domenica 21 dicembre 2025

Madre Terra al solstizio d'inverno e la Fiamma della Quarta Domenica d'Avvento

Il nostro Natale Express con la ventunesima tappa del Calendario, ci porta lì dove la Quarta Domenica d'Avvento si intreccia con il solstizio d'inverno.

21 dicembre Quarta Domenica d'Avvento e solstizio d'inverno - Natale Express 2025

Varrone nel suo Dell'Agricoltura spiega che il tempo è di due maniere, uno segue il ciclo annuale del sole e l'altro il ciclo della luna. Il ciclo solare è diviso in quattro stagioni di tre mesi ciascuna e dopo l'autunno:


"... Nell'inverno è mestieri potar gli alberi, ma solamente in quei tempi, nei quali le cortecce non saranno coperte di brine, di pioggia, odi ghiaccio ... "

Dell'agricoltura - libri tre
Marcus Terentius Varro 
Traduzione Gian Grolamo Pagani

Solstizio d'inverno

Corona della Quarta Domenica d'Avvento

Nel diffusore spirali di scorze di pompelmo

L'inverno, per i contadini, è una stagione di attenzione e misura. Le giornate in risalita sono ancora corte, il freddo è pungente, e ogni gesto deve rispettare il ritmo naturale delle cose. Potare gli alberi, sì, ma solo quando la corteccia è asciutta, quando il gelo non ha indurito la linfa, quando la pioggia non ha reso vulnerabile il legno. È un sapere che si insegna e si tramanda di generazione in generazione.
I suoni della campagna romana sono ovattati. I campi riposano, le viti sono spoglie, gli alberi sembrano dormire. Ma il lavoro continua. Si concima il terreno, si puliscono i fossi, si sistemano le siepi che delimitano i confini. Gli attrezzi vengono riparati, affilati, ordinati.
Il bestiame è sistemato nelle stalle e il foraggio è distribuito quotidianamente. Si osservano gli animali, si ascoltano i loro movimenti, si riconoscono i segni del disagio. Il rapporto è diretto, fatto di gesti semplici e di attenzione costante.
L'inverno è il momento in cui si protegge ciò che è stato guadagnato, e come nell'Avvento ci si prepara per ciò che verrà. La notte più lunga, quest'anno, incontra la Quarta Domenica dell'Avvento sul confine sottile tra l'attesa e la rivelazione. Dopo il solstizio la luce riprende il suo cammino, dopo la Quarta Domenica l'attesa si compie. Natura e fede si intrecciano, il buio si ritira, la speranza si accende, e il tempo dell'uomo si accorda al tempo della terra.

Quarta Domenica d'Avvento

Candela della Quarta Domenica d'Avvento

Lieta Quarta Domenica d'Avvento e lieto solstizio d'inverno!


Domani a casa di Elettra, Ad Maiora, per la ventiduesima finestra del Calendario


P. S. Sinforosa tutto bene?




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venerdì 19 dicembre 2025

Novena dei Santi Innocenti

Con la diciannovesima tappa del Natale Express, ritorniamo dal Golky che ci parla di una novena poco conosciuta.

19 dicembre Novena dei Santi Innocenti - Natale Express 2025

Nel calendario liturgico cristiano, la memoria dei Santi Innocenti, celebrata il 28 dicembre, occupa una posizione singolare. Collocata all'interno dell'Ottava di Natale, interrompe la narrazione dell'Incarnazione con il ricordo di una violenza improvvisa e ingiustificabile, l'uccisione dei bambini di Betlemme ordinata da Erode, secondo il racconto di Matteo (Mt 2,16–18). Accanto a questa celebrazione liturgica ufficiale, in alcuni contesti locali si è sviluppata una pratica devozionale meno nota, la Novena dei Santi Innocenti, celebrata dal 19 al 27 dicembre.
La novena non appartiene alla liturgia ufficiale della Chiesa e non è attestata nei grandi libri liturgici medievali. La sua origine va piuttosto collocata nell'ambito della pietà popolare di età moderna, quando la pratica delle novene si diffonde ampiamente come forma di preparazione spirituale alle feste principali. In questo quadro, la memoria dei Santi Innocenti viene estesa nel tempo, quasi a suggerire che un solo giorno non sia sufficiente a contenere il peso simbolico dellinnocenza violata.
In Italia, la Novena dei Santi Innocenti non ha mai conosciuto una diffusione uniforme né una codificazione stabile. Le attestazioni della sua pratica sono sporadiche e localizzate, soprattutto nell'Italia centro-meridionale, in particolare in Campania, Puglia, Sicilia e in alcune altre aree. Più che una devozione strutturata, si tratta spesso di nove giorni di pratiche devozionali semplici, preghiere, rosari, atti penitenziali, talvolta legate a confraternite o a comunità religiose, talvolta trasmesse oralmente.
Il fondamento teologico della memoria degli Innocenti è ben più antico e affonda le radici nella riflessione patristica. Già Agostino d'Ippona e Leone Magno riconoscono nei bambini di Betlemme una forma di martirio involontario, essi muoiono propter Christum, pur non avendone consapevolezza. Questa interpretazione colloca la strage degli Innocenti all'interno del mistero dell'Incarnazione, mostrando come la nascita di Cristo provochi fin dall'inizio una reazione di rifiuto e di paura da parte del potere politico.

Novena dei Santi Innocenti 19 - 27 dicembre

Dal punto di vista simbolico, la novena introduce una tensione significativa nel tempo natalizio. Il Natale non è presentato come una parentesi sottratta alla storia, ma come il luogo in cui la storia stessa, con la sua violenza, viene attraversata. La luce che nasce a Betlemme non elimina il buio, ma lo illumina dall'interno. In questo senso, la Novena dei Santi Innocenti diventa uno spazio di meditazione sul dolore innocente, che non viene spiegato né giustificato, ma custodito nella memoria e nella preghiera.
Un confronto con altri contesti culturali aiuta a comprendere meglio la funzione di questa memoria. In alcune regioni della Spagna e dell'America Latina, la festa dei Santi Innocenti si è intrecciata, soprattutto in età moderna, con usi ludici e carnevaleschi. Questo apparente paradosso, il gioco associato al ricordo del dolore, può essere interpretato come un rovesciamento simbolico, una modalità rituale attraverso cui la vita riafferma la propria prevalenza sulla morte, senza negarne la realtà.
Nel suo insieme, la Novena dei Santi Innocenti rappresenta una devozione marginale ma teologicamente eloquente. Essa sottrae il Natale a ogni lettura puramente semplicistica e ricorda che l'Incarnazione avviene in una storia già segnata dalla violenza. In questo senso, la memoria degli Innocenti non appartiene soltanto al passato. Senza forzare parallelismi, essa continua a interrogare ogni epoca in cui i più vulnerabili diventano vittime di conflitti e decisioni che li oltrepassano. I bambini che oggi muoiono nelle guerre e nelle persecuzioni non sono oggetto di una lettura teologica immediata, ma richiamano con forza quella stessa domanda radicale che il racconto evangelico pone, quale prezzo umano accompagna l'esercizio della violenza quando essa pretende di difendere se stessa.

Buon Natale!

Golconda

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La ventesima finestra del Calendario l'aprirà Sinforosa su SINFOROSA CASTORO

P. S. Sorella apri la posta

mercoledì 17 dicembre 2025

Il pellegrinaggio dell'anima nella Novena di Natale

Nella diciassettesima tappa del Natale Express, con la diciassettesima finestra e con il Golky, diventiamo pellegrini dell'anima nella Novena di Natale.

17 dicembre Novena di Natale - Natale Express 2025

La Novena di Natale, discende dai nove giorni di preghiera che Maria e gli Apostoli compirono dopo l'Ascensione, si radica nel tardo Medioevo e nella sua forma popolare si diffonde in Italia tra il XVII e il XVIII secolo come un lento cammino verso la luce.
San Sebastiano Valfrè, sacerdote dell'Oratorio di San Filippo Neri a Torino, ne intuì la forza educativa e spirituale, proponendola come tempo di catechesi e di preghiera capace di parlare al cuore del popolo. Nel Settecento, questa pratica si consolidò e si arricchì di forme liturgiche e popolari, diffondendosi in tutta la penisola come un rito dell'attesa.
Nei primi giorni risuonano le parole antiche dei profeti, promesse sussurrate nella notte della storia, attese mai spente, speranze custodite di generazione in generazione. È l'umanità intera che veglia, in attesa di una luce capace di rischiarare le tenebre.
Giorno dopo giorno, l'attesa si fa più vicina e concreta. La preghiera si sofferma sui volti di Maria, avvolta nella grazia  del suo "", e di Giuseppe, custode discreto di un mistero che supera ogni comprensione. Al centro si staglia il cuore della fede cristiana, il Verbo eterno che sceglie la fragilità della carne, entrando nel tempo e nella povertà degli uomini.
Dal 17 al 23 dicembre, la liturgia innalza le solenni Antifone O, antichi richiami che si alzano come un canto notturno: O Sapienza, O Germoglio, O Chiave, O Sole che sorge*. In queste invocazioni, la Chiesa raccoglie il desiderio di tutti e lo trasforma in preghiera ardente, Vieni, Signore, non tardare.
Quando la novena volge al termine, lo sguardo si posa su Betlemme. Una casa povera, una mangiatoia, la notte. I pastori, uomini semplici, diventano i primi testimoni di una gioia inattesa. Nell'ultimo giorno, la vigilia di Natale, le parole si fanno più rare e il silenzio più denso, tutto è pronto per accogliere il Bambino che sta per nascere.
La novena vive anche nei gesti e nei suoni della tradizione. In molte regioni d'Italia, soprattutto nel Sud, il respiro profondo delle zampogne e il canto delle ciaramelle accompagnano la preghiera, evocando i pascoli e la notte santa. Davanti ai presepi, la musica diventa memoria viva dell'annuncio fatto ai semplici. Altrove, come in Spagna e in America Latina, la novena si intreccia con la vita quotidiana delle famiglie, tra letture bibliche, canti, preghiere e condivisione, segno di un'attesa vissuta insieme.
Tra i canti tradizionali emergono anche espressioni locali, come il "Missus" friulano, che in versi e melodie antiche racconta lo stupore del Verbo che si fa carne e viene ad abitare tra gli uomini.
La Novena di Natale diventa un pellegrinaggio dell'anima, nove passi nella notte, nove giorni per imparare ad attendere. E quando il cammino giunge al suo compimento, nella luce della Notte di Natale, il cuore riconosce che l'attesa non è stata vana, perché Dio ha scelto di farsi vicino, umano e presente.

Buon Natale!

Golconda

Novena di Natale 16 - 24 dicembre

Sole che sorge* = Oriens - Sole che sorge è uno dei titoli messianici attribuiti a Cristo nelle Antifone O. Non indica una divinità solare né un richiamo a culti astrali, ma è un epiteto simbolico, tratto dalla Sacra Scrittura che esprime Cristo come luce vera che viene a rischiarare le tenebre.
L'immagine del sole nascente appartiene al linguaggio biblico e profetico, usato per annunciare la salvezza che viene da Dio, e non va confusa, scambiando lucciole per lanterne, con il culto del sole; nel cristianesimo non è il sole a essere divino, ma è Cristo che illumina ogni uomo.
Ne riparliamo l'anno prossimo.

La diciottesima finestra del Calendario l'aprirà Chicchina nel suo AcquadiFuoco

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martedì 16 dicembre 2025

La Novena di Natale

Sedicesima tappa del nostro Natale Express, sedicesima finestra con il Golky.  

16 dicembre Novena di Natale - Natale Express 2025

La Novena di Natale è una delle espressioni spirituali più antiche e sentite della tradizione cristiana. Dal 16 al 24 dicembre, giorno dopo giorno, accompagna i fedeli verso la luce della Natività di Gesù Cristo. Sono nove giorni di attesa, di ascolto e di preghiera, che aiutano a disporsi all'incontro con il Dio che viene. Il numero nove è un'analogia dal valore simbolico che richiama i nove mesi della gestazione di Gesù nel grembo della Vergine Maria. 
La novena diventa tempo fecondo della gravidanza spirituale nell'Avvento, in cui i cristiani rivivono il mistero dell'Incarnazione, facendo memoria dell'attesa del Messia da parte del popolo d'Israele e dell'umanità intera.
Questa pratica nasce come cammino devozionale e comunitario, capace di unire preghiera, meditazione e canto. Il tono della Novena di Natale carico di speranza è gioioso, ma anche intenso e contemplativo perché invita a preparare il cuore a Cristo.
Nel corso dei secoli, la novena ha assunto forme diverse a seconda dei luoghi e delle sensibilità spirituali, ma ha sempre conservato il suo nucleo essenziale, l'attesa fiduciosa del Salvatore e la meditazione del grande mistero di Dio che si fa uomo tra gli uomini e presenza tangibile della nostra storia.

Golconda

Novena di Natale 16 - 24 dicembre

Continua domani nella diciassettesima finestra...

Lieta Novena di Natale da me e dal Golky!

P.S. Chicchina, Pia, trovate le risposte alle domande che mi avete posto nei rispettivi post. Sinforosa ti ho spedito il logo. Ciao ragazze!

domenica 14 dicembre 2025

La Fiamma che libera la gioia nella Terza Domenica d'Avvento

Eccoci giunti alla Terza Domenica d'Avvento, il momento in cui l'attesa cambia tono e ci si accorge che qualcosa di buono sta davvero arrivando. Non è una promessa lontana, ma una presenza che si fa più vicina, passo dopo passo. La gioia che la caratterizza non nasce dall’euforia perché tutto va bene, ma dalla consapevolezza di non camminare da soli. In mezzo alla fretta e alle preoccupazioni di questo periodo, l'Avvento ci invita a rallentare, a fidarci un po' di più e a prepararci al Natale con uno spirito meno teso e più aperto.

sabato 13 dicembre 2025

La Festa di Santa Lucia tra kokkìa e cuccìa

Il nostro Natale Express con la sua tredicesima tappa, entra oggi nella tradizione della Festa di Santa Lucia.

13 dicembre Vigilia di Santa Lucia - Natale Express 2025

La cuccìa porta con sé il tempo della sua preparazione che si distende nell'attesa iniziata alla sua Vigilia con l'acqua che ammolla il grano, il fuoco lento che lo cuoce e il riposo della rivelazione devozionale che lo arricchissce per il consumo nel giorno della festa.
Il piatto della tradizione siciliana e del Sud Italia, è legato soprattutto alla festa di Santa Lucia e al voto di astensione dai farinacei come pane e pasta prodotti dal grano macinato. E in questo spazio sospeso si inserisce nell'archetipo mediterraneo del grano bollito come alimento rituale, una costellazione simbolica universale che attraversa culture, religioni e lingue.
Nel corso del tempo alcuni studiosi e divulgatori hanno cercato la sua origine in una miscela di semi rituale, chiamata πανσπερμία/panspermia - tutti i semi, attribuita ai riti agrari di Demetra e alle Pyanepsia ateniesi. Ma quando si passa dal terreno della suggestione a quello dell'analisi storica, antropologica e filologica, con l'assenza di trasmissioni documentate, o di tracce linguistiche coerenti, l'ipotesi di una continuità diretta tra il piatto dedicato a Santa Lucià e i rituali precristiani risulta insostenibile.
La cuccìa che in origine prevedeva solo il grano e non una mescolanza di cereali, non può essere identificata con una panspermia né per struttura materiale, né per finalità rituale. In essa convivono la memoria di un miracolo, la ritualità domestica, la ripetizione annuale del gesto comunitario e un arco temporale di oltre quindici secoli che la separa dalle celebrazioni pagane.
Nei riti legati a Demetra troviamo termini quali, μᾶζα/máza - impasti di farina, πέλανος/pelanos - torte offerte; nei riti legati alla Pyanepsia, che etimologicamente deriva da πύανος - fava e per estensione legume, più ἕψω - cuocere, il termine usato è invece σπέρματα/spérmata - semi e rimanda a un insieme composito il cui nucleo centrale è costituito da legumi destinati a un rito civico ateniese, lontano geograficamente e culturalmente dalla Sicilia medievale e moderna. Dal punto di vista filologico la terminologia usata in questi contesti pagani non ha nessun punto di contatto e nessuna assonanza con la parola cuccìa per la quale il lessicografo Joseph Vinci nel Settecento propose un'origine greca a partire da κόκκος - seme, mentre Pasqualino, seguendo una linea più immediata, suggerì la derivazione da cocciu - granello. Entrambe le ipotesi risultano ingenue o insufficienti perché la prima è troppo generica e la seconda priva di fondamento storico.
Corrado Avolio nel XIX secolo riconobbe la piena plausibilità della derivazione dal tardo bizantino kokkía, ossia "i chicchi di grano", spesso impiegati in preparazioni cerimoniali. Questa intuizione, accolta e approfondita da Gioeni, trova riscontro sia nella fonetica sia nella semantica della voce siciliana.
Vincenzo Dorsa, indagando le tradizioni delle comunità arbëreshë, confermò la presenza nelle parlate balcaniche medievali di forme affini a kokkía per indicare grani cotti destinati a ricorrenze religiose mentre l'ipotesi araba avanzata da Michele Amari da kesc, una preparazione a base di latte cagliato mescolato con farina venne esclusa dagli arabisti Da Aleppo e Calvaruso, per evidente incompatibilità linguistica e gastronomica.

Kόλλυβα - Kólliva bizantina

Kόλλυβα - Kólliva bizantina
IC XC NI KA
 Iēsous Christos Nικά
Gesù Cristo Vince

La filiera linguistica dunque, dal greco classico kókkos - seme al diminuitivo Kοκκίον/Kokkíon - semino, si dirige verso la nascita del termine medievale bizantino kokkía che in un'evoluzione fonetica adotta una specificazione semantica, e dal significato generico di "seme" conduce a un uso rituale culturale, riconoscibile nel suo valore simbolico di chicco di grano bollito, destinato a un contesto devozionale in cui rientra la Kόλλυβα/Kólliva dei cristiani bizantini, originariamente κόλλυβος/kóllybos - piccola moneta, che nel plurale in un'ulteriore innovazione fonetica e semantica per similitudine definisce i "chicchi di grano bolliti" che caratterizzano il rito della mnemósyna - messa per il suffragio dei morti, e suggeriscono, attraverso la dominazione bizantina, il nesso culturale con la cuccìà che in un atto di devozione e memoria nei centri come Girgenti, Palazzo Adriano e Santa Caterina, è preparata per la celebrazione della Commemorazione dei Defunti del 2 novembre.

Lieta Festa di Santa Lucia!

Passo il testimone alla Deliziosa Pia di Personalità... Tra Scrittura ed Arte con Fantasia

venerdì 12 dicembre 2025

Il rito della cuccìa avvolge la Vigilia di Santa Lucia

Il nostro Natale Express con la sua dodicesima tappa, entra oggi nella tradizione della Vigilia di Santa Lucia.
 
12 dicembre Vigilia di Santa Lucia - Natale Express 2025

"La sera del 12 Dicembre quasi tutte le cucine d'Isnello fumano: ovunque sui focolari son pentole e caldai entro cui si cuoce del frumento della specie arciuni. E perchè? Non so dirti la ragione di questa usanza; posso dirti però che il domani ricorre la festa di S. Lucia, e che, a titolo di divozione, tutte le famiglie, più o meno condito s'intende, debbono gustare quel frumento e farne distribuzione ai poveri, i quali perciò sino dall'alba del giorno 13, colle pentole sotto miseri scapolari e mantelline, son tutti in giro per le case. Poveretti! ne hanno per un giorno. Il frumento cotto a questo modo vien detto Cuccia; e ci è chi per la sanità degli occhi fa voto alla Santa di cuocerne tale o tal altra quantità per uno o più anni, e fino per tutta la vita."

Archivio per lo studio delle tradizioni popolari
Giuseppe Pitrè

Alla vigilia del 13 dicembre, in Sicilia e in alcune regioni del Sud Italia, tra cui Calabria, Puglia e Basilicata, le famiglie si riuniscono attorno a un atto antico e profondamente emblematico, che unisce devozione, memoria e legame comunitario, la preparazione della cuccìa, un piatto di grano bollito che non è soltanto cibo ma custode di storie, simboli e miracoli. Ogni chicco racconta vicende che attraversano i secoli, intrecciano il quotidiano con il sacro e trasformano la semplice azione della cottura in un momento denso di senso e di attesa. Il grano viene ammollato, il vapore si solleva dalla pentola, le candele tremolano nelle case e l'aria si riempie di un profumo dolce e caldo che anticipa la celebrazione del giorno successivo, mentre la comunità custodisce il ricordo del miracolo che ogni anno ritorna nei gesti e nei sapori della festa.
La più antica tra le leggende oggi note è ambientata nella Siracusa del 1646. In quell'anno la Sicilia era stata colpita da una grave carestia e il vescovo di Siracusa, Francesco d'Elia e Rossi, aveva indetto una novena di preghiera per invocare l'intercessione di Santa Lucia, patrona della città. Secondo il racconto popolare, l'intervento risolutivo sarebbe giunto il 13 maggio 1646, nell'ottavo giorno della novena. I fedeli erano raccolti nel duomo quando un messo irruppe annunciando che alcune navi cariche di grano erano finalmente entrate nel porto, arrivate in un modo ritenuto miracoloso dopo che tutti le avevano ormai ritenute perdute. Nello stesso istante un enorme stormo di quaglie entrò in città e si posò sui davanzali delle case, offrendosi alla cattura di una popolazione allo stremo.
Il grano venne bollito e consumato così com'era, nella sua nudità salvifica, senza passare per la molitura che lo avrebbe trasformato in farina, e ogni boccone caldo e fragrante diventava una dichiarazione di gratitudine verso la santa della luce, un piccolo miracolo di sostentamento e conforto destinato a restare memoria viva nel tempo in un rito annuale condiviso.
Un'altra versione della tradizione, riportata da Giuseppe Cocchiara nelle "Memorie di Santa Lucia", è ambientata nel 1763 e pur riferendosi a un episodio diverso conserva intatto il nucleo simbolico della carestia, della preghiera collettiva, dell'arrivo provvidenziale del grano e del nutrimento della popolazione. 

"... Occorre in quest'anno -1763 - una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall'Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l'ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo ..."

Memorie di Santa Lucia
Giuseppe Cocchiara

La ripetizione dello stesso schema ha contribuito a consolidare il legame tra miracolo e uso rituale del grano bollito il 13 dicembre, offrendo una spiegazione eziologica della pratica della cuccìa come dono divino e gesto di riconoscenza verso Santa Lucia.

La Cuccìa di Santa Lucia - 1646

In realtà la cuccìa è attestata per la prima volta nel Vocabolario siciliano-latino di Lucio Scobar del 1519, dove il lemma indica il triticum decoctum ossia il grano bollito consumato nella sua essenzialità senza passare dalla molitura e evidenzia come il piatto fosse già presente nella cultura siciliana antecedente alle leggende devozionali che ne hanno intensificato il valore simbolico e rituale.
La preparazione tradizionale prevedeva l'ammollo dei chicchi la vigilia della festa, la cottura fino a renderli teneri ma integri e, dopo averli lasciati in riposo, il consumo nella loro forma più pura, talvolta arricchiti da un filo di miele o da un po' d'olio nella versione salata. Solo in epoca successiva si diffusero varianti locali più elaborate con ricotta, miele, uvetta, cannella o legumi che hanno arricchito la tradizione senza modificarne il nucleo simbolico.
Ignazio E. Buttitta, nel suo "I cibi della festa in Sicilia", mostra come la cuccìa rappresenti una pratica rituale cristiana popolare in cui il grano bollito incarna la vita e l'abbondanza come nutrimento essenziale ricevuto per intercessione della santa. Il rito annuale custodisce la memoria collettiva rievocando il miracolo e rinsalda il senso di appartenenza alla comunità. La cuccìa diventa così il luogo simbolico in cui si intrecciano gratitudine, protezione e coesione sociale, senza alcuna necessità di evocare presunti legami con riti agrari precristiani di oltre 1500 anni prima.

Lieta Vigilia di Santa Lucia!

Continua domani nella tredicesima finestra...

domenica 7 dicembre 2025

La Fiamma che libera il cuore nella Seconda Domenica d'Avvento

La fiamma si accende, è un segno che cresce, che accompagna il cammino iniziato con la speranza della prima candela che ha spezzato il buio e ha annunciato il cammino con il ricordo delle parole dei profeti che parlavano di un futuro diverso.
La seconda si fa occasione di alleggerimento che lascia cadere i pesi inutili per ritrovare l'autenticità. La sua luce suggerisce che il cammino verso ciò che è più grande non si percorre con bagagli ingombranti, ma con il cuore libero.

Candela della Seconda Domenica d'Avvento

Le due candele della Seconda Domenica d'Avvento

Corona della Seconda Domenica d'Avvento

Nel diffusore spirali di scorze di mandarino

Lieta Seconda Domenica dell'Avvento!


Da Elettra su Ad Maiora la settima finesta del Calendario
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