Il dì di Ognissanti è un continum vivendi con quello dei morti, leggete un po' come procede in Abruzzo quando la spiritualità si unisce al folklore, alle credenze popolari e ci si muove nell'oscurità illuminata, dalla luna meraviglioso punto luce che si erge nel firmamento, o dalle candele, dai lumi e dalle lanterne quando lei è impegnata nella fase finale del suo ciclo di decrescita e nella fase iniziale del suo ciclo di crescita:
" Nella notte che precede il 2 novembre:
a) Ogni morto va a rivedere la propria casa (Gessopalena....).
b) Sulle fosse le candele si mettono dalla sera, affinchè i morti, che nella notte lasciano il loro sepolcro, possano servirsene (Campli).
e) Nelle case si fa ardere per tutta la notte qualche lume; perchè ogni morto va a bere nell'abitazione che già fu sua (Francavilla al mare).
d) Prima di andare a dormire, chi può mette tre conche, e chi non può, una, col ronaiuolo dentro, su di una tavola, con una lucerna o una candela accesa, per comodità de' morti, che tornano a visitare la loro casa (Vasto).
e) Sulla tavola da pranzo, si mettono pane, acqua e un lume, da rimanere acceso tutta la notte, per far luce ai morti che tornano a casa. La mattina seguente, quel pane si dà ai poveri (Chieti).
f) Uscendo dai loro sepolcri, i morti vanno in processione per le vie del paese. Chi fosse curioso di vederli, si mette a un crocicchio, col mento appoggiato a una forca; e in tal modo vede passare prima tutte le anime belle poi quelle degli uccisi e de' dannati. A uno che stava così a vedere, le anime belle consigliarono di rientrare in casa; ma la curiosità prevalse, e quel malaccorto, al vedere le anime de' tristi, morì dalla paura (Chieti).
Per vedere la processione de' morti, i quali, usciti dal camposanto, entrano nel paese per fare (visitare) le chiese, si deve stare sotto la piletta dell'acqua santa, con una forca a due punte sotto il mento, e tenendo in mano un gatto. Ma però, non lo fa nessuno, perchè a vedere i morti cattivi, si muore dallo spavento (Fara f. T.).
Guardando la luna a traverso uno staccio; o guardando in un bacino d'acqua, messo sulla finestra, con un lume vicino, si vedranno passare infiniti morti. Nella processione, sempre i buoni avanti, e i cattivi dietro.
g) Sui davanzali mettono piatti di minestra, affinchè ne mangino i morti che vanno in processione (Campli, Fara f. P.).
h) Nella notte de' Morti, non s'ha da lasciare la camicia sulla sedia, ma si deve metterla sotto il guanciale, perché « i morti andrebbero a pisciarvi sopra » (Ortona a mare). - Forse, per vendicarsi dell'essere stati sepolti nudi.
i) Una morta povera « andò in sonno » alla bisavola della sig.ª E. B., e le chiese, per la notte di Tutti i morti, una camicia. La mettesse nella buca del portone. La mattina l'avrebbe riportata. La signora fece per 1'appunto; e all'alba di Tutt'i morti rivide in sogno quella donna, che la ringraziò e le chiese scusa se la camicia l'aveva riportata un po' lorda: la notte era stata piovigginosa (Vasto).
Un morto chiese la camicia a una donna, pregandola di fargliela trovare nella buca della porta. Un mariuolo va e la ruba. Il morto, che non sapeva del furto, riapparve in sogno alla donna, lamentandosi che lo avesse fatto andar nudo alla processione (Chieti).
Non manca il riferimento alle anime del purgatorio:
j) I morti lasciano i luoghi in cui penano, ed hanno libertà di tornare nelle proprie case, dove possono restare fino al giorno dell'Epifania. Onde ad essi si attribuisce il detto: Tutte le fèste vade vije ; ne'vvenga maje la 'Pifanije (Roccaraso).
Verso la conclusione della Commemorazione guardate quanta attenzione, dolcezza e rispetto:
Dal 2 di novembre la sera, fino all'Epifania, si bada a non far oscillare la catena del camino, per non svegliare i morti che dormono in casa (Ib.).
La messa de' Morti, preceduta dall'uffìcio, è celebrata dal parroco molto per tempo, per modo che al far del giorno la lunga funzione è terminata. Tutti coloro che hanno antenati sepolti nella chiesa in cui si celebrano gli uffìzi, vanno o mandano ad accendere candele sulle sepolture; onde in nessun'altra festa dell'anno tutta la chiesa è così variamente e fantasticamente illuminata.
Una delle due nelle quali inimettonsi i capi della sbarra. Ma, prima che dai vivi, il divino uffizio è celebrato dai morti, «Una fornaia, che non sapeva questo, alzatasi assai di buon'ora, andava ad accendere il forno. Nel passare avanti a una chiesa, che vide illuminata, credette che vi uffiziassero, ed entrò. La chiesa era illuminata e piena di popolo. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicina e dice: «Comare, qui non stai bene; va via. Siamo tutti morti, e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti». La comare ringraziò, e andò via subito; ma per lo spavento perdette la voce» (Pescina).
4. Nella mattina di Tutt' i morti, gli sposi mandano in regalo alle spose la « pizza con le sardelle ». I fornai ne fanno presente ai loro «acconti» di maggior riguardo; e nelle famiglie se ne mangia come cibo di rito (Lanciano). "
Curiosità popolari tradizionali abruzzesi - 1890
Gennaro Finamore e Giuseppe Pitré
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Per ulteriori informazioni:
Il calendario di Coligny e Samhain, Ognissanti e Commemorazione dei Defunti
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