sabato 11 gennaio 2025

La voce del sole

" Altissimu, onnipotente, bon
Signore, tue so' le laude, la gloria e
l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et
nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte
le tue creature, spetialmente messor
lo frate sole, lo qual è iorno, et
allumini noi per lui; et ellu è bellu e
radiante cum grande splendore: de
te, Altissimo, porta significatione ... "


" Altissimo, Onnipotente Buon
Signore, tue sono le lodi, la gloria, 
l'onore e ogni benedizione.

A te solo, o Altissimo, si addicono e
 nessun uomo è degno di
menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a 
tutte le creature, specialmente per il 
signor fratello sole, il quale è la luce 
del giorno e tu tramite lui ci illumini: 
è bello e raggiante con grande 
splendore e di te, Altissimo,
 porta il segno ... "

Sole tra le nuvole

Il Cantico delle Creature di san Francesco ha 800 anni, è il primo poema scritto in volgare e tra le prime righe che lo compongono cita fratello sole, l'astro che al solstizio d'inverno, quando tocca il nadir, in quello che è il dì più corto dell'anno nell''emisfero boreale, annuncia la nascita della luce per eccellenza che avviene il 25 dicembre e che si chiama Gesù Cristo.  
Alla vigilia di Natale 2024, mentre noi eravamo impegnati a festeggiare, la Parker Solar Probe della NASA - National Aeronautics and Space Administrationa una distanza di soli 6,11 milioni di km, 3,8 milioni di miglia, 10 volte più vicina di quanto gli sia Mercurio, ha raggiuto la parte più esterna dell'atmosfera del Sole detta corona, e in questo inizio 2025 ha regalato al mondo la voce del sole che ricorda l'esternazione di un lungo, straziante, inquietante, coinvolgente grido di furore e dolore che sgorga dagli abissi delle viscere.
Per ascoltarla vi lascio il link di passioneastronomia su twitter: La voce del sole

Approfitto di questo post per ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno lasciato i loro auguri, per dire a chi non lo sa che il nostro Costantino è tornato a casa e a te amica mia che passi silenziosa e leggi:- "Lieto compleanno!"



Per ulteriori informazioni

lunedì 6 gennaio 2025

La Caverna dei Tesori con oro, incenso e mirra

Stefano Evodio Assemani, di origine libanese naturalizzato italiano, il cui cognome è un patronimico arabo che significa figlio di Simone, è stato un arcivescovo e un orientalista cattolico che nel 1742 compilò i Cataloghi dei Manoscritti Orientali nella Biblioteca Vaticana; nel II volume, dei quattro stampati, a pagina 498 descrive un manoscritto di origine siriaca in cui sono assemblate una serie di opere apocrife, ritenute cronache storiche arricchite da leggende tra cui di fondamentale importanza è la Kthāvā d-m'arrath gazzé, risalente al V secolo che Assemani traduce in latino con Spelunca Thesaurorum e che oggi noi conosciamo come Il Libro della Caverna dei Tesori, il più antico attestato che possediamo sulla successione delle generazioni di un periodo di 5.500 anni che va dalla creazione di Adamo alla nascita di Cristo.
La Caverna di cui si parla, situata sul lato di una montagna sotto il Paradiso Terrestre, accolse Adamo ed Eva dopo il loro allontanamento dal Giardino dell'Eden, e:

" ... Quando Dio vide che Adamo era stordito dall'oscurità della notte, mandò Michele in Giudea e gli disse di riportare indietro delle tavole d'oro e, quando arrivarono, Dio le pose nella Caverna per illuminare l'oscurità della notte lì dentro. E Dio mandò Gabriele in Paradiso a prendere l'incenso e Raffaele a portare la mirra dallo stesso posto e, quando queste sostanze simboliche furono poste nella Caverna, Adamo fu confortato. Poiché la Caverna conteneva queste sostanze preziose, fu chiamata la "Caverna dei Tesori". Poco dopo Dio permise che fossero portati dei fichi ad Adamo dal Paradiso e insegnò ad Adamo ed Eva a cucinare il cibo sul fuoco che fu portato loro dalla mano dell'angelo di fuoco che stava all'ingresso del Paradiso tenendo in mano una spada di fuoco. Poiché Adamo non riusciva a procurarsi una scorta di sangue per mantenere l'offerta di sangue, pose sull'altare fuori dalla Caverna un'offerta fatta di grano, presumibilmente una pagnotta o una torta cotta nella cenere calda, e Dio l'accettò e mandò un fuoco per consumarla, essendo presente lo Spirito Santo ... "

Il Libro della Caverna dei Tesori
Liberamente tradotto da Me Medesima

I tre Re Magi

Oro, incenso e mirra dunque doni di Dio che si radicano nel tempo e si fanno viva tradizione nel giorno dell'Epifania con i tre Re Magi che omaggiano Gesù Cristo, figlio di Dio:
 
" ... E subito, secondo quanto avevano ricevuto dalla tradizione che era stata loro tramandata dai loro padri, lasciarono l'Oriente e salirono sui monti di Nédh, che si trovano all'interno degli ingressi a Oriente dalle terre ai margini del Nord, e presero da loro oro, mirra e incenso. E da questo [passaggio] capisci, o mio fratello Nemesio, che i Magi conoscevano l'intero servizio della Dispensazione del nostro Redentore attraverso le offerte che portavano: l'oro era per un re, la mirra per un medico e l'incenso per un sacerdote, perché i Magi sapevano Chi era, e che era un re, un medico e un sacerdote ..."

Il Libro della Caverna dei Tesori
Liberamente tradotto da Me Medesima

Omaggio dei Re Magi a Gesù Cristo figlio di Dio

L'interpretazione simbolica, dei tre doni che i Magi offrono a Gesù Cristo figlio di Dio, che si sviluppa nel contesto siriano, arrichisce la nostra definendolo oltre che Re, medico del corpo, dell'anima e di ciò che è sacro, ed è interessante e alquanto curioso notare che l'unica simbolizzazione condivisa si riferisce proprio all'oro, quell'elemento che secondo i detrattori del cristianesimo non era in realtà oro, ma curcuma, zenzero, benzoino o altro.

Mirra

Mirra

Nei brucia essenze la mirra

Nei brucia essenze la mirra

Lieta Epifania e un abbraccio a tutte le sorelle Befane!

A breve il reel sull'arrivo dei tre Re Magi

mercoledì 1 gennaio 2025

Anno Trisaghion

Veliero Anima Mundi 2025

In questo primo giorno del 2025 Anno Santo del Giubileo della Speranza, il Veliero Magico di Anima Mundi ci porta a Nord-Ovest delle Alpi e precisamente nella necropoli di Heilmannstraß risalente al III secolo d.C. e appartenente alla città romana di Nida precorrritrice di Francoforte sul Meno-Praunheim, capitale della regione settentrionale di confine, civitas Taunensium e sito archeologico tra i più grandi e importanti dell'Assia.
Muovendoci nel cimitero di circa 500 metri quadri in un complesso di 127 tombe ne potremmo osservare velocemente 45 prive di corredo funerario, 113 caratterizzate dall'inumazione e, lì dove il corredo è presente, vedremmo manufatti insoliti di gioielleria con perline di vetro, cristallo di rocca, pietre e gagat-legno fossile nonché 14 paia di scarpe poste vicino ai piedi o alle gambe dei defunti a voler indicare la fine del cammino terreno. 
Raggiunta la nostra meta sul sito 134 ci troveremmo davanti a una sepoltura di un'importanza cruciale, con all'interno un calice d'incenso e una brocca di argilla cotta, che, anticipandoli di un secolo, modifica i riferimenti storici della diffusione del culto cristiano divulgato nell'Impero Romano a Occidente attraverso l'Oriente dai commercianti, dagli schiavi importati e dai soldati.

Sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Ufficio dei monumenti della città di Francoforte sul Meno, foto di Michael Obst

Sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Ufficio dei monumenti della città di Francoforte sul Meno, foto di Michael Obst

Si tratta di un uomo di circa di 35-45 anni che sotto il mento, originariamente allacciato al collo, mostra un amuleto di soli 3,5 cm di dimensione databile tra il 230 e il 260 d.C. costruito per proteggere il defunto dalle forze dell'empietà nell'aldilà.
È composto da un filattèrio d'argento che contiene una sottile lamina d'argento con un'incisione di 18 righe arrotolata al suo interno decifrata nel dicembre 2024, grazie alla più moderna tecnologia di tomografia presso il LEIZA - Leibniz Centre for Archaeology, dal Prof. Dr. Markus Scholz dell'Università Goethe di Francoforte.

Amuleto risalente al 230 e il 260 d.C della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - U. Dettmar, AMF

Amuleto risalente al 230 e il 260 d.C della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - U. Dettmar, AMF

L'iscrizione inizia con una menzione di san Tito, vescovo di Gortina sull'isola di Creta, allievo e confidente di san Paolo, e con la citazione in greco del Trisaghion da  τρίς/tris - tre volte e ἅγιος/haghios - santo,  ἅγιος, ἅγιος, ἅγιος, in caratteri latini haghios, haghios, haghios ed è uno dei primi esempi che attesta la triplice invocazione Santo, Santo, Santo di Isaia 6:3 e disegna lo sviluppo iniziale della liturgia dell'Eucaristia, non conservata all'epoca in forme complete e che ritroviamo ai giorni nostri. Segue poi la citazione dai Filippesi 2:10-11.
Lo scritto è caratterizzato da una totale purezza cristiana, privo di inculturazioni o sincretismi religiosi o riferimenti ad altre fedi tipici del periodo, mostra come i versi della Bibbia fossero usati nelle formule impiegate per proteggere i morti nell'aldilà e lo fa nel III secolo, momento in cui il cristianesimo di certo si stava diffondendo in maniera costante, ma in cui dichiararsi apertamente cristiani poteva essere rischioso per la propria incolumità.

Riproduzione della lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Istituto Leibniz per l'archeologia di Magonza (LEIZA)

Riproduzione della lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Istituto Leibniz per l'archeologia di Magonza (LEIZA)

(Nel nome?) di San Tito.
Santo, santo, santo!
Nel nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio!
Il Signore del mondo
resiste [al meglio delle sue capacità?]
tutte le convulsioni (?)/battute d'arresto(?).
Il Dio (?) concede l'accesso al benessere.
Questo mezzo di salvezza protegge
l'essere umano che si abbandona alla
volontà
del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio,
poiché tutti si inginocchiano davanti a Gesù Cristo:
il celeste,
il terreno e
il sotterraneo, e ogni lingua
confessa (Gesù Cristo).

Ricostruzione dell'iscrizione sulla lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Prof. Dr. Markus Scholz

Ricostruzione dell'iscrizione sulla lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Prof. Dr. Markus Scholz

Ho voluto accompagnarvi in questo viaggio particolare perché attraverso la morte possiamo anche capire e riconoscere le tradizioni che ci appartengono e alle quali apparteniamo. 

Cecilia Sala, l'Italia è con te e aspetta il tuo ritorno.

Lieto 2025!

mercoledì 25 dicembre 2024

La mensa di Natale

Nanna ha dovuto fare i conti con il suo destino, ma alla fine si è lasciata il peggio alle spalle.

" ... L'indomani era una benedizione vedere tutta quella gente alla mensa di Natale. Rosetta vezzeggiava il suo ispido uomo come se lo avesse sposato allora. I vecchi erano felici di maritare la figliola. Pacifico, lasciamo stare. Era sempre a guardare Nanna colla bocca aperta, e tratto tratto le diceva:
- Dunque sarete la mia massaia? Demonio di ragazza! Se vi siete fatta sospirare! Il letto è pronto; quand'è che comincerete a scodellare la minestra a casa mia? - Ed altre espansioni rustiche in cui metteva tutta l'anima, pover'uomo, come i loro sposi, mie belle lettrici, in un verso sentimentale.
Gaudenzio c'era anche lui; era andato al mattino a dar il buon Natale per sentire cosa ne era stato del fiore d'argento, e Rosetta l'aveva persuaso facilmente. A conti fatti non era una passione di quelle che logorano il cuore, la sua. Aveva un capriccio per quella bella sposa; ma l'idea di sposare quel gioiello di bimba, ed innamorata poi che lo lasciava traspirare da tutti i pori, gli andò a sangue; e fu un affare concluso; tanto piú che Rosetta lo assicurò d'essere stata a sedici anni sottile come un gambo di canape. Tutta quella floridezza le era piovuta intorno dai diciassette ai diciotto. Egli si figurava la sua sposina fra un anno triplicata almeno, ed era contento, e si dondolava più che mai, e si metteva il cappello tanto sull'orecchio che era un prodigio. E Lucia era in estasi dall'ammirazione, saltava di gioia, e trionfava col suo bel fiore d'argento nei cappelli bruni. Ed esclamava contemplando il ciuffo spropositato del suo sposo:
- L'avevo capito da un pezzo io, che parlavate sempre con Rosetta di me, e che mi volevate dare il fiore d'argento. Oh! Se l'avevo capito!
Povero cuore innocente! Non sapeva sotto che tempeste era cresciuto il suo fiore di ceppo. "

In risaia
1890
Maria Antonietta Torriani in arte Marchesa Colombi

Candela di Natale

Candela di Natale

Lanterna di Natale

Questa è la lanterna che mi ha regalato la mia Sorellina per custodire la candela di Natale che riuscirete a vedere posizionata solo nel reel perché mi sono dimenticata di fare la foto

Diffusore con scorze di cedro

Diffusore con scorze di cedro

Presepe 2024

Lieto Natale!

A breve il reel sull'accensione della candela di Natale


martedì 24 dicembre 2024

Gli zoccoli della Vigilia di Natale

Eccoci giunti alla ventriquattresima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima con la quale conosceremo la tradizione del novarese di porre alla finestra gli zoccoli per la strenna della notte più coinvolgente e più bella dell'anno in cui nasce Gesù Cristo.
Abbiamo vissuto l'Avvento grazie alla vostra immensa disponibilità, come ogni anno è stato bellissimo seguirvi giorno dopo giorno per fare un tuffo nelle storie, nelle poesie, nelle riflessioni e nei gochi che ci avete proposto e che ci hanno arricchito con infinito amore.
Ragazze e ragazzi, avete superato anche le vostre difficoltà per esserci, avete dedicato il vostro tempo più prezioso a questo cammino e io vi ringrazio dal più profondo del cuore.

Sciarada

24 dicembre - Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

Siamo alla resa dei conti e Nanna è a un solo passo dalla sua rivincita, ma, quando si trova faccia a faccia con il dolore del fratello Pietro le si apre il cuore e fa un'inversione di marcia che risolve la situazione per tutti: 

Golconda

" ... La vigilia di Natale, Nanna disse a Maddalena:
- Mamma, me la lasciate fare a me la torta per domani?
- Possiamo farla insieme.
- No; lasciate che la faccia io, mentre gli uomini saranno fuori per la messa della mezzanotte. Mi piace di stare alzata la sera di Natale, finché suonano le campane. Debbo dire delle orazioni lunghe.
Maddalena non fece altre difficoltà.
La sera andarono prestissimo nella stalla. Quasi subito giunse Gaudenzio. Gli uomini dovevano recarsi insieme all'osteria, e di là alla messa della mezzanotte.
Lucia cinguettò tutta la sera di zoccoli e di strenne. Rosetta non osava parlare. Gli occhi del marito erano intenti su di lei, e dopo la piccola scherma di parole sostenuta colla cognata per l'affare della pezzuola, la povera sposa era sempre impaurita.
Non aveva nulla di grave da rimproverarsi. Tra lei e Gaudenzio non esisteva nessuna intimità. Ma sentiva di volergli bene piú che non dovesse; si conosceva debole accanto a lui; aveva capita la sua intenzione di regalarle lo spillo, e non aveva il coraggio di respingerlo. E tutto codesto la turbava, e la faceva tremare dinanzi al marito come una colpevole.
Ed il marito s'era fatto piú cupo. Il suo sguardo era pieno di sospetti e di misteri.
Prima delle dieci gli uomini si alzarono per uscire.
— Dunque lo zoccolo? Lo metterete fuori? — disse Gaudenzio senza rivolgersi particolarmente a Rosetta perché si sentiva vigilato da Pietro.
- Sí - disse Lucia con entusiasmo.
- Sí - disse Nanna fingendo la stessa animazione.
Rosetta non disse nulla. Gaudenzio non poteva decidersi ad uscire. Pietro s'avviò pel primo; ma si fermò sull'uscio nell'oscurità. Gaudenzio, che lo credette nel cortile profittò del momento per accostarsi a Rosetta dondolandosi sui fianchi e canticchiando:
Va là va là Pepin...
- L'avete a mettere fuori anche voi lo zoccolo - sussurrò. E s'avviò per uscire riprendendo la sconcia canzone.
Nanna che era accanto alla porta udí un sospiro represso, e vide Pietro che s'allontanava soltanto in quel momento, affrettandosi prima che Gaudenzio giungesse alla porta.
- Bene - pensò. - Sospetta già qualche cosa. Mi sarà piú facile aprirgli gli occhi - e gli tenne dietro collo sguardo, e lo vide che se ne andava con passo lento, a capo chino, in atto di profondo scoraggiamento.
In quel momento tutto il passato di quel fratello, timido, amoroso e buono, le passò nella mente come una visione. La sua ammirazione infantile per lei, la spontaneità con cui s'era offerto d'andare nelle risaie per aiutarla a guadagnarsi l'argento, le cure che le aveva prestate nella sua malattia lontana da casa, l'offerta generosa di rifarle il letto nuziale co' suoi risparmi. E provò una fitta al cuore pensando al dolore che si disponeva a recargli. Ma tutto codesto passò in un lampo. Il tempo che Gaudenzio impiegò a traversare la stalla. Rosetta usciva anch'essa. Senza interrompere la sua canzone, quando furono nel buio della porta, Gaudenzio allungò un braccio, prese Rosetta per la vita e la strinse forte, gridando a squarciagola:
Te gh'et la donna bella
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Poi se ne andò cantando sempre, senza avvedersi di Nanna che era celata nell'oscurità. Quell'abbraccio fece dileguare nel cuore geloso della fanciulla tutta la pietà pel fratello.
... Ed uscí dall'ombra, e si diresse verso la cucina. Rosetta si voltò al rumore degli zoccoli, vide che Nanna era dietro a lei, e capí che aveva assistito a quella scena di cui era ancora tutta agitata. In cucina Rosetta, impaziente di ritirarsi nella sua stanza, prese la lucerna che era sulla tavola. Nanna le si accostò per accendere la sua. La luce le rischiarò tutte e due in volto. Nanna fissò la cognata negli occhi; questa li abbassò. Si sentiva scrutata fin in fondo al cuore. Arrossí vivamente e salí in fretta nella sua camera. Ma Lucia la seguí gridando:
- Dammi lo zoccolo.
- No, lascia.
- Sí, me lo devi dare. Sai pure che Gaudenzio ha raccomandato di metterlo tutte e tre. Via, sii buona, dammelo.
E la piccina corse alla cassa, ne tolse uno zoccolo da festa rosso a fiori gialli, e fuggí tenendo in alto la sua conquista col braccio disteso.
- Quella ragazza è innamorata - pensava Rosetta. - Si figura che Gaudenzio le voglia bene; ed egli fa la corte a me che sono maritata. Oh santo Dio! E nell'ottava di Natale bisognerà andare a confessarsi. Cosa ho da fare io? Non me lo posso cacciare via dal cuore, cosí come una mosca. Io non ci ho colpa. Non ho fatto nulla per volergli bene. È venuto da sé. Oh, se Pietro fosse un altro uomo! - Intanto la bimba proseguiva allegramente la sua raccolta. Scese, entrò nella stanza di Nanna, prese lo zoccolo nero lucido; poi aperse il fagotto che le teneva luogo di valigia, cavò fuori il suo zoccoletto verde, piccino piccino, e corse in cucina a schierarli sulla finestra.
- Guarda, Nanna, come stanno bene. Ci batte sopra la luna. Si distinguono perfettamente. Il Bambino non può sbagliare.
- Bene - disse Nanna. - Ora va a coricarti, se vuoi avere la strenna. Il Bambino non vuol essere veduto.
- Síí! Il Bambino! È un bambino grande, quello... - rispose la fanciulletta con malizia; e si ritirò ridendo nella camera di Nanna, e si cacciò in letto, e fu ben presto rapita in sogni deliziosi di strenne, di fiori d'argento, d'amori, di nozze.

Nanna rimase sola, e s'affrettò a porre le mani in pasta per la torta del Natale. Era agitata, convulsa...
... Quella torta dovette riescire soffice come una spugna, grazie all'energia febbrile con cui Nanna maneggiò la pasta, stirandola, battendola, ravvoltolandola in tutti i sensi.
Finalmente suonarono le undici e mezza:
- A momenti sarà qui - pensò Nanna. - Porterà la sua strenna prima della messa, per dar tempo a Rosetta di pigliarla avanti che torni Pietro. Ma non la piglierà. Ci sarò io prima di lei a raccogliere il fiore. E la bellezza dovrà spiegare a suo marito da che parte viene.
Ed intanto stese la torta rapidamente, l'arrotondò, v’impresse col dito tante piccole fossette, la spolverò di zuccaro; poi si lavò le mani, e si pose in ascolto dietro la finestra del forno.
Gaudenzio era già entrato nella siepe. Nanna lo seguí coll'occhio fino alla finestra accanto, ed il suo cuore balzava come quando era stata presa dal tifo...
... Che Natale, mio Dio! - mormorò Nanna. - Ho mai avuto tanto veleno nel cuore. Che cosa ho fatto per essere disprezzata, avvilita, come sono? Ma è venuta la mia volta. Li avvilirò anche loro e resterò io la padrona di casa.
La campana tacque e s'udí un passo lento avanzarsi verso il cortile dalla parte del viale. Nanna balzò in cucina, nell'idea di impadronirsi dello zoccolo di Rosetta, e portarlo nella sua stanza, per presentarlo poi la mattina alla cognata dinanzi al marito, e dirle:
- Ecco la strenna che ho trovato nel tuo zoccolo, chi ce l'ha posta?
Si alzò sulla punta dei piedi aggrappandosi al davanzale della finestra, e guardò. Il suo zoccolo e quello della bimba erano pieni di chicchi; ne uscivano le carte frastagliate. Questa volta l'avevano trattata bene anche lei. Non s'era voluto irritarla. Nello zoccolo rosso e giallo di Rosetta, c’era ancora il famoso fiore in filigrana.
Nanna alzò la mano per pigliarlo, ma in quella l'uscio della cucina venne aperto, ed entrò Pietro...
... - Ho portato lo spillo per quella donna, che ne ha tanta voglia — disse senza guardare la sorella, e mettendo sulla tavola un involtino leggero...
... - Sono sempre troppo asciutto con lei! Le metto soggezione, e non so farmi voler bene...
Dacché questo fiore le fa piacere... Non mi è poi costato tanto...
... Era ansioso di mettere il fiore nello zoccolo e di assicurarsi se Gaudenzio non l'aveva prevenuto...
... - Ecco com'è amata quella sguaiata! - pensava Nanna. - È lí annientato per lei. Piú maltratta gli uomini, e piú l'adorano. Io non sono piú nulla dacché è entrata in casa. Babbo, mamma, fratello, amanti, sono tutti per lei. Ah! Se potessi schiacciarla!
E nell'esasperazione del suo cuore invidioso attinse il coraggio feroce di dire a quel povero uomo:
- Sei giunto tardi; ce n'è già un altro fiore.
Un grido disperato, straziante, uscí dal petto di Pietro, e finí in un singulto che lo scosse tutto...
... Nanna fu atterrita. In quel momento soltanto vide tutta l'enormità dell'azione che stava per commettere, lo scioglimento orribile che potrebbe avere. Ella aveva pensato soltanto a quanto desiderava lei. Ma ora vedeva che un marito innamorato e tradito non si limita a rimandare la moglie, ed a vivere tranquillamente co' parenti. È una parte della sua vita che si stacca da lui. I parenti non sono nulla dinanzi a tanto dolore...
... Bisognava distruggere il sospetto geloso ch'ella stessa aveva suscitato con tanta perfidia...
... - Ah grullo di uomo! Geloso dopo pochi mesi di matrimonio! Ah! Ah! Ah!
- Ebbene, se sono geloso di chi è la colpa? - disse Pietro tutto confuso. - Sei stata tu a venirmi a dire delle sciocchezze, di Gaudenzio, e di quella donna...
- Se lo dico che ci sei cascato, e che sei un grullo! Non l'hai capito che facevo apposta per farti ammattire? E tu subito a farti scorgere, a far il geloso. Stupido, va'! Dammi qui il fiore che lo metta nello zoccolo della tua donna.
Pietro sporse il fiore, esitante, quasi inebetito tra la speranza ed il timore. Ma appena l'ebbe dato gli tornò il dubbio angoscioso, ed afferrando Nanna pel braccio le domandò a bassa voce:
- Ma l'altro? Hai detto che ce n'è un altro. In che zoccolo l'hanno posto? - E fissandola negli occhi continuò: - Non può essere nel tuo, Nanna.
Quest'ultima parola era crudele. Nanna ne risentí una fitta al cuore. Ma aveva veduto troppo davvicino l'orrore del male. Represse l'impeto del suo orgoglio offeso, e rispose con uno sforzo di generosità, eroico sotto la sua forma volgare e grottesca:
- L'altro è nello zoccolo di Lucia. Ce l'ha posto Gaudenzio; che è innamorato di lei, e si confida con Rosetta. E la ragazza pure è cotta di lui. Anche questo non l'avevi capito? Che ci hai la cateratta agli occhi? Ah! Povero sciocco!
A quelle parole i nervi di Pietro, tanto lungamente eccitati, si allentarono; abbandonò il braccio di Nanna, ricadde a sedere, e gettando sulla tavola un coltello affilato che teneva nella tasca del farsetto, disse con voce cupa:
- Hai giocato un brutto gioco, guarda. Mi sarei ammazzato!
E scoppiò in un pianto convulso.
Nanna a quella vista, al pensiero ch'era stata sul punto di uccidere il fratello, fu presa da un brivido che la scoteva tutta; e per nascondere la propria agitazione andò ad aprire la finestra per mettere il fiore di Pietro nello zoccolo di Rosetta...

... Rosetta, dalla finestra della sua stanza che dava anch'essa sull'orto, aveva veduto giungere e ripartire il bel Gaudenzio. Aveva aspettato trepidamente che suonasse l'ultimo segno della messa per esser sicura che tutti gli uomini fossero fuori. Nanna a quell'ora doveva aver finito di preparare la torta, ed essersi coricata.
Era il momento buono per scendere a togliere lo spillo dallo zoccolo.
Il rimorso e la paura le torturavano il cuore.
- Vorrei che non l'avesse portato - pensava. - Non avrò che il fastidio di nasconderlo. E poi? Avrò un'obbligazione con Gaudenzio. Cosa pretenderà in compenso? Ah! Quel demonio di uomo è tanto bello, e sa tanto fare; non gli si può dire di no. Oh Signor Iddio benedetto! Come andrà a finire? Io voglio essere una brava donna. Mi piace di ridere; ma non voglio fare del male.
Pietro non lo merita. È un po' selvatico; ma mi vuol bene, ed è buono come il pane, poveretto...

... Nell'aprire l'uscio della cucina rimase sorpresa di trovarci il lume acceso. Vide il marito e la cognata, e si fermò esitante non osando entrare.
Nanna comprese che, se non l'aiutava, quella comparsa avrebbe ridestato i sospetti del fratello.
- Oh! Qui c'è Rosetta - disse forzandosi di apparire tranquilla - Ti sta sul cuore, eh, la strenna del Bambino?
- Oh no... - rispose Rosetta affrettandosi alla finestra, senza osare di alzare gli occhi. -
So bene che non mi porterà nulla. Voglio soltanto ritirare il mio zoccolo dalla finestra. Temo che l'umido della notte lo guasti. Sta per nevicare...
... Rosetta prese il suo zoccolo, e sentendoci dentro il fiore, allungò la mano per gettarlo a terra di fuori. Ma Nanna le tirò dentro rapidamente il braccio e le sussurrò:
- Non lo gettare. È lui che ce l'ha posto. Ringrazialo. - E la spinse verso Pietro.
Rosetta guardò la cognata, la vide commossa e rimase atterrita. Che sarebbe di lei? Che sarebbe del fiore di quell'altro?
Intanto Pietro rientrava. Nanna spinse di nuovo la cognata verso di lui, e disse:
- Ne vuoi sentire una buona, Rosetta? Questo povero grullo, grande e grosso com'è, aveva paura di Gaudenzio. Era geloso...
... - Oh! Io non penso a Gaudenzio - disse Rosa che cominciava a comprendere d'aver nella cognata un appoggio.
- Síí! Vaglielo a dire. Ho dovuto raccontargli tutto; che Gaudenzio è innamorato della bimba, che te lo confida, che ha messo il fiore d'argento nel suo zoccoletto verde; tutto, se ho voluto che mi credesse. Ed ora si vergogna; ma non sarà tranquillo, guarda, finché non glieli fai vedere sposati. Io lo conosco...

.. Uscita la sorella, rimasto solo colla sposa, ed incoraggiato dalle espansioni di lei, Pietro le aveva narrato piangendo le sue gelosie, i suoi timori, la sua disperazione, ed il proposito orrendo di uccidersi.
Erano commossi entrambi. Ed in quell'intimità infinita che lega gli sposi, in quelle prime lagrime versate insieme, si sentivano profondamente felici.
Ad un tratto qualcuno bussò con furia all'uscio, e la voce di Pacifico gridò:
- C'è qualcuno alzato?
- Sí, ci sono io. - disse Pietro scostandosi in fretta dalla moglie, e correndo ad aprire.
- Venite con me. Temo vi siano i ladri nella mia stanza, ci vedo un lume, ed ho lassú la bambina.
I due uomini s'affrettarono su per la scala, e Rosetta, che era coraggiosa, li seguí in silenzio.
Pacifico spinse l'uscio, e rimase immobile dallo stupore. Vide una lucerna sulla cassa ai piedi del letto; e Nanna inginocchiata accanto alla culla della bambina.
Pietro si fece rosso come una vampa al vedere la sorella di notte nella camera d'un uomo, e le gridò con mal garbo:
- Nanna, cosa fai qui?
- Sto guardando il mio dono di ceppo, e ne ringrazio il Signore - disse Nanna alzandosi.
- Egli s'è ricordato anche di me, sebbene io sia vecchia e brutta; e mi ha mandato questa bambolina; e mi ha dato un cuore di mamma per volerle bene. Non è vero Pacifico, che debbo essere la sua mamma?
Pacifico nell'eccesso della gioia corse a lei colle braccia protese come per abbracciarla. Ma non osò fare quella scena davanti a tutti; e lasciandosi cadere le braccia penzoloni rimase come istupidito a guardarla a bocca aperta Rosetta fu la sola che comprese tutto. E colla sua espansione spontanea, abbracciò Nanna e le disse:
- Iddio ti benedica, Nanna, per quello che fai a questa bimba, e a questo pover'uomo che ti vuol tanto bene.
- Oh sí, per me vi voglio bene - disse Pacifico.
- Davvero? - domandò Nanna con un lampo di gioia nello sguardo.
- Non lo sapete forse? Non vi ho forse già domandata per moglie? Siete stata voi che non mi avete voluto.
- Ma per la bambina, mi avete domandato.
- Per la bambina, ed anche per me.
- E dicevate che ero vecchiotta e punto bella... - disse Nanna con un po' d'ironia, incapace di sacrificare quel meschino risentimento alla bella parte che stava rappresentando. Appunto forse perché non rappresentava una parte, e nella sincerità dell'animo, si mostrava qual era, una donna con le sue debolezze nel bene come nel male.
- Ebbene - rispose Pacifico senza curarsi di disdire quelle parole per cortesia, - a me piacevate cosí. Di Vecchiotte e punto belle se ne trovano tante. Ma avete ben veduto s'io ne ho cercata un'altra. Sarei stato sempre solo, guardate. - E curvandosi per non essere udito soggiunse:
- È da quando ci trovammo in risaia che vi voglio bene.
Rosetta capí che avevano bisogno di restar un momento soli, e dando un urto col gomito al marito, gli fece segno di uscire con lei sul balcone.
Allora Nanna, con un'espressione di civetteria, che dissimulava male l'ansietà passionata di scoprire quanta parte d'amore le fosse ancora dato sperare da quello sposo, gli disse:
- Mi volevate bene, e ne avete sposata un'altra?
- L'ho sposata, perché ho dovuto sposarla, Nanna. Ora posso dirvelo, dacché lei è morta e voi sarete presto la mia donna. Quella poveretta, requie per l'anima sua, s'era trovata con mio fratello in una di quelle risaie del Piemonte dove giovani e ragazze lavorano appaiati alla trebbiatrice. E neanche i riguardi dell'onestà ci avevano in quella fattoria. Uomini e donne dormivano sullo stesso fienile. E, capite. Quei due ragazzi si volevano bene... Basta; dopo i lavori a mio fratello toccò d'andare soldato. Aveva preso le febbri in risaia e partí che non era ben guarito.
Un po' di cruccio, un po' di male vite, che so io, si pigliò un tifo che lo mandò all'altro mondo in pochi giorni. Un pezzo d'uomo!... Basta; quando andai a trovarlo all'ospedale militare. mi disse:
"Quello che mi fa piú rincrescere di morire, è quella povera Caterina. Se il suo babbo lo sa, l'ammazza, o me la mette sulla strada".
- E piangeva che era una compassione. Io pensai soltanto a consolarlo e gli risposi:
"Senti, Michele. Siamo sempre stati buoni fratelli; metti il tuo cuore in pace, che alla Caterina ci penso io”.
- E capite, Nanna; io avrei voluto sposare voi; ma la promessa fatta ad un moribondo si deve mantenerla. L'ho sposata io quella povera disgraziata, e le ho fatta buona compagnia; di rimorsi non ne ho; ma ho sempre voluto bene a voi.
- Ma allora questa bambina...? Disse Nanna quasi in atto di respingere la culla.
- Non ha piú né babbo né mamma - disse Pacifico in tono supplichevole; - ed io le ho preso a voler bene...
- Ed io pure gliene vorrò, e sarà come se fosse nostra - mormorò Nanna curvandosi verso la bimba addormentata, e baciandola sulla bocchina socchiusa. Poi soggiunse carezzandole i bei ricci biondi:
- E non andrà mai in risaia... "

In risaia
1890
Maria Antonietta Torriani in arte Marchesa Colombi

Continua domani... 

Io e il Golky auguriamo a tutti voi una lieta Vigilia e un lieto Natale e ricordate che domani il calendario si concluderà nel blog del Folletto del Vento Viaggio nel vento mentre qui da me ci sarà fuori calendario l'epilogo della storia di Nanna.

Alle 19.00 di questo 24 dicembre 2024 l'apertura della Porta Santa che darà inizio al Giubileo 2025

domenica 22 dicembre 2024

La benedizione della nuova parrocchiale nella Quarta Domenica d'Avvento

Candela della Quarta Domenica d'Avvento

... nel partire avea fatto promettere pubblicamente, nell’Oratorio di S. Rocco che serviva da paocchiale con atrio aggiunto, di dover entrare nella nuova parrocchiale benedetta ed apprestata per la celebrazione dei divini misteri, prima che spirasse l’anno, l'anno augurale 1901, primo del secolo e sacro al Salvatore del mondo, Cristo Gesù.
Piacque l'idea ardita, ma io prudentemente risposi: Omnia possibilia sunt credenti; e probabilmente il Vescovo capì che la mia risposta era la più conveniente: è Dio che rispetta la volonta degli uomini, e noi per per necessità. Comunque io potei mantenere la promessa; fu invece il Vescovo che non la potè mantenere di venire per la benedizione: ed il 22 Dicembre, quarta Domenica d’Avvento, ne compiva il rito per delegazione Mons. Arcidiacono di S. Vito, Vicario Feraneo, Dottor G. M. Fabricio ...

Parrocchialità di Savorgnano 1931 - Pietro Guarnerini

Le quattro candele dell'Avvento

Nel diffusore scorze di arancia

Lieta Quarta Domenica d'Avvento

A breve il reel sull'accensione della quarta candela dell'Avvento


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