domenica 22 settembre 2024

Terra d'autunno

Autunno - Le stagioni dell’anno - Cesare Ripa - Jean Baudoin - 1677

Autunno - Le stagioni dell'anno - Cesare Ripa -  Jean Baudoin - 1677

22 settembre 2024 - 14.43
Con equipollenza l'equinozio d'autunno assegna la stessa quantità di ore alla luce e all'oscurità e ci accompagna nel regno dell'abbondanza in cui il furore dell'estate si riversa con dolcezza nei colori che lo caratterizzano; i frutti giunti a maturazione compongono un copioso raccolto e la terra accoglie nelle sue viscere i semi mentre le foglie che ormai hanno concluso il loro compito le fanno indossare un abito dalle tonalità calde che dal verde virano al rosso, all'arancione, al giallo e al marrone con meravigliose screziature di bronzo.

" ... Lo continua l’autunno maturo e mite per aver deposto i bollori della gioventù,
a metà tra il giovane e il vecchio,
anche con qualche capello bianco sulle tempie ... "

Le Metamorfosi - Libro XV
Publio Ovidio Nasone
A cura di Nino Scivoletto

La stagione autunnale è raffigurata da una donna in età, florida, corpulenta e vestita con la sontuosita che indica la ricchezza del suo tempo illustrata anche dalla cornucopia carica di frutti che sostiene con la mano destra; con la sinistra tiene un succoso grappolo d'uva e ha il capo cinto da una ghirlanda di tralci di vite per raccontare la vendemmia che produce il vino novello mentre l'equinozio di cui vi ho parlato in Equinozio dell'Autunno è descritto come un:

Stavvi un' huom più maturo da man manca,
Dio de i tre mesi, i quai precede Agosto;
Che 'l viso ha rosso, e già la barba imbianca,
E sta sordido, e grasso, e pien di mosto.
Ha il fiato infetto, e tardi sì rinfranca
Chi vien dal suo venen nel letto posto.
D'uve mature son le sue ghirlande,
Di fichi, e ricci di castagne, e ghiande.

Metamorfosi - Libro II
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Giovanni Andrea dell'Anguillara

Lieto equinozio d'autunno a voi!

Ecco il reel sull'equinozio d'autunno

P.S. 22 settembre 2024 - Per il momento è tutto ciò che posso fare con i mezzi che ho a disposizione, aggiornerò  il post la prossima settimana.
P.S. 29 settembre 2024 - post aggiornato

Per ulteriori informazioni

giovedì 15 agosto 2024

Fuochi d'artificio per l'Assunzione di Maria Vergine

" ... La piazza del Mercato, grandissima, riboccava di gente. La folla si accalcava non solo nel suo vasto quadrilatero, addossandosi alle baracche dei saltimbanchi, alle tende ambulanti dei venditori di sorbetti, al piccolo carosello giallo e rosso; ma si addensava lungo il Corso Garibaldi, verso l’Anfiteatro e verso il Tribunale, straripava sui molti balconi e su tutte le terrazze prospicienti nella piazza. Non erano soltanto i ventimila abitanti di Santa Maria che avevano lasciato le loro case, in quella sera di mezz’agosto, per assistere al grande fuoco d’artifizio, in onore dell’Assunzione di Maria Vergine: ma anche dai villaggi e dalle città vicine, erano accorsi, per devozione e per curiosità. Nella folla minuta si mescolavano ai samaritani, conciatori di cuoio, gli ortolani di San Nicola la Strada, i setaiuoli di San Leucio, i fabbricanti di torroni di Casapulla, gli agricoltori di Maddaloni e di Aversa, le pallide maceratrici della canape, che languiscono una intiera stagione sulle sponde dei laghi: sui balconi illuminati a palloncini colorati, la borghesia e l’aristocrazia samaritana facevano gli onori dell’Assunzione alla borghesia e dall’aristocrazia di Caserta e di Capua ... "

Il romanzo della fanciulla
Matilde Serao

Le gite fuori porta con i manicaretti portati da casa, le grigliate, i falò allestiti nei bracieri di montagna o in spiaggia, i balli, i concerti, i fuochi d'artificio di cui, in questo caso, ci parla l'immensa Matilde Serao, e anche le vacanze fanno parte del corredo umano e sono espressioni ad ampio raggio di una celebrazione condivisa da una comunità che fa festa; non hanno in sé e per sé una valenza sacrale e religiosa, ma l'acquistano o meno con l'uso che se ne fa se lo si fa e chi ogni anno sostiene che tutto ciò sia stato rubato al passato pagano evidentemente non ha le idee ben chiare e contribuisce a divulgare il nulla cosmico e a fomentare l'odio.

Fuochi d'artificio per l'Assunzione di Maria Vergine

Lieta Festa dell'Assunzione di Maria, lieto Ferragosto!

Per chi è interessato:

sabato 10 agosto 2024

Sette bagni per sette doni a San Lorenzo

Tra la fine dell''800 e l'inizio del '900 in quel di Cervia si sviluppa e si tramanda una tradizione molto sentita che si diffonde e che abbraccia tutta la Romagna per arrivare attraverso i secoli ai giorni nostri: la leggenda narra che San Lorenzo apparve in sogno a una fanciulla colpita dalla febbre malarica dicendole che chiunque avesse fatto 7 bagni in mare sarebbe guarito dal morbo che già aveva mietuto numerose vittime tra la popolazione.
Le sette abluzioni nell'acqua salata oltre al recupero della buona salute portavano con sé anche i sette doni dello Spirito Santo ovvero la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà e il timore di Dio che rinnovano la benedizione del battesimo.
In un manifesto del 1888 si attesta che il rito era accompagnato dal cancerto della banda cittadina, dal gioco della tombola, dal ballo, dall'estrazione a sorte della dote per le figlie dei salinari, dal volo dei globi aerostatici e dai fuochi d'artificio.
La Festa di San Lorenzo del 10 agosto è un tripudio di riti e di tradizioni che si rincorrono, l'individualità del singolo si immerge e si riconosce in quella collettiva per diventare comunità di appartenenza e la notte volge gli occhi al cielo alla ricerca delle stelle cadenti.

P.S. Orientatevi a Nord-Est e prolungate lo sguardo fino allo zenith.

R.R. saline di Cervia - 1908

 Lieta festa di San Lorenzo e proficua notte delle stelle cadenti!

martedì 6 agosto 2024

I peperoni in agrodolce sotto la canicola

E mentre la canicola manifesta tutto il suo spietato furore, preparo i peperoni in agrodolce per l'inverno.

Peperoni in agrodolce

Peperoni in agrodolce

Peperoni in agrodolce

Peperoni in agrodolce

Peperoni in agrodolce

Lieto martedì ragazze e ragazzi!

domenica 28 luglio 2024

Sax ai Fori Imperiali

Nel cantiere a cielo aperto dei Fori Imperiali, mentre aspettiamo il Giubileo, un sax fa vibrare l'aria con la sua musica.

Artista di strada Francesco Contino ai Fori Imperiali

Francesco Contino

giovedì 18 luglio 2024

Il verzellino spilucca i semi del basilico al limone

"Vividi volti voluttuosi vedono vivaci verzellini vocianti, varie vette variopinte varcano, volano verso volubili vergate ventose, visitano veicoli vetusti, vibrano voluminose vele volteggianti, vicino vigili ventresche virano versatili. "

Sciarada Sciaranti

Verzellino spilucca i semi del basilico al limone

Il testo soprastante, ripreso e riproposto oggi perché ispirato ai verzellini che con il loro canto colorano i miei risvegli da aprile a fine estate (Vedi Il verzellino arriva ad aprile), è il risultato di un gioco, organizzato dalla sempre splendida Sari di Voce di Vento intorno al 15 novembre 2021, in cui ogni concorrente doveva comporre una frase di senso compiuto formata solo da parole che iniziavano con la lettera V; molti di voi se lo ricorderanno. 

N.B. L'esemplare della foto dovrebbe essere un verzellino maschio 

E poi guardate che meraviglia la gibbosa crescente delle 21.06 di questo caldo 18 luglio 2024

Gibbosa crescente - 18 luglio 2024 - Sciarada Sciaranti

Buona continuazione d'estate mentre ci sciogliamo come ghiaccioli al sole!

sabato 29 giugno 2024

29 di Junnio Anno Domini 1434

" Recordo Io Pauolo, che in nell’anno 1434. a dij 29. di Junnio li Romani pigliaro la Signoria di Roma, e gridavo viva lo Puopolo, e la Libertà, e fu di Sabato a 22. hore, e la notte vennero pigliaro lo Campituoglio, e dierno parecchie ferite allo Senatore e cacciarolo via, e poi se ne andaro in Trastevere dove stava Papa Eugenio, e pigliaro lo Camerlengo18, cioè lo Nepote dello Papa, e miserolo in prigione in Campituoglio. In questo die se partio lo Cardinale dell’Ursini e quello delli Conti, e miserosi in casa de’ Pavolo di Govio ... "

Memoriale - 1875
Paolo dello Mastro

San Pietro e San Paolo - 1577 - Juan Fernandez de Navarrete detto Il Muto - Monastero dell'Escorial - Spagna

San Pietro e San Paolo
1577 
Juan Fernandez de Navarrete detto Il Muto
Monastero dell'Escorial - Spagna


Lieta Festa di San Pietro e Paolo!

 Video Youtube


Per ulteriori informazioni

lunedì 24 giugno 2024

Libera dal dolore il nepente

«ἔνθ᾽ αὖτ᾽ ἄλλ᾽ ἐνόησ᾽ Ἑλένη Διὸς ἐκγεγαυῖα:
αὐτίκ᾽ ἄρ᾽ εἰς οἶνον βάλε φάρμακον, ἔνθεν ἔπινον,
νηπενθές τ᾽ ἄχολόν τε, κακῶν ἐπίληθον ἁπάντων.»

"... Ma in altro Pensiero allora Elena entrò.
Nel dolce vino, di cui bevean, farmaco infuse
Contrario al pianto, e all'ira, e che l'obblio
Seco inducea d'ogni travaglio e cura..."

Odissea, Libro IV, v. 219-221
Omero
Traduzione Ippolito Pindemonte

Mentre le navi greche con il favore del vento riportano nei loro regni i vincitori della guerra di Troia, Ulisse che non ha paura dell'ira degli dei e paga lo scotto della sua astuta esuberanza, prima di riuscire a ritornare a Itaca, con i suoi compagni deve affrontare una serie di ostacoli che lo portano in giro per il Mediterraneo. Suo figlio Telemaco che nel palazzo reale con la madre Penelope vive l'asfissiante assedio dei Proci va alla corte di Menelao per aver notizie del padre e qui durante il banchetto di benvenuto tutti i convitati mostrano un momento di profonda costernazione per la mancanza di Ulisse che prontamente Elena, moglie di Menelao, cerca di alleviare offrendo loro del vino in cui è stato sciolto un farmaco, donatogli da Πολύδαμνα/Polidamna, moglie del nobile egiziano Θῶν/Tone, che ha la peculiarità di liberare dal dolore fisico e spirituale e che si chiama nepente dal greco νηπενθής/nēpenthḗs - che dissipa il dolore composto dal prefisso negativo νη/ne - non e da πενθές/pénthes forma aggettivale di πένθος/pénthos - affanno, cordoglio, dolore, lutto, tristezza, in cui ος viene sostituito con il suffisso ής per formare l'aggettivo che si lega in questo caso a φάρμακον/pharmakon - farmaco.
Il nepente, che nel corpus linguistico dell'Odissea è un ἅπαξ λεγόμενον/ápax legómenon - detto una sola volta del Libro IV, ha dato il suo nome alla nota pianta carnivora e nel corso del tempo è stato oggetto di vari studi per cercare di identificarlo con un'erba conosciuta anche senza la presenza di una pur minima descrizione morfologica.

Teofrasto si astiene dall'individuarla, Plutarco, Ateneo, Filostrato e Macrobrio sostengono che si tratti di un'allegoria simbolica:

" Se analizzi intimamente la nascosta saggezza di Omero, farai una scoperta interessante a proposito di quel calmante che Elena mescolò al vino,
che placa dolore ed ira e fa obliare tutti i mali:
non era un'erba, non una droga indiana, ma l'opportuna introduzione del racconto, che facendo dimenticare all'ospite la mestizia lo volse alla gioia. Infatti essa narrò le gesta gloriose di Ulisse alla presenza del figlio:
ciò che fece e sopportò il forte eroe.
Dunque esponendo la gloria del padre e le sue azioni coraggiose ad una ad una rese più lieto l'animo del figlio, e così si credette che a v esse mescola t o al vino un rimedio contro la mestizia. "

I Saturnali
Macrobio Teodosio
Traduzione Nino Marinone

Diodoro Siculo ha la convinzione che sia reale e che non rappresenti una semplice allegoria:

" ... Ed adducono altre prove della venuta di Omero, ed in particolare il medicamento che Elena diede a Telemaco nella casa di Menelao, e la bevanda per l'oblio dei mali passati: infatti, il farmaco che "dissipa i dolori ", che Elena prese a Tebe d'Egitto - così afferma il poeta - da Polidamna, moglie di Tone, è evidente che egli l'aveva esaminato accuratamente. Dicono ancora i sacerdoti degli Egiziani che anche oggi le donne di questa città fanno uso del suddetto potente medicamento, ed affermano che solo presso gli abitanti di Diospoli da tempi antichi è stato scoperto un farmaco che cura ira e dolore ... "

Biblioteca Storica I, 97-7
Diodoro Siculo
A cura di Giuseppe Cordiano e Marta Zorat

Plinio crede di averlo identificato nell'elenio, pianta di Elena madre di Costantino, ma noi non abbiamo la più pallida idea su quale sia l'erba che corrisponde all'elenio:

" All'elenio, nato, come si è detto, da Elena, si attribuiscono virtù cosmetiche: mantiene perfetta, nutrendola, la pelle femminile, sia del viso che del corpo. Inoltre dicono che il suo impiego conferisca alle donne bellezza e un fascino sensuale. A questa pianta attribuiscono, se bevuta con vino, un effetto esilarante, quello posseduto dal famoso nepente decantato da Omero, che faceva sparire ogni senso di tristezza. Il succo è dolcissimo. A chi soffre di ortopnea fa bene bere a digiuno, con acqua, la radice di
elenio, bianca e dolce all'interno. In pozione con vino si usa anche contro i morsi dei serpenti. Si dice anche che, tritata, essa uccida i topi. "

Storia Naturale Libro XXI
Plinio il Vecchio
Traduzione Anna Maria Cotrozzi

" Omero certo, la prima fonte delle scienze antiche, in altri casi pieno di ammirazione per Circe, in fatto di erbe ha concesso il primato all'Egitto quando l'Egitto non era ancora una terra irrigata, come poi divenne per l'accumularsi del limo del fiume. Comunque, egli racconta che erbe egiziane furono date in gran numero dalla moglie del re ' alla sua Elena, tra cui quel famoso nepente che fa dimenticare gli affanni e induce al perdono, e che Elena avrebbe certo dovuto offrire come bevanda a tutti i mortali. "

Storia Naturale Libro XXV
Plinio il Vecchio
Traduzione Paola Cosci

Galeno propende invece per l'Anchusa officinalis o buglossa comune perché ha la caratteristica di generare allegria, gioia ed eccitazione se aggiunta al vino.

Anchusa officinalis dal greco ἄγχουσα/ánchousa participio presente attivo del verbo ἄγχω/angchō - stringerepremere, riferito alle donne che dalla radice rossa di questa pianta ricavavano un belletto per truccarsi; più officinalis deriva latina di officina a indicare un prodotto da laboratorio farmaceutico. Per la conformazione delle foglie è definita Buglossa comune dal greco βούγλωσσον composto da βοῦς/bousbue e γλῶσσα/glossa - lingua. Popolarmente è conosciuta come buglossa volgare, erba di San Pietro perché la leggenda racconta che le chiavi del regno dei cieli abbiano la stessa forma; lingua bubola, lingua di bue, lingua di manzo, lingua di vacca; sugamiele; alkanet in inglese; originaria dell'area mediterranea appartiene alla famiglia delle Boraginaceae, può raggiungere gli ottanta centimetri di altezza, il fusto eretto o ascendete è ricoperto di peli e ramifica nella parte alta, le foglie opposte alterne, di un verde che vira al grigio sono lineari, lanceolate oblunghe, pelose e ruvide con i margini interi e ondulati, più grandi alla base del fusto, ridotte nella parte superiore, tendono a seccarsi durante la fioritura; i fiori tubulosi e stellati, melliferi e scorpioidi, riuniti in corimbi, sono divisi in cinque lobi azzurro-purpurei, si sviluppano alle ascelle e in cima alla pianta, il frutto è una tretanucola che rilascia 4 semi più larghi che lunghi, trasversalmente ovoidi o reniformi.

Nepente - Anchusa officinalis - XVIII - XIX secolo - Anonimo

Nepente - Anchusa officinalis - XVIII - XIX secolo - Anonimo


" Nasce la buglossa nelle pianure, e ne i luoghi arenosi. Cogliesi il mese di Luglio. Dicono, che quella, che produce tre fusti, tritandosi con il suo seme, e con la sua radice, giova bevuta contra al rigore della febbre terzana: e quella, che ne produce quattro, contra à quelli delle quartane: cuocesi nel vino. Dicono essere questa utile anchora alle posteme. E simile al verbasco e produce le sue frondi sue sparse per terra, le quali sono nere, e aspre, simili alle lingue de i buoi. Messe le frondi nel vino, rallegrano, e consolano l'animo.

Che ben considera l'historia, che della Buglossa scrive Dioscoride, ritrova manifestamente, che più presto si possa dire essere la nera Borragine nostra degli horti, che quella che notamente s'adopera nelle spetiarie, imperoche la Borragine produce parimente le frondi ( quantunque più nere ) simili nei lineamenti, e nella figura loro al verbasco, e parimente al simphito della seconda spetie, il qual dice Dioscoride che produce le sue frondi simili alla buglossa: le cui pungenti foglie sono sempre sparse per terra, aspre, e simili alle lingue dei buoi. Ma non però per questo nego io totalmente, che questa Buglossa commune, che nasce nelle campagne, non ne sia anchora ella una spetie: imperoche se bene le frondi del tutto non si simigliano; nel toccarle però, e nel gustarle sono una cosa medesima. Et quantunque l'una produca i fiori celesti, e l'altra porporei; si veggono essere però di sembianza non molto lontani, e in un medesimo modo produrre i recettacoli del seme: imo che nuovamente se ne semina à i tempi nostri ne gli horti una certa spetie, la quale chiamano domestica, stataci portata di Spagna, con foglie molto più larghe: la quale se ben del tutto non si rassembra al verbasco, come fa la borragine; nondimeno nella forma delle foglie si rassembra non poco alle lingue de buoi. Ma sia come si voglia, io concederò, che le virtù dell'una e dell'altra sieno molto simili, se bene in amendue non del tutto uguali. Ma non mancano alcuni, i quali sprezzando ogni ragione assegnata, vogliono che la Buglossa del commune uso sia per ogni modo una spetie d'echio, parendo loro, che con ogni sembianza se gli rassomigli. Et altri sono, che pensano che sia ella il Cusio. Ma io sono assai lontano dalla opinione di costoro, come con efficaci ragioni ho insegnato, e scritto à i proprj luoghi. Che poi la Borragine possa agevolmente essere la vera Buglossa, si può provare per Avicenna, il quale nel II. libro de suoi canoni ne scrisse con queste parole. La Buglossa è una herba larga: le cui frondi sono come d'Almaru, aspre al toccarle: e i suoi rami sono anchor essi aspri, come i piedi delle locuste. Et quella è ottima, che nasce in Corascemi, che produce le sue frondi grosse: sopra le quali sono certi punti, i quali sono la base, e la radice delle spine, e de i peli, che nascono sopra quelle. Il che così manifestamente si vede nelle frondi della Borragine, che non si può negare, che d'altra, che di lei intendesse Avicenna. Ne per altro la scrisse egli, se non perché al tempo suo in cambio della vera Buglossa s'usava una altra herba. Et imperò dìceva poi: Quella, che si ritrova in questo paese, e che usano i medici, è per la più parte spetie d'Amaru, e non è la Buglossa, ne di quel giovamento, tutto questo disse Avicenna. Onde habbia la Buglossa acquistato il nome di Borragine, agevolmente si può farne coniatura da spulcio, il quale nel suo libro de i medicamenti dell'herba scrive che i Lucani chiamano la Buglossa, per havere proprietà grande nelle passioni del cuore, Coragine, onde può esser agevolmente accaduto, che corrompendosene col tempo il nome, sia stato permutato il C, in B. Le quali tutte ragioni manifestamente dimostrano, che la vera, e legittima Buglossa sia finalmente la Borragine. Nasce adunque la Borragine con foglie larghe, ma non del tutto tonde, ruvide, con molte bolle, armate di sottilissime spine, le quali fanno tutta la pianta rigida, e pungente. Il gambo produce ella alto un gombito, e qualche volta maggiore, carnoso, concavo, e per tutto spinoso, con molti rami. I fiori ha ella à modo di stella d'un vivido celeste colore, se ben si truova di quella, che lo fa bianco, dal mezo del quale, esce una punta nera, ma non però pungente, con seme nero, e strisciato. Ha la radice bianca grossa un dito, al gusto, dolce, e viscosa. Nasce ne gli horti per se stessa, e così copiosa, che malagevolmente se ne può respirare. Ma la Buglossa volgare produce le foglie più lunghe della Borragine, pelose, e ruvide, e minutamente spinose, il gambo alto più di un gòmbito, tondo, e parimente spinoso, dal quale escono più, rami che rimirano alla cima, nelle cui sommità nascono i fiori porporei minori che di Borragine, la radice fa ella come di Borragine, ma con più grossa corteccia. Trovansene di tre spetie una di domestica e due di silvatica. La domestica ha le foglie ben grandi e maggiori di quelle della Borragine. La prima delle salvatiche più volgare, che nasce per tutto ha le foglie maggiori della seconda, e i fiori porporei, i quali nell'altra sono neri, e le foglie minori. Hanno tutte le Buglosse insieme con la Borragine virtù mirabile in tutti i difetti del cuore, e ne i morbi malinconici, spetialmente le loro decottioni fatte così nell'acqua come nel vino. La radice della Buglossa vuolgare trita con aceto guarisce ungendosene la rogna. ll succhio cavato da tutta la pianta bevuto, vale contra li veleni, econtra le morsure di tutti gl'animali velenosi . L'acqua distillata data à bere, vale à coloro che vaneggiano nelle febbri, e giova, e mitiga l'infiammagioni de gl'occhi applicata tanto di dentro quanto di fuori. Commemorò la Buglossa Galeno al VI. delle facultà de semplici, così dicendo. La Buglossa è nel temperamento suo calida, e humida: e però si crede, che messa ne vino, faccia rallegrare, Cotta nell'acqua melata, giova alla tosse causata dall'asprezza delle fauci . Chiamano i Greci la Buglosa Beglooson: i Latini, Buglossum, e Lingua bubula: gli Arabi, Lifen althaur, e Lefan althaur: i Tedeschi, Burretsch: li Spagnoli, Borraia, e Borraiens: i Francesi , Borrache. "

Dioscoride a cura di Pietro Andrea Mattioli

Nepente - Anchusa azurea

Nepente - Anchusa azurea

Sorella dell'anchusa officinalis appartenente alla stessa famiglia e dello stesso genere stabilito da Linneo è l'Anchusa azurea Mill., Anchusa angustifolia L. dal greco ἄγχουσα/ánchousa participio presente attivo del verbo ἄγχω/angchō - stringere, premere, riferito alle donne che dalla radice rossa di questa pianta ricavavano un belletto per truccarsi; più azurea dal latino medievale lazur, lazulum riferito al persiano läžwärd attraverso l'arabo lāzwardī che adatta il sanscrito rājāvarta - lapislazzuli, pietra azzurra che ricorda il colore dei fiori. Per la conformazione delle foglie è definita Buglossa azzurra dal greco βούγλωσσον composto da βοῦς/bous - bue e γλῶσσα/glossa - lingua.
Popolarmente conosciuta come anchusa italica - borai salvadegh, buglossa azzurra, erba perla azzurra, fior di Cervia, lingua bubula, lingua di bue; lingua di manzo, lingua di vacca; italienische Ochsenzunge in tedesco; italiensk oxtunga in svedese; buglosse d'Italie in francese; può raggiungere l'altezza di un metro, il fusto eretto è irsuto, ispido e ramifica nella parte alta, le foglie opposte alterne, verdi nella pagina superiore e più argentee in quella inferiore sono lineari, oblanceolate, oblunghe, irsute e ispide con i margini interi e ondulati, più grandi alla base del fusto, ridotte nella parte superiore, tendono a seccarsi durante la fioritura; i fiori tubulosi e stellati, melliferi e scorpioidi, riuniti in corimbi, sono a cinque petali azzurro violacei, si sviluppano alle ascelle e in cima alla pianta, il frutto è una tretanucola con semi bianchi o grigi, più lunghi che larghi, ovoidali e crestati con un anello basale liscio o ondulato. 
L'anchusa nel dizionario universale economico rustico del 1897 è descritta così: 

" Buglossa, lat. Buglossum, fr. Bouglose. Questa pianta si semina negli orti per le proprietà medicinali che contengonsi nella foglia e nella radice. Serve in economia per medicare i cavalli. Tagliata minuta è di pascolo ai piccoli gallinacci; coi fiori si guarniscono le insalate e col sugo si dà la tempra all’acciajo o al ferro. La sua radice è vivace, della grossezza d’un dito mignolo: gli steli si alzano a due piedi circa, ramosi, cilindrici, carichi di peli ruvidi e sparsi. Le foglie sono alterne, lanceolate, assai puntute non increspate come quelle della borraggine, ma guarnite come queste di peli da ambe le parti: ne differisce essenzialmente per li fiori che sono d’un sol pezzo, infundibuliformi, d’un azzurro porporino. Quando è in fiore fa un bel vedere. Le foglie bollite nell’acqua con dell’ allume danno un bel color verde. Si trova comunemente anche nelle campagne, nelle sponde delle strade e a prima vista si crede borraggine, alla famiglia della quale appartiene e con essa si adopra nella medicina o le si sostituisce avendone le stesse proprietà. La sua decozione nel latte è utile nella dissenteria. Se ne distinguono più specie o varietà. "

Dizionario universale economico rustico

Nepente - Anchusa azurea

Nepente - Anchusa azurea

I giovani fiori delle anchuse hanno il succo cellulare acido che colora i petali di rosa, i fiori più maturi se il succo cellulare è neutro assumono una colorazione che vira verso il viola mentre se è alcalino vira verso l'azzurro. Nel linguaggio dei fiori rappresenta le bugie e le menzogne perché quel belletto rosso, che si ricava dalle sue radici e che ricopre i visi delle donne, nasconde la verità.
Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" Nel paese degli aranci, nell’ora in cui il giorno di Dio declina, quando i pescatori, avendo tese le loro reti, tirano le barche al ricovero delle rocce, e che lasciando di spogliare i rami, sulla testa o sul fianco le giovani, aiutandosi, caricano le loro ceste piene. Dalle rive ove l’Argens serpeggia, dai piani, dalle
colline, dai sentieri, nelle lontananze s’innalza un lungo coro di canzoni. A\a belati di capre, canti d’amore, arie di zampogne, a poco a poco nelle montagne brune si perdono e regna l’ombra e la malinconia. Delle Marie che sparivano così si spegnevano le parole. si spegnevano a poco a poco, di nube d’oro in nube d’oro, simili a un’eco di cantico, simili a una musica lontana che al disopra della
chiesa antica, se ne sarebbe andata colla brezza...
...O Sante, belle marinare, che avete scelte le nostre paludi per innalzarvi in aria la torre ed i merli Della vostra chiesa bionda, come farà nella sua barca il marinaio quando il mare s’agita, se prontamente voi non gli mandate la vostra buona brezza? Come farà la povera cieca? Ah! non vi è né salvia né buglossa che possano guarirla dalla sua sorte lacrimevole, e senza dire una parola ella resta tutto il giorno a
ripassare la sua triste vita. O Sante, rendetele la vista, perché l’ombra, e sempre l’ombra, è peggiore della morte ... "

La morte di Mirella - 1911
Anonimo
Traduzione dall'occitano di Emanuele Portal

Nepente - Anchusa azurea

Nepente - Anchusa azurea

Oltre a quelle già elencate si è provato a identificare il nepente anche con la borragine, il caffè, la cannabis, la datura, il giusquiamo, l'oppio e lo zafferano ma i pro e i contro non giocano a loro favore, per cui credo che il suo fascino misterioso rimarrà tale per sempre.

Lieta Festa di San Giovanni!

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Per chi è interessato
Brucia con le coccole il legno di ginepro

domenica 23 giugno 2024

Becca il pelargonio la cicogna

" La città è circondata di giardini, i quali verso la fine di aprile e il principio di maggio si coprono d’una miriade di tulipani, di giacinti, di garofani, di auricole, d’anemoni, di ranuncoli, di camelie, di primavere, di cacti, di pelargonii, che formano intorno ad Haarlem una immensa corona cui i viaggiatori di tutte le parti del mondo rapiscono un mazzetto passando. "

Olanda - Haarlem - 1876
Edmondo De Amicis

Pelargonium graveolens infiorescenze e foglie

I pelargonii giungono in Europa alla fine del XVIII secolo dal Capo di Buona Speranza e in Italia Guido Carocci ci dice che nell'ottocento a Firenze era piuttosto nota una collezione coltivata, nell’annesso giardino di Villa Baldi, dal Prof. medico illustre Pietro Betti di Mangona.
Inizialmente i pelargonii vennero inseriti nel genere geranium, ma ad una più attenta valutazione si capì che, pur appartenendo alla stessa famiglia delle Geraniaceae,  dovevano essere scorporati da quel genere poiché, per quanto simili, avevano delle caratteristiche morfologiche diverse dai gerani ed ecco che questi meravigliosi fiori africani, per la particolare conformazione a becco di cicogna dei loro frutti, furono inclusi nel genere pelargonium, dal greco πελαργός/pelargos - cicogna, che conta oltre 280 specie e oggi quelle che nella propria denominazione conservano la primitiva impronta creano d'impatto una certa confusione nella comprensione della loro appartenenza. 
Nel dizionario generale di scienze, lettere, arti, storia, geografia del 1848 il pelagornium è descritto così:

" Genere di piante appartenente alla monadelfia eptandria del sistema sessuale, alla famiglia delle geraniacee e che è stato staccato dal genere geranium di Linneo, dal quale distinguesi per i caratteri seguenti: calice spartito in cinque lacinie, di cui la superiore termina in uno sperone ovvero in un tubo nettarifero scorrente lungh'esso il peduncolo a cui aderisce; petali cinque, raramente quattro, più o meno irregolari; dieci filamenti disuguali, dei quali quattro o sette fertili, gli altri sterili; dieresili a cinque logge, rostrata colle appendici barbate internamente e ravvolte a spirale dopo la deiscenza. - Cotesto genere (il cui nome deriva dal greco Teλaрyos (cicogna) allusivo al prolungamento a guisa di becco, che termina il frutto) comprende un numero grandissimo di specie, la maggior parte native del capo di Buona Speranza, e che ascendono oggidì quasi a quattrocento, fra le quali però più della metà sono ibridi o varietà, nate talune nella loro patria stessa e più spesso nei giardini dove sono generalmente coltivate. Parecchi hotanici, fra i quali Sweet e De Candolle, sonosi adoperati a distinguere le vere specie ed a distribuirle in sezioni onde facilitarne lo studio; ma quest'opera, che tutti dicono difficilissima, è finora rimasta imperfetta, imperocchè le varietà e gli ibridi, in grazia dei loro fiori più ampi, più vistosi e più singolari, sono assai più ricercate dagli amatori e propagate che non le specie genuine. Alcune di queste piante, che hanno le radici tuberose e i fusti erbacei, si propagano per semi o per separazione dei tuberi; ma la maggior parte sendo piccoli suffrutici di legno molle e molto acquoso in giovinezza, si sogliono care per talee, le quali possono farsi da luglio sino a settembre e ben anche in altri tempi, mediante le cure volute dalla stagione; dopo un mese all'incirca le talee possono trapiantarsi in vaso. Siccome la vegetazione di queste piante dura per tutto l'anno esse debbonsi ritirare nello stanzone sul finire del mese d'ottobre, onde averle in fiore anche durante la fredda stagione. - Noi qui faremo parola soltanto di alcune specie genuine, le quali sono tuttora ricercate dagli amatori per qualche loro pregio. "

Dizionario generale di scienze, lettere, arti, storia, geografia - 1848

Pelargonium graveolens fiore

Il pelargonium graveolens, in cui graveolens deriva da grávis - greve che emana un odore intenso, conosciuto scientificamente anche come Pelargonium terebinthinaceum e Geranium terebinthinaceum Cav., volgarmente detto becco di cicogna, geranio africano, geranio dei floricoltori, malva rosa, epiteto che condivide con l'alcea rosea, e pelargonio; è caratterizzato da foglie profumatissime, in Marocco si chiama ätarcha o mâatercha ed è usato per  aromatizzre il tè mentre a Cipro dove prende il nome di kiouli è adoperato per aromatizzare lo sciroppo di zucchero per le conserve di albicocche - glyko tou koutaliou hrisomilo.

" ... Il macacco aprì la bocca, battè le palpebre, attorcigliò la coda, tutto animandosi internamente al suono della gavotta Louis XIII, di Victor Felix. Quel voluttuoso ondeggiamento di danza d’amore moveva l’aria e la testa di Natalia, per ritmo. La luce nella stanza era dolce; il profumo squisito dei pelargonii entrava dai vasi del balcone aperto ... "

Gabriele D'Annunzio - San Pantaleone - 1886

Può raggiungere il metro e mezzo di altezza, il fusto è eretto, arrotondato e pubescente con varie ramificazioni, le foglie con 5 o 7 lobi, picciolate e ricoperte di peli ghiandolari, che le rendono vellutate, sono incise ed hanno i margini frastagliati; i fiori a cinque petali di cui 2 più grandi, raccolti in ombrelle, sono rosa con venature che virano verso il fucsia; i frutti sono lunghi e curvati, ricordano il becco delle cicogne e contengono dei piccoli semi neri.

" ... la carovana si rimise in moto procedendo attraverso a quella vasta pianura erbosa coperta qua e là di splendidi fiori, fra i quali spiccavano le pelargonie somiglianti alle dalie europee... "

Il continente misterioso - 1894
Emilio Salgari

Pelargonium graveolens fiore

Il suo olio essenziale denominato olio di geranio, contiene citronellolo, geraniolo, forminato di citronella, isomentone, linalolo, nerolo, tiglato di geranile; per le sue proprietà, antidepressive, antimicotiche, antinfiammatorie, antirughe, antisettiche, antismagliature, astringenti, cicatrizzanti, drenanti, emostatiche, lenitive, seboregolatrici, stimolanti del sistema linfatico, tonificanti, è  usato in aromaterapia in caso di acne, artrite, astenia, bruciature, colon irritabile, congestione linfatica diabete, disturbi mestruali, dell'apparato uterino.del fegato, del pancreas e del sistema endocrino, eczemi, emorroidi, ferite, gastroenteriti, glicemia, impetigine, mal di gola, massaggi drenanti, micosi, nevralgie, osteoartrite,  pelle grassa e secca, pori dilatati, piede dell'atleta, varici, vesciche.
È  un insettifugo naturale e in cucina si utilizzano i fiori e le foglie più tenere nelle insalate, marmellate, salse, sciroppi, sorbetti e torte.

" ... Terminata la raccolta delle radici, Niro-Warranga le trasportò nel dray, poi risalì a cassetta e la carovana si rimise in moto procedendo attraverso a quella vasta pianura erbosa coperta qua e là di splendidi fiori, fra i quali spiccavano le pelargonie somiglianti alle dalie europee, e fichi di formio ... "

Il continente misterioso - 1894
Emilio Salgari

Nel linguaggio dei fiori rappresenta la follia d'amore e un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Adesso mentre l’ombra violacea invadeva il verde delle onde e correva lungo la costa, di paesello in paesello, spegnendo, una dopo l’altra, le bianche case lucenti, egli era appunto seduto sul suo trono e si teneva sulle ginocchia la piccola Maria, mentre Franco, sulla terrazza, annaffiava i vasi di pelargoni, pieno il cuore e il viso di contentezza affettuosa come se versasse da bere a Ismaele nel deserto ... "

Piccolo mondo antico - 1896
Antonio Fogazzaro

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Per chi è interessato
Brucia con le coccole il legno di ginepro
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