Nonostante gli stravolgimenti climatici, che per noi quando "va bene" si manifestano con la straordinaria fioritura fuori stagione e con una maggiore percezione del calore, secondo le statistiche il periodo più freddo dell'anno in Italia si aggira generalmente tra il 15 gennaio e il 15 febbraio e si sposta in avanti fino a raggiungere il mese di marzo nelle zone costiere a causa della presenza del mare che rispetto alla terra rilascia ancora più lentamente il calore del sole accumulato durante l'estate e ritarda così l'arrivo di quel freddo pungente che invece la tradizione popolare colloca al 29, al 30 e al 31 di gennaio in un unicum definito i Tre Giorni della Merla e sentito in modo particolare dal mondo contadino che, come già abbiamo visto nella storia di Nanna, era abituato a riunirsi nelle stalle riscaldate dal respiro degli animali per affrontare in compagnia i rigori iemali; durante la sera di questi tre giorni leggendari si usciva dalla stalla intonando dei canti in allegria accompagnati dagli spari di fucile e di pistole e si festeggiava per esser riusciti a superare la prima metà dell'inverno che introduceva la seconda in cui era ancora necessario stare attenti alla gelate prima dell'arrivo della primavera che con il risveglio della natura preannunciava i tempi dell'abbondanza; a raccontarcelo è un autore anonimo che sul numero 8 della Gazzetta della Provincia di Lodi e Crema il 24 Febbrajo 1838 scrive:
Nella stalla 1845 - Benno Raffael Adam
" Vent'anni fa (quindi nel 1817) trovandomi da tre mesi in Pandino, sentii la sera del 29 gennajo, ad un'ora di notte, lo scoppio di diverse fucilate. Mi spaventai a quei rumori, in un paese per me nuovo. Fattomi pertanto al balcone, e prestando attento orecchio onde apprendere ciò che avvenisse, rinvenni dallo spavento quando udii scoppi di risa, trilli e gioviali canti; allora mi punse curiosità di sapere se erano sposi, poiché mi era noto esservi stato costume di accompagnare la sposa con fucili e di accrescere l'allegria cogli spari; ma recatomi in piazza per muovermi sull'orma delle grida, mi trovai imbarazzato e confuso udendo in capo ad ogni via allegre cantilene ed un ih!.... ih!.... che divideva le stanze della canzone, cui faceano eco tuonate di fucili e di pistole.
Era lì in forse per ritirarmi, quando mi passò dappresso la vecchia zoppa Catterina che, come vicina di casa, aveva già seco qualche confidenza, e fattole domanda che cosa fossero quei chiassi e que' canti, essa dopo gli stupori perché nol sapessi, mi disse: È la Merla, è la Colombina che si canta da per tutto per tre sere: la vadi a vedere ed a sentire, la vadi, la vadi. Così inanimito, m'avvicinai al gruppo più prossimo sul dosso o trincea in fondo al viottolo detto del Castello. Erano sedici ragazze, di cui la maggiore d'età non giungeva a ventidue anni, che strette tra loro col nodo di loro braccia, a capo scoperto e col viso volto al cielo, cantavano una canzone a me nuovissima, e la cantavano sì con tutto il lor fiato, ma con un accordo che gradiva assai.
Siccome però non erano molte le istrutte di quella canzone, così ogni strofa veniva suggerita da vecchie nonne, che quasi chioccie verso i loro pulcini, le facevan guardia a difesa d'ogni insulto, e le dirigevano per mantenere quell'uso che ricordava i bei giorni della perduta loro giovinezza. L'orgoglio dell'essere allora necessarie, ed il rammentare quei dì dell'aprile di loro età le compensava a soverchio del freddo che sentivano.
La canzone era intitolata la Colombina, ma non se ne conserva che un brano. Eccone il tenore che mi seppe dire la Clotilde:
La Colombina bianca sa ben volà
la Colombina.... ecc.
Lei bella sa volà.
La vola in su la brocca*, la dondarà*.
La vola in riva al mare, la beverà
la vola... ecc.
Lei bella negarà.
Tra la rocca e 'l fus in mezz a l'era*
viva l'amor, vivaa....
Tra la rocca e 'l fus.... ecc.
A fa l'amor ghe voeul* tre belle cose
viva l'amor, vivaa....
Bellezza, onestà, parole poche;
viva l'amor, vivaa....
Parole poche le fan bel sentire viva l'amor vivaa....
Gettan le balestre sui balcon,
gettan.... ecc.
Fina sui balcon
Si han ferid lei bella in un gallon*.
Si han.... ecc.
Lei bella in un gallon
O tas, tas, mia bella, te guarirè*
o tas.... ecc.
O bella guarirè....
Per quella sera stetti con quella sola compagnia ma...
Continua domani...
Brocca* = Fronda, ramo
dondarà* = Muoversi, piegarsi ad imitazione della campana.
l'era* = Getta la rocca ed il fuso in mezzo all'aja....
voeul* = Ci vogliono
Si han ferid lei bella in un gallon* = Hanno ferito la bella in una coscia
O tas, tas, mia bella, te guarirè* = Taci, taci, mia bella, guarirai
Lieto Primo Giorno della Merla!
P.S. Ragazze e ragazzi qualcuno di voi sa da cosa possa dipendere il fatto che non riesco a iscrivermi ai nuovi blog?
Bellissimo post.Quest'anno la merla non si rifugerà nel camino!Ciao
RispondiEliminaChe bello, non sapevo. Addirittura c'è una simpatica canzoncina. Chissà il motivetto come sarà. Grazie Sciarada per queste chicche del passato. Ti abbraccio forte. Ciao.
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