"Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo».
All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti»."
Matteo 17,1-9
Raffaello e Giulio Romano
Pinacoteca vaticana Città del Vaticano - Roma
La Trasfigurazione, è uno degli eventi più intensi e teologicamente significativi della vita di Gesù, Si svolge sul Monte Tabor, dove la natura divina del figlio di Dio si rivela attraverso la luce che emana dal corpo che si trasfigura davanti a Giacomo il Maggiore, a Giovanni l’Evangelista e a Simon Pietro. È il preludio della gloria della Risurrezione, una visione anticipata della vittoria sulla morte.
Con Mosè, custode della תּוֹרָה - Toràh che contiene gli insegnamenti di יהוה/YHWH - Dio; con Elia, profeta atteso per l'annuncio della venuta del Messia promessa da אֲדֹנָי אֱלֹהֵי יִשְׂרָאֵל/Adonài Elohé Yisrael - Signore Dio d’Israele, con le loro due voci che preparano, si fanno presenza e convergono in Cristo Parola vivente che da potenza si compie in atto consacrando l'unione tra l'Antico e il Nuovo Testamento, la Trasfigurazione è la risposta nero su bianco data a chi, con la voglia di offendere e mortificare, tenta invano di ridurre il Cristianesimo a una religione "giovane", con appena 2000 anni di storia, "un'ingenuità" culturale notevole e assurda, storicamente inconcepibile, che paradossalmente, finisce per colpire e scredita in primis il neopaganesimo che ha circa 70 anni di vita, deinde il paganesimo celtico la cui età si aggira tra i 700 e i 1100 anni, il paganesimo romano con i suoi 1100 anni e quello greco con i suoi 2000 anni.
Il Cristianesimo non nasce in un vuoto culturale, possiede una struttura religiosa identitaria profondamente definita e non ha mai avuto la necessità di rubare, il suo DNA affonda le radici ad Oriente nell'Ebraismo, religione che vive da 3800 anni e che ha interagito con la tradizione mesopotamica durante la cattività babilonese e con quella egiziana durante la permanenza degli ebrei in Egitto. Se si vuole davvero parlare di antichità, l’ebraismo è ben più antico delle religioni greco-romane e celtiche, e costituisce il fondamento spirituale da cui il Cristianesimo prende forma.
Originariamente radicata nella tradizione orientale, la Trasfigurazione era commemorata il 6 agosto già tra il V e il VI secolo, soprattutto in relazione alla dedicazione delle basiliche sul Monte Tabor, luogo tradizionalmente identificato con l’evento evangelico. La data è profondamente simbolica, un punto di equilibrio teologico, celebra la luce che precede la tenebra, la gloria che anticipa la sofferenza, in un perfetto contrappunto liturgico tra Tabor e Golgota con il ricordo della tradizione secondo la quale, la Trasfigurazione sarebbe avvenuta quaranta giorni prima della Crocifissione, che la liturgia latina commemora il 14 settembre con la festa dell’Esaltazione della Santa Croce.
Il passaggio all’Occidente avviene gradualmente, a partire dal IX secolo; non entra subito nel calendario liturgico romano come festa autonoma, inizialmente è evocata nella liturgia quaresimale, in particolare durante il sabato delle Quattro Tempora, dove il Vangelo della Trasfigurazione è letto come prefigurazione della Passione. In questo contesto, la visione gloriosa di Cristo sul monte non è fine a sé stessa, ma diventa pedagogica: un raggio di luce che illumina il cammino verso la Croce, offrendo ai fedeli una speranza anticipata della gloria pasquale.
Callisto III, nel 1457, la ufficializza nel calendario romano, estendendola a tutta la Chiesa latina. La decisione non è solo liturgica, ma anche politica e spirituale perché vuole ringraziare Dio per la vittoria cristiana contro i turchi nella battaglia di Belgrado, avvenuta proprio il 6 agosto dell’anno precedente. In quel gesto, la Trasfigurazione diviene anche segno di speranza e di protezione divina in tempi di crisi.
Così, la festa che trova la sua origine in Oriente, e che per secoli mantiene una presenza discreta nella liturgia occidentale, viene accolta con piena dignità nella Chiesa universale. E il suo collocamento nel calendario, lontano dalla Quaresima, ma in dialogo con essa, continua a ricordare che la gloria di Cristo non è evasione dalla sofferenza, ma promessa che la attraversa e la trasfigura.
Lieta Festa della Trasfigurazione!
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