Il 29, 30, e 31 gennaio sono ritenuti dalla tradizione " I Tre Giorni della Merla", i più freddi di tutto l'inverno, e anche se le statistiche effettuate nel corso del tempo non sostengano a pieno questa credenza popolare, la saggezza contadina si spinge oltre per abbracciarne l'aspetto simbolico attraverso numerose leggende. Ma oggi, attraverso le parole di Giovanni Pietro Olina, impariamo qualcosa di più sulla merla:
Merla - Incisione in rame - 1622
Antonio Tempesta Firenze 1555-1630
Francesco Villamena Assisi 1566, Roma 1625
La Merla che latinamente dicesi Merula, è Uccello che ha grandissima convenienza col Tordo, essendo dell’istesso garbo di vita, diverso però nei colore, stanzando negli stessi luoghi, che il suddetto.
Di queste il maschio e tutto negro, morato, col becco giallo tendente al Rossiccio, le zampe l’ha parimente gialle, ma non così accesamente.
La femmina è di color di fuliggine, e ha la gola, e ’l petto pinticchiato di bianco sudicio, e ’l becco non l'ha così giallo, essendolo in quel poco, che è, più nella parte di sotto, che di sopra, tuttavia Oltr’a detti colori, trovasene di variate da sopraddetti, ò sia per scherzo della natura, come il vedersene qualche volta delle macchiate di biancho, e parte bianche, e parte nere, (che spesso succede,) ò per qualità del Paese dove nasce, come quelle che fanno in Norvegia, che son del tutto bianche, credesi per la vista che loro si rappresenta delle continue nevi, ò pure per natura stessa dell'animale; avenga che gl'Uccelli molti ye ne sijno, che cambijno di colore, secondo la diversità de tempi, trovandovene, massime l'Autunno, di quelle, che tendon in colore, dal giallo al baio, ò sia di castagne, e in quel tempo lasciano il cantare. Sta come già s'è detto ne gl'istessi luoghi, ch’il Tordo per le macchie, e Albereti, di Cipressi, Ginepri, e simili, godendo l’Estate della frescura de Monti, e altri luoghi, e l’Inverno della Maremma, stando anco nell’istesso tempo ne boschétti de Giardini, e dell’habitato. Cova due volte l'anno, la prima nel finir dell'lnverno, dalla qual poche volte esce a bene, la seconda d’Estate, che gli riesce felicemente: Fa dalle tre alle cinqu’huuoua le quali son tutte macchiate di spruzzature di colori tra verde, e ruggine, suol far il nido nelle fratte, ò in qualch’Arboscello ben folto, formandolo di terra, pelo, e fila d’herba secca, con un ripieno di materia più morbida, Canta al pari del Tordo, e impara agevolmente, insegnandoglisi col fischio diverse canzoni, il suonar della Tromba, e del Tamburo, e simili: v'è anco chi l’avezza à qualche parola: Vive in Campagna di Coccole diverse, e di qualche frutto, com’anco di Bachi, e Cavallette. Voledosene valere per canto, devonsi haver di nido, dandogli per suo mangiare Cuore, Carne, Pan bagnato, e frutti. Pigliansi come già s’è detto del Tordo, Dicesi che gl'acini di melo granato l'amazzin. Nell’uccelliere piccole non se ne deve tener, perseguitando, e dando noia à gl’altri Uccelli. Vive da sei in ott’anni.
Nella figura qui d’incontro dall’intagliator s’è tenuta minor del vero.
Uccelliera, overo, Discorso della natura, e proprietà di diversi uccelli - Della Merla - 1622
Giovanni Pietro Olina
Quest'anno la tradizione ha cannato di brutto
RispondiEliminaHo letto dell'interessante signor Olina che non conoscevo. Carina l'acca nella parola erba... scritta da buon toscano.
RispondiEliminaCiao Sciarada.
Ne vedo in quantità al parco.
RispondiEliminaNon ho mai fatto caso al canto del merlo, quello del corvo lo riconosco di più.
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