giovedì 22 settembre 2016

Proserpina ritorna all'oscurità


Il ratto di Proserpina

Omero, nel raccontare il ratto di Proserpina la temibile, alter ego latino della dea greca Persefone colei che porta distruzione, ci dice che:

" ... mentr’essa scherzava con l’altoprecinte
figlie d’Ocèano, e fiori coglieva sul morbido prato*:
iridi, crochi, rose, viole, giacinti, e il narciso ... "

prato* = Dove si troverà mai il prato testimone bucolico del ratto di Proserpina ? Non tutti gli autori che se ne sono interessati sono d'accordo: Per Omero è " nell’ampia contrada di Nisa " in   Meonia/Lidia regione dell' Asia Minore.
Per Ovidio è a " Pergusa il nome il lago " vicino Enna e con lui  Cicerone " Proserpina, sia stata rapita dal bosco di Enna ", e Claudiano " Era Pergusa, dal lago ceruleo, alimentato da ruscelli armoniosi e illeggiadriti da fiori di tante varietà che mischiando i profumi creavano soavi odori e così intensi da inebriare ".
Per il filosofo Proclo e lo storico geografo Strabone , l'agreste prato è a  " Hipponion " l'odierna Vibo Valentia in Calabria.

Inno a Demetra
Attribuito a Omero


Venere


Cupido

e Ovidio  che affida il suo racconto alla voce della musa dell'epica Calliope continua dicendo che la bella figlia di Cerere mentre è intenta a raccogliere fiori con le sue compagne di gioco viene vista dall'astuta Venere dea della bellezza che per accrescere la fama del figlio Cupido dio dell'amore gli suggerisce di scoccare la sua freccia verso Plutone dio dispensatore delle ricchezze che si celano negli antri più profondi della terra e re degli inferi, Cupido coglie al volo il consiglio della madre e:

L’ale il lascivo Amor subito stende,
E trova l’arco, e la faretra, e guarda,
E fra mille saette una ne prende,
Più giusta, più sicura, e più gagliarda.
E che talmente il volo, e l’arco intende,
Ch’ogni sorella sua fà parer tarda,
Et aguzzato il ferro à un duro sasso,
Ferma co’l piè sinistro innanzi il passo.

Lo stral nel nervo incocca, e insieme accorda
E la cocca, e la punta, e l’occhio à un segno:
Poi con la destra tira à se la corda,
E con la manca spinge innanzi il legno.
La destra allenta poi, lo stral si scorda,
E contra il Re del tenebroso regno
Fendendo l’aria, e sibilando giunge,
E dove accenna l’occhio il coglie, e punge.

Le Metamorfosi - Libro V
Publio Ovidio Nasone


Plutone

Plutone trafitto e innamorato:

" ... Dio figlio di Crono, che tutti i defunti riceve;
e la rapí reluttante, piangente la trasse sul carro
d’oro... "

Inno a Demetra
Attribuito a Omero


Proserpina

che trainato da quattro magnifici destrieri neri porta Proserpina nel regno dell'oltretomba e:

Quando tornar la madre non la vede
La sera in compagnia de le donzelle,
La qual con tutte ne ragiona, e chiede,
E non è, chi ne sappia dir novelle,
Move per tutto il doloroso piede,
Cercandola hor co’l Sole, hor con le stelle,
Fà poi con alte, e dolorose strida
Palese il gran dolor, che in lei s’annida.

Le Metamorfosi - Libro V
Publio Ovidio Nasone


Cerere

Cerere, colei che ha in sé il principio della crescita, dea della fertilità, signora delle stagioni e nume tutelare dei raccolti, alter ego latino della dea greca Demetra , cerca in ogni dove e con disperazione Proserpina:

"... Per nove dí, sovressa la terra, la Dea veneranda
corse, in entrambe le mani stringendo una fiaccola ardente;
né, pel suo cruccio, mai di nèttare dolce o d’ambrosia
cibo toccava, mai non tuffò nei lavacri le membra ... "

Inno a Demetra
Attribuito a Omero


Ecate


Helios

Nel suo peregrinare Cerere incontra Ecate colei che colpisce da lontano, dea della magia che le consiglia di parlare con il dio del sole Helios*.  Lei corre subito da lui e gli dice:

Ma tu, che sopra tutta la terra e sul pelago tutto,
dal sommo ètra divino, dei raggi lo sguardo rivolgi,
dimmi la verità, se la sai, la diletta mia figlia
quale dei Numi, quale degli uomini nati a morire
l'ha, mal suo grado, ghermita, mentre ero lontana, e s’invola».

Così diceva; e il Sole rispose con queste parole:
«Dèmetra, figlia di Rea chioma fulgida, tutto saprai:
ché assai t'onoro, e assai mi duole vederti crucciata
per la tua figlia bella da l’agil malleolo. Nessuno
dei Numi colpa n’ha, se non Giove signore dei nembi:
ad Ade, al suo germano, la diede, ché fosse sua sposa;
e questi la rapí sui suoi corridori, l’addusse,
che strida alte levava, per nebbie, per tramiti d’ombra.

Helios* = In Ovidio è la ninfa Aretusa a svelare la verità a Cerere. La ninfa figlia di Nereo " vegliardo del mare " ( così lo chiama Omero ) e dell'oceanina Doride fu trasformata in fonte da Diana, alter ego della dea greca Artemide,  per sfuggire alla corte spietata del dio del fiume Alfeo figlio di Oceano 

Inno a Demetra
Attribuito a Omero

Cerere adesso sa la verità e nella versione di Omero raggiunge inconsapevolmente Elèusi e qui " col cuore serrato d’angoscia " si siede " presso la fonte Partenia " , assume un aspetto da vecchia e si fa umana agli occhi delle quattro figlie del re Celèo venute alla fonte per riempire le loro brocche d' acqua. La dea racconta di chiamarsi Deo, proviene da Creta ed è stata rapita dai pirati da cui successivamente riesce a scappare, diviene serva di tanti padroni fin quando la sorte la porta in quel luogo a lei sconosciuto. Si propone come nutrice o come ancella e le belle figlie di Celèo la portano a corte dove la regina Metanìra ha da poco partorito Demofoónte. Cerere quindi sotto mentite spoglie si prende cura del piccolo principe, lo unge con l'ambrosia e nell'oscurità, con l'intento di renderlo immortale come un dio, lo custodisce tra le sacre fiamme del fuoco. Una notte Metanìra si alza, vede il figlio tra le fiamme, si spaventa e urla, Cerere si indigna per la mancanza di fede che a lei si deve e lascia cadere al suolo Demofoónte che muore. La dea svela ora la sua vera natura e inveisce contro gli " Uomini ciechi senza sagacia " , incapaci di capire la differenza tra bene e male; chiede ai mortali di edificare un tempio in suo onore e ne fa la sua dimora. Da qui da sfogo al suo dolore per il rapimento di Proserpina e:

" ... I curvi aratri, e i vomeri lucenti,
I rastri, e gl’istrumenti d’ogni sorte,
Tutti rompe, e distrugge, e gl’innocenti
Huomini, et animai condanna à morte.
Comanda poi, che sterile diventi
Il fertil campo, e frutto non apporte
À chi il seme in deposito gli crede,
E manchi de l’usura, e de la fede... "

" ... La terra, non più matre, anzi matrigna,
Ogni herbaggio nutrisce infame, e strano,
E fà, che ’l seme buon manca, e traligna,
E diventa di nobile villano.
Fà, che l’inespugnabile gramigna,
E che ’l loglio, e la vecchia affoghi il grano.
Se la pioggia il corrompe, il Sole il coce,
La terra, il foco, e l’acqua, e ’l ciel li noce ... "

Le Metamorfosi - Libro V
Publio Ovidio Nasone


Giove

Il Signore della folgore Giove, il supremo tra gli dei, alter ego latino del dio greco Zeus, davanti a tanta devastazione convoca Cerere e le dice:

" ... D’oltraggio io non saprei dannar Plutone,
Di danno si nel pegno amato, e fido,
Ch’ei non v’andò con questa intentione,
E lo sforzò la face di Cupido.
Anzi io sarei di ferma opinione
Di dar Regina al sotterraneo lido,
E consorte à colui la nostra prole,
Che ’l terzo tien de l’universa mole ... "

" ... Ma se pure il desio, che ti conduce,
Cerca disfar questo connubio à fatto,
Ritornerà Proserpina à la luce
Per sententia del ciel con questo patto;
Se nel paese de l’infernal duce
Non ha del cibo al gusto satisfatto:
Ma non se i frutti Stigij ha già gustati,
Che cosi voglion de le Parche i fati .., "

Le Metamorfosi
Attribuito a Omero


Mercurio

Quindi Giove non attribuisce alcuna colpa al fratello Plutone colpito dalla freccia dell'amore scoccata dal fervente Cupido, ma per placare il dolore di Cerere decide che se Proserpina non ha toccato cibo negli inferi potrà tornare alla madre, ordina a Mercurio di andare a liberarla, il dio dalle ali argentate, alter ego latino del dio greco Hermes, scende nell'Averno e dice:

" ... ' Ade ceruleo crine, che sei dei defunti signore,
a me Giove ordinò che la bella Persèfone a luce
io conducessi fra loro, dall’Èrebo, si che la madre
lei rivedere potesse, calmasse il rancore e la furia
funesta ai Numi tutti: ché medita un fiero disegno:
sotto la terra i germi nasconde; e perdute le offerte
vanno dei Numi: fiero corruccio la preme; e in Olimpo
tornare più non vuole: seduta in un tempio fragrante,
soletta se ne sta, d’Elèusi la rocca protegge ' ... " 

Inno a Demetra
Publio Ovidio Nasone

Plutone alter ego del dio greco Ade non può che obbedire al volere del tribunale degli dei, ma prima di lasciar andare Proserpina, con astuzia le offre un melograno, lei affamata ingenuamente lo prende e ne mangia sei chicchi. Adesso Giove ha un altro problema da risolvere: come può Proserpina ritornare alla madre dopo aver mangiato il cibo degli inferi? 

" ... Dal Re del più felice alto soggiorno
Le liti al fin fur giudicate, e rotte,
Fra lei, ch’anchor piangea l’havuto scorno,
E fra il rettor de le tartaree grotte,
E fe, che stesse fuor sei mesi* al giorno,
Sei mesi dentro à la perpetua notte
Proserpina, hor fra lor l’anno hà partito,
E si gode hor la madre, hora il marito ... "


Le metamorfosi - Libro V
Publio Ovidio Nasone


Sei mesi* = In Omero:


" ... un chicco soave lo sposo, 
di melagrano le die’ di nascosto, perché lo mangiasse, 
e a sé cosí provvide, perché non restasse la sposa 
eternamente presso la Diva dal cerulo peplo ... "


per cui due terzi dell'anno Proserpina li condivide con la madre Cerere alla luce e per un terzo vive nell'oscurità con Plutone agli inferi.
In Ovidio il numero dei chicchi di melograno mangiati da Proserpina non è specificato:


" ... ritrovando nel giardino Averno
Molti pomi granati, ne prese uno, 
E ruppe prima il pomo, e poi il digiuno ... "

e divide l'anno di Proserpina in due metà esatte

Proserpina ha dunque una duplice natura, con l' arrivo dell' equinozio d'autunno trascorre sei mesi nell'oscurità con il consorte Plutone e come seme di frumento emergerà*, rinascerà e ritornerà alla luce all'equinozio di primavera per vivere con la madre Cerere.
Il ratto di Proserpina si lega ai Misteri Eleusini che meritano un ulteriore approfondimento. I Grandi Misteri duravano 9 giorni e iniziavano il 13 di Boedromione mese che nel nostro calendario corrisponde a settembre/ottobre e i Piccoli Misteri si celebravano dal 19 al 21 di Antesterione che nel nostro calendario corrisponde a febbraio/marzo.

emergerà* = Il nome Proserpina in latino deriva dal verbo latino proserpere che significa emergere

" ... Proserpina (il nome è di origine greca, trattandosi di quella dea che i Greci chiamano Persefone) che simboleggerebbe il seme del frumento e che la madre avrebbe cercata dopo la sua scomparsa ... "

De natura deorum  - Libro II
Marco Tullio Cicerone


Buon equinozio d'autunno
Un abbraccio e  bentornati!

Per ulteriori informazioni

giovedì 8 settembre 2016

All'improvviso il temporale

E il temporale arriva all'improvviso quando meno te l'aspetti ...


" ... premette la fronte contro il vetro del finestrino. Guardava le nubi temporalesche che attraversavano veloci il cielo giallastro. Con un lieve picchettio, la pioggia cominciò a rigare il vetro del treno e il cielo si fece scuro e livido ... "

L'arazzo d'oro
Henry H. Neff

martedì 6 settembre 2016

" Oltra lo scortar de le foglie "


" Quivi è il fico oltra lo scortar de le foglie e le vedute de’ rami, condotto con tanto amor, che l’ingegno si smarisce solo a pensare ... "

Lionardo da Vinci 
Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri
Giorgio Vasari




venerdì 2 settembre 2016

" Al sole di settembre "


Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l'orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì...
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d'amore al sole
e carezzarti e baciarti un po' di più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.

Vivian Daisy Donata Provera Pellegrinelli Comba
in arte Vivian Lamarque

Buon settembre !

mercoledì 31 agosto 2016

Come dentro un bosco


Foglie secche, legnetti, qualche funghetto, corteccia d'alberi, muschi, licheni, pigne, piume d'uccello ed è come dentro un bosco.












sabato 27 agosto 2016

Non capisco ...

Non capisco perché un uomo di ottant'anni che ha perso da poco la moglie dopo qualche giorno debba affrontare anche un terremoto e debba perdere quella casa che aveva costruito insieme a lei con tanti sacrifici e senza un giorno di vacanza. Non capisco il destino, non capisco dove va la fortuna né tanto meno dove va la sfortuna, non capisco i criteri della giustizia universale cieca ma anche sorda, non capisco la vita e non capisco la morte. Vorrei fare due chiacchiere con quel gran genio che ha inventato la moneta di scambio e che ha dato un valore ad un pezzo di ferro che oggi supera quello dell'essere umano. Non capisco e mi si impiccia il cervello. 

Un abbraccio a te Umberto e a tutti quelli che si trovano nella tua stessa situazione.
Un pensiero per chi non c'è più.


venerdì 26 agosto 2016

A luci spente


Gli italiani ci sono sempre nei momenti di necessità, fa parte della nostra indole, ne siamo consapevoli ed è inutile  ricordarlo in vuoti discorsi  di circostanza che non servono a nulla; le istituzioni invece, senza scomparire come di consueto quando poi le luci si spengono, dovrebbero impegnarsi nel preservare la dignità di chi in questi giorni nel centro Italia è stato colpito così duramente da una tragica catastrofe che lascerà nella loro anima una ferita che non si rimarginerà mai.

Noi siamo con voi

sabato 20 agosto 2016

giovedì 11 agosto 2016

Il mattino d'agosto

Le felci circondate dal bosco

" ... Il mattino d’agosto era purissimo: il giorno prima aveva piovuto, e nel bosco regnava una dolce frescura: le felci, l’erba, i tronchi umidi, le rocce lavate, esalavano un profumo quasi irritante; la brezza dava marezzi* argentei alle chiome degli elci; il cielo sorrideva azzurro come un lago negli sfondi sereni ... "

marezzi* = Venature a forma di onda

Il vecchio della montagna
Grazia Deledda

martedì 2 agosto 2016

Note di festa



Note di festa 
scandiscono il giorno
parlano di te

© Sciarada Sciaranti

Auguri Raggio di Sole da me e Sorellina !

lunedì 4 luglio 2016

Astratto in Materia

Quanto fascino nell'immaginare il percorso mentale di chi tenta di materializzare l'astratto 

Sciarada Sciaranti


La certezza: una foglia solitaria divenuta il rifugio di un bosco.


" ... Tentai di materializzare l'astratto.
L'odio: cornucopia chiusa in un forziere di cui abbiamo perduto la chiave.
L'amore: strada dove le nostre impronte invece di seguirci ci precedono. 
La poesia: escremento luminoso di un rospo che ha inghiottito una lucciola. 
Il tradimento: persona priva di pelle che si muove saltellando da una pelle all'altra.
La gioia: fiume pieno di ippopotami che spalancano le fauci azzurrine per offrire i diamanti che hanno trovato scavando nel fango. 
La fiducia: danza senza ombrello sotto una pioggia di pugnali. 
La libertà: orizzonte che si stacca dall'oceano per volare formando labirinti.
La certezza: una foglia solitaria divenuta il rifugio di un bosco.
La tenerezza: vergine vestita di luce che cova un uovo violaceo ... "

La danza della realtà

venerdì 1 luglio 2016

" Una notte di luglio "

" Spesso, durante le mie lunghe passeggiate estive, mi fermavo a riposare su un rialto dal quale si vedeva quasi tutta la pineta, fino al mare. In cima al rialto sorgeva una capanna di assi rinforzate e fermate da strisce di latta e da chiodi grossi come castagne: il tutto annerito come da un incendio. La capanna era sempre chiusa; anzi pareva non avesse neppure porta né finestra: e fu appunto per questo che attirò la mia attenzione. Le girai intorno infantilmente, sul breve ripiano erboso che la circondava, e riuscii a scoprire le connessure di due finestrini ai lati, e i cardini della porta quasi invisibile: tesi l’orecchio e mi sembrò di sentire nell’interno un lieve strido, o meglio come un vagito lamentoso di bambino appena nato.
Ma stringendo subito i freni alla fantasia guardai meglio intorno e mi accorsi che il gemito veniva dal ramo di un pino, stroncato dal vento, che lentamente finiva di staccarsi dalla pianta. E sedetti lì accanto, sull’orlo del ripiano erboso, pensando che del resto anche gli alberi hanno i loro drammi, e che quel ramo agonizzante, giovane ancora, ancora carico dei suoi frutti di rame cesellato, soffriva fino a trovare un suono quasi di voce umana per esalare il suo dolore ...


... Era una notte di luglio, con la luna grande, ma faceva tanto caldo che a star dentro la capanna si soffocava ...

... E nel religioso silenzio del tramonto, in mezzo ai pini che ardevano sul cielo rosso come grandi lorde festive, il gemito dell’albero stroncato pareva uscire dalla capanna; ed era forse davvero il lamento di uno spirito non ancora placato. "

 Lo spirito dentro la capanna 
Grazia Deledda

venerdì 24 giugno 2016

" Vidi le Alpi "


" ... Tutto era mistero per la mia fede, la mia vita era tutta ' un’ansia del segreto delle stelle, tutta un chinarsi sull’abisso ' . Ero bello di tormento, inquieto pallido assetato errante dietro le larve del mistero. Poi fuggii. Mi persi per il tumulto delle città colossali, vidi le bianche cattedrali levarsi congerie enorme di fede e di sogno colle mille punte nel cielo, vidi le Alpi levarsi ancora come più grandi cattedrali, e piene delle grandi ombre verdi degli abeti, e piene della melodia dei torrenti di cui udivo il canto nascente dall’infinito del sogno. Lassù tra gli abeti fumosi nella nebbia, tra i mille e mille ticchiettìi le mille voci del silenzio svelata una giovine luce tra i tronchi, per sentieri di chiarìe salivo: salivo alle Alpi, sullo sfondo bianco delicato mistero. Laghi, lassù tra gli scogli chiare gore vegliate dal sorriso del sogno, le chiare gore i laghi estatici dell’oblio ... 
... Il torrente mi raccontava oscuramente la storia. Io fisso tra le lance immobili degli abeti credendo a tratti vagare una nuova melodia selvaggia e pure triste forse fissavo le nubi che sembravano attardarsi curiose un istante su quel paesaggio profondo e spiarlo e svanire dietro le lance immobili degli abeti. E povero, ignudo, felice di essere povero ignudo, di riflettere un istante il paesaggio quale un ricordo incantevole ed orrido in fondo al mio cuore salivo: e giunsi giunsi là fino dove le nevi delle Alpi mi sbarravano il cammino. Una fanciulla nel torrente lavava, lavava e cantava nelle nevi delle bianche Alpi. Si volse, mi accolse, nella notte mi amò. E ancora sullo sfondo le Alpi il bianco delicato mistero, nel mio ricordo s’accese la purità della lampada stellare, brillò la luce della sera d’amore ... "


Canti orfici
Dino Campana


Alpi


Tanto di cappello al coraggio di dire no a ciò che non funziona e all'essere pronti a pagarne le conseguenze e se per l'effetto domino vanno giù anche gli altri, peggio per loro, erano stati avvertiti e non hanno fatto nulla per arginare un ' Europa matrigna dispensatrice di un' austerità senz ' anima .

Sciarada Sciaranti

giovedì 23 giugno 2016

Esperimento 278 - Dalla vita all ' infinito

Molti di voi conosceranno già Patricia del blog Myrtilla's house, una persona splendida dalla spiccata fantasia che esplica nei suoi pensieri, nei suoi racconti, nelle sue poesie e negli acrostici che dedica ai suoi lettori. 
Io sono l'esperimento 278, un numero che sommato raggiunge la vita e subito dopo l'infinito:
2 + 7 + 8 = 17 che scritto in numeri romani diventa XVII, giocando con le lettere si ottiene la parola latina VIXI che significa ho vissuto, quindi vivere rispetto al sopravvivere rappresenta una grande conquista, se poi si va oltre e si somma l'uno principio primo con il sette simbolo sacro della spiritualità per eccellenza e della saggezza, si arriva al numero 8 equilibrio cosmico verticale che adagiandosi in orizzontale da forma all' infinito.




Grazie Patricia !


ESPERIMENTO 278: SCIARADA

S ognante
C risalide
I nvita
A mbascia
R ifuggir,
A morosa
D ea
A strale

Grazie!
Myrtilla

lunedì 20 giugno 2016

Luna di fragola per il solstizio d'estate

Anno bisesto anno funesto dice il proverbio, ma il ventinovesimo giorno dell'anno bisesto, che viene aggiunto al mese di febbraio, ha uno scopo ben preciso, in lui sono accumulate le ore dell'anno solare formato da 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi non inserite nell'anno civile formato da 365 giorni, ciò permette di mantenere nel calendario una certa costanza nell'indicare l'arrivo delle stagioni che può così variare di anno in anno solo di qualche giorno e non di mesi. Il cambio delle stagioni è demarcato dall’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita intorno al Sole.
Oggi apriamo le porte dell'estate con una slendida luna piena.

Luna di fragola di giugno

Luna di fragola, ora di Greenwich 22.34 - 20 giugno, circondata dall'arco di ghiaccio dovuto alla presenza di cirri

La luna piena del mese di giugno è chiamata dai nativi americani " strawberry moon - luna di fragola ", non per indicare una particolare colorazione rossa della luna, ma semplicemente perché giugno è il mese in cui le fragole maturano e quest'anno il plenilunio del mese delle fragole dalle 22,34 di Greenwich illumina l'arrivo del solstizio d'estate.



Luna del solstizio d'estate




Luna di fragola ora italiana 00:34 - 21 giugno





Felice estate a tutti !

Per ulteriori informazioni

Solstizio Estivo

Per ulteriori informazioni

giovedì 16 giugno 2016

Oltre il confine figli del caos


Ed è lì dove i margini perdono consistenza, lì dove la sostanza comprende altra sostanza, lì oltre il confine, ci si ricorda di essere figli del caos.

Sciarada Sciaranti
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