lunedì 14 giugno 2021

L'artemisia e l'assenzio

Mi riagita Amore,
La non domabil fiera,
Che mesce assenzio e miele, e i membri fiacca.
Or ecco a disamarmi, Attide, prendi,
E ad Andromeda tendi.

Frammenti
Saffo
Traduzione Giuseppe Bustelli

Assenzio

Ἄρτεμής - Artemés - sano e salvo, forte, illeso, vegeto, ci porta verso Ἄρτεμις - Artemide, soprattutto nel suo aspetto di Eilithyia - Ilizia dea del parto, protettrice delle donne, e verso Αρτεμισια - Artemisia - sposa del re di Caria Mausolo per il quale lei fece edificare ad Alicarnasso il Mausoleo, una delle sette meraviglie del mondo distrutta nel XV secolo; questa strada etimologica a più vie ci conduce all'artemisia, erba medicinale che nell'area mediterranea un tempo era chiamata partenide. Mentre ἀψίνθιον - apsínthion di derivazione pre-greca sta per assenzio noto anche come absinthites - abisinite

La tradizione mitologica vuole che la prima pianta di artemisia sia stata scoperta da Artemide e diffusa nell'insegnamento da Chirone per le sue virtù terapeutiche. Nell'antica Roma le feriae Latinae - feriae indictivae e conceptivae erano delle celebrazioni mobili annuali ereditate da Alba Longa che duravano quattro giorni, indette dai consoli nei mesi primaverili di aprile, di maggio o di giugno sul mons Albanus in onore di Iuppiter Latiaris - Giove Laziale protettore del Latium - Lazio a cui veniva immolato un candido toro la cui carne veniva distributa ai rappresentanti delle città affiliate alla lega latina che presenziavano al rito. Alla processione sacra, alle offerte di cibo e agli spettacoli popolari della festa, sul Capitolio a Roma, seguiva la corsa delle quadrighe e l'assenzio, infuso di artemisia absinthĭum mescolato con il miele, era il premio dato ai vincitori come simbolo di buona salute.

Apicio preparava il Vino d'Assenzio Romano per favorire la salute e per aumentare l'appetito:

Il vino d’assenzio Romano così farai. Se ti manchi il condito di Camerino, che suole usarsi per fare il vino di assenzio, in quella vece prendi una oncia* di assenzio Pontico ben netto ed ammaccato, di mastice e malabatro tre scropoli, di costo sei scropoli, di zafferano tre scropoli, di vino vecchio trenta libbre. Non è bisogno di cottura, perchè amaro abbastanza.

oncia* = una oncia tebaica, composta di otto dramme, ogni dramma nel peso corrispondeva all’antico danajo o consolare.

Delle vivande e condimenti ovvero dell'arte della cucina
Marco Gavio Apicio
Traduzione Giambattista Baseggio

I rami di artemisia si attaccavano agli alberi o dietro gli usci delle case o si componevano anche in corone da indossare per proteggersi dalle negatività, si credeva che la notte del solstizio d'estate l'artemisia producesse sotto le radici un carbone che andava raccolto e custodito in casa o tra gli abiti indossati per preservarsi dai fulmini, e dalla peste che nel tempo trova "rimedio" anche nella ricetta dell'Aceto de’ quattro ladri:

" Non sarà fuori di proposito l’aggiungnere qui la ricetta di questo famoso composto perché esso giova particolarmente per fare sei suffumigi e per odorarlo contro la peste, aria cattiva e nei luoghi fetidi, in ospedali ec. Si dice inventato o usato da quattro ladri che mediante l’uso di esso si preservarono dalla peste di Marsiglia, e così rubbavano impunemente, e per salvarsi poi dalla meritata pena ne rivelassero la ricetta. Questo aceto dunque si fa con cime d’assenzio grandi e piccole, con rosmarino, salvia e ruta un’oncia e mezzo per ciascuna, due once di fiori di spiga o lavanda secca e due d’aglio con due dramme tanto di acoro vero come di cannella, di garofoli e di noce moscata. Tutte queste dosi poste in otto libbre di buon aceto si macerano a bagno d’arena in vaso ben chiuso per due giorni, indi dopo una forte spremitura si filtra il descritto composto, e vi si aggiunge per ultimo mezz’oncia di canfora sciolta nello spirito di vino. Ad uso di suffumigi si può fare l’aceto facilmente, chiudendo in una bottiglia di vetro il miglior aceto possibile unito a parti uguali di acquavite, indi turato il vaso esattamente tenerlo per un mese al calore d’una stufa ordinaria. "

Dizionario universale economico rustico

La leggenda cristiana racconta che per tentare di contrastare il serpente l'artemisia prese vita nel paradiso terrestre lungo il percorso che portava a Eva, le sue foglie hanno la caratteristica di rivolgersi sempre a Nord per cui orientandosi verso l'alto si volge al divino e se la si portava con sé proteggeva i viaggiatori dagli incidenti e li salvaguardava dalla stanchezza, per questo motivo venne dipinta sulle portiere delle carrozze pubbliche.
Zzaboudki è il nome ucraino dell'artemisia, deriva dalla parola zaboud che significa oblio ed entra nella leggenda di una ragazza che il 14 settembre, giorno dell'Esaltazione della Croce, va a cercare funghi nel bosco, viene spaventata da dei serpenti, fugge e cade proprio nella loro tana dove conosce la regina dei serpenti dalle corna d'oro che per sfamare i suoi sudditi striscianti gli fa leccare una pietra splendente, la ragazza intrappolata li imita per sopravvivere fin quando in primavera si presenta l'occasione di uscire dalla tana salendo sui serpenti aggrovigliati uno sull'altro, prima di andar via saluta la regina che le dona la capacità di comprendere il linguaggio delle erbe e di conoscere le loro proprietà medicinali, ma per conservare questo sapere non deve mai e poi mai nominare l'artemisia. Un giorno però, lungo un sentiero, incontra un uomo che le chiede come si chiama l'erba che cresce nei campi, lei impulsivamente risponde che si tratta dell'artemisia ed ecco che tutto il suo sapere sulle erbe svanisce. Da quel momento l'artemisia viene chiamata erba dell'oblio.

Nel IX secolo Macer Floridus, pseudonimo di Odo Magdunensis, nel De viridibus herbarum -  definì l'artemisia herbarum matrem - madre delle erbe; era considerata magica e il suo succo veniva unito all'inchiostro per impedire alle tarme di divorare la carta.
Nel 1797 Henri Pernod produsse un distillato di olio essenziale di assenzio ad alta gradazione alcolica che nel secolo successivo fu molto apprezzato dagli artisti; in quantità moderate produceva effetti benefici per lo stomaco, mentre l'abuso - absintismo che a causa dell'alcool provocava allucinazioni, perdita di equilibrio, danni al sistema nervoso e delirium tremens portò a proibirne l'uso. L'effetto di stordimento generato dal liquore d'assenzio è splendidamente espresso nel 1876 da Edgar Degas nel dipinto l'Absinthe - l' Assenzio.

L'Absinthe - L’Assenzio - 1876  -Edgar Degas

L'Absinthe - L’Assenzio
1876
Edgar Degas
Musée d’Orsay - Parigi 

L'artemisia absinthium diffusa nell'area mediterranea e conosciuta comunemente come assenzio romano o maggiore appartiene alla famiglia delle asteracee e conta circa 400 specie, ha i rami verde argenteo e lanuginosi, le foglie grigio verde nella pagina superiore e argentee nell’inferiore, picciolate, tri-pennatifide con i margini arrotondati, i fiori gialli piccoli a forma di capolino, differisce dalla vulgaris che ha i rami rossastri, le foglie verde intenso e glabre nella pagina superiore e argentee e pelose in quella inferiore, bi-pennatifide con i margini appuntiti e nel dizionario universale economico rustico del 1797 è descritta così:

Assenzio, lat Absinthium, fr. Absinthe. Erba notissima per la sua amarezza, il di lei odore benchè spiacevole nulladimeno è aromatico. La pianta è vivace a fiori piccoli, gialli, con foglie ampie dalla base, più sottili in punta, frastagliate, d'un verde pallido o bianchicce. Si solleva all'altezza di 2 in tre piedi. La radice è grossa, legnosa, odorosa, ma priva d'amarezza. L'assenzio cresce naturalmente in Europa in terreni secchi, incolti e un poco caldi. Viene da semina che si semina in febbrajao o in marzo e viene anche da pianticelle abbarbicate o da germogli, e questo è il metodo più comune. Si raccoglie in sul fine di luglio dopo che ha prodotto la sua semente per farlo seccare, e si adoprano soltanto le foglie e le sommita, la radice, i fiori e gli steli non sono in uso, Si coltiva ne' giardini per cingerne e ornarle ajuole non tanto per la sua vivacità quanto per uso della medicina. Adoprasi come cordiale, stomatico, febbrifugo ed emmenagogo, proprietà che riconosce dai suoi principj aromatici ed amari. Una piccola quantità messo in tempo d'estate nella birra impedisce che non acidisca. Il vino d'assenzio facilissimo a farsi è un medicamento interiore che non può che giovare. Si fa in questo modo: s'infondono a freddo in 4 libbre di vino bianco 6 grossi d'assenzio seccato e dopo 24 ore si cava il sugo per espressione. Nelle debolezze di stomaco, per eccitare l'appetito, per facilitare la digestione, per li vermi ec. questo vino è eccellente. Ma l'uso eccessivo dell'assenzio toglie lo stimolo agli atti venerei e può fare del male assai ai nervi come lo producono tutti gli amari usati senza riserva. Tutta volta questa pianta è tra tutti gli amari il più piacevole e ne possiede al tempo stesso tutte le virtù. Ciò che prima era di pura medicina, ora è passato in delizie; si fa appresso a' Tedeschi il Wermet Wein che altro non è che un vino d'assenzio il quale ne conserva il sapore, ma non è spiacevole e non si sdegna frammezzo il pasto alle tavole più delicate. Ecco come si fa. Si togliono daldal graspo primieramente gli acini migliori dell'uva. Con questi si faccia strato sopra strato, cioè si metta prima uno strato di pure foglie d'assenzio, poi uno d'uva, poi di mano in mano fino alla cima che deve essere coperta d'assenzio. Si lasci fermentare il tutto per 10 girni, quindi si sprema l'uva e si riponga con diligenza. Se col sugo d'assenzio o con quello d'aloe bagniate la posata di qualche parasito ogni cosa gli parrà amara, e se intridirete una lama di coltello da una sola parte di questo sugo tagliando con quello un pollo o altro la parte tocca dal coltello intriso sarà amara, e l'altra parte sarà dell'ordinario suo sapore. V. Sciloppo.
L'assenzio di cui si è parlato è l'assenzio maggiore detto anche romano e il più ordinario. Fra le varie altre specie che numerano i botanicivi è anche l'assenzio piccolo o minore detto più comunemente pontico, che sembra più aromatico e meno amaro del suddetto volgare. Si usa come quello per farne il vino d'assenzio e gli si può sostituire anche per gli altri usi medicinali. Ne differisce nell'esser più basso, nell'aver le foglie più piccole, più minute e il loro verde più carico al di sopra, poichè nella parte di sotto sono come coperte da un pelame bianco. Bisogna badar bene di non confonder questa pianta con l'abrotano, da cui però è differentee per l'andamento e per il gambo che è legnoso.

Il gusto amaro dell'artemisia dato dall'artemisina apprezzato nella produzione dei liquori,  nell'espressione letteraria diventa metafora del dolore e della sventura:

il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia,
e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. la stella si chiama assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare.

Giovanni, Apocalisse: 8,10

" ... E io a lui: «Forese, da quel dí
nel qual mutasti mondo a miglior vita,
cinqu’anni non son vòlti infino a qui.
Se prima fu la possa in te finita
di peccar piú, che sorvenisse l’ora
del buon dolor ch’a Dio ne rimarita,
come se’ tu qua su venuto? Ancora
io ti credea trovar lá giú di sotto
84dove tempo per tempo si ristora».
Ond’elli a me: «Sí tosto m’ha condotto
a ber lo dolce assenzio de’ martiri
la Nella mia: con suo pianger dirotto,
con suoi prieghi devoti e con sospiri
tratto m’ha de la costa ove s’aspetta,
e liberato m’ha de li altri giri... "

Divina Commedia - Purgatorio - Canto XXIII
Dante Alighieri 

" ... Dono a me solo amaro,
Che mi strugge, pensando,
Ed a me sol crudele,
Che suggo assenzio e fele ... "

Rime d’amore - Piante, frondose piante
Torquato Tasso

Le finte gioie, e i veri
Dolor d’empio Tiranno
Segua chi vuol, ch’io troppo (ohime) conosco
L’amarissimo à l’Alma assenzio, e tosco.

Rime - Canzone V 
Isabella Andreini 

Assenzio

Nella medicina popolare viene usata per l'amenorrea e la dismenorrea, per la bronchite, il catarro, le coliche, la diarrea, la dispepsia, la diuresi, i dolori articolari, muscolari e viscerali, per la febbre, la flatulenza, l'infiammazione e le infezioni respiratorie e urinarie, per l'insonnia, l'ipertensione arteriosa, per la ritenzione idrica, gli spasmi addominali, per lo stress e per la tosse.
In Cina è conosciuta con il nome di qing-hao - erba che brucia e da oltre duemila anni è impiegata nella preparazione della moxa che si ottiene triturando la pianta fino a formare un composto lanuginoso con il quale si producono dei coni o delle palline da posizionare e bruciare sulla pelle; in infuso è usata per la febbre malarica e per l'influenza.

" Numerosi sono i tipi di assenzio: quello santonico, così chiamato da una città della Gallia; quello pontico, dal Ponto, dove con esso si ingrassa il bestiame, che perciò viene trovato senza fiele - ed è il piu efficace di tutti; quello italico, molto piu amaro (invece la midolla di quello pontico è dolce). Tutti sono d'accordo sull'uso di quest'erba, che si trova con estrema facilità ed è utile come poche altre; in particolare poi viene tenuta in grande considerazione nei riti sacri del popolo romano: infatti, durante le ferie Latine, in occasione delle gare tra le quadrighe sul Campidoglio, il vincitore beve dell'assenzio: i nostri antenati, suppongo, hanno ritenuto onorifico dare come premio la salute. L'assenzio rafforza lo stomaco, e per questo si fa prendere ai vini il suo sapore, coine si è detto. Lo si beve anche cotto nell'acqua e poi lasciato raffreddare all'aperto per una notte e un giorno; se ne devono cuocere 6 dracme di foglie con i loro rami in 3 sestari di acqua piovana; è inoltre usanza antichissima aggiungere del sale. Si beve anche l'infuso dell'erba macerata: così infatti 2 deve essere chiamato questo tipo di medicamento. L'infuso si prepara in modo che, qualunque sia la quantità d'acqua, resti coperta per tre giorni. È raro che lo si adoperi tritato, cosi come è raro che si usi il succo che se ne ricava. Comunque, lo si spreme appena il seme comincia a ingrossarsi; lo si fa macerare nell'acqua, se è fresco, per tre giorni, se è secco, per 7, e poi lo si cuoce in un vaso di rame fino a ridurlo a un terzo (la dose è di 10 emine in 45 sestari d'acqua); lo si filtra piu volte, dopo aver tolto l'erba, e lo si fa cuocere fino ad ottenere la densità del miele: lo stesso procedimento con cui si ricava il succo della centaurea minore. Ma questo succo fa male allo stomaco e alla testa, mentre il decotto è quanto mai salutare. Infatti restringe lo stomaco e fa eliminare la bile, stimola la funzione urinaria, ammorbidisce l'intestino e ne fa passare i dolori, scaccia i parassiti intestinali, fa cessare i languori di stomaco e le flatulenze ( unito a seseli 1 e a nardo gallico 2 con l'aggiunta di un po' d'aceto), elimina la nausea, aiuta la digestione e, unito a ruta, pepe e sale, fa passare l'indigestione. Gli antichi somministravano come purgante 6 dracme del suo seme assieme a un sestario di acqua di mare vecchia, con 3 dracme di sale e un ciato di miele; l'azione purgativa è piu energica se si raddoppia la quantità di sale. Bisogna però aver cura nel tritarlo, perché l'operazione non è facile. Alcuni lo hanno somministrato anche in farinata d'orzo nella dose sopra indicata, aggiungendo del puleggia; altri, ai bambini, dentro a un fico secco per mascherare il sapore amaro. Preso con l'iris ripulisce il torace. In caso di itterizia lo si prende in pozione, crudo, con l'apio o con l'adianto. Contro le flatulenze lo si beve a sorsi, caldo, nell'acqua; per il fegato lo si prende col nardo gallico; per la milza con l'aceto, con una farinata o con un fico. Nell'aceto, è un antidoto contro i funghi velenosi e contro il vischio; nel vino, contro la cicuta e i morsi del toporagno, contro il dragone marino e gli scorpioni. Aiuta molto a schiarire la vista; lo si applica, insieme a vino passito, sulle lacrimazioni, e col miele sulle contusioni. Il vapore prodotto dal suo decotto, usato per fumigazioni, guarisce le orecchie; oppure, se queste trasudano umori purulenti, lo si adopera tritato assieme al miele. 3 o 4 ramoscelli di assenzio, con una radice di nardo gallico in 6 ciati d'acqua, sono diuretici e provocano le mestruazioni; queste ultime in particolare vengono stimolate dall'assenzio preso, I col miele e applicato localmente su un panno di lana. Col miele e col nitro è d'aiuto per l'angina. Preso nell'acqua guarisce le epinittidi; risana le ferite fresche applicato localmente prima che esse vengano toccate con l'acqua; inoltre guarisce le piaghe della testa. Lo si applica in particolare sui fianchi, assieme a cera di Cipro o con un fico. Fa passare anche il prurito. Non va somministrato in presenza di febbre. Preso in pozione durante le navigazioni, previene il mal di mare; tenuto nella ventriera, impedisce la formazione dei gonfiori inguinali. Fatto innusare o posto sotto la testa, all'insaputa del paziente, fa venire il sonno. Introdotto nei vestiti tiene lontane le tarme. In unzione assieme all'olio e col suo fumo, se lo si brucia, scaccia i moscerini. L'inchiostro per i libri, mescolato con un infuso di assenzio, protegge lo scritto dall'attacco dei topolini. La cenere di assenzio, mischiata con unguento e con olio di rose, annerisce i capelli. C'è anche l'assenzio marino, che alcuni chiamano serifo: il piu apprezzato si rova a Taposiris in Egitto. I fedeli di Iside seguono l'usanza di portarne in mano un ramo nelle processioni. È piu piccolo del precedente e meno amaro, è dannoso allo stomaco, ammorbidisce il ventre e fa espellere i parassiti intestinali. Lo si prende in pozione con olio e sale, oppure in infuso in un brodo di farina di tre mesi. Se ne cuoce una manciata in un sestario d'acqua fino a ridurlo alla metà. "

Storia naturale - Libro XXVII
Plino il Vecchio
Traduzione Paola Cosci

Contiene artemisinina, azulene, borneolo, canfora, cineolo, eucaliptolo, vulgarolo; flavonoidi, calcio, iodio, fosforo, iodio, magnesio, potassio, zinco, zolfo; inulina, resine, terpeni tannini, tujone. È un analgesico, anoressizzante, antibatterico, antidepressivo, antifungineo, antinffiammatorio, antiparassitario, antispasmodico, coleretico, colagogo, diuretico, espettorante e fluidificante, eupeptico, emmenagogo, febbrifugo, tonico, vermifugo.
Uso esterno in impacchi per le contratture muscolari, flebiti e vene varicose, mal di pancia.
Sconsigliato ai bambini, alle donne in stato di gravidanza, agli epilettici, ai soggetti allergici ai componenti dell'artemisia e a chi soffre di urcela gastrica e duodenale.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta, la felicità e la serenità. Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Usciam fischiando un po’ alla luna un ritornello, d’uno stornello, da cabaret.
In loschi tabarin danziamo al ritmo del bicchier, ebbri noi siam d’amor,
d’assenzio e di piacer. Oh, oh oh, oh. Oh, oh oh! ... !

La danza delle libellule
Carlo Lombardo per le musiche di Fraz Lehar

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

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