed il pero che sieno selvaggi; e questi somministrano il cibo ed il miele: lo stesso è del papavero, da cui traggono cera e miele. Sonovi pure delle piante, per mezzo delle quali soddisfano a tre oggetti, come il mandorlo ed il cavolo selvaggio, da cui traggono il nodrimento, il miele e la cera. Parimente con altri fiori servono o ad un solo fine, ovvero a parecchi. Havvi ancora un’altra differenza, cui abbadano le api nel succhiare le piante, o per meglio dire, questa differenza è forzata per esse; imperocché da alcune piante traggono un miele liquido, come dal fiore del cece, e per contrario da altre denso, come dal ramerino. Egli è lo stesso delle altre piante: il fico dà un miele insipido, il citiso lo dà buono, ed ottimo il timo ... "

citiso* = Ginestra

Dell'agricoltura libri tre di Marco Terenzio Varrone -
Marco Terenzio Varrone 1851
Traduzione Giangirolamo Pagani

" ... Come api nell’estate nuova per le fiorite campagne, che esercita al sole il lavoro: quando lo sciame adulto trae fuori i nati, o quando i liquidi mieli addensano, coprendo di quel dolce nettare le celle, ovvero il carico raccolgono di quelle che arrivano o schierate a battaglia l’ignavo branco dei fuchi dalle mangiatoie respingono; ferve l’opera, odora di timo la fragranza dei mieli ... "

Eneide - Libro I
Virgilio Marone
Traduzione Carlo Carena

" ... Mio dono è il mel: per fare il mele alletto
Le api a -lugger viole, e il bianco fiore
Del fresco timo, e il citiso diletto ... "

I Fasti - Libro V
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Giambatista Bianchi

" Altrettante sono anche le varietà di timo: c'è quello bianco* e quello nerastro. Fiorisce verso il solstizio d'estate. Quello è anche il momento in cui le api lo succhiano, cosicché esso diviene presagio di miele; infatti gli apicoltori sperano in un buon provento se questa pianta ha un'abbondante fioritura. Le piogge danneggiano il timo facendogli perdere i fiori. Il suo seme sfugge alla vista, mentre quello dell'origano, per quanto minuscolo, non è invisibile. Ma che importa se la natura l'ha nascosto? Ci si rende conto che è dentro il fiore stesso e che, se si semina il fiore, nasce la pianta. Che cosa non hanno tentato gli uomini? Il miele attico è il piu decantato in tutto il mondo: si è dunque trapiantato il timo dell'Attica e a fatica, a quanto apprendiamo, lo si è riprodotto seminandone il fiore. Ma un altro fattore naturale è di ostacolo: il timo dell'Attica non resiste se non è esposto alla brezza marina.
Un tempo, per il vero, si pensava che questo valesse per ogni specie di timo, e che per questo motivo non crescesse in Arcadia, come anche si credeva che l'olivo crescesse solo entro una distanza di 300 stadi dal mare. Ma oggi noi sappiamo che di timo sono pieni anche i Campi delle Pietre, nella provincia Narbonese, e che questa, là, è quasi l'unica fonte di guadagno, dato che vi confluiscono, da regioni lontane, migliaia di capi di bestiame, condotti a pascolare il timo ... "

bianco* = Satureia thymbra

Storia Naturale - Libro XXI
Plinio il Vecchio
Traduzione Anna Maria Cotrozzi

Il timo prediletto dalle api diventa metafora:

" ... le api, pur volando in continuazione su prati di viole, di rose e di giacinti, vanno a posarsi sul timo, la più acre e pungente delle piante, e vi si fermano «al biondo miele pensando» [Sim. 88 P.]; poi, attinto qualcosa di utile, volano via all’opera loro. Così l’ascoltatore fine e puro deve lasciar perdere le parole
fiorite e delicate e pensare che gli argomenti teatrali e spettacolari sono solo «pastura di fuchi» [Plat. resp. 564e] sofisticheggianti, e immergersi invece con la concentrazione fino a cogliere il senso profondo del discorso e la reale disposizione d’animo di chi parla, per ricavarne ciò che è utile e giovevole ... "

L'arte di ascoltare
Plutarco
Traduzione Giuliano Pisani

Quando il re di Creta Asterione muore, il figlio adottivo Minosse erede al trono, per avvalorare il suo diritto di successione davanti ai fratelli Radamanto e Sarpedonte, erige vicino al mare un altare in onore di Poseidone e gli chiede in dono un toro da immolare, ma il toro è di una bellezza tale che Minosse non lo sacrifica e l'ira di Poseidone si abbatte sulla famiglia reale. La regina Parsifae, moglie di Minosse si innamora del toro, indossa un simulacro di legno che imita una giovenca e si congiunge a lui generando il Minotauro, un essere biforme con la testa taurina e il corpo umano. Minosse lo rinchiude nel labirinto costruito su sua richiesta da Dedalo e per sfamarlo gli dà in pasto sette fanciulle e sette fanciulli provenienti da Atene, tributo che gli è dovuto ogni anno dagli ateniesi per l'uccisione del figlio Androgeo. Per liberare la sua città da questa orribile imposizione, al terzo viaggio, Teseo figlio di re Egeo si propone tra i ragazzi offerti in sacrificio perché vuole uccidere il Minotauro, raggiunge Creta e qui trova un'alleata nella figlia del re Minosse Arianna che per fargli trovare la strada d'uscita dal labirinto gli dà un gomitolo di filo da dipanare lungo tutto il percorso. Teseo riesce nell'impresa, uccide il Minotauro, esce dal labirinto e riparte portando con sé Arianna, prima di giungere ad Atene si fermano sull'isola di Nasso*, Arianna si addormenta e al risveglio si ritrova sola e abbandonata, le sue lacrime si concedono alla terra e dal loro abbraccio fecondo nasce il timo; il pianto della principessa cattura l'attenzione del dio Dioniso che si innamora subito di lei, le leva il diadema che porta in testa e lo lancia in cielo dando vita alla costellazione della Corona Boreale e nel lieto fine i due si sposano realizzando dopo la sofferenza la felicità.
Teseo, invece, arrivato nelle vicinanze di Atene, si scorda di sostituire le vele nere con quelle bianche atte a indicare la sua vittoria sul Minotauro e il padre Egeo disperato si getta in quel mare che oggi porta il suo nome.

Nasso* = Da qui deriverebbe l'aspetto mitologico del detto "piantare iN asso", locuzione che dal punto di vista logico è invece riconducibile all'asso delle carte da gioco che è solo.

" ... Le persone assennate, invece, come alle api fornisce miele il timo, la più acre e secca delle piante, traggono spesso convenienza e utilità dagli eventi più penosi ... "

La serenità interiore
Plutarco
Traduzione Giuliano Pisani


E per la sua predisposizione a crescere nei terreni asciutti, il timo, potrebbe oltrepassare i confini della Terra per vivere sulla Luna:

" ... Invece il timo o centaurea, qualora sia seminato in una terra buona e ricca e venga inumidito e bagnato, perde le sue qualità costitutive e le sue forze, mentre ama l’asciutto che gli permette di crescere nel modo a esso congeniale. Se dunque, come dicono, alcune piante, come la maggior parte di quelle Arabe, non sopportano neppure la rugiada, ma bagnate si indeboliscono e muoiono, perché meravigliarsi se sulla luna nascono radici, semi e alberi che non hanno bisogno d’acqua ma sono invece ben disposti
verso la tenue aria estiva? Perché non è verosimile che si levino venti riscaldati dalla luna e che delle brezze si accompagnino saldamente al moto rotatorio della sua rivoluzione diffondendo e spargendo intorno rugiada e leggera umidità che disperdendosi sono sufficienti a far nascere la vegetazione, e che, in aggiunta, la luna stessa quanto a temperatura non sia ardente e arida, ma mite e acquosa. Infatti non giunge a noi da essa alcun effetto dell’aridità, ma molti dell’umidità: la crescita delle piante, l’imputridimento della carne, il cambiamento e la scipitezza dei vini, la tenerezza dei legni e la fecondità delle donne... "

Sul volto che appare sulla luna
Plutarco
Traduzione Maria G. Castello

Nel secondo secolo d. C. Galeno per una questione di somiglianza dà lo stesso nome della pianta del timo alla ghiandola grigio-rosa, bilobata che nel corpo umano è parte del sistema endocrino, linfatico e immunitario ed è collocata tra lo sterno e il cuore.  
L'arbusto che si diversifica in circa 300 specie è originario dell'area mediterranea, appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, i suoi rami verde chiaro in gioventù, diventano legnosi e scuri in maturità e radicano al livello dei nodi conferendo alla pianta un portamento sepeggiante, le piccole foglie, ricche di olio essenziale, verde intenso nella pagina superiore e più argentee in quella inferiore, lanceolate, ovate o subrotonde con i margini lisci e revoluti sono opposte a due a due e disposte ad angolo retto rispetto a quelle sottostanti, i fiori crescono sulle ascelle delle foglie, sono piccoli, bianco rosati e raggruppati a formare una semisfera.
La pianta e le sue varietà, nel Dizionario universale economico rustico del 1797 sono descritte così:

" Timo, lat. Thymiis , Thymum , fr. Thim , Thym. Pianta di cui se ne distinguono parecchie spezie. Noi ne distingueremo solamente 4. le quali servono per i nostri manicaretti e si possono l’un l’altro sostituire.
1.Timo eretico o il timo di Dioscoride, Thymus capitatus, qui Dioscoridis, C.Bauh. fr. Thym de Crete, ou de Cande il cui odore è assai grato. Nasce comunemente in Candia o nella Sicilia ove le coste si rivolgono a mezzo di, ed anche in Ispagna. Gli Italiani lo coltivano ne’ giardini, ma fra gli oltramontani è difficile troppo ad allevarsi per non esser raro.
2. Timo comune a foglie larghe, Thymus vulgaris, C. Bauh. fr. Thym a larges feuilles. Questa pianta cresce spontanea nei paesi caldi. Si coltiva ne’ giardini ove fiorisce in maggio ed in tutta l'estate. La sua radice è vivace, il tronco basso e ramoso, le foglie piccole e strette, d’un verde scuro. I fiori nascono come nella specie precedente a maniera di testa nella sommità de’ rami di color porporino. Questi sono oriformi, cioè fatti a forma di bocca, rappresentando ciascuno un tubo tagliato in alto da 2. labbra.
3. Timo minore ortense, Thymum minus nostras, Thymus vulgarìs, Linn. folio tenuiore, C. Bauh. fr. Tetit Thym des jardin, Thym a feuilles étroites. Questo cresce abbondevolmente in Italia e col suo odore aromatico profuma i nostri giardini e non teme i rigori del verno. La sua radice è piccola, legnosa, circondata di fibre e vivace. Da essa pullulano come sott’arbusti molti piccioli ramuscoli rotondi e corredati di piccole foglie più strette di quelle del serpillo. I fiori nascono nella sommità in forma di spiga e sono simili ai precedenti
4. Timo selvatico ordinario. V. Serpollo. Tutte le descritte specie hanno un odore soave ed un sapore penetrante. Trovasi del timo cedrato e del timo senz’odore. Si propaga sterpandolo ogni tre anni, e dividendone la pianta colle radiche o barbatelle. Bisogna aver attenzione di piantarlo più profondo di quello che era dapprima perchè cacci nuove radiche a fiordi terra. Si può moltiplicare anche di seme. L’una e l’altra di queste operazioni debbono farsi o in marzo o in ottobre, adacquando frequentemente il timo trapiantato fino a tanto che abbia ben preso. Quanto più il terreno è magro, tanto più il timo si mantiene; nelle terre sostanziose perisce pel freddo. Il timo non perdendo le foglie serve a fare le guarnizioni ai viali ed alle aiuole, si tonde colle forbici e fa bellissima comparsa verso il giugno, tempo in cui è nella maggior copia de’ suoi fiori. L’odore di questo sott’arbusto si collega bene coll’odore delle rose, e perciò se ne fanno de’ mazzetti che hanno il suo merito. Le api e le pecore ne fanno un delizioso pascolo. "

Il fiore del thymus serpyllum

Gli egiziani con l'olio essenziale di timo impedivano la proliferazione dei batteri e la conseguente putrefazione dei tessuti nell'imbalsamazione dei loro morti e i romani bruciavano le foglie per tenere lontani gli scorpioni, in cucina oltre ad aromatizzare le bevande, la carne, i formaggi, il pesce e le verdure serviva per le conserve alimentari.   

" ...  Il timo va raccolto quando è in fiore e va fatto seccare all'ombra. Ve ne sono due tipi: quello bianco, che ha radice legnosa, nasce in collina, ed è piu apprezzato; l'altro è scuro, con i fiori scuri anch'essi. Ad entrambi i tipi si riconosce una grande efficacia nel conferire una vista chiara, sia che il timo venga assunto come alimento, sia come preparato medicinale. Nella tosse cronica in elettuario con aceto e sale agevola l'espettorazione; preso con miele impedisce la coagulazione del sangue; applicato esternamente con senape riduce i catarri cronici della gola, e guarisce del pari i disturbi di stomaco e di intestino. Però va usato in quantità modica, perché ha effetto riscaldante; è grazie a tale proprietà che esercita un'azione astringente sull'intestino: se questo presenta delle ulcerazioni, bisogna mettere un denario di timo in un sestario di aceto e miele; lo stesso in caso di pleurite, o di dolore fra le scapole o al torace. In pozione con aceto e miele il timo cura l'epigastrio, e preparato in questo stesso modo si somministra anche nei casi di alienazione mentale e di atrabile. Viene impiegato anche per gli epilettici, perché con il suo odore li fa riprendere dagli attacchi del male. Si dice anche che a questi ammalati faccia bene dormire su timo fresco. Giova anche a chi soffre di ortopnea, di asma, alle donne che hanno ritardo nel flusso mestruale o qualora abbiano nell'utero feti morti: per tali occorrenze il timo va fatto bollire in acqua finché non si riduce ad un terzo. Giova anche agli uomini, con miele e aceto, per ovviare alle flatulenze, alla tumefazione dell'intestino o dei testicoli, o nei casi di dolori alla vescica. Applicato con vino, il timo elimina gonfiori e sfoghi; con aceto, callosità e verruche. Per i dolori alle anche si usa in impiastro con vino, contro l'artrite e in caso di lussazioni lo si trita con olio, versandolo su lana, in cataplasma; in caso di ustioni lo si mescola a grasso di maiale. Contro l'artrite lo si usa anche in pozione, nella quantità di tre oboli per tre ciati di aceto e miele; tritato e con l'aggiunta di sale cura l'inappetenza ... "

Storia Naturale - Libro XXI
Plinio il Vecchio
Traduzione Anna Maria Cotrozzi

Nella leggenda cristiana il timo funge da giaciglio per la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto e la medicina popolare lo utilizza per l'asma, la bronchite, la cefalea, i dolori artritici e reumatici, la flatulenza, la gengivite, l'indigestione, le infiammazioni e le infezioni dell'apparato genitale e urinario, la nausea, i parassiti intestinali, il raffreddore, la sinusite e il vomito. Rilassa il sistema nervoso e favorisce il sonno, rafforza il sistema immunitario e respiratorio, allevia il mal di gola e la tosse.
Contiene: acido folico, acqua, borneolo, calcio, carboidrati, carvacolo, geraniolo, grassi, ferro, fibra, flavonoidi, folati, fosforo, linalolo, magnesio, manganese, niacina, potassio, riboflavina, saponine, selenio, sodio, tannini, terpineolo, tiamina, timolo, tujanolo, vitamina A, vitamina B6, vitamina E, vitamina K, zinco ed è un antianemico, antibatterico, antibiotico, antidepressivo, antielmintico, antifungino, antinfiammatorio, antiossidante, antisettico, antispasmodico, antitumorale, antivirale, decongestionante, digestivo, diuretico, emmenagogo, epatoprotettivo, espettorante, fluidificante.. 
Uso esterno in impacchi per detergere le ferite, le piaghe, le verruche e il viso e in infuso per i capelli grassi e per la forfora. Le foglie fresche si possono strofinare sulla pelle per lenire il fastidio provocato dalle punture degli insetti.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la diligenza e l’operosità. Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

2 commenti:

  1. Una magnifica lezione di botanica,di mitologia,medicina,poesia,tutto per una piantina che riteniamo quasi insignificante,ma che sa richiamare la nostra attenzione per il suo gradevole profumo.Grata,sempre.

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