venerdì 31 gennaio 2025

Desiderio di primavera nelle sere dei Tre Giorni della Merla

Siamo giunti al terzo e ultimo dei tre giorni della leggenda che racconta del freddo inverno e Giovanni Agnelli, di cui vi ho parlato l'anno scorso in La Merla uscì nera, riferendosi alla canzone presentataci dal cronista della Gazzetta della provincia di Lodi e Crema afferma:  

Interno di stalla con carro per il fieno ante 1874 - Wouterus Verschuur

Interno di stalla con carro per il fieno ante 1874 - Wouterus Verschuur

" ... Ma essendo la canzone della merla stata affidata unicamente alla tradizione, questa, come è suo costume, dovea portare nella canzone stessa qualche variante cambiando paese; così a San Colombano al Lambro, all'Ospedaletto, a Sant'Angelo lodigiano, paesi situati nella parte più meridionale del territorio laudense, si conserva pure il costume di cantare la merla, ma la canzone, pure attenendosi al fatto principale, subisce qua e là delle variazioni ed aggiunte, colle quali si tirano in ballo, per cagione della rima, altre località. A spiegar questo non fanno d'uopo molti commenti: una volta stabilita la canzone ed il fatto principale, il popolo trova facile qualche aggiunta particolare al paese, o riferibile a circostanze speciali e proprie al medesimo, tanto per allungare il divertimento.
Sul finire di gennaio non mancano quasi mai alcune belle giornate rallegrate da splendido sole, che fanno volare col pensiero alla prossima primavera. I contadini non di rado, durante queste giornate, sentendosi soverchiamente oppressi dai loro abiti grossolani, se ne alleggeriscono, buscandosi, alle volte, gravi e funeste malattie che conducono in fin di vita. Nessuna maraviglia quindi, se, a mettere in guardia tanti imprudenti dai mali a cui si esponevano, e renderli cauti contro la stagione infida, da alcuni saggi si immaginasse la favola che la merla, volendo, ridersi di gennaio, che stava per finire, sia stata presto punita della sua sciocchezza, venendo costretta a rifugiarsi nei fumaiuoli, ove forse morì. Dal desiderio ardentissimo dei poveri contadini di uscire finalmente all'aria, dalla necessità del guadagno per sfamare le proprie famiglie che per lunghissime settimane dovettero accontentarsi di una magra razione, si può derivare il costume di uscire dalle stalle in queste tre sere, e cantare la canzone della merla. Il filo della tela era dunque preparato. A questa prima canzone se ne aggiungevano altre, e forse non inutili; e l'inverno era proprio per inventarne... "

giovedì 30 gennaio 2025

Il villaggio nelle sere dei Tre Giorni della Merla

Il cronista della Gazzetta della provincia di Lodi e Crema, che abbiamo conosciuto ieri, rimane affascinato dalla festa che i contadini dedicano ai Tre Giorni della Merla e, con la voglia di sapere ancora di più su questa tradizione, la sera seguente ritorna ad ascoltare i loro canti:  

Interno di stalla con contadini, animali e cavalli - Scuola Italiana XIX secolo

Interno di stalla con contadini, animali e cavalli - Scuola Italiana XIX secolo

... la seguente volli sentirne più di una, e quindi ai primi trilli corsi al più presto a godere quel divertimento; poi finito il lor canto, volsi ad altro stuolo, e poi ad un terzo, finché tutti li vidi serrarsi nelle loro stalle; non essendomi possibile di intervenire a tutte le raccolte, contandosene più che trenta e tutte quasi alla stess'ora. Attorno a quei femminili stuoli vi erano zerbinotti che in lontananza vi facevano cerchio, avendone licenza il solo valletto del padrone della stalla che veniva a rinfrescarle con una bottiglia di buon vino di quel suolo, che era poscia vuotata dai giovinotti che s'erano comprata la sete coi gridi e colle schioppettate tratte a divisione delle stanze cantate dalle loro belle.
Ragazze nel fior dell'età, belle e vispe come pesci, allegre e garrule come cardellini, cantare a roccolo a cielo scoperto, in luogo eminente, canzoni riservate a quelle tre sole sere in tutto l'anno, e quell'eco che rispondeva dalle due torri del castello, fu per me una scena romanzesca che mi colmò di piacere, e che io non scorderò giammai. Fin che fui in quel buon paese io intervenni sempre a quelle innocenti allegrìe, e ne animava la continuazione. Anche il cielo pareva arridesse a quei canti mostrandosi col suo manto azzurro, illuminato dall'argentea luna e dalle centomila stelle che spandevano amorosi raggi, mentre addormentato se ne stava il vento, e il gufo e le strigi del vecchio castello sospendevano gli infausti loro gridi all'insolito donnesco canto".

Continua domani... 

Lieto Secondo Giorno della Merla!

mercoledì 29 gennaio 2025

La Colombina bianca nelle sere dei Tre Giorni della Merla

Nonostante gli stravolgimenti climatici, che per noi quando "va bene" si manifestano con la straordinaria fioritura fuori stagione e con una maggiore percezione del calore, secondo le statistiche il periodo più freddo dell'anno in Italia si aggira generalmente tra il 15 gennaio e il 15 febbraio e si sposta in avanti fino a raggiungere il mese di marzo nelle zone costiere a causa della presenza del mare che rispetto alla terra rilascia ancora più lentamente il calore del sole accumulato durante l'estate e ritarda così l'arrivo di quel freddo pungente che invece la tradizione popolare colloca al 29, al 30 e al 31 di gennaio in un unicum definito i Tre Giorni della Merla e sentito in modo particolare dal mondo contadino che, come già abbiamo visto nella storia di Nanna, era abituato a riunirsi nelle stalle riscaldate dal respiro degli animali per affrontare in compagnia i rigori iemali; durante la sera di questi tre giorni leggendari si usciva dalla stalla intonando dei canti in allegria accompagnati dagli spari di fucile e di pistole e si festeggiava per esser riusciti a superare la prima metà dell'inverno che introduceva la seconda in cui era ancora necessario stare attenti alla gelate prima dell'arrivo della primavera che con il risveglio della natura preannunciava i tempi dell'abbondanza; a raccontarcelo è un autore anonimo che sul numero 8 della Gazzetta della Provincia di Lodi e Crema il 24 Febbrajo 1838 scrive:

Nella stalla 1845 - Benno Raffael Adam

Nella stalla 1845 - Benno Raffael Adam

" Vent'anni fa (quindi nel 1817) trovandomi da tre mesi in Pandino, sentii la sera del 29 gennajo, ad un'ora di notte, lo scoppio di diverse fucilate. Mi spaventai a quei rumori, in un paese per me nuovo. Fattomi pertanto al balcone, e prestando attento orecchio onde apprendere ciò che avvenisse, rinvenni dallo spavento quando udii scoppi di risa, trilli e gioviali canti; allora mi punse curiosità di sapere se erano sposi, poiché mi era noto esservi stato costume di accompagnare la sposa con fucili e di accrescere l'allegria cogli spari; ma recatomi in piazza per muovermi sull'orma delle grida, mi trovai imbarazzato e confuso udendo in capo ad ogni via allegre cantilene ed un ih!.... ih!.... che divideva le stanze della canzone, cui faceano eco tuonate di fucili e di pistole.
Era lì in forse per ritirarmi, quando mi passò dappresso la vecchia zoppa Catterina che, come vicina di casa, aveva già seco qualche confidenza, e fattole domanda che cosa fossero quei chiassi e que' canti, essa dopo gli stupori perché nol sapessi, mi disse: È la Merla, è la Colombina che si canta da per tutto per tre sere: la vadi a vedere ed a sentire, la vadi, la vadi. Così inanimito, m'avvicinai al gruppo più prossimo sul dosso o trincea in fondo al viottolo detto del Castello. Erano sedici ragazze, di cui la maggiore d'età non giungeva a ventidue anni, che strette tra loro col nodo di loro braccia, a capo scoperto e col viso volto al cielo, cantavano una canzone a me nuovissima, e la cantavano sì con tutto il lor fiato, ma con un accordo che gradiva assai.
Siccome però non erano molte le istrutte di quella canzone, così ogni strofa veniva suggerita da vecchie nonne, che quasi chioccie verso i loro pulcini, le facevan guardia a difesa d'ogni insulto, e le dirigevano per mantenere quell'uso che ricordava i bei giorni della perduta loro giovinezza. L'orgoglio dell'essere allora necessarie, ed il rammentare quei dì dell'aprile di loro età le compensava a soverchio del freddo che sentivano.
La canzone era intitolata la Colombina, ma non se ne conserva che un brano. Eccone il tenore che mi seppe dire la Clotilde:

La Colombina bianca sa ben volà
la Colombina.... ecc.
Lei bella sa volà.
La vola in su la brocca*, la dondarà*.
La vola in riva al mare, la beverà
la vola... ecc.
Lei bella negarà.
Tra la rocca e 'l fus in mezz a l'era*
viva l'amor, vivaa....
Tra la rocca e 'l fus.... ecc.
A fa l'amor ghe voeul* tre belle cose
viva l'amor, vivaa....
Bellezza, onestà, parole poche;
viva l'amor, vivaa....
Parole poche le fan bel sentire viva l'amor vivaa....
Gettan le balestre sui balcon,
gettan.... ecc.
Fina sui balcon
Si han ferid lei bella in un gallon*.
Si han.... ecc.
Lei bella in un gallon
O tas, tas, mia bella, te guarirè*
o tas.... ecc.
O bella guarirè.... 

 Per quella sera stetti con quella sola compagnia ma... 

Continua domani...

Brocca* = Fronda, ramo
dondarà* = Muoversi, piegarsi ad imitazione della campana.
l'era* = Getta la rocca ed il fuso in mezzo all'aja....
voeul* = Ci vogliono
Si han ferid lei bella in un gallon* = Hanno ferito la bella in una coscia
O tas, tas, mia bella, te guarirè* = Taci, taci, mia bella, guarirai

Lieto Primo Giorno della Merla!

lunedì 27 gennaio 2025

Verso la libertà

Istituiamo i giorni del ricordo, ma di memoria sembra che ce ne sia poca in giro.

Nel bosco - Giorno della Memoria

" Ormai il Lager era lontano. Nemmeno piú ci pensava, anche se erano passati pochi giorni. Ora stava risalendo le montagne verso il confine; camminava di notte, e di gior­no se ne stava rintanato lungo il fiume come un animale notturno. Nascosto dentro i cespugli, ogni tanto chiude­va gli occhi e si lasciava prendere da un sonno leggero e bastava il frullo di un'ala a risvegliarlo. Per nutrirsi stac­cava dai rami degli alberi del bosco germogli di peccio, fo­glie tenerissime di faggio e di acero appena nate, racco­glieva e portava alla bocca i germogli di mirtillo, di lam­pone e di rosa canina. Masticava lentamente assaporando i diversi gusti che erano pur sempre piú buoni e graditi del­la brodaglia che passava il Terzo Reich... "

Sentieri sotto la neve 
Mario Rigoni Stern

sabato 25 gennaio 2025

La sera dei sei pianeti

Questa sera in un cielo capriccioso, che svela e subito vela, sei pianeti del sistema solare non allineati; partendo da est-nord-est Marte vicino a Procione, proseguendo a sud-est Giove, Aldebaran e Urano non visibile a occhio nudo, e finendo a sud-ovest Venere al centro tra Nettuno non visibile a occhio nudo e Saturno che io non ho visto.

Procione e Marte 25 gennaio 2025

Procione la stella del Cane Minore con Marte

Giove, Aldebaran e Urano 25 gennaio 2025

In realtà non so se l'Urano della foto sia Urano, io a occhio nudo non l'ho visto, la posizione però è corretta

Venere 25 gennaio 2025

Venere con le posizioni in cui erano Nettuno e Saturno entrambi non visibili

venerdì 17 gennaio 2025

L'ignis sacer e il maialino

Sant'Antonio Abate, come abbiamo visto in Vita Antonii, muore il 17 gennaio del 356 nel deserto della tebaide e viene seppellito in un luogo segreto che torna alla luce solo nella seconda meta del VI secolo, 561 circa, con la traslazione delle relique ad Alessandria d'Egitto; nel 670 circa, a causa dell'invasione araba, vengono trasferite a Costantinopoli e nell'XI secolo raggiungono il villaggio di La Motte aux Bois in Francia con Jaucelin di Châteauneuf, identificato come nipote di Gugliemo familiare di Carlo Magno, che durante un pellegrinaggio in Terra Santa le riceve in dono dall'imperatore Costantino IV. Le reliquie del santo vengono inizialmente interrate e tali rimangono fino al 1070, anno in cui il discendente di Jaucelin Ghigo di Didier Ghigodi per custodirle fa costruire una chiesa, che da al villaggio il nuovo nome di Saint Antoine Abbaye, diviene luogo di devozione e pellegrinaggio e dal 1083 "casa" di un gruppo del priorato benedettino di Montmajour.
Nel 1095 Gastone de Valloire riceve la grazia chiesta a sant'Antonio Abate per la guarigione del figlio dall'ergotismo, oggi sappiamo esser causato dall'ingestione di farine contaminate dalla Claviceps purpurea, e fonda la prima comunità di ospedalieri di Sant'Antonio Abate che nel 1297 con la bolla di Bonifacio VIII diventa Ordine dei canonici regolari di Vienne seguace della regola di sant'Agostino.
I Cavalieri Ospedalieri di Sant'Antonio Abate, che andranno a spargere i loro centri curativi lungo la via Francigena e si diffonderanno in Europa, per alleviare con il grasso l'ignis sacer, il fuoco sacro o ardente causato dal'ergostismo e dall'herpes zoster, ebbero il permesso di allevare a spese della comunità dei maiali che con un campanello legato al collo, per distinguerli dagli altri, circolavano liberamente nelle strade ed è così che il maiale entra a far parte dell'iconografia del santo, l'ignis sacer prende il nome di fuoco di sant'Antonio e li ritroviamo insieme nelle leggende che lo riguardano.

Sant'Antonio Abate - Miniatura del 1555 dal Libro delle Ore collezione Lescalopie - Biblioteca di Amiens

Sant'Antonio Abate
Miniatura del 1555 
Libro delle Ore collezione Lescalopie 
Biblioteca di Amiens

Lieta Festa di Sant'Antonio Abate!

sabato 11 gennaio 2025

La voce del sole

" Altissimu, onnipotente, bon
Signore, tue so' le laude, la gloria e
l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et
nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte
le tue creature, spetialmente messor
lo frate sole, lo qual è iorno, et
allumini noi per lui; et ellu è bellu e
radiante cum grande splendore: de
te, Altissimo, porta significatione ... "


" Altissimo, Onnipotente Buon
Signore, tue sono le lodi, la gloria, 
l'onore e ogni benedizione.

A te solo, o Altissimo, si addicono e
 nessun uomo è degno di
menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a 
tutte le creature, specialmente per il 
signor fratello sole, il quale è la luce 
del giorno e tu tramite lui ci illumini: 
è bello e raggiante con grande 
splendore e di te, Altissimo,
 porta il segno ... "

Sole tra le nuvole

Il Cantico delle Creature di san Francesco ha 800 anni, è il primo poema scritto in volgare e tra le prime righe che lo compongono cita fratello sole, l'astro che al solstizio d'inverno, quando tocca il nadir, in quello che è il dì più corto dell'anno nell''emisfero boreale, annuncia la nascita della luce per eccellenza che avviene il 25 dicembre e che si chiama Gesù Cristo.  
Alla vigilia di Natale 2024, mentre noi eravamo impegnati a festeggiare, la Parker Solar Probe della NASA - National Aeronautics and Space Administrationa una distanza di soli 6,11 milioni di km, 3,8 milioni di miglia, 10 volte più vicina di quanto gli sia Mercurio, ha raggiuto la parte più esterna dell'atmosfera del Sole detta corona, e in questo inizio 2025 ha regalato al mondo la voce del sole che ricorda l'esternazione di un lungo, straziante, inquietante, coinvolgente grido di furore e dolore che sgorga dagli abissi delle viscere.
Per ascoltarla vi lascio il link di passioneastronomia su twitter: La voce del sole

Approfitto di questo post per ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno lasciato i loro auguri, per dire a chi non lo sa che il nostro Costantino è tornato a casa e a te amica mia che passi silenziosa e leggi:- "Lieto compleanno!"



Per ulteriori informazioni

lunedì 6 gennaio 2025

La Caverna dei Tesori con oro, incenso e mirra

Stefano Evodio Assemani, di origine libanese naturalizzato italiano, il cui cognome è un patronimico arabo che significa figlio di Simone, è stato un arcivescovo e un orientalista cattolico che nel 1742 compilò i Cataloghi dei Manoscritti Orientali nella Biblioteca Vaticana; nel II volume, dei quattro stampati, a pagina 498 descrive un manoscritto di origine siriaca in cui sono assemblate una serie di opere apocrife, ritenute cronache storiche arricchite da leggende tra cui di fondamentale importanza è la Kthāvā d-m'arrath gazzé, risalente al V secolo che Assemani traduce in latino con Spelunca Thesaurorum e che oggi noi conosciamo come Il Libro della Caverna dei Tesori, il più antico attestato che possediamo sulla successione delle generazioni di un periodo di 5.500 anni che va dalla creazione di Adamo alla nascita di Cristo.
La Caverna di cui si parla, situata sul lato di una montagna sotto il Paradiso Terrestre, accolse Adamo ed Eva dopo il loro allontanamento dal Giardino dell'Eden, e:

" ... Quando Dio vide che Adamo era stordito dall'oscurità della notte, mandò Michele in Giudea e gli disse di riportare indietro delle tavole d'oro e, quando arrivarono, Dio le pose nella Caverna per illuminare l'oscurità della notte lì dentro. E Dio mandò Gabriele in Paradiso a prendere l'incenso e Raffaele a portare la mirra dallo stesso posto e, quando queste sostanze simboliche furono poste nella Caverna, Adamo fu confortato. Poiché la Caverna conteneva queste sostanze preziose, fu chiamata la "Caverna dei Tesori". Poco dopo Dio permise che fossero portati dei fichi ad Adamo dal Paradiso e insegnò ad Adamo ed Eva a cucinare il cibo sul fuoco che fu portato loro dalla mano dell'angelo di fuoco che stava all'ingresso del Paradiso tenendo in mano una spada di fuoco. Poiché Adamo non riusciva a procurarsi una scorta di sangue per mantenere l'offerta di sangue, pose sull'altare fuori dalla Caverna un'offerta fatta di grano, presumibilmente una pagnotta o una torta cotta nella cenere calda, e Dio l'accettò e mandò un fuoco per consumarla, essendo presente lo Spirito Santo ... "

Il Libro della Caverna dei Tesori
Liberamente tradotto da Me Medesima

I tre Re Magi

Oro, incenso e mirra dunque doni di Dio che si radicano nel tempo e si fanno viva tradizione nel giorno dell'Epifania con i tre Re Magi che omaggiano Gesù Cristo, figlio di Dio:
 
" ... E subito, secondo quanto avevano ricevuto dalla tradizione che era stata loro tramandata dai loro padri, lasciarono l'Oriente e salirono sui monti di Nédh, che si trovano all'interno degli ingressi a Oriente dalle terre ai margini del Nord, e presero da loro oro, mirra e incenso. E da questo [passaggio] capisci, o mio fratello Nemesio, che i Magi conoscevano l'intero servizio della Dispensazione del nostro Redentore attraverso le offerte che portavano: l'oro era per un re, la mirra per un medico e l'incenso per un sacerdote, perché i Magi sapevano Chi era, e che era un re, un medico e un sacerdote ..."

Il Libro della Caverna dei Tesori
Liberamente tradotto da Me Medesima

Omaggio dei Re Magi a Gesù Cristo figlio di Dio

L'interpretazione simbolica, dei tre doni che i Magi offrono a Gesù Cristo figlio di Dio, che si sviluppa nel contesto siriano, arrichisce la nostra definendolo oltre che Re, medico del corpo, dell'anima e di ciò che è sacro, ed è interessante e alquanto curioso notare che l'unica simbolizzazione condivisa si riferisce proprio all'oro, quell'elemento che secondo i detrattori del cristianesimo non era in realtà oro, ma curcuma, zenzero, benzoino o altro.

Mirra

Mirra

Nei brucia essenze la mirra

Nei brucia essenze la mirra

Lieta Epifania e un abbraccio a tutte le sorelle Befane!

A breve il reel sull'arrivo dei tre Re Magi

mercoledì 1 gennaio 2025

Anno Trisaghion

Veliero Anima Mundi 2025

In questo primo giorno del 2025 Anno Santo del Giubileo della Speranza, il Veliero Magico di Anima Mundi ci porta a Nord-Ovest delle Alpi e precisamente nella necropoli di Heilmannstraß risalente al III secolo d.C. e appartenente alla città romana di Nida precorrritrice di Francoforte sul Meno-Praunheim, capitale della regione settentrionale di confine, civitas Taunensium e sito archeologico tra i più grandi e importanti dell'Assia.
Muovendoci nel cimitero di circa 500 metri quadri in un complesso di 127 tombe ne potremmo osservare velocemente 45 prive di corredo funerario, 113 caratterizzate dall'inumazione e, lì dove il corredo è presente, vedremmo manufatti insoliti di gioielleria con perline di vetro, cristallo di rocca, pietre e gagat-legno fossile nonché 14 paia di scarpe poste vicino ai piedi o alle gambe dei defunti a voler indicare la fine del cammino terreno. 
Raggiunta la nostra meta sul sito 134 ci troveremmo davanti a una sepoltura di un'importanza cruciale, con all'interno un calice d'incenso e una brocca di argilla cotta, che, anticipandoli di un secolo, modifica i riferimenti storici della diffusione del culto cristiano divulgato nell'Impero Romano a Occidente attraverso l'Oriente dai commercianti, dagli schiavi importati e dai soldati.

Sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Ufficio dei monumenti della città di Francoforte sul Meno, foto di Michael Obst

Sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Ufficio dei monumenti della città di Francoforte sul Meno, foto di Michael Obst

Si tratta di un uomo di circa di 35-45 anni che sotto il mento, originariamente allacciato al collo, mostra un amuleto di soli 3,5 cm di dimensione databile tra il 230 e il 260 d.C. costruito per proteggere il defunto dalle forze dell'empietà nell'aldilà.
È composto da un filattèrio d'argento che contiene una sottile lamina d'argento con un'incisione di 18 righe arrotolata al suo interno decifrata nel dicembre 2024, grazie alla più moderna tecnologia di tomografia presso il LEIZA - Leibniz Centre for Archaeology, dal Prof. Dr. Markus Scholz dell'Università Goethe di Francoforte.

Amuleto risalente al 230 e il 260 d.C della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - U. Dettmar, AMF

Amuleto risalente al 230 e il 260 d.C della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - U. Dettmar, AMF

L'iscrizione inizia con una menzione di san Tito, vescovo di Gortina sull'isola di Creta, allievo e confidente di san Paolo, e con la citazione in greco del Trisaghion da  τρίς/tris - tre volte e ἅγιος/haghios - santo,  ἅγιος, ἅγιος, ἅγιος, in caratteri latini haghios, haghios, haghios ed è uno dei primi esempi che attesta la triplice invocazione Santo, Santo, Santo di Isaia 6:3 e disegna lo sviluppo iniziale della liturgia dell'Eucaristia, non conservata all'epoca in forme complete e che ritroviamo ai giorni nostri. Segue poi la citazione dai Filippesi 2:10-11.
Lo scritto è caratterizzato da una totale purezza cristiana, privo di inculturazioni o sincretismi religiosi o riferimenti ad altre fedi tipici del periodo, mostra come i versi della Bibbia fossero usati nelle formule impiegate per proteggere i morti nell'aldilà e lo fa nel III secolo, momento in cui il cristianesimo di certo si stava diffondendo in maniera costante, ma in cui dichiararsi apertamente cristiani poteva essere rischioso per la propria incolumità.

Riproduzione della lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Istituto Leibniz per l'archeologia di Magonza (LEIZA)

Riproduzione della lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Istituto Leibniz per l'archeologia di Magonza (LEIZA)

(Nel nome?) di San Tito.
Santo, santo, santo!
Nel nome di Gesù Cristo, il Figlio di Dio!
Il Signore del mondo
resiste [al meglio delle sue capacità?]
tutte le convulsioni (?)/battute d'arresto(?).
Il Dio (?) concede l'accesso al benessere.
Questo mezzo di salvezza protegge
l'essere umano che si abbandona alla
volontà
del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio,
poiché tutti si inginocchiano davanti a Gesù Cristo:
il celeste,
il terreno e
il sotterraneo, e ogni lingua
confessa (Gesù Cristo).

Ricostruzione dell'iscrizione sulla lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Prof. Dr. Markus Scholz

Ricostruzione dell'iscrizione sulla lamina d'argento della sepoltura 134 nella necropoli di Heilmannstraß - © Prof. Dr. Markus Scholz

Ho voluto accompagnarvi in questo viaggio particolare perché attraverso la morte possiamo anche capire e riconoscere le tradizioni che ci appartengono e alle quali apparteniamo. 

Cecilia Sala, l'Italia è con te e aspetta il tuo ritorno.

Lieto 2025!

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