lunedì 16 giugno 2025

Il brugo in brughiera

"... Una falce di luna occhieggiava ogni tanto dagli squarci fra le nuvole galoppanti e, al suo pallido chiarore, scorgevo dietro gli alberi una cresta sfrangiata di rocce e la lunga curva bassa della malinconica brughiera ..."

Il mastino dei Baskerville
Conan Doyle
Traduzione Nicoletta Rosati Bizzotto

la Calluna vulgaris deve il suo nome al greco καλλύνω/kalliunō - pulire, spazzare, per l'abitudine di costruire le scope con i suoi rami, e al latino vulgaris genitivo di vulgus - comune, diffuso, per la sua ampia presenza in natura.
È tra le piante più conosciute e viste della Scozia dove è considerata uno dei simboli nazionali per eccellenza. 
In Italia diventa familiare quando la chiamiamo brugo con un immediato rimando alle sconfinate brughiere scozzesi colorate dal viola purpureo dei suoi fiori. 
La leggenda narra che Dio esplorando le spoglie colline delle Highlands decise di trovare una pianta che potesse rendere più gradevole il paesaggio; la quercia, la rosa e il tasso rifiutarono l'offerta, l'unica ad accettare fu la calluna vulgaris, la cosiddetta erica scozzese che in cambio della sua disponibilità, oltre alla bellezza e alla forza, ricevette la capacità di resistere in ambienti ostili.
Un racconto altomedievale ci dice che l'antico popolo dei Pitti, confederazione di tribù stanziate nella Scozia orientale e settentrionale tra la tarda età del Ferro e l'Alto Medioevo, usasse i fiori del brugo per la produzione di un'ottima birra aromatica, dolce e potente; la ricetta, gelosamente custodita, non fu rivelata nemmeno per salvarsi la vita, quando l'antico popolo venne sconfitto in battaglia da un famigerato re scozzese. 
A rendere celebre questa storia fu Robert Louis Stevenson che nel 1890 scrisse la ballata della Birra d'Erica:

Calluna vulgaris - Brugo

"Dalle belle campane dell'erica
preparavano una bevanda tanto tempo fa,
era molto più dolce del miele,
era molto più forte del vino.
La prepararono e la bevvero,
e rimasero in un giaciglio benedetto
per giorni e giorni insieme
nelle loro dimore sotterranee.

Si levò un re in Scozia,
terribile per i suoi nemici,
colpì i Pitti in battaglia,
li cacciò come caprioli.
Per miglia di monti rossastri
li inseguì mentre fuggivano,
e sparse i piccoli corpi
dei morenti e dei morti.

l'estate giunse in campagna,
rosso era il fiore dell'erica;
Ma il modo in cui si preparava la birra
nessun vivente lo sapeva più.
In tombe simili a quelle dei bimbi
Su molti crinali montani,
i birrai dell'erica
giacevano tra i morti.

Il re nella brughiera rossa cavalcava
in un giorno d'estate;
E le api ronzavano, e i corrieri
piangevano lungo la strada.
Il re cavalcava, ed era arrabbiato,
scuro il ciglio, pallido il volto,
a regnare in una terra di erica
senza avere la birra d'erica.

Fu una fortuna che i suoi vassalli,
cavalcando liberi nella brughiera,
inciamparono su una pietra caduta
sotto cui si celavano creature furtive.
Bruscamente strappati al loro rifugio,
non dissero una sola parola:
un figlio e il suo vecchio padre,
ultimi del piccolo popolo.

Il re sedeva in alto sul suo destriero,
guardava i piccoli uomini;
E i due piccoli e bruni
restituivano lo sguardo al re.
Li condusse giù verso la riva;
sul margine vertiginoso -
"Vi darò salva la vita, feccia,
se rivelerete il segreto della bevanda".

Là stavano il figlio e il padre
E guardavano in alto e in basso;
L'erica era rossa intorno a loro,
il mare ruggiva sotto.
E si levò a parlare il padre,
acuta la voce da udire:
“Ho una parola da dire in privato,
Una parola per l'orecchio reale."

“La vita è cara agli anziani,
E l' onore una piccola cosa;
Venderei volentieri il segreto",
Disse il Pitto al re.
La sua voce era piccola come quella di un passero,
acuta e meravigliosamente chiara:
“Venderei volentieri il mio segreto,
solo mio figlio temo.

“Poiché la vita è una piccola cosa,
e la morte non è nulla per i giovani;
E non oso vendere il mio onore
Sotto gli occhi di mio figlio.
Prendilo, o re, e legalo,
e gettalo nell'abisso;
Ed è io racconterò il segreto
che ho giurato di mantenere”.

Presero il figlio e lo legarono,
collo e calcagni in un laccio,
un ragazzo lo sollevò e lo fece oscillare,
lo scagliò lontano con forza,
e il mare inghiottì il suo corpo,
come quello di un bimbo di dieci anni; -
e là sulla scogliera stava il padre,
l'ultimo dei piccoli uomini.

“Veritiera era la parola che ti dissi:
solo mio figlio temevo;
Perché dubito del coraggio della fronda
che la barba ancora non ha.
Ma ora vana è la tortura, il
fuoco mai servirà a nulla:
qui muore nel mio petto
il segreto della birra d'erica."

Birra d'Erica
Robert Louis Stevenson
Liberamente tradotto da Me Medesima

Per produrre oggi una birra d'erica scozzese artigianale si può preparare un infuso con i suoi rametti e con le cime fiorite per estrarre gli aromi floreali e resinosi, si aggiunge al mosto ottenuto con il malto d'orzo e l'acqua e si lascia bollire; quando il composto è freddo si unisce il lievito e si lascia fermentare per 1 o 2 settimane, allo scadere del tempo si filtra, si imbottiglia e si lascia riposare per un mese.

"... E un posto stupendo, la brughiera», disse girando lo sguardo sulle colline ondulate, flutti di verde che si rincorrevano, con creste di granito frastagliato che sembravano schiumare in onde fantastiche. «Non ci si stanca mai della brughiera. Non può immaginare quanti meravigliosi segreti nasconda. Così vasta, così desolata, e così misteriosa.» ..."

Il mastino dei Baskerville
Conan Doyle
Traduzione Nicoletta Rosati Bizzotto

I rami del brugo rilasciano un profumo aromatico e resinoso che tende ad allontanare gli insetti; oltre che per fabbricare le scope erano usati anche per coprire i tetti e le lettiere, per riempire i materassi e per alimentare i fuochi nei camini.
I fiori invece sono apprezzati dagli insetti impollinatori e le api producono un miele di brugo scuro e resinoso molto buono.

Calluna vulgaris - Brugo

" Brugo, Erica, lat. Erica, fr. Bruyere. Vi sono molte specie di brugo. Altri si tengono umili, pochi palmi alti da terra, altri s'innalzano in piccoli arboscelli. Altro conserva il suo verde tutto l'anno, altro perde le foglie. La maggior parte de’ brughi nascono spontanei ne’ terreni più cattivi e nelle sabbie più aride. Nei terreni bassi ed umidi prosperano con maggior forza, e per via del seme e per via delle radiche si propagano in modo che riesce molto difficile lo estirparli di dove hanno preso possesso. Fioriscono in giugno e luglio e fanno vedere piccoli fiori campaniformi e diversamente coloriti secondo le specie. Pernicioso è il brugo alla maggior parte degli alberi giovani. Le di lui radiche assorbiscono una gran copia di sugo e diseccano moltissimo il terreno; nè si dirazza che col continuo tormentarlo col lavori dopo averlo distrutto in gran parte col fuoco; il che si fa sul principiar d’autunno. Piglia fuoco facilmente perché seccato dal sole estivo. In questa operazione deve ben avvertirsi di non attaccar fuoco ai vicini boschi. Non è cosa nuova che due mila e più pertiche di selva siansi incendiate nel dar fuoco alle brughiere. Perciò deve prendersi per quest’effetto un giorno sereno acciò l’acqua non vi colga a mezzo il lavoro e che il vento non soffi verso la foresta. Si deve circondar il luogo che vuolsi ardere con un fossato profondo un piede e largo 50. braccia, o quanto possa arrestare l'impeto della fiamma. La terra si rovesci tutta sopra una parte, e l’erba che sterpasi si aduna tutta in una fila acciò dopo seccata alcuni giorni al sole accendendosi dal contadino comunichi il fuoco ai rimanente. Se poi con tutte queste precauzioni il fuoco uscisse da’ suoi confini, coll’acqua s ella è vicina procurasi di estinguerlo, e se l'acqua; manchi ove si vedono i vortici maggiori del fuoco si soffocano colla terra . V. Stoppia. Estinto il fuoco si metta in opera l’aratro, si semini poscia dell’avena o segala, la quale vi pagherà la spesa fatta nell’abbruciare i brughi: Colta questa, si lavori di nuovo per voltare al sole le radiche rimaste in terra acciò periscano, poi vi si piantino alberi in fila per poter continuare i lavori. L’incendio non basta per far che il brugo si stermini. Questa pianta per cattiva che sia in qualche occasione merita di essere coltivata. Il suo verde, la varietà de’suoi fiori, il contrapposto di questi colle sue foglie sono causa che si ammetta nei giardini. Si pigliano allora de’ rampolli o barbette, o si trasporta la pianta stessa con tutta la sua zolla di terra. Serve questa pianta a molt’usi.
1. Somministra co’ suoi fiori abbondante il mele alle api; consiglierei non per tanto a tener lontana tal sorte di pianta dagli apiari somministrando essa un mele troppo giallo e fluido il quale per tal cagione si stima poco.
2. Si fanno di questa i boschetti alli vermi da seta acciò ivi montino a far la galletta o bozzolo.
3. Serve ai pellari spolverizzata per acconciare i vitelli.
4. Serve comunemente per far delle scope.
5. Con essa riscaldansi i forni.
6. Del carbone della radica si fa carbone da ferraj, che si estingue subito che cessa il soffiare del mantice, ma scoppietta molto.
7. In Danimarca col brugo si fa una specie di birra che è piacevole al gusto, ed alla quale s’attribuisce una virtù cordiale.
8. Ove è scarsa la paglia serve di letto a’ buoi ed alle pecore ed anche ai pastori purché spesso si muti. Benché sia generalmente vero, che queste piante di brugo sieno nemiche a teneri piantoncelli, non ostante un saggio osservatore ha notato, che alcune ghiande sparse qua e là a caso satina brughiera sufficientemente sono cresciute, quindi arguisce che se si piantassero con qualche attenzione vi vegeterebbono come in buona terra e feconda. Crescono nelle brughiere anche i pini, e dove la betula è a portata di crescere non teme il brugo e vegeta prosperamente in mezzo ad esso. Sotto l’ombra delle betule si possono allevare gli alberi che della brughiera devono formare la foresta. II brugo vicino alla betula non suol prosperare. In Lombardia il brugo comune è della specie più piccola e serve soltanto ad alcuni de’ succennati usi. Nel Genovesato sulle montagne e nei piani confinanti colla Toscana crescono i brughi a tal segno che della loro radica si fanno manichi di coltelli, scatole ed altre chincaglie. Questa radica è di un colore rosso bruno, bene venato, e che piglia benissimo il liscio. Cresce anche molto nelle selve della campagna di Roma e vicini monti e se ne fanno fascine per forni. Sotto questo nome di brugo vengono ancora molte erbe inutili che nascono spontaneamente ne’terreni incolti."

Dizionario universale economico rustico

La calluna vulgaris raggiunge i 40-50 cm di altezza, originaria dell'Europa settentrionale e centrale, appartiene alla famiglia delle Ericaceae ed è l'unica specie del suo genere; brezo in spagnolo, common heather e ling in inglese, besenheide in tedesco, bruyère commune e fausse bruyère commune in francese; conosciuta popolarmente come bigure, brugo, erba brughiera, regogna, ridusiela; in Liguria come brigorina a Porto Maurizio, briigastellu in Valle di Polcevera, brugastellu a Mele, buschi a M. Ermetta, costu neigru a Cogorno, grixiùn in Valle d’Arroscia; ha il fusto legnoso e ramificato, intrecciato eretto o prostrato, le foglie verde scuro e sempreverdi, piccole, sessili e aghiformi sono disposte su 4 file longitudinali lungo i rami, i fiori viola purpurei, sessili, piccoli e campanulati, sono raccolti in infiorescenze a spiga, fiorisce tra fine estate e autunno, i semi sono contenuti in capsule suddivise in 4 logge.
Contiene carboidrati come cellulosa, oligosaccaridi e pectina, diterpeni; fenoli quali Flavonoidi come catechine, flavonoli, miricetina; e tannini come tannini idrolizzabili; glucosidi come arbutina; lipidi come acidi grassi e lipidi polari; proantocianidoli come procianidine; proteine come enzimi e proteine strutturali; sali minerali come calcio, ferro e magnesio; vitamine del gruppo B e C.
Ha proprietà antibatteriche, antinfiammatorie; astringenti; diuretiche, sudorifere.

Calluna vulgaris - Brugo

"... Le ultime strisce purpuree erano svanite ad occidente e la notte era scesa sulla brughiera. Poche stelle brillavano debolmente nel cielo violaceo ..."

Il mastino dei Baskerville
Conan Doyle
Traduzione Nicoletta Rosati Bizzotto

Nel linguaggio dei fiori il brugo rappresenta la solitudine e la malinconia, un rametto puù andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Per chi è interessato
Brucia con le coccole il legno di ginepro

6 commenti:

  1. Bellissima storia grazie per averla postata.Buona serata,ciao.

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  2. Scommetto che è quella che ti hanno regalato in Scozia.

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    Risposte
    1. Sì, è esattamente la pianta di brugo che mi hanno regalato in Scozia, se li porta bene gli anni :-)
      Ciao B.S.!

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  3. Non conoscevo il brugo. Non è facile da eliminare, caspiterina! È una pianta invasiva se inutilizzata. Grazie di avercene scritto Sciarada. Ciao e buona giornata.

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    Risposte
    1. Ciao deliziosa Pia e grazie a te per l'apprezzamento, bacio!

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