lunedì 25 dicembre 2023

Il fuoco dell'amore

Non è una reggia quella dove
nasce chi salverà il mondo,
ma una stalla
e venendo tra noi accende
il fuoco dell’amore.
Questo fuoco non si spegnerà più.
Possa ardere nei nostri cuori
come fiamma che diventi accoglienza
e sostegno per tanti nel bisogno
e nella sofferenza

Una stalla
Giovanni Paolo II

La quinta candela di Natale

Dalla candela della Quarta Domenica d'Avvento l'accensione della quinta

Accensione della quinta candela di Natale

Diffusore di essenze - Limone

Diffusore di essenze - Limone

Il mio papà, quando preparavamo le scorze degli agrumi durante la stagione natalizia per accompagnare l'accensione delle candele dell'Avvento e per profumare tutta la casa, mi diceva di rispettare le loro diverse note olfattive di per sé ricche non svilendone l'impronta peculiare confondendole le une con le altre, di apprezzare il dono di quel sentore sublime frutto del loro sacrificio e di esaltare la loro unicità con dell'acqua tiepida tanto da accarezzarle e scaldarle con dolcezza senza aggredirle con la violenza di un calore eccesivo, ed ecco che le essenze si diffondevano nell'aria e ci inondavamo l'anima.

Presepe 2023

La statuina verde, per chi se lo chiedesse, è un pastore

Gesù

Non ho mai vissuto un Calendario dell'Avvento così strambo come quello di quest'anno che oggi concludiamo nel blog del Folletto del Vento - Viaggio nel Vento, e lo devo a un guasto del P. C. che è in coma e a quanto pare non si riprenderà più, ho perso il controllo dei link da attivare e il tempo giusto per attivarli, ho iniziato con un'ansia che si poteva tagliare a fette per quanto era densa e poi... poi leggendovi si è affievolita fino a scomparire perché vi ho riconosciuti, ho riconosciuto quel tendere la mano, quell'esserci che vi contraddistingue tutti da sempre, vi siete incoraggiati a vicenda, vi siete sostenuti, mi avete sostenuta e vi ho amato più che mai, lo spirito di questi dieci anni ci ha celebrati senza ostentazione ed è stato bellissimo. Grazie!
 
Lieto Natale!

Più tardi i link  del reel e dello short sull'accensione della candela di Natale e sul presepe 

domenica 24 dicembre 2023

Quarta Domenica d'Avvento

" ... I Greci osservano l'avvento di quaranta giorni, come dice sovente Goar nell’eucologio dei Greci. Il monaco Gregorio da prima protosincello, poi patriarca di Costantinopoli, nella sua apologia del concilio di Firenze contro Marco d’ Efeso, assicura che nella stessa Costantinopoli alcuni cominciavano il digiuno dell' avvento ai 15 di novembre, altri agli 8, e molti ai 20 dicembre; ma parla del digiuno di questo tempo di penitenza in cui la pratica di alcune chiese d’Oriente non fu sempre la stessa. Nella chiesa di Costantinopoli fu permesso a molle persone particolari di seguire questa diversità di disciplina, ma nella liturgia l’uflìzio era allora, come ai dì nostri, di sei settimane, qual nella quaresima , secondo la testimonianza di Allacci. Sant’ Anastasio Sinaita parla di un digiuno di quaranta giorni prima di natale come prima di pasqua, e le chiese d’ Oriente , tranne alcune poche, osservano presentemente l’astinenza e il digiuno dell’avvento, dalla festa di S. Filippo, che celebrano ai 14 di novembre, sino al natale; la qual dicesi quaresima di San Filippo.
Durante l'avvento, la chiesa, volendo richiamare i suoi fedeli a ricordarsi esser questo un tempo di penitenza, usa nei sacri arredi un colore semplice e oscuro: il diacono comparisce e serve all'altare senza dalmatica. Ella sopprime il Gloria in excelsis nella messa. Vi si serba l’alleluja nelle domeniche, per rallegrarsi dell’avvicinamento del Redentore, e nelle feste dei Santi, ma non nelle ferie, per indicare ed inspirarvi lo spirito di compunzione, e ancora per farci conoscere che una volta tutti i giorni della settimana erano, come si esprime Rabano Mauro, un digiuno universale. Perciò l’uffìzio dell’avvento rassomiglia a quello della quaresima, sia per le orazioni che lo terminano nelle varie sue parti, sia per la maniera di celebrarlo che inspira penitenza ... "

Esercizi di pietà per tutte le domeniche e feste mobili dell'anno - 1847
Jean Croiset

Prima, Seconda e Terza candela delle Domeniche d'Avvento

Dalla candela della Terza Domenica d'Avvento l'accensione della quarta

Prima, Seconda, Terza e Quarta candela delle Domeniche d'Avvento

Accensione della quarta candela della Domenica d'Avvento

Accensione della quarta candela della Domenica d'Avvento

Diffusore di essenze - Clementina

Diffusore di essenze - Clementina

Nel diffusore scorze di clementina e acqua tiepida che viene mantenuta tale dal calore della candela

Lieta Quarta Domenica d'Avvento!

A breve il link del reel sull'accensione della candela della Quarta Domenica d'Avvento

venerdì 22 dicembre 2023

Solstizio Hĭĕmālis

Nella ventiduesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima parliamo della rappresentazione allegorica del solstizio invernale definito anche hiemale o jemale dal latino hĭĕmālis - invernale derivazione di hĭems - inverno.

22 dicembre - Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

Il sole, che sorge a est e tramonta a ovest, in questo preciso istante, ore 04.27, si trova nel punto più basso della volta celeste e l'oscurità alla sua massima potenza ci regala il solstizio d'inverno raffigurato nell'allegoria da un uomo maturo che sta per concludere il suo viaggio e investito dal freddo si veste di pelle per scaldarsi; con il braccio destro simbolo del polo artico avvolge una capra che si nutre sulle alte vette a voler indicare il sole che sale a settentrione nella parte ascendente dell'anno, con la mano sinistra che simboleggia il polo antartico sostiene un globo per tre quarti oscuro nella parte inferiore e per un quarto luminoso nella parte superiore a sottolineare la lunghezza delle notti e la brevità dei giorni e a ritrarre la parte discendente dell'anno in cui il sole scende a meridione. Sopra le caviglie è cinto da una corona turchina che rappresenta il firmamento su cui sono intarsiate le 12 stelle dello zodiaco, al centro si scorge il segno del capricorno emblema del Tropico del Capricorno, il parallelo in cui il sole tocca il nadir.
Il movimento del sole è raccontato dalle piccole quattro ali sulle caviglie di cui tre nere e una bianca perché è l'oscurità che vince al solstizio invernale, il piede destro con un'aletta bianca  e una nera si pone in avanti per il cambio di passo subito dopo il trionfo delle tenebre, il piede sinistro con due alette nere invece arretra affinché inizi la discesa che cede spazio alla luce.

Solstizio Hĭĕmālis - Cesare Ripa

Lieto solstizio d'inverno a voi!

La ventitreesima  finestra l''aprirà Ellettra su Ad Maiora


mercoledì 20 dicembre 2023

Il Collegio degli Auguri

Ventesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima 

20 dicembre - Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

" Ma a che scopo dilungarci? Vediamo l'origine dell'aruspicìna; così giudicheremo nel modo più facile quale autorità essa abbia. Si dice che un contadino, mentre arava la terra nel territorio di Tarquinia, fece un solco più profondo del solito; da esso balzò su all'improvviso, un certo Tagete e rivolse la parola all'aratore. Questo Tagete, a quanto si legge nei libri degli etruschi, aveva l'aspetto di un bambino, ma il senno di un vecchio. Essendo rimasto stupito da questa apparizione il contadino, e avendo levato un alto grido di meraviglia, accorse molta gente, e in poco tempo tutta l'Etruria si radunò colà. Allora Tagete parlò a lungo dinanzi alla folla degli ascoltatori, i quali stettero a sentire con attenzione tutte le sue parole e le misero poi per iscritto. L'intero suo discorso fu quello in cui era contenuta la scienza dell'aruspicìna; essa poi si accrebbe con la conoscenza di altre cose che furono ricondotte a quegli stessi principi. Ciò abbiamo appreso dagli etruschi stessi, quegli scritti essi conservano, quelli considerano come la fonte della loro dottrina. C'è dunque bisogno di Carneade per confutare cose del genere? O c'è bisogno di Epicuro? Può esserci qualcuno tanto insensato da credere che un essere vivente, non saprei dire se dio o uomo, sia stato tratto di sotterra da un aratro? Se devo considerarlo un dio, perché, contro la natura degli dèi, si era nascosto sotterra, sì da veder la luce solo quando fu messo allo scoperto da un aratro? Non poteva, essendo un dio, esporre agli uomini la sua dottrina dall'alto? Se, d'altra parte, quel Tagete era un uomo, come poté vivere soffocato dalla terra? Da chi, inoltre, poté aver appreso egli stesso ciò che andava insegnando agli altri? Ma sono io più sciocco di quelli che credono a queste cose, io che perdo tanto tempo a discutere contro di loro!

È molto spiritoso quel vecchio motto di Catone, il quale diceva di meravigliarsi che un arùspice non si mettesse a ridere quando vedeva un altro arùspice. Quante delle cose predette da costoro si sono verificate? E se qualche evento si è verificato, quali prove si possono addurre contro l'eventualità che ciò sia accaduto per caso? Il re Prusia, quando Annibale, esule presso di lui, lo esortava a far guerra a oltranza, diceva di non volersi arrischiare, perché l'esame delle viscere lo dissuadeva. "Dici sul serio?" esclamò Annibale; "preferisci dar retta a un pezzetto di carne di vitella che a un vecchio condottiero?" E Cesare stesso, dissuaso dal sommo arùspice dall'imbarcarsi per l'Africa prima del solstizio d'inverno, non s'imbarcò egualmente? Se non l'avesse fatto, tutte le truppe dei suoi avversari avrebbero avuto il tempo di concentrarsi in un solo luogo. Devo mettermi a fare l'elenco (e potrei fare un elenco davvero interminabile) dei responsi degli aruspici che non hanno avuto alcun effetto o lo hanno avuto contrario alle previsioni? In quest'ultima guerra civile, quante predizioni, per gli dèi immortali!, ci delusero! Quali responsi di arùspici ci furono trasmessi da Roma in Grecia! Quali cose furono predette a Pompeo!... "

Della Divinazione - XXIII - XXIV
Marco Tullio Cicerone
Traduzione a cura di Sebastiano Timpanaro

Cicerone ci spiega come la leggenda racconti che sia stato Tagete a insegnare l'aurispicina agli etruschi. 
Nella versione più popolare della storia il contadino che scopre Tagete sotto una zolla di terra mentre sta arando è Tarconte, il fondatore di Tarquinia, co-fondatore con il fratello Tirreno della dodecapoli etrusca i cui rituali divinatori si  basano sugli insegnamenti ricevuti dal canto del fanciullo con la mente di un saggio che scompare subito dopo la donazione dei suoi precetti, raccolti nei sacri libri tagetici o haruspicini e nella parte più antica dei libri acherontici.
L'arte augurale si diffonde nel Lazio e ad essa Romolo deve la conquista del titolo di re; come primo augure romano costituisce il Collegio degli Auguri composto da tre sacerdoti scelti dalle curie come rappresentanti di ognuna delle tre tribù che inizialmente compongono il popolo romano, Ramnes i Latini, Tities i Sabini e Luceres gli Etruschi. 

Specchio di Pava Tarchie da Tuscania - IV - III sec. a. C. -  Museo archeologico - Firenze

Specchio etrusco
Pava Tarchie insegna l'aruspicina a Avl Tarchunus
Tuscania - IV - III sec. a. C. 
Museo archeologico - Firenze 

Specchio di Pava Tarchie da Tuscania - IV - III sec. a. C. -  Museo archeologico - Firenze

" ... Sotto il consolato di Marco Valerio e Quinto Apuleio all’esterno la situazione fu abbastanza tranquilla:
gli Etruschi erano costretti dalla sconfitta e dalla tregua a rimanere in pace; i Sanniti, prostrati dalle perdite di lunghi anni di guerra, per il momento non erano malcontenti del nuovo trattato. Anche a Roma il trasferimento di un buon numero di cittadini nelle colonie aveva reso la plebe più tranquilla e meno gravata.
Tuttavia, ad impedire che la calma fosse totale, i tribuni della plebe Quinto e Gneo Ogulnio accesero una contesa fra patrizi e plebei delle famiglie più eminenti.
Costoro, dopo aver cercato in più occasioni di mettere in cattiva luce i patrizi presso la plebe, visti fallire gli altri tentativi, presero un’iniziativa che interessava non la parte più bassa della plebe, ma i suoi capi, cioè i plebei che erano stati consoli ed avevano riportato il trionfo,
ai quali ormai fra tutti gli onori mancavano soltanto le cariche sacerdotali, non ancora accessibili ai plebei.
Proposero dunque questa legge, che al fine di aumentare il numero dei sacerdoti, ai quattro àuguri e quattro pontefici allora esistenti fossero aggiunti quattro pontefici e cinque àuguri tratti dalla plebe.
Non trovo spiegazione di come il collegio degli àuguri abbia potuto allora trovarsi ridotto al numero di quattro, a meno che ne fossero morti due è noto infatti che il numero degli àuguri dev’essere dispari, in modo che le tre antiche tribù dei Ramnensi, Tiziensi e Luceri abbiano ciascuna un proprio àugure,
oppure, se si rende necessario un numero superiore, i sacerdoti devono essere moltiplicati sempre in pari proporzioni, come avvenne quando, a quattro àuguri aggiuntine cinque, si raggiunse il numero di nove, tre per ogni tribù.
Però i patrizi del fatto di avere degli àuguri tratti dalla plebe si indignarono altrettanto di quando avevano visto il consolato diventare accessibile al volgo.
Volevano far credere che la cosa riguardava più gli dèi che loro stessi: gli dèi avrebbero provveduto a che non venissero contaminati i sacri riti; essi si auguravano solo che non si abbattesse sulla repubblica una qualche calamità.
Tuttavia non opposero molta resistenza, avvezzi ormai com’erano ad essere sconfitti in contese di tal genere; vedevano che i loro avversari ormai non solo aspiravano alle cariche maggiori, che un tempo a stento osavano sperare, ma avevano raggiunto già tutte le mete per cui la lotta era stata più incerta, consolati e censure e trionfi in gran numero.

Ab Urbe Condita - Libro X
Tito Livio
Traduzione a cura di Luciano Perelli

Asse della serie fusa " del sacrificio " - rappresentazione di aruspice con cappello a punta - III sec. a. C.  Museo archeologico - Firenze

Rappresentazione di aruspice con cappello a punta 
III sec. a. C. 
Museo archeologico - Firenze 

Con l'aumento delle tribù  gli auguri diventano cinque e sono selezionati tra i patrizi; dal 300 a. C. con la lex Ogulnia, che prende il nome da Gneo Ogulnio,  il collegio si apre alla plebe e i membri salgono a nove, cinque arruolati tra i patrizi e quattro tra la plebe, con Silla si aggiungono altri sei sacerdoti che come in origine mantengono un numero dispari, con Cesare si raggiunge la quota sedici che nell'età imperiale, in cui si perde la distinzione tra patrizi e plebei optando per una scelta che prediliga il grado senatorio, può essere oltrepassata dal diritto degli imperatori che nominano i loro familiari.
L'elezione avviene per cooptazione, nel 103 con la lex Domizia la designazione si realizza attraverso i comizi composti da 17 tribù estratte a sorte a cui il collegio presenta i candidati proposti da non più di due dei suoi membri che in assemblea garantiscono sulla loro dignità. Silla nel 63 a. C. abroga la lex Domizia che successivamente viene di nuovo ripristinata e Tiberio affida il suffragio augurale, relativo all'imperatore e ai suoi familiari, al senato che comunica al collegio il risultato della votazione che pro forma coopta gli eletti. 
I nuovi sacerdoti che diventano tali a vita acquisiscono il privilegio di non essere estromessi dal collegio qualsiasi sia il delitto di cui possano macchiarsi, giurano di non rivelare a nessuno i segreti dell'arte augurale e vengono consacrati con la consultazione divinatoria per poi offrire un banchetto cerimoniale.
Il Collegio degli Auguri che vede nel più anziano di loro il presidente non ha una sede stanziale, si riunisce nelle case dei membri alle none di ogni mese, e con le regole della disciplina augurale custodisce le proprie decisioni nell'archivio collegiale, i membri sono assistiti dai servi pubblici dello Stato e da calatori personali pagati con le rendite del collegio. 
Nel IV secolo al tempo di Teodosio il Giovane la grande considerazione di cui aveva goduto il Collegio degli Auguri viene a mancare e si spegne definitivamente con l'imperatore Costanzo che ne proibisce il consulto.

Statuetta di augure - 480 a.C. -  Museo archeologico - Firenze

Statuetta di augure 
480 a.C. 
Museo archeologico - Firenze 

Con la maturazione culturale si comprende che il futuro non può essere previsto da quell'arte augurale giunta dal Medio Oriente in Occidente, ma gli si può andare incontro per viverlo e per renderlo presente, di quell'antica pratica rimane la parola augurio e in un codice concettuale condiviso, si fa speranza che vuole realizzare per tutti il buono e non il cattivo, il bene e non il male, il meglio e non il peggio, Dio e non Satana. 

Domani per la ventunesima finestra siamo tutti invitati ad andare nel blog di Chicchina AcquadiFuoco

" ... «Un Buon Natale a tutti noi, miei cari. Che Dio ci benedica!» 
E tutta la famiglia ripeté quell’augurio ... "

Canto di Natale - Terza Strofa - Il secondo dei tre spiriti
Charles Dickens
Traduzione Stella Sacchini
Hospĭtālĭtās tra hostis e hospĕs

domenica 17 dicembre 2023

Terza Domenica d'Avvento

" ... L'autore dell’epistola a Bibiano, messa tra le lettere di Sant’ Agostino, parlando del giorno di San Martino, dice: «Tra noi cominciando da questa festa, è io uso l' astinenza dalle carni, e la continenza delle persone maritate fra tutti i figli della Chiesa, per disporsi con questa legge indispensabile, ad avvicinarsi degnamente alla santa comunione nel giorno di natale.» Nell’anno 867 papa Niccolò I, nella sua risposta ai Bulgari, conta le quattro settimane dell’ avvento tra i digiuni che la Chiesa romana avea adottato, e che osservava allora.
Papa Innocenzio III, in una risposta all’arcivescovo di Braga, dice: «L’avvento è per noi un tempo di digiuno:» la qual decretale venne posta nel corpo del diritto canonico. Tuttavia queste parole sembra che esprimano un digiuno di divozione, e un costume generale, più presto che una legge rigorosa, e danno a divedere che questa disciplina non era per tutto uniforme. Il teologo Beleth, che scriveva nel 1080, ne parla come di una legge di obbligo; perciocché la ragione per la quale la vigilia di San Tommaso apostolo non fu posta nel calendario è a sua delta, perché questa festa cade nell’ avvento, durante il quale dobbiamo osservare un digiuno perpetuo. Benedetto XIV, Martene, dell’Isle Tomassino, ed altri mostrano, che nei primi tempi il digiuno dell’avvento era pei laici stessi di obbligo in molti luoghi; e solo di divozione in altri. Baillet, che è dello stesso sentimento, aggiugne, che il digiuno dell’ avvento fu comandato la prima volta in alcune provincie da un canone espresso di San Perpetuo arcivescovo di Tours. Ma il dotto Martene attribuisce questa legge a San Gregorio Magno, il quale, a detta di Amalario, e dell’ abbate Benone, facendola, non pretese che fosse universale.
Il digiuno dell’avvento non essendo che di divozione in molte chiese, avvegnaché per alcun tempo sia stato universale, cadde col andar del tempo in disuso; ma nella più parte degli ordini religiosi fu sempre rigorosamente osservato sino ai nostri dì. Alcuni monasteri lo cominciano dopo la festa di S. Martino, altri dopo quella di Santa Caterina, molti dopo l’Ognissanti, altri Qualmente la prima domenica dell’avvento, come ha mostrato con molta esattezza il Cardinal Cozza nel suo trattato dogmatico e morale sul digiuno, del quale Benedetto XIV raccomanda la lettura. Ad ogni modo negli ordini monastici il digiuno dell’ avvento venne sempre riguardato come men rigoroso e meno solenne di quello della quaresima. Pietro il Venerabile, abbate di Cluni, negli statuti della sua congregazione, lo chiama il mezzano o il più piccolo digiuno. 11 digiuno di quaranta giorni avanti natale fu strettamente ordinato a tutti i religiosi nel secondo concilio di Tours nel 567, nel concilio di Salisburgo nel 1281, e in parecchi altri concilii e statuti degli ordini religiosi... "

Esercizi di pietà per tutte le domeniche e feste mobili dell'anno - 1847
Jean Croiset
Continua...

Prima e Seconda candela delle Domeniche d'Avvento

Dalla candela della Seconda Domenica d'Avvento l'accensione della terza

Prima, Seconda e terza candela delle Domeniche d'Avvento

Accensione della terza candela della Domenica d'Avvento

Accensione della terza candela della Domenica d'Avvento

Diffusore di essenze - Lime


Diffusore di essenze - Lime

Nel diffusore scorze di lime e acqua tiepida che viene mantenuta tale dal calore della candela

Lieta Terza Domenica d'Avvento!

A breve il link del reel sull'accensione della candela della Terza Domenica d'Avvento


venerdì 15 dicembre 2023

Un dono per l'umanità

Quindicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

15 dicembre - Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima

Con la nascita della televisione in un'Italia che nasce cristiana e fonda e costruisce le sue tradizioni con il cristianesimo, piaccia o meno ai mistificatori fomentatori che vogliono rodersi il fegato, il fulcro dei festeggiamenti natalizi per chi non possiede ancora un televisore è il bar che offre la visione delle trasmissioni dedicate al Natale e agli auguri.
Nel 1956 in " Buon Natale ovunque tu sia", programma condotto da Emma Danieli e mandato in onda da un giovane cine-operatore che si chiama Ugo Gregoretti, al nostro Mario Soldati da Di Giacomo viene posta una domanda sul dono, oggetto, che come abbiamo visto l'anno scorso, è legato a doppio filo con l'ospitalità e gli auguri.

Mario Soldati - Buon Natale ovunque tu sia

Mario Soldati - Buon Natale ovunque tu sia

Mario Soldati e Di Giacomo - Buon Natale ovunque tu sia

Mario Soldati e Di Giacomo - Buon Natale ovunque tu sia

Di Giacomo - " Se lei avesse la possibilità di compiere una buona azione nei confronti di tutta quanta l'umanità, quale sarebbe il suo dono in questa notte di Natale?
Mario Soldati - Le confesso che è una domanda che mi confonde un pochettino, sì, io capisco benissimo ogni tanto si fanno di queste domande diciamo così fantastiche e quindi a una domanda fantastica si può anche dare una risposta altrettanto fantastica, ma vede qui stiamo toccando un tasto un poco delicato, ci riesce così difficile di fare del bene, di fare delle buone azioni, anche nell'ambito delle persone che ci sono vicine, insomma è così difficile anche fare soltanto il proprio dovere e lei mi chiede addirittura di fare una buona azione, di fare... di immaginare di fare una buona azione nei confronti di tutta l'umanità, beh, sa, è una parola... bisognerebbe essere un santo e neppure un santo, perché anche un santo per quanto grande agisce sempre nel cerchio di una parte dell'umanità, non di tutta l'umanità, bisognerebbe essere Gesù Cristo.
Di Giacomo - Ma per esempio, non so, i grandi inventori, non so, gli scopritori di nuovi farmaci?
Mario Soldati - Sì ho capito, lei pensa a Fleming, alla penicellina per esempio sì, la capisco, anche in questo caso, lei capisce non è sufficiente perché fortunatamente mica tutti in qualunque momento hanno bisogno della penicellina, ci sono tanti altri guai, tanti altri malanni, tanti desideri al mondo, no guardi, adesso che ci penso, nessuno, non soltanto io, nessuno potrebbe veramente dare una risposta a questa sua domanda, una risposta che non fosse sbagliata, guardi gliene do la prova: pensiamo a uno dei bisogni più vasti, più generali dell'umanità pensiamo al bisogno di lavorare, supponiamo che io le risponda così - quale sarebbe il dono nella notte di Natale a tutta l'umanità? - Supponiamo che io le risponda così: il dono è la possibilità per tutti di lavorare, ebbene, caro Di Giacomo facciamo una prova, signorina mi faccia un favore, guardi componga un numero al telefono...


Signorina - Ma che numero debbo fare, un numero che conosco?
Mario Soldati - Ma no, un numero che conosco, no signorina, un numero qualunque, un numero così a caso, faccia sei cifre a caso con dito indice, e lì, è proprio qui l'esperimento. Senta Di Giacomo questo è un citofono, guardi, non si potrebbe innestare sul telefono, così almeno tutti potrebbero sentire.

Signorina - Buon Natale ovunque tu sia

Signorina - Buon Natale ovunque tu sia

Signorina e Mario Soldati  - Buon Natale ovunque tu sia

Signorina e Mario Soldati - Buon Natale ovunque tu sia

Mario Soldati 
- Pronto! Qui parla la televisione, senta...
Cuoco - Guardi che lei sbaglia, lei parla con le cucine.
Mario Soldati - Non importa guardi, mi ascolti bene...
Cuoco - non guardi non è il momento - Alba Nera per i due filetti -
Mario Soldati - Sia così cortese da ascoltarmi, guardi si tratta di un secondo, noi stiamo facendo qui una piccola inchiesta, lei dovrebbe essere così cortese da dirmi che cosa ne penserebbe come dono di Natale della possibilità di lavorare?
Cuoco - Senti Gigi se ti va di scherzare ti giuro che questo non è il momento, pensa che ho un pranzo di 100 coperti e in questo momento è venuto il maître a dirmi che sono 150, senti, ci sentiamo domani, se sarò ancora vivo.
Mario Soldati - Evidentemente si tratta di un cuoco, del cuoco di qualche grande albergo e ha creduto che io fossi un amico che gli fa uno scherzo.

Signorina e Di Giacomo - Buon Natale ovunque tu sia

Di Giacomo - Ora vorrei provare io a fare una telefonata.
Mario Soldati - Va bene ,speriamo che sia più fortunato.
Di Giacomo - Pronto, pronto qui parla la televisione.
Infermiera - Che ha detto?
Di Giacomo - Parla la televisione, buonasera, scusi se disturbiamo a quest'ora, stiamo facendo una piccola inchiesta telefonica.
Infermiera - Qui veramente...
Di Giacomo - Guardi, è questione soltanto di pochi secondi si tratta di rispondere a una domanda e cioè che cosa ne direbbe lei se questa notte come dono di Natale le venisse offerta la possibilità di lavorare
non saprei cosa dirle signore, scusi se parlo piano c'è della gente che riposa qua vicino.
No parli pure come vuole perché qui si sente benissimo... allora...
Infermiera - Veramente io il lavoro ce l'ho.
Mario Soldati - Le chieda così se è contenta del proprio lavoro.
Di Giacomo - Forse non è contenta lei del suo lavoro
Infermiera - Cosa vuole sono tanti anni, ormai ci sono abituata forse se potessi ricominciare, chiederei di fare un'altra cosa.
Di Giacomo - Allora non è contenta?
Infermiera - Ma no, no perché? Sono contentissima, penso che c'è tanta gente che sta peggio di me, semplicemente, cosa vuole, sarebbe troppo lungo spiegarle... e scusi devo interrompere, mi chiamano, buona sera.
Di Giacomo - Scusi il disturbo.
Infermiera - Buon Natale.
Di Giacomo - Scusi, buona notte e buon Natale.
Mario Soldati - Cosa ne pensa lei?
Di Giacomo - Probabilmente parlava da una clinica, però scusi Soldati ho l'impressione che stiamo andando un po' fuori strada con questa inchiestina telefonica, perché, perché proprio quelli che hanno più bisogno di lavorare, io penso che siano anche coloro che non hanno il telefono.

La piccola inchiesta continua nel bar della RAI e al rientro in studio Mario Soldati ha battuto a macchina la sua risposta e la legge:

Mario Soldati - Dunque, la domanda che lei mi ha fatto - un dono per tutta l'umanità? - è una domanda sbagliata, è una domanda sbagliata perché prende l'umanità come un'astrazione, come una massa omogenea, una somma di quantità uguali tutte l'une all'altro, mentre l'umanità è proprio il contrario, l'umanità è tanti individui tutti diversi l'uno dall'altro, diversissimi e che hanno quindi bisogno ciascuno di un dono diverso dall'altro, beh! Non c'è dubbio che la possibilità di lavorare è uno dei bisogni più comuni dell'umanità, ma abbiamo visto anche nel nostro piccolo esperimento che questo dono non sarebbe sufficiente, bisognerebbe augurare a ciascuno il lavoro che più gli piace, quel lavoro, e non un altro e a qualcuno persino la possibilità di non lavorare, ma vedete anche qui bisognerebbe subito precisare, non lavorare va bene, ma, ma, ma vivere come? Contentandosi di poco oppure no, ci sarebbero infatti mille sfumature in questo desiderio di ozio, una per ciascuno e guardi che si tratterebbe soltanto di una piccola minoranza, ma potessimo fare un'inchiesta colossale, nella maggioranza dell'umanità, tutti quelli che son ben contenti di lavorare, noi vedremmo senza dubbio che ciascuno accompagnerebbe la richiesta da un desiderio, un desiderio più o meno apertamente confessato di qualche cosa di particolare, di individuale riferibile soltanto a lui e a nessun altro forse esiste qualche altro grande motivo ancora più universale del lavoro, forse l'amore, ecco forse avremmo potuto dire, offriamo come dono di Natale il dono dell'amore, pensiamo un momento: è facile immaginarsi un'altra serie di telefonate come quelle che abbiamo fatto e fingendo questa volta di offrire invece del dono del lavoro, quello dell'amore. Signorina crede lei che avremmo delle risposte molto diverse?
Signorina - Non credo.
Mario Soldati - Quante persone risponderebbero che di amore ne hanno anche troppo, altri che lo vorrebbero in un modo e non in un altro, altri invece che non lo vorrebbero neppure, non lo vorrebbero affatto, qualche persona, lascio immaginare, qualche persona prenderebbe la nostra telefonata addirittura come uno scherzo di cattivo gusto, una beffa atroce, ci sarebbe forse sì un dono uguale per tutti, il dono di non aver più desideri, il dono dell'assoluta saggezza, allora saremmo tutti eguali, ma sarebbe come rinunciare alla vita, perché la vita è fatta di questi impulsi, è fatta di questi desideri, e sono appunto questi desideri che ci distinguono uno per uno, in individui tutti diversissimi l'uno dall'altro, dunque, dunque non esiste un dono per tutti, esiste un dono particolare per ciascuno e ogni uomo nel suo segreto sa benissimo quale sarebbe questo dono ed è questo, proprio questo dono e nessun altro che vorremmo nella notte di Natale poter fare a ciascuno.
Tanti auguri ! "

Buon Natale ovunque tu sia - Il dono -  Natale 1956


La sedicesima finestra verrà aperta domani da Sari nel suo ennecomenatale 

Mario Soldati e la Signorina - Buon Natale ovunque tu sia

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