mercoledì 17 dicembre 2025

Il pellegrinaggio dell'anima nella Novena di Natale

Nella diciassettesima tappa del Natale Express, con la diciassettesima finestra e con il Golky, diventiamo pellegrini dell'anima nella Novena di Natale.

17 dicembre Novena di Natale - Natale Express 2025

La Novena di Natale, discende dai nove giorni di preghiera che Maria e gli Apostoli compirono dopo l'Ascensione, si radica nel tardo Medioevo e nella sua forma popolare si diffonde in Italia tra il XVII e il XVIII secolo come un lento cammino verso la luce.
San Sebastiano Valfrè, sacerdote dell'Oratorio di San Filippo Neri a Torino, ne intuì la forza educativa e spirituale, proponendola come tempo di catechesi e di preghiera capace di parlare al cuore del popolo. Nel Settecento, questa pratica si consolidò e si arricchì di forme liturgiche e popolari, diffondendosi in tutta la penisola come un rito dell'attesa.
Nei primi giorni risuonano le parole antiche dei profeti, promesse sussurrate nella notte della storia, attese mai spente, speranze custodite di generazione in generazione. È l'umanità intera che veglia, in attesa di una luce capace di rischiarare le tenebre.
Giorno dopo giorno, l'attesa si fa più vicina e concreta. La preghiera si sofferma sui volti di Maria, avvolta nella grazia  del suo "", e di Giuseppe, custode discreto di un mistero che supera ogni comprensione. Al centro si staglia il cuore della fede cristiana, il Verbo eterno che sceglie la fragilità della carne, entrando nel tempo e nella povertà degli uomini.
Dal 17 al 23 dicembre, la liturgia innalza le solenni Antifone O, antichi richiami che si alzano come un canto notturno: O Sapienza, O Germoglio, O Chiave, O Sole che sorge*. In queste invocazioni, la Chiesa raccoglie il desiderio di tutti e lo trasforma in preghiera ardente, Vieni, Signore, non tardare.
Quando la novena volge al termine, lo sguardo si posa su Betlemme. Una casa povera, una mangiatoia, la notte. I pastori, uomini semplici, diventano i primi testimoni di una gioia inattesa. Nell'ultimo giorno, la vigilia di Natale, le parole si fanno più rare e il silenzio più denso, tutto è pronto per accogliere il Bambino che sta per nascere.
La novena vive anche nei gesti e nei suoni della tradizione. In molte regioni d'Italia, soprattutto nel Sud, il respiro profondo delle zampogne e il canto delle ciaramelle accompagnano la preghiera, evocando i pascoli e la notte santa. Davanti ai presepi, la musica diventa memoria viva dell'annuncio fatto ai semplici. Altrove, come in Spagna e in America Latina, la novena si intreccia con la vita quotidiana delle famiglie, tra letture bibliche, canti, preghiere e condivisione, segno di un'attesa vissuta insieme.
Tra i canti tradizionali emergono anche espressioni locali, come il "Missus" friulano, che in versi e melodie antiche racconta lo stupore del Verbo che si fa carne e viene ad abitare tra gli uomini.
La Novena di Natale diventa un pellegrinaggio dell'anima, nove passi nella notte, nove giorni per imparare ad attendere. E quando il cammino giunge al suo compimento, nella luce della Notte di Natale, il cuore riconosce che l'attesa non è stata vana, perché Dio ha scelto di farsi vicino, umano e presente.

Buon Natale!

Golconda

Novena di Natale 16 - 24 dicembre

Sole che sorge* = Oriens - Sole che sorge è uno dei titoli messianici attribuiti a Cristo nelle Antifone O. Non indica una divinità solare né un richiamo a culti astrali, ma è un epiteto simbolico, tratto dalla Sacra Scrittura che esprime Cristo come luce vera che viene a rischiarare le tenebre.
L'immagine del sole nascente appartiene al linguaggio biblico e profetico, usato per annunciare la salvezza che viene da Dio, e non va confusa, scambiando lucciole per lanterne, con il culto del sole; nel cristianesimo non è il sole a essere divino, ma è Cristo che illumina ogni uomo.
Ne riparliamo l'anno prossimo.

La diciottesima finestra del Calendario l'aprirà Chicchina nel suo AcquadiFuoco

Per ulteriori informazioni

martedì 16 dicembre 2025

La Novena di Natale

Sedicesima tappa del nostro Natale Express, sedicesima finestra con il Golky.  

16 dicembre Novena di Natale - Natale Express 2025

La Novena di Natale è una delle espressioni spirituali più antiche e sentite della tradizione cristiana. Dal 16 al 24 dicembre, giorno dopo giorno, accompagna i fedeli verso la luce della Natività di Gesù Cristo. Sono nove giorni di attesa, di ascolto e di preghiera, che aiutano a disporsi all'incontro con il Dio che viene. Il numero nove è un'analogia dal valore simbolico che richiama i nove mesi della gestazione di Gesù nel grembo della Vergine Maria. 
La novena diventa tempo fecondo della gravidanza spirituale nell'Avvento, in cui i cristiani rivivono il mistero dell'Incarnazione, facendo memoria dell'attesa del Messia da parte del popolo d'Israele e dell'umanità intera.
Questa pratica nasce come cammino devozionale e comunitario, capace di unire preghiera, meditazione e canto. Il tono della Novena di Natale carico di speranza è gioioso, ma anche intenso e contemplativo perché invita a preparare il cuore a Cristo.
Nel corso dei secoli, la novena ha assunto forme diverse a seconda dei luoghi e delle sensibilità spirituali, ma ha sempre conservato il suo nucleo essenziale, l'attesa fiduciosa del Salvatore e la meditazione del grande mistero di Dio che si fa uomo tra gli uomini e presenza tangibile della nostra storia.

Golconda

Novena di Natale 16 - 24 dicembre

Continua domani nella diciassettesima finestra...

Lieta Novena di Natale da me e dal Golky!

P.S. Chicchina, Pia, trovate le risposte alle domande che mi avete posto nei rispettivi post. Sinforosa ti ho spedito il logo. Ciao ragazze!

domenica 14 dicembre 2025

La Fiamma che libera la gioia nella Terza Domenica d'Avvento

Eccoci giunti alla Terza Domenica d'Avvento, il momento in cui l'attesa cambia tono e ci si accorge che qualcosa di buono sta davvero arrivando. Non è una promessa lontana, ma una presenza che si fa più vicina, passo dopo passo. La gioia che la caratterizza non nasce dall’euforia perché tutto va bene, ma dalla consapevolezza di non camminare da soli. In mezzo alla fretta e alle preoccupazioni di questo periodo, l'Avvento ci invita a rallentare, a fidarci un po' di più e a prepararci al Natale con uno spirito meno teso e più aperto.

sabato 13 dicembre 2025

La Festa di Santa Lucia tra kokkìa e cuccìa

Il nostro Natale Express con la sua tredicesima tappa, entra oggi nella tradizione della Festa di Santa Lucia.

13 dicembre Vigilia di Santa Lucia - Natale Express 2025

La cuccìa porta con sé il tempo della sua preparazione che si distende nell'attesa iniziata alla sua Vigilia con l'acqua che ammolla il grano, il fuoco lento che lo cuoce e il riposo della rivelazione devozionale che lo arricchissce per il consumo nel giorno della festa.
Il piatto della tradizione siciliana e del Sud Italia, è legato soprattutto alla festa di Santa Lucia e al voto di astensione dai farinacei come pane e pasta prodotti dal grano macinato. E in questo spazio sospeso si inserisce nell'archetipo mediterraneo del grano bollito come alimento rituale, una costellazione simbolica universale che attraversa culture, religioni e lingue.
Nel corso del tempo alcuni studiosi e divulgatori hanno cercato la sua origine in una miscela di semi rituale, chiamata πανσπερμία/panspermia - tutti i semi, attribuita ai riti agrari di Demetra e alle Pyanepsia ateniesi. Ma quando si passa dal terreno della suggestione a quello dell'analisi storica, antropologica e filologica, con l'assenza di trasmissioni documentate, o di tracce linguistiche coerenti, l'ipotesi di una continuità diretta tra il piatto dedicato a Santa Lucià e i rituali precristiani risulta insostenibile.
La cuccìa che in origine prevedeva solo il grano e non una mescolanza di cereali, non può essere identificata con una panspermia né per struttura materiale, né per finalità rituale. In essa convivono la memoria di un miracolo, la ritualità domestica, la ripetizione annuale del gesto comunitario e un arco temporale di oltre quindici secoli che la separa dalle celebrazioni pagane.
Nei riti legati a Demetra troviamo termini quali, μᾶζα/máza - impasti di farina, πέλανος/pelanos - torte offerte; nei riti legati alla Pyanepsia, che etimologicamente deriva da πύανος - fava e per estensione legume, più ἕψω - cuocere, il termine usato è invece σπέρματα/spérmata - semi e rimanda a un insieme composito il cui nucleo centrale è costituito da legumi destinati a un rito civico ateniese, lontano geograficamente e culturalmente dalla Sicilia medievale e moderna. Dal punto di vista filologico la terminologia usata in questi contesti pagani non ha nessun punto di contatto e nessuna assonanza con la parola cuccìa per la quale il lessicografo Joseph Vinci nel Settecento propose un'origine greca a partire da κόκκος - seme, mentre Pasqualino, seguendo una linea più immediata, suggerì la derivazione da cocciu - granello. Entrambe le ipotesi risultano ingenue o insufficienti perché la prima è troppo generica e la seconda priva di fondamento storico.
Corrado Avolio nel XIX secolo riconobbe la piena plausibilità della derivazione dal tardo bizantino kokkía, ossia "i chicchi di grano", spesso impiegati in preparazioni cerimoniali. Questa intuizione, accolta e approfondita da Gioeni, trova riscontro sia nella fonetica sia nella semantica della voce siciliana.
Vincenzo Dorsa, indagando le tradizioni delle comunità arbëreshë, confermò la presenza nelle parlate balcaniche medievali di forme affini a kokkía per indicare grani cotti destinati a ricorrenze religiose mentre l'ipotesi araba avanzata da Michele Amari da kesc, una preparazione a base di latte cagliato mescolato con farina venne esclusa dagli arabisti Da Aleppo e Calvaruso, per evidente incompatibilità linguistica e gastronomica.

Kόλλυβα - Kólliva bizantina

Kόλλυβα - Kólliva bizantina
IC XC NI KA
 Iēsous Christos Nικά
Gesù Cristo Vince

La filiera linguistica dunque, dal greco classico kókkos - seme al diminuitivo Kοκκίον/Kokkíon - semino, si dirige verso la nascita del termine medievale bizantino kokkía che in un'evoluzione fonetica adotta una specificazione semantica, e dal significato generico di "seme" conduce a un uso rituale culturale, riconoscibile nel suo valore simbolico di chicco di grano bollito, destinato a un contesto devozionale in cui rientra la Kόλλυβα/Kólliva dei cristiani bizantini, originariamente κόλλυβος/kóllybos - piccola moneta, che nel plurale in un'ulteriore innovazione fonetica e semantica per similitudine definisce i "chicchi di grano bolliti" che caratterizzano il rito della mnemósyna - messa per il suffragio dei morti, e suggeriscono, attraverso la dominazione bizantina, il nesso culturale con la cuccìà che in un atto di devozione e memoria nei centri come Girgenti, Palazzo Adriano e Santa Caterina, è preparata per la celebrazione della Commemorazione dei Defunti del 2 novembre.

Lieta Festa di Santa Lucia!

Passo il testimone alla Deliziosa Pia di Personalità... Tra Scrittura ed Arte con Fantasia

venerdì 12 dicembre 2025

Il rito della cuccìa avvolge la Vigilia di Santa Lucia

Il nostro Natale Express con la sua dodicesima tappa, entra oggi nella tradizione della Vigilia di Santa Lucia.
 
12 dicembre Vigilia di Santa Lucia - Natale Express 2025

"La sera del 12 Dicembre quasi tutte le cucine d'Isnello fumano: ovunque sui focolari son pentole e caldai entro cui si cuoce del frumento della specie arciuni. E perchè? Non so dirti la ragione di questa usanza; posso dirti però che il domani ricorre la festa di S. Lucia, e che, a titolo di divozione, tutte le famiglie, più o meno condito s'intende, debbono gustare quel frumento e farne distribuzione ai poveri, i quali perciò sino dall'alba del giorno 13, colle pentole sotto miseri scapolari e mantelline, son tutti in giro per le case. Poveretti! ne hanno per un giorno. Il frumento cotto a questo modo vien detto Cuccia; e ci è chi per la sanità degli occhi fa voto alla Santa di cuocerne tale o tal altra quantità per uno o più anni, e fino per tutta la vita."

Archivio per lo studio delle tradizioni popolari
Giuseppe Pitrè

Alla vigilia del 13 dicembre, in Sicilia e in alcune regioni del Sud Italia, tra cui Calabria, Puglia e Basilicata, le famiglie si riuniscono attorno a un atto antico e profondamente emblematico, che unisce devozione, memoria e legame comunitario, la preparazione della cuccìa, un piatto di grano bollito che non è soltanto cibo ma custode di storie, simboli e miracoli. Ogni chicco racconta vicende che attraversano i secoli, intrecciano il quotidiano con il sacro e trasformano la semplice azione della cottura in un momento denso di senso e di attesa. Il grano viene ammollato, il vapore si solleva dalla pentola, le candele tremolano nelle case e l'aria si riempie di un profumo dolce e caldo che anticipa la celebrazione del giorno successivo, mentre la comunità custodisce il ricordo del miracolo che ogni anno ritorna nei gesti e nei sapori della festa.
La più antica tra le leggende oggi note è ambientata nella Siracusa del 1646. In quell'anno la Sicilia era stata colpita da una grave carestia e il vescovo di Siracusa, Francesco d'Elia e Rossi, aveva indetto una novena di preghiera per invocare l'intercessione di Santa Lucia, patrona della città. Secondo il racconto popolare, l'intervento risolutivo sarebbe giunto il 13 maggio 1646, nell'ottavo giorno della novena. I fedeli erano raccolti nel duomo quando un messo irruppe annunciando che alcune navi cariche di grano erano finalmente entrate nel porto, arrivate in un modo ritenuto miracoloso dopo che tutti le avevano ormai ritenute perdute. Nello stesso istante un enorme stormo di quaglie entrò in città e si posò sui davanzali delle case, offrendosi alla cattura di una popolazione allo stremo.
Il grano venne bollito e consumato così com'era, nella sua nudità salvifica, senza passare per la molitura che lo avrebbe trasformato in farina, e ogni boccone caldo e fragrante diventava una dichiarazione di gratitudine verso la santa della luce, un piccolo miracolo di sostentamento e conforto destinato a restare memoria viva nel tempo in un rito annuale condiviso.
Un'altra versione della tradizione, riportata da Giuseppe Cocchiara nelle "Memorie di Santa Lucia", è ambientata nel 1763 e pur riferendosi a un episodio diverso conserva intatto il nucleo simbolico della carestia, della preghiera collettiva, dell'arrivo provvidenziale del grano e del nutrimento della popolazione. 

"... Occorre in quest'anno -1763 - una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall'Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l'ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo ..."

Memorie di Santa Lucia
Giuseppe Cocchiara

La ripetizione dello stesso schema ha contribuito a consolidare il legame tra miracolo e uso rituale del grano bollito il 13 dicembre, offrendo una spiegazione eziologica della pratica della cuccìa come dono divino e gesto di riconoscenza verso Santa Lucia.

La Cuccìa di Santa Lucia - 1646

In realtà la cuccìa è attestata per la prima volta nel Vocabolario siciliano-latino di Lucio Scobar del 1519, dove il lemma indica il triticum decoctum ossia il grano bollito consumato nella sua essenzialità senza passare dalla molitura e evidenzia come il piatto fosse già presente nella cultura siciliana antecedente alle leggende devozionali che ne hanno intensificato il valore simbolico e rituale.
La preparazione tradizionale prevedeva l'ammollo dei chicchi la vigilia della festa, la cottura fino a renderli teneri ma integri e, dopo averli lasciati in riposo, il consumo nella loro forma più pura, talvolta arricchiti da un filo di miele o da un po' d'olio nella versione salata. Solo in epoca successiva si diffusero varianti locali più elaborate con ricotta, miele, uvetta, cannella o legumi che hanno arricchito la tradizione senza modificarne il nucleo simbolico.
Ignazio E. Buttitta, nel suo "I cibi della festa in Sicilia", mostra come la cuccìa rappresenti una pratica rituale cristiana popolare in cui il grano bollito incarna la vita e l'abbondanza come nutrimento essenziale ricevuto per intercessione della santa. Il rito annuale custodisce la memoria collettiva rievocando il miracolo e rinsalda il senso di appartenenza alla comunità. La cuccìa diventa così il luogo simbolico in cui si intrecciano gratitudine, protezione e coesione sociale, senza alcuna necessità di evocare presunti legami con riti agrari precristiani di oltre 1500 anni prima.

Lieta Vigilia di Santa Lucia!

Continua domani nella tredicesima finestra...

domenica 7 dicembre 2025

La Fiamma che libera il cuore nella Seconda Domenica d'Avvento

La fiamma si accende, è un segno che cresce, che accompagna il cammino iniziato con la speranza della prima candela che ha spezzato il buio e ha annunciato il cammino con il ricordo delle parole dei profeti che parlavano di un futuro diverso.
La seconda si fa occasione di alleggerimento che lascia cadere i pesi inutili per ritrovare l'autenticità. La sua luce suggerisce che il cammino verso ciò che è più grande non si percorre con bagagli ingombranti, ma con il cuore libero.

Candela della Seconda Domenica d'Avvento

Le due candele della Seconda Domenica d'Avvento

Corona della Seconda Domenica d'Avvento

Nel diffusore spirali di scorze di mandarino

Lieta Seconda Domenica dell'Avvento!


Da Elettra su Ad Maiora la settima finesta del Calendario

sabato 6 dicembre 2025

Babbo Natale alla sorgente di San Nicola

Festa di San Nicola, sesta finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima.

6 dicembre Festa di San Nicola - Natale Express 2025

L'emergere della figura di Nicola di Myra nel IV secolo è documentato da fonti agiografiche e liturgiche che consentono di seguire lo sviluppo del suo culto in un tempo storico. Nelle prime narrazioni appare la notte come spazio di intervento caritativo, il dono elargito in segreto, la discrezione come cifra morale. Tali elementi configurano un modello di carità cristiana innovativo, caratterizzato dal rifiuto dell'ostentazione a favore di una solidarietà nascosta.
Parallelamente, nel mondo germanico tardoantico e altomedievale, non esiste documentazione scritta relativa ai suoi dèi. La religione germanica rimase infatti esclusivamente orale fino all'età carolingia e oltre. Il dio norreno Odino non entrò nella scrittura che con i poemi scaldici del IX secolo e successivamente, in forma più sistematica, con le Edda islandesi del XIII secolo, redatte da autori cristiani e questo lo rende una costruzione letteraria tardiva e mediata, priva di un'evoluzione documentabile paragonabile a quella del culto di Nicola.
Tra il VI e il IX secolo le Vite di San Nicola approfondiscono gli episodi esemplari del santo: l'aiuto alle tre fanciulle, il dono notturno dei sacchi d'oro, l'azione discreta volta a preservare dignità e onore. Questi racconti agiscono non solo come fondamenti del culto, ma anche come strumenti didattici che assumono una funzione sociale, educativa e morale. Intorno alla figura del vescovo si sviluppano pratiche popolari, come le offerte di cibo per il suo asinello, la distribuzione di dolci ai bambini, la rappresentazione dell'Episcopellus, che si integrano nel calendario liturgico; la notte di San Nicola diviene così un momento rituale legato alla memoria di un personaggio storico.
Nel mondo norreno altomedievale, per contro, non esistono attestazioni che associno Odino a pratiche di dono rivolte ai bambini o a festività invernali. Le fonti medievali presentano il dio come viandante sapienziale, dio della guerra, maestro delle rune e detentore di conoscenze iniziatiche, conquista e trasmette ai mortali saperi preziosi; sacrifica il proprio occhio per accedere alla sapienza di Mímir, ruba l'idromele della poesia per donarlo agli uomini, ottiene la conoscenza delle rune attraverso un duro sacrificio e la rivela ai viventi, accoglie nel Valhalla i guerrieri caduti meritevoli. Ma questi doni che elargisce hanno una palese natura simbolica e iniziatica, non materiale né festiva. Sleipnir, il suo cavallo a otto zampe, appartiene a una dimensione mitologica lontana da ogni dinamica di beneficenza o ludicità infantile.

San Nicola di Myra

Quando, tra il XVI e il XVII secolo, nei Paesi Bassi la figura di San Nicola assume la forma del Sinterklaas itinerante, Odino è ormai confinato alle tradizioni erudite e al folklore marginale. La tradizione nicolaiana, giunta nel Nuovo Mondo, subisce ulteriori trasformazioni, la sua presenza nella stagione natalizia prevede ora un doppio nome, la slitta, le renne, la dimora al Polo Nord; è un adattamento all'immaginario della cultura americana. Tutti questi elementi si sviluppano all'interno del quadro cristiano-europeo e non evocano influssi pagani.

San Nicola - Babbo Natale

Nel contesto romantico del XIX secolo si diffonde la tendenza a reinterpretare il folklore europeo. Jacob Grimm, nel Deutsche Mythologie del 1835, in modo sistematico, associa la Caccia Selvaggia a Wodan/Odino, ma senza alcun riferimento a doni o a festività infantili.

"Wodan guida la Caccia Selvaggia nelle notti, accompagnato da spiriti e anime dei morti."

Le opere di Mannhardt e Simrock proseguono su questo filone, rilevando eventuali tracce di antiche divinità nelle figure rituali dell'Europa germanica; ma quando Simrock menziona tradizioni in cui Wodan lascerebbe offerte davanti alle case, egli stesso riconosce che si tratta di folklore post-cristiano, non di religione germanica precristiana. Adalbert Kuhn, dal canto suo, ribadisce che i "doni" di Wodan consistono in abilità poetiche e conoscenze magiche.
Queste interpretazioni ottocentesche, più speculative che documentarie, hanno plasmato nel XX e XXI secolo la popolare idea di una presunta derivazione di Babbo Natale da Odino. Sul piano storico-filologico tale derivazione non trova riscontro, è semplicemente una retroproiezione romantica sulle tradizioni natalizie moderne che invece hanno una solida radice cristiana.
A ciò si aggiunge la teoria, anch'essa novecentesca, di un'origine sciamanica di Santa Claus, popolarizzata dalle speculazioni degli anni Settanta e Ottanta e sintetizzata criticamente da Ronald Hutton. 

"... Nel 1980 un giovane accademico, Rogan Taylor, avviò una nuova serie di speculazioni sulla figura di Santa Claus suggerendo che le sue caratteristiche derivassero in ultima analisi dallo sciamanesimo siberiano: vola nell'aria come uno sciamano, le sue renne ricordano gli spiriti delle renne delle tribù siberiane, le sue vesti sono rosse e bianche come i funghi allucinogeni Amanita muscaria che gli sciamani consumavano per entrare in trance, e scende dai camini come i siberiani che entravano e uscivano dalle abitazioni attraverso il foro del fumo. Egli ammise che 'non si potrà mai stabilire un legame certo tra il Santa Claus di Moore e lo sciamanesimo siberiano', ma ritenne 'più che appropriato che uno sciamano dirigesse il nostro intrattenimento natalizio'. L'ingegnosità della proposta gli valse una meritata popolarità, sebbene quasi esclusivamente al di fuori dell'ambito accademico ..." 

The station of the sun
Ronals Hutton
Liberamente tradotto da Me Medesima

Gli studi antropologici mostrano che gli sciamani siberiani non viaggiavano in slitta, non indossavano abiti rossi e bianchi, non assumevano abitualmente Amanita muscaria per il viaggio estatico, non portavano doni materiali, né interagivano fisicamente con le abitazioni durante le trance. Inoltre, non esiste evidenza che la cultura americana del primo Ottocento fosse a conoscenza del simbolismo siberiano.

" ... Allo stato attuale, l'immagine tradizionale olandese del San Nicola in abito rosso e barba, che vola nella notte invernale sul suo cavallo grigio con un sacco di doni e entra magicamente nelle case per riempire le calze dei bambini, si adatta molto meglio al moderno Santa Claus rispetto allo sciamano siberiano, vestito con un caftano di pelle animale ornato di immagini metalliche, che suona il tamburo e danza in trance per affrontare i nemici spirituali della tribù ..."

The station of the sun
Ronals Hutton
Liberamente tradotto da Me Medesima

Né Odino, né lo sciamanesimo siberiano offrono un fondamento storico plausibile per l'origine di Babbo Natale; la tradizione olandese di San Nicola, il modello letterario di Washington Irving e di Clement Clarke Moore rimangono le fonti storicamente fondate del suo sviluppo.
Per dimostrare un nesso culturale servono continuità temporale, trasmissione documentata, compatibilità semantica. La tesi "Babbo Natale = Odino" non ne soddisfa nessuna. In antropologia, le somiglianze quali vecchio saggio dalla barba lunga, viaggi celesti, animali straordinari, doni, si spiegano come archetipi universali e non come derivazioni. Babbo Natale e Odino possono anche condividere archetipi, ma hanno genealogie e funzioni diverse.

La festa di San Nicola - Babbo Natale

Quindi invece di rompere i …..... alla mia gente, perché non celebrate Odino con le sue caratteristiche originarie senza cercare di impossessarvi delle tradizioni cristiane? Forse è poco funzionale alla popolarità e volete partecipare alla festa senza nominare Gesù Cristo? Voi, che mirate a dissolvere la cultura cristiana che ci appartiene, siete convinti di essere furbi e festeggiate quando create danni, ma c’è chi è ben più furbo di voi e agisce sotto la soglia di percezione, si insinua in silenzio nel nostro tessuto sociale per sostituirlo, siate fieri perché gli state offrendo la mano senza trarne alcun beneficio; beata generosità!

Lieta festa di San Nicola/BabboNatale!

La settima finestra del Calendario dell'Avvento  la aprirà Elettra su Ad Maiora

venerdì 5 dicembre 2025

Babbo Natale sulla scia di San Nicola

Genoveffa (indignata): «Brutta ladruncola! Ma questa collana è mia, ridammela subito!»
Anastasia: «Guarda! La mia sciarpa… se l’è messa lei!»
Genoveffa: «Anche questa è mia!»
Anastasia: «E anche questo nastro!»
Anastasia (gridando): «Impudente!»
Genoveffa: «Vergognati!»
Matrigna (con tono glaciale, mentre le figlie strappano l'abito): «Avanti, ragazze…»
Le sorellastre ridono e strappano via pezzo dopo pezzo l'abito, lasciando Cenerentola in lacrime.

Cenerentola - Film Disney 1950

Le sorellastre di Cenerentola, quando la vedono pronta a brillare al gran ballo, si avventano su di lei con la grazia che le contraddistingue e le strappano l'abito reclamando come propri i pezzi di cui è composto. Una scena tragicomica, che per certi versi ricorda ciò che accade alle tradizioni cristiane, si tenta di smembrarne il tessuto spirituale, di lacerarne la trama e l'ordito e di svilirne il valore cercando di arraffare i fili più antichi piegandoli e distorcendone la più intima essenza, per forzare un'origine pagana atta a ridurre l'Eterno a un misero inganno.

5 dicembre Vigilia di San Nicola - Natale Express 20252025

Il nostro Natale Express ci porta oggi alla quinta finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima, siamo alla Vigilia della Festa di San Nicola, di lui vi parlo e del suo alter ego Babbo Natale.
 
San Nicola di Myra già dal IV secolo è ricordato come un benefattore discreto, dal VI al IX secolo, le agiografie diffondono la sua fama in Europa e il 6 dicembre diventa giorno dei doni ai bambini. Nella Praxis de Stratelatis del lV secolo si legge:

"San Nicola apparve di notte al prefetto e lo ammonì severamente, dicendo: 'Non osare compiere tale ingiustizia, perché se lo farai, la mano di Dio cadrà su di te'."

E nella Vita delle tre fanciulle del IX secolo di Michele Archimandrita; ripresa nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine del XIII secolo: 

"Il santo, mosso a compassione, prese tre sacchi pieni d'oro e, di notte, li gettò nella casa dell'uomo, affinché le figlie potessero avere dote e non cadere nella vergogna."
 
Il suo muoversi di notte, per portare un soccorso miracoloso, si intreccia dunque con il gesto materiale di donare di nascosto e nell'immaginario popolare questa associazione diventa centrale nella rappresentazione del suo culto.

San Nicola dona di notte tre sacchi d'oro per le tre fanciulle
 
Nel pieno Medioevo la figura del vescovo di Mira si incastona nelle pratiche popolari. In molte regioni si lasciano fieno e carote all'asinello del santo che, in un gesto di pedagogia domestica intessuta di carità, porta dolci ai bambini. Con un ruolo punitivo che si contrappone alla bontà del santo lo accompagnano figure severe come Ruprecht in Germania, Fouettard in Francia, Krampus nelle Alpi. In questo clima in Italia e in Europa si sviluppa anche l'Episcopellus, per la festa degli Innocenti del 28 dicembre, un bambino viene eletto "vescovo" per un giorno, guidando processioni e ricevendo omaggi in una rappresentazione rituale che educa senza voler banalizzare il rigore istituzionale. Siamo di fronte a una rete di tradizioni cristiane con rituali folkloristici che strutturano l'infanzia radicata nel ciclo natalizio.

San Nicola con carro e asinello porta di notte dolci ai bambini che fuori dalla porta lasciano fieno e carote

Tra il XVI e il XVII secolo, nei Paesi Bassi, la tradizione di San Nicola si fa urbana e spettacolare, il santo giunge "da lontano", spesso per nave, e cavalca un cavallo bianco, invece del consueto asinello, mentre il suo aiutante Zwarte Piet distribuisce dolci e affianca la gestione della dimensione disciplinare. Con la Riforma, il culto dei santi viene ostacolato e in molti luoghi proibito; ma, la figura di San Nicola non scompare, il vescovo di Myra nell'iconografia rimane nascosto nel volto popolare di Sinterklaas, un adattamento culturale di matrice cristiana necessario per aggirare un divieto, l'immagine e il significato rimangono, il contesto cambia, il 6 dicembre che non può più essere celebrato ufficialmente cede il portatore di doni al 25 dicembre, la tradizione così non si spegne e continua nel giorno della natività di Gesù. 
Nel XVII secolo gli olandesi portano questa tradizione a Nuova Amsterdam che diverrà l'odierna New York e qui, nel XIX secolo, San Nicola riacquista la festa del 6 dicembre e non perde quella del 25, si sdoppia ed evolve ancora con Washington Irving che nel 1809 descrive San Nicola in questo passaggio del suo libro A History of New York:

"... L'architetto, che era un uomo piuttosto religioso, lungi dall'adornare la nave con idoli pagani, come Giove, Nettuno o Ercole (abomini pagani che, senza dubbio, sono causa di sventure e naufragi per molte nobili imbarcazioni), al contrario, dico, eresse lodevolmente, come testa, una bella immagine di San Nicola, dotata di un cappello basso a tesa larga, un paio di enormi calzoni da marinaio fiamminghi e una pipa che arrivava fino all'estremità del bompresso. Così elegantemente equipaggiata, la robusta nave galleggiò di traverso, come un'oca maestosa, fuori dal porto della grande città di Amsterdam, e tutte le campane, che non erano altrimenti impegnate, suonarono un triplo bobmajor per la gioiosa occasione. Il mio trisavolo osserva che il viaggio fu insolitamente prospero, poiché, essendo sotto la speciale cura del veneratissimo San Nicola, la Goede Vrouw sembrava dotata di qualità sconosciute alle navi comuni. Così sfruttava tanto scarroccio quanto avanzamento, poteva procedere con il vento in poppa quasi altrettanto velocemente di quanto con il vento in poppa, ed era particolarmente forte in caso di bonaccia; in conseguenza di questi singolari vantaggi, riuscì a completare il suo viaggio in pochissimi mesi e gettò l'ancora alla foce dell'Hudson, un po' a est dell'isola di Gibbet ..."

A History of New York
Washington Irving
Liberamente tradotto da Me Medesima

e introduce il volo notturno sul carro che contiene i doni da portare ai bambini:

"... E il saggio Oloffe fece un sogno - ed ecco, il buon San Nicola veniva cavalcando sopra le cime degli alberi, sul medesimo carro con cui porta ogni anno i suoi doni ai bambini, e discese proprio accanto al luogo dove gli eroi di Communipaw avevano consumato il loro recente pasto. Egli accese la sua pipa al fuoco, si sedette e fumò; e mentre fumava, il fumo della pipa si alzava nell'aria e si diffondeva come una nuvola sopra di loro. Oloffe ci pensò su, e si affrettò a salire in cima a uno degli alberi più alti, e vide che il fumo si stendeva su una grande estensione di paese - e osservandolo più attentamente, gli parve che la grande massa di fumo assumesse una varietà di forme meravigliose, nelle quali, nell’oscurità indistinta, scorgeva abbozzati palazzi, cupole e alte guglie, tutte durate solo un istante, poi svanite, finché tutto si dissipò e non rimasero che i verdi boschi..."

A History of New York
Washington Irving
Liberamente tradotto da Me Medesima

San Nicola con carro e cavallo bianco porta di notte i dolci ai bambini che lasciano fuori fieno e carote

Nel 1823 nella poesia A Visit from St. Nicholas che nel titolo risalta l'omonimia San Nicola/Babbo Natale - Sinterklaas che americanizzato diventa Santa Claus; Clement Moore, professore di letteratura orientale e greca, teologia e studi biblici presso il General Theological Seminary di New York, segna il passaggio dal carro alla slitta e dal cavallo alle otto renne ispirato probabilmente dalle 8 Beatitudini di Matteo:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Mt 5,1-12

Thomas Nast (1860–1880) colloca San Nicola/Babbo Natale - Sinterklaas - Santa Claus al Polo Nord e ne definisce l'iconografia ripresa nel Novecento dalla cultura di massa (Coca-Cola, 1931) con l'aggiunta di Rudolf che ne fissa l'immagine moderna.
Nel corso del XX secolo, alcuni folkloristi, mitologi e ambienti neopagani hanno diffuso l'idea che Babbo Natale possieda un'origine pagana, ma in realta si tratta di costruzioni moderne, elaborate per attribuire una radice "pre-cristiana" a una figura carismatica e affascinante la cui genesi è invece solidamente attestata nella tradizione cristiana.
Il cammino che da San Nicola conduce a Babbo Natale è indiscutibile, chiaro, limpido, cristallino, senza ombre e affonda le sue radici in una lunga e robusta tradizione cristiana. Lo spostamento della consegna dei doni ai bambini dal 6 al 25 dicembre non deriva da antichi riti legati al solstizio d'inverno, è il frutto di una continuità storica che, tra adattamenti e trasformazioni, mantiene intatto il nucleo cristiano del suo significato, in cui San Nicola/Babbo Natale celebra e rende onore alla nascita di Gesù Cristo. Questa continuità è stata sottolineata anche dagli studi forensi che, scegliendo colori e i dettagli tipici di un uomo caucasico proveniente dalla zona greco - bizantina dell'Asia Minore, hanno ricostruito il volto autentico di San Nicola, nel 2004 con Caroline Wilkinson e a distanza di vent'anni nel dicembre 2024 con Cícero Moraes; gli antropologi hanno mostrato come i suoi connotati, la fronte ampia, il naso pronunciato, la barba folta, richiamino sorprendentemente l'immagine popolare di Babbo Natale. Non è una coincidenza, ma la testimonianza visibile di un legame che attraversa i secoli, il vescovo di Myra, venerato per la sua generosità verso i bambini e i poveri, è la radice storica e spirituale della figura panciuta dalle guance rubiconde che ancora oggi incarna lo spirito del dono e la gioia del Natale.

Continua domani in un altro post...

Per ulteriori informazioni: 

domenica 30 novembre 2025

Natale Express tra Novene e Domeniche d'Avvento

Natale Express - Calendariodell'Avvento 2025

«Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme, quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove si trovavano abitualmente. C’erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.»

Atti 1,12-14

Il concetto di novena dal latino medievale novenus - che è in numero di nove, affonda le sue radici nelle Sacre Scritture; la pratica si ispira ai nove giorni che gli Apostoli e la Vergine Maria trascorsero insieme pregando nel Cenacolo tra l'Ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, è la novena cristiana per eccellenza, considerata la matrice di tutte le successive consuetudini devozionali di nove giorni. Da questo seme si sono sviluppate le novene intese sia come preparazione spirituale, riflessione e preghiera in vista delle grandi solennità, sia come pratiche dedicate ai santi, dove la ripetizione modulata delle orazioni diventa un percorso di intensità e memoria spirituale.
Ogni trenta novembre inizia la novena dedicata all'Immacolata Concezione, in onore di Maria, la "piena di grazia"; si conclude il giorno della sua festa unendo simbolicamente l'inizio del periodo di Avvento con la celebrazione della sua purezza; durante questi giorni la riflessione si concentra sulle virtù della Madonna e sul suo essere preservata dal peccato originale fin dal momento del suo concepimento, in previsione del suo ruolo di Madre di Dio. Si radica in modo stabile parallelamente alla crescente devozione verso questo mistero di fede e si intensifica notevolmente dopo la solenne proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione da parte di Papa Pio IX l'8 dicembre 1854, con la bolla papale Ineffabilis Deus.
Quest'anno la prima novena della stagione natalizia si intreccia con la Prima Domenica di Avvento e insieme offrono un lento incedere su due sentieri sacri che si snodano paralleli verso il Mistero.

Candela della Prima Domenica d'Avvento

Candele delle Domeniche d'Avvento

Nel diffusore spirali di scorze d'arancia

I link dei partecipanti al Calendario dell'Avvento 2025 come da tradizione verranno attivati dal giorno della pubblicazione in poi. A voi, che in questi dodici anni avete donato tempo e creatività per realizzarlo, dedico questo cammino di attesa. Con gratitudine,  auguro a tutti un lieto e meraviglioso Avvento!




Attesa Di Vita Eccelsa, Natale Trasmette Unione Spirituale



Gioco Ha Inaspettati Risvegli L'Allegro Natale Dell' Avvento







Babbo Arriva Benevolo, Brilla Oscurità Natale Annuncia Tra Allegria Letizia Entusiasmo



Krampus Ruggisce Ai Monelli, Punisce Usi Scorretti



Pace Riempie Emozioni Sincere, Eterna Presenza Emana



Puro Amore Celebra Eternità



Pasciami Amami: Chetamente Esisterò



Tavole Ornate Raccolgono Risate Ogni Natale Evviva



Caramele IOgni Casa Calendario Offre 



Cuccia Unisce Cuori Con Immensa Allegria



Stelle Accendono Notti Tra Auguri, Luce Unisce Cuori In Armonia



Al Tempo Migliore Offriamo Sentimenti Forti E Rispettosi, Attendendo Docilmente INatale. Aspettan o Taciti, Attimi Lietamente Emozionanti



Luminoso Unico Creatore Eterno



Natale Ogni Voce Esprime Nuovo Avvento



Note Armoniose Tessono Auguri Lieto Evento 


18 dicembre
Chicchina
AcquadiFuoco


19 dicembre
Golconda
Anima Mundi

Splende Amore Nel Tempo Infinito


20 dicembre
Sinforosa
SINFOROSA CASTORO


21 dicembre
Sciarada
Anima Mundi

Innevata Notte Vieni Eco Racconta Natale Ora


22 dicembre
Elettra
Ad Maiora

Bianco Riveste Inverno Nell'Attesa


23 dicembre
Elettra
Ad Maiora

Risvegliano Emozioni Nella Notte Eterna


24 dicembre
Sciarada
Anima Mundi

Vigilia Inspira Gratitudine Irradia Luce In Allegria


25 dicembre
Graziana
Attimi



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