lunedì 28 febbraio 2022

Davide contro Golia

" I Filistei radunarono di nuovo l'esercito per la guerra e si ammassarono a Soco di Giuda e si accamparono tra Soco e Azeka, a Efes-Dammìm.
Anche Saul e gli Israeliti si radunarono e si accamparono nella valle del Terebinto e si schierarono a battaglia di fronte ai Filistei.
I Filistei stavano sul monte da una parte e Israele sul monte dall'altra parte e in mezzo c'era la valle.
Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo.
Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle.
L'asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell'asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero.
Egli si fermò davanti alle schiere d'Israele e gridò loro: «Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me.
Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi».
Il Filisteo aggiungeva: «Io ho lanciato oggi una sfida alle schiere d'Israele. Datemi un uomo e combatteremo insieme».
Saul e tutto Israele udirono le parole del Filisteo; ne rimasero colpiti ed ebbero grande paura.
Davide era figlio di un Efratita da Betlemme di Giuda chiamato Iesse, che aveva otto figli. Al tempo di Saul, quest'uomo era anziano e avanti negli anni.
I tre figli maggiori di Iesse erano andati con Saul in guerra. Di questi tre figli, che erano andati in guerra, il maggiore si chiamava Eliab, il secondo Abìnadab, il terzo Samma.
Davide era ancor giovane quando i tre maggiori erano partiti dietro Saul.
Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava al gregge di suo padre in Betlemme.
Il Filisteo avanzava mattina e sera; continuò per quaranta giorni a presentarsi.
Ora Iesse disse a Davide suo figlio: «Prendi su per i tuoi fratelli questa misura di grano tostato e questi dieci pani e portali in fretta ai tuoi fratelli nell'accampamento.
Al capo di migliaia porterai invece queste dieci forme di cacio. Informati della salute dei tuoi fratelli e prendi la loro paga.
Saul con essi e tutto l'esercito di Israele sono nella valle del Terebinto a combattere contro i Filistei».
Davide si alzò di buon mattino: lasciò il gregge alla cura di un guardiano, prese la roba e partì come gli aveva ordinato Iesse. Arrivò all'accampamento quando le truppe uscivano per schierarsi e lanciavano il grido di guerra.
Si disposero in ordine Israele e i Filistei: schiera contro schiera.
Davide si tolse il fardello e l'affidò al custode dei bagagli, poi corse tra le file e domandò ai suoi fratelli se stavano bene.
Mentre egli parlava con loro, ecco il campione, chiamato Golia, il Filisteo di Gat, uscì dalle schiere filistee e tornò a dire le sue solite parole e Davide le intese.
Tutti gli Israeliti, quando lo videro, fuggirono davanti a lui ed ebbero grande paura.
Ora un Israelita disse: «Vedete quest'uomo che avanza? Viene a sfidare Israele. Chiunque lo abbatterà, il re lo colmerà di ricchezze, gli darà in moglie sua figlia ed esenterà la casa di suo padre da ogni gravame in Israele».
Davide domandava agli uomini che stavano attorno a lui: «Che faranno dunque all'uomo che eliminerà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo non circonciso per insultare le schiere del Dio vivente?».
Tutti gli rispondevano la stessa cosa: «Così e così si farà all'uomo che lo eliminerà».
Lo sentì Eliab, suo fratello maggiore, mentre parlava con gli uomini, ed Eliab si irritò con Davide e gli disse: «Ma perché sei venuto giù e a chi hai lasciato quelle poche pecore nel deserto? Io conosco la tua boria e la malizia del tuo cuore: tu sei venuto per vedere la battaglia».
Davide rispose: «Che ho dunque fatto? Non si può fare una domanda?».
Si allontanò da lui, si rivolse a un altro e fece la stessa domanda e tutti gli diedero la stessa risposta.
Sentendo le domande che faceva Davide, pensarono di riferirle a Saul e questi lo fece venire a sé.
Davide disse a Saul: «Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo».
Saul rispose a Davide: «Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua giovinezza».
Ma Davide disse a Saul: «Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge.
Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo.
Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente».
Davide aggiunse: «Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo». Saul rispose a Davide: «Ebbene va' e il Signore sia con te».
Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza.
Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato». E Davide se ne liberò.
Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo.
Il Filisteo avanzava passo passo, avvicinandosi a Davide, mentre il suo scudiero lo precedeva.
Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto.
Il Filisteo gridò verso Davide: «Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?». E quel Filisteo maledisse Davide in nome dei suoi dèi.
Poi il Filisteo gridò a Davide: «Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche».
Davide rispose al Filisteo: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato.
In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele.
Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre mani».
Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo.
Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra.
Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpì e uccise, benché Davide non avesse spada.
Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga ... "

Samuele 17 - 1, 51
C.E.I.

Davide e Golia 1630 - Artemisia Gentileschi

Davide e Golia 
1630
Artemisia Gentileschi
Collezione privata

Oggi a Gomel in Bielorussia Davide incontrerà Golia  e mi auguro che non cada in una trappola. 
Comunque andrà a finire Davide, vivo o morto, sarà sempre l'eroe. 

giovedì 24 febbraio 2022

Tempo di Carnevale

 E ci siamo svegliati alle 5.51 con il primo scherzo di Carnevavale fatto da un russo agli ucraini.

24 febbraio 2022 - Attacco della Russia all'Ucraina

Chi non ride subirà delle "conseguenze mai viste"

Buon Giovedì Grasso




Arriva l'alba nel riflesso delle magnolie
tremante poi ti alzi nello spazio,
ti tiri fuori dal letto dove siamo annegati
nel morboso diluvio (con questo bianco dolore,
questo rosso grido del viburno che trafisse i giovani,
le notti), anzi tu non ti alzi,
galleggi come il suono di un clarinetto
così alto che la nota raggiunge la morte,
e oltre gli uccelli si svegliano e ti rispondono,
e sembra che un movimento sarebbe sufficiente:
per esempio, quello di aprire la finestra e scuotere
oltre questa ferita di luce,
per creare
l’Alba !

Fiori
Dmytro Tchystiak - Poeta ucraino
Liberamente tradotta da me

lunedì 14 febbraio 2022

Solleva il mondo

" ... Ella deve svilupparsi da sola in se stessa, deve avvertire la forza di tensione della sua anima, deve sapere prendere il mondo e sollevarlo. Quali progressi faccia me lo dicono chiaramente le sue risposte e i suoi occhi, una volta vi ho scorto perfino un’ira distruggitrice. Tuttavia ella non deve sentirsi per niente obbligata verso di me, giacché bisogna che ella sia libera; soltanto nella libertà è l’amore, soltanto nella libertà è l’eterno diletto del tempo che trascorre ... "

Diario di un seduttore
Søren Kierkegaard
Traduzione Attilio Veraldi

Convegno - 1918 - Ambrogio Alciati - Museo del Paesaggio - Verbania

Convegno
1918
Ambrogio Alciati
Museo del Paesaggio - Verbania


Buon San Valentino!

mercoledì 9 febbraio 2022

Congiunzione tra Aldebaran, Luna crescente e Pleiadi

" Atlantidi, nome delle sette figliuole di Atalante, Maja, Elettra, Taigera, Asterope, Merope, Alcione e Celeno. La loro bellezza, e le loro buone qualità le fecero amar dagli Dei. Dopo morte ebbero gli onori divini, e furono collocate nel cielo, ove sono conosciute sotto il nome di Pleiadi. Questo nome deriva dalla lor madre Pleione. Secondo alcuni, allevato aveano Giove; secondo altri, Bacco; e sono considerate come una cosa medesima colle Esperidi. Alcuni autori alle sette precedenti ne aggiungono cinque: Pesila, Ambrosia, Coronide, Eudora e Polixo, che furono anche chiamate Iadi dal nome d'Ias loro fratello, e formano una costellazione. "

Dizionario portatile delle favole 
compilato da Chomprè
  accresciuto da A.L. Millin - 1804

Congiunzione Aldebaran, Luna crescente, Pleiadi - 9 febbraio 2022

 Congiunzione Aldebaran, Luna crescente, Pleiadi - 9 febbraio 2022 

" Iadi o Hyadi, figliuole dell’Oceano, o di Atalante e di Eteria, o di Atlante e di Pleione, o d'Ias e di Beozia, o finalmente di Atlante e dell figliuola dell’Oceano. Furono anche così chiamate dal nome d'Ias loro fratello, cui esse amamavano tanto teneramente, che furono inconsolabili della di lui morte. Lo piansero tanto, che gli Dei, mossi dal loro dolore, le mutarono in astri. Altri raccontano, che le Iadi erano Ninfe, che Giove trasportò in cielo, ove le mutò in astri per sottrarle alla collera di Giunone, la quale voleva punirle della cura, con cui avevano allevato Bacco. Queste figlie di Atlante, o Ninfe, erano in numero di sette, e chiamavansi Ambrosia, Eudora, Pasitoe, Coronide, Polixo o Plexaure, Fileto o Pita, e Tiche. Nulladimeno tutti gli autori non sono d'accordo intorno ai loro nomi ed al loro numero. Alcuni non ne contano che cinque; altri sei. Iadi sono chiamate da' Poeti pluviea ( piovose, tristi ) perché la costellazione da esse formata annunzia pioggia, e tempo malvagio. Questa costellazione i talvolta ancor dinotata dal nome Ias, posto in singolare, come Nimbosa Hyas, inserena Hyas. "

" Luna, presso i Greci, Selene. I Greci dopo avere adorato da lungo tempo la Luna sotto diversi rapporti, come regina de' cieli, Venere, Urania o Giunone; come Dea della caccia, Diana, e come Divinità soccorritrice delle partorienti; ricevettero anche l'antico culto di questo astro; e Selene, la condottiera della Luna, ebbe tempi presso di loro. Secondo la Teogonia di Esiodo, Selene era figliuola del Titano Iperione, e della sorella di lui Tia. Secondo l'inno Omerico sopra Mercurio, suo padre è Pallante, e secondo Euripide, Elios. Le funzioni, che gli antichi le attribuivano, sono sempre quelle di condurre la Luna. Quindi l'inno Omerico le dà ali, ed un diadema: assolutamente, secondo l’uso degli antichi, non la rappresenta che come un ometto fisico nella sua più grande bellezza. Nell’ ottavo inno d'Orfeo, è pur figurata sotto questo aspetto, e come condottiera delle notti tranquille. Selene si distingue dalla casta Diana, perché si ascrivono a lei moire amorose avventure, ed alcuni figli. Nell'inno Omerico è chiamata l’amante di Giove, da cui ebbe Pandeia. Secondo il poeta Alcman, ella ebbe da Giove una figlia detta Ersa, cioè la Rugiada.
La sua avventura con Endimiope è anche più nota. Un’altra favola men conosciuta è quella, a cui, secondo lo Scoliaste, allude Virgilio dopo Nicandro. Pan, Divinità nazionale degli Arcadi, prese la figura di un bello ariete bianco, e seppe così attirare Selene in un bosco sacro. Probo ne adduce un'altra ragione. Secondo lui, Pan le avea promesso in ricompensa de' suoi favori un montene bianco, ed ei le ne diede uno, che aveva la lingua nera; il che fece, che le sue gregge divennero macchiate. La Luna è ancora chiamata Titania, come il Sole Titan, e Delia, e Cinzia. Orazio la disse, nel Carme Secolare, Bicorne Regina degli astri: Syderum regina bicornis. Il suo principale attributo sono le due corna di una mezza Luna rivolta all'insù: vi si potrà aggiungere la face; poiché Diana Lucifera o Phosphoros era considerata come la stessa che la Luna. Nell'Antologia, trovasi un frammento di Dionisio il vecchio, che la rappresenta tirata sovra un carro, cui sono attaccati due tori, secondo l’ uso, che aveano nei più remoti tempi le donne di farsi strascinate dai buoi. Così pur vedesi sovra una pietra della Dattilioteca di Gorleo. Ovidio nei Fasti le dà due cavalli bianchi. "

Dizionario portatile delle favole 
compilato da Chomprè
  accresciuto da A.L. Millin - 1804
 
Congiunzione Aldebaran, Luna crescente, Pleiadi - 9 febbraio 2022

Alnath, Alheka a sinistra
Ain, Iadi, Aldebaran al centro
Pleiadi, Luna a destra

" Pleiadi, te sette figliuole di Atlante e di Pleione. Secondo Pindaro, Pleione andò colle sue figiiuole in Beozia. Orione, che se n'era innamorato, le perseguitò per cinque anni, e per questo motivo furono poste in cielo. Pindaro le chiama Peleiades; il che pare si riferisca ad una favola, secondo la quale, per evitare le persecuzioni di Orione, si mutarono in colombe.
Pleiade. Maia ebbe per antonomasia tal nome, perché era la più brillante delle Pleiadi: Pleione una delle Oceanitidi, che Atlante rese madre delle sette Pleiadi; e secondo altri, anche delle Iadi. "

Dizionario portatile delle favole 
compilato da Chomprè
  accresciuto da A.L. Millin - 1804

martedì 1 febbraio 2022

Imbolc in Santa Brigida


" ... Commettiamo un grave errore se supponiamo che Santa Brigida non sia mai esistita, e sia semplicemente l'antica dea introdotta nel calendario cristiano ricevendo il culto cattolico ... "

I Santi  Irlandesi in Italia - 1932
Anselmo Maria Tommasini

Nonostante Anselmo Maria Tommasini abbia provato a spiegarlo e con lui altri, prima e dopo il 1932, qualcuno ancora oggi pensa che santa Brigida sia una creazione cristiana che vuole offuscare l'arcaica dea Brigantia il cui nome è un appellativo attribuito a più dee e a un dio come si nota in queste epigrafi romane di età cristiana ritrovate in Gran Betragna:

Deae Victoriae Brigantiae
et Numinibus Augustorum
Titus Aurelius Aurelian
us dedit dedicavit pro se
et suis se magistro

Alla dea Vittoria Brigantia
e alle Divinità dei due Imperatori,
Tito Aurelio Aureliano
donò e dedicò (questo altare) per sé
e la sua famiglia

Su altare in pietra risalente al 205 d.C ritrovato nel 1597 a A Thick Hollins, oggi Bank Top nel Greetland, oggi conservato al Museo di Archeologia ed Etnologia, Cambridge.


Deae Nymphae Brigantiae
quod voverat pro
salute et incolumitate
domini nostri Invicti
imperatoris Marci Aureli Severi

Questa offerta
 alla dea Ninfa Brigantia
che aveva giurato per
il benessere e la sicurezza
di nostro Signore Invincibile
Imperatore Marco Aurelio Severo

Su un altare in arenaria risalente al 212 - 217 d. C. ritrovato nel 1609 a Castlesteads zona del Vallo di Adriano oggi non è conservato in quanto è perso.


Brigantiae sacrum Amandus
architectus ex imperio imperatum fecit

Sacro a Brigantia Amandus
architetto per comando eseguì l'ordine

Sacro a Brigantia Amandus architetto per comando eseguì l'ordine

Su nicchia a campana in arenaria databile tra il 119 e il 161 d.C. ritrovata nel 1731 tra i ruderi di un edificio di Birrens oggi conservata al Museo Nazionale di Edimburgo.
La nicchia ospita la statuetta in altorilievo di una dea alata identificata con la romana Minerva Victrix per il capo cinto da un elmo piumato e corona turrita che simboleggia la protezione di una città, per la collana da cui pende la testa di Gorgone, per la lancia che tiene con la mano destra sul cui lato in basso spicca una pietra onfaloide e per il globo che tiene con la mano sinistra sul cui lato in basso sta poggiato uno scudo.


Deae Brigantiae
donum Cinge
tissa posuit

Alla dea Brigantia
Cingetissa organizzò
questa offerta

Su altare in arenaria, databile tra il 43 e il 410 d.C., ritrovato prima del 1816 nel sito romano di Adel oggi conservato al Museo di Leeds City.


Deo Breganti
et Numini Augusti
Titus Aurelius Quintus
dono dedit pecunia et sumptu suo

Al dio Bregans
e alla Divinità dell'Imperatore,
Tito Aurelio Quinto
lo diede in dono con i suoi fondi e le sue spese

Su lastra metallica di un altare in arenaria databile tra il 43 e il 410 d.C., ritrovato nel 1882 a Lower Gate in Longwood, 2,4 km a est del forte di Slack, oggi conservato nel Tolson Memorial Museum a Huddersfield.


Deae Vic-
toriae Brigantiae
aram dedicavit Aurelius S-
enopianus

Alla dea Vittoria
Brigantia
Aurelio Senopiano
dedicò questo altare

Su altare in pietra, è databile tra il 43 e il 410 d.C., ritrovato nel 1890 nel fiume Calder di Woodnook vicino a Castleford, oggi conservato al Museo di Wakefield.


Deae Bri-
gantiae
sacrum Congenn(i)c-
cus v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito)

Sacro alla dea Brigantia
Congennicus esaudì
volentieri e meritatamente il suo voto

Su altare in arenaria databile tra il 43 e il 410 d. C., ritrovato nel 1895 a nei pressi del Forte di South Shields ad Arbeia, oggi conservato al Museo del Forte Romano di Arbeia.


Iovi aeterno Dolicheno
et Caelesti Brigantiae
et Saluti
Gaius Iulius Ap
Olinaris
centurio legionis VI iussu dei

All'eterno Giove Dolicheno
e a Caelestis Brigantia
e a Salus
Gaius Giulio Apolinaris
centurione della Sesta Legione al comando del dio

Su altare in arenaria databile tra il 43 e il 410 d. C., ritrovato nel 1910 entro il sito XI, Roman Corbridge, oggi conservato nel Museo di Corbridge.



Ora facciamo un salto e dalla Gran Bretagna portiamo la Dea Brigantia in quell'Irlanda che non ha mai fatto parte dell'Impero Romano e leghiamola alla sua presunta discendente, la dea Brigit da cui il cristianesimo avrebbe creato santa Brigida la cui festa sarebbe stata collocata al primo di febbraio per sovrapporla a quella di Imbolc ( Vedi Imbolc ). Potrebbe sembrare tutto molto logico, e neanche tanto in realtà, se i fatti non raccontassero una storia diversa: in tutta l'Irlanda, terra che ha dato i natali a santa Brigida, fin'ora non è stata trovata una traccia che rimandi al culto o alla presenza della dea Brigantia o della dea Brigit

" ... Se esisteva un culto o una religione a lei dedicata, non è rimasto nulla dal tempo della sua pratica. Nessuno ha graffiato iscrizioni sui muri di pietra, non uno ha perso monete nella sporcizia, né statua si erge, né menzione della pratica rituale è perpetuata nella letteratura irlandese, né sacerdotessa o regina dedicata a Briga o Brigit o Briganti ha meritato nota nei testi latini. Nessun santuario in rovina a Brigit rimane in cima alla collina o nascosto dentro il boschetto della foresta. Il tipo di testimonianza che suggerisce la dea in Gran Bretagna e Gallia semplicemente non esiste in Irlanda ... "

Articolo* presentato nel febbraio 2001 alla Fordham University
dalla professoressa Lisa M. Bitel - University of Kansas
Liberamente tradotto da me medesima

E La festa di Imbolc per convenzione è fissata nel calendario gregoriano il primo febbraio, ma originariamente in quello celtico cadeva dopo trí mísa gaimrid - tre mesi d'inverno ovvero tre mesi dopo Samhain ( Vedi La vigilia di Ognissanti nasce a Roma ) le cui celebrazioni erano, legate alla luna nella sua fase di ultimo quarto, collocabili annualmente nella seconda metà del mese di Samonios in una data conseguentemente mobile.

" ... Ailill Mac Mata li porta via, li ruba e li prende, sotto la guida di Fergus Mac Roich, ha detto Sualtaim. «La vostra gente è stata ridotta in schiavitù fino a Dun Sobairce; le mucche e le donne e il  bestiame sono stati presi. Cuchulainn non li fece entrare in Mag Murthemne e in Crich Rois; tre mesi d'inverno quindi, rami di nocciolo piegati tenevano insieme il suo vestito su di lui. Fiocchi secchi sono sulle sue ferite. È stato ferito così che è stato separato giunto da giunto».
«Adatta», disse il druido, «è stata la morte dell'uomo che ha spronato il re»
«È adatta a lui», disse Conchobar
«È adatta a lui», dissero gli uomini dell'Ulster
«Vero è ciò che dice Sualtaim», disse Conchobar; «dal lunedì sera di Samain al lunedì notte della Candelora è stato in questa incursione.» ... "

The cattle-raid of Cualnge (Tain bo Cuailnge)
a cura di L. Winifred Faraday - 1904
Liberamente tradotto da me medesima

Santa Brigida  e la sua lampada. Senza firma visibili influenze di Harry Clarke. In basso Pregate per la signora Bridget Morrin deceduta - St. Mary of the Rosary Contea di Mayo - Irlanda

Santa Brigida  e la sua lampada
 Senza firma visibili influenze di Harry Clarke
 In basso Pregate per la signora Bridget Morrin deceduta 
St. Mary of the Rosary  Contea di Mayo - Irlanda

Le prime notizie su santa Brigida ci arrivano da Cogitus un monaco di Kildare che scrive la Vita Sanctae Brigitae intorno al 650; la struttura che dà a questa biografia funge da matrice per quelle successive rivolte perfino ad altri santi, Maccutinus monaco di Leinster la usa ben dieci anni dopo per la stesura della Vita Sancti Patricii e definisce Cogitus " il suo padre spirituale".
Se vogliamo capire e comprendere fino in fondo le agiografie medievali è assolutamente necessario compenetrarsi nel contesto storico dal quale provengono altrimenti si rimane in superficie e si rischia di ridicolizzare ciò che non merita di essere ridicolizzato; questi scritti che venivano rappresentati nel giorno dedicato a ciascun santo per cercare di consegnare ai cristiani un momento di riflessione spirituale catalizzata da personalità riconosciute come autorità, modelli di virtù e portatori di valori, prolungavano il loro senso oltre la semplice lettura, avevano lo scopo di far conoscere Cristo e in esse la realtà veniva enfatizzata da miti, leggende, metafore e potevano finanche riportare gli stessi miracoli compiuti da santi diversi.
Avvalorare l'autorità dei santi significava anche rivendicare un territorio per loro e per il corpus religiosus che li circondava e li succedeva, i santi riuscivano ad acquisirla per il fatto di essere uomini, ma per le donne, socialmente poco considerate, era più complicato e gli agiografi di santa Brigida si trovarono a dover traformare lo svantaggio del suo genere in un vantaggio, pertanto tradussero la sua santità in una lingua precristiana comprensibile da tutti che la elevava da donna a dea ed è la deità di Brigida, manifesta attraverso la vicinanza a Dio, a creare nel IX secolo la dea Brigit affinchè la cultura popolare potesse abilitare la sua qualifica di santa.

" ... i letterati dell'Irlanda medievale sapevano cosa stavano facendo. Non erano né tradizionalisti sempliciotti, che inconsapevolmente preservavano il loro passato celtico, né pagani chiusi, che nascondevano prove di eresia nelle storie dei santi. Gli irlandesi erano orgogliosi della loro volontaria conversione al cristianesimo. Nessuno aveva forzato i credenti a rinunciare alla loro dea per santa Brigit. Se gli scrittori altomedievali invocavano un passato precristiano nelle storie di un santo, avevano buone ragioni ... "

" ... Versioni differenti erano probabilmente utilizzate in differenti chiese di differenti regioni dell'Irlanda. Le mutazioni di ogni episodio erano lievi da vita a vita, ma i dettagli di tali varianti erano cruciali perché la dea stava in quei dettagli, così come la santa e la politica ecclesiastica dell'Irlanda altomedievale. Perché gli agiografi avevano anche un ultimo scopo importante: dimostrare i poteri della santa di aiutare e proteggere i suoi seguaci durante la sua vita e dopo la sua morte, e la necessità per i cristiani di sostenere i chierici e le monache che curavano il santuario della santa e le sue chiese ... "

" ... Brigit condivise anche alcuni miracoli con Genoveffa: entrambe le sante impedirono che la pioggia cadesse sui mietitori dei loro campi, mentre i torrenti si riversavano sulle terre circostanti. Entrambe si spostarono in territori designati eseguendo guarigioni miracolose. Entrambe le donne superarono i chierici maschi contemporanei con la loro santità sottomessa e i loro miracoli di guarigione. Ed entrambi i loro agiografi sottolinearono la magnificenza dei santuari romanizzati dove venivano sepolte le donne, al fine di persuadere pellegrini e donatori a visitare le loro tombe ... "

... nei fatti, gli agiografi sapevano esattamente cosa stavano facendo. Non stavano trasformando una dea in una santa. Stavano lanciando una santa come una dea. Stavano producendo un caso, come gli scrittori della vita dei santi dovevano fare, per la virtus superiore del loro soggetto. Gli agiografi di Brigit avevano problemi perché erano necessariamente innovatori. Peraltro, la loro santa, le loro chiese e i loro alleati politici erano in competizione per le anime con Patrizio e altri santi maschi e regni più forti. Nonostante persero la battaglia per la leadership delle chiese irlandesi, le tattiche degli agiografi di Brigit fecero di Kildare uno dei centri ecclesiastici d'Irlanda per tutto il Medioevo.
Gli agiografi ci hanno anche dato la dea Brigit.

Articolo* presentato nel febbraio 2001 alla Fordham University
dalla professoressa Lisa M. Bitel - University of Kansas
Liberamente tradotto da me medesima

Articolo* = Quest'articolo presentato nel febbraio 2001 alla Fordham University dalla professoressa Lisa M. Bitel - University of Kansas oggi alla University of Southern California, fa parte di una monografia sui culti di Santa Brigit d'Irlanda e San Genoveffa di Parigi - Landscape with Two Saints: How Genovefa of Paris and Brigit of Kildare Built Christianity in Barbarian Europe

Santa Brigida  e la sua lampada - Particolare. Senza firma visibili influenze di Harry Clarke - St. Mary of the Rosary Contea di Mayo - Irlanda

Santa Brigida  e la sua lampada - Particolare
Senza firma visibili influenze di Harry Clarke
St. Mary of the Rosary Contea di Mayo - Irlanda

Nota: Alcune divisioni neopagane, come le definisce un'amica, spesso parlano di quanto il cristianesimo abbia demonizzato il paganesimo, ma soffermiamoci anche su quanto determinate divisioni neopagane demonizzino il cristianesimo per regalare una pur minima storicità alla loro mitologia che ha lasciato poco o niente di sé, e su quanto è paradossale che si appoggino ai testi cristiani che ritengano attendibili se riferiti al paganesimo e non attendibili se tracciano la storia dei santi cristiani di confine.

Buona festa di Santa Brigida vigilia della Candelora!

domenica 30 gennaio 2022

In una sera d'inverno il cielo

" ... I miliardi di stelle invernali incombevano nel cielo come perle gelate soli gelati uniti insieme e intercambiabili in un unico ricco universo di luce temporalesca, pulsavano, pulsavano, come grandi cuori in un nero vuoto incomprensibile ... "

Maggie Cassidy
Jack Kerouac
Traduzione Monica Luciano

Costellazioni di Cassiopea, Cefeo, Stella Polare

Cassiopea, Cefeo, Stella Polare

Cassiopea, Cefeo, Stella polare

Cassiopea, Cefeo senza le stelle che ne ingombravano la forma, Stella Polare, 

Nota: Cassiopea e Cefeo sono due costellazioni circumpolari, visibili tutto l'anno.

sabato 29 gennaio 2022

Senso di responsabilità

759 preferenze, alto senso di responsabilità e dovere di non sottrarsi, un nome e un cognome: Sergio Mattarella, 13° Presidente della Repubblica Italiana succede a se stesso.

Sergio Mattarella 12° - 13° Presidente della Repubblica Italiana

« Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla presidenza della Repubblica, nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati, e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini »

Sergio Mattarella
29 gennaio 2022

Grazie!

giovedì 27 gennaio 2022

La strada del perdono

Il primo compleanno di Miriam e Eva Mozes

Il primo compleanno di Miriam e Eva Mozes
Foto dall’archivio di Eva Mozes e dal Museo dell’Olocausto e centro educativo CANDLES

Eva e Miriam Mozes, nascono nel 1934 a Portz in Romania, vengono deportate ad Auschwitz nel maggio del 1944, con loro i genitori e due sorelle che moriranno nelle camere a gas.
Eva e Miriam hanno 10 anni e si salvano perché sono gemelle e come cavie possono essere sottoposte agli esperimenti eseguiti da Josef Mengele.
Nonostante le atrocità subite riescono a sopravvivere e il 12 gennaio 1945 vengono liberate, raggiungono Israele quando hanno 16 anni, dieci anni dopo si trasfericono in America e si stabiliscono a Terre Haute nell'Indiana, qui nel 1985, con lo scopo di ritrovare i bambini sopravvissuti ai lager nazisti, fondano il Candles Holocaust Museum and Education Center.
Miriam a causa degli esperimenti fatti su di lei muore di cancro alla vescica il 6 giugno del 1993, Eva continua a essere testimone dell'Olocausto e nel 2015 stringe la mano a Oskar Gröning che viene processato come ragioniere di Auschwitz, nello stesso anno adotta Rainer Höß nipote del membro delle SS Rudolf Höß perché sceglie la strada del perdono che le permette di liberarsi del passato; muore il 4 luglio del 2019 durante il viaggio annuale in Polonia organizzato dal Candles Holocaust Museum and Education Center.

Miriam e Eva Mozes, la prima a destra e la seconda vicina seminascosta - 1945 - USA Holocaust Memorial Museum, Courtesy of Belarusian State Archive of Documentary Film and Photography

Miriam e Eva Mozes, la prima a destra e la seconda vicina seminascosta - 1945 
USA Holocaust Memorial Museum, Courtesy of Belarusian State Archive of Documentary Film and Photography

" CONOSCO l’odio. So bene che sapore ha, in tutte le sue sfumature. So come si diffonde nello stomaco e, poco per volta, condiziona anche il modo di pensare. E so che cosa vuol dire desiderare la vendetta.
Cosa accadrà?
Conosco l’odio e ancora oggi riesco a vedermi mentre percorro l’Alta Baviera per raggiungere la casa di un uomo, Hans Münch, un medico che lavorava ad Auschwitz, il lager dove ho perso la famiglia e l’infanzia; un «collega» del dottor Mengele, di colui che mi ha umiliata, seviziata e mi ha costretta a guardare in faccia la morte. Mi vedo diretta in Algovia, precisamente a Roßhaupten, un pittoresco paesino di duemila abitanti circondato da prati e montagne, che si sviluppa in modo concentrico intorno a una chiesa barocca con il caratteristico campanile a bulbo, lambendo le sponde di un altrettanto pittoresco lago di montagna.
Porto con me – lo ricordo bene – la mia inquietudine e la mia rabbia contro il mondo e soprattutto contro i tedeschi. Nel mio vocabolario la parola «perdono» non esiste, non è nemmeno lontanamente presente nei miei pensieri, e la sola idea di incontrare un nazista di Auschwitz mi sembra una follia.
Prima di affrontare il viaggio mi ero documentata in modo molto dettagliato, leggendo tutto quello che ero riuscita a trovare riguardo a quell’uomo. Sapevo che il dottor Hans Münch era un vero nazista, mi faceva paura e il mio nervosismo cresceva di chilometro in chilometro, ma non potevo tornare indietro. Avevo affrontato molte notti insonni e, nonostante tutti gli scrupoli e i dubbi sull’esito di quell’incontro, dovevo sapere quali virus e batteri erano stati iniettati a me e a mia sorella Miriam, morta da un anno, dopo che i medici si erano arresi di fronte a insoliti effetti collaterali.

Miriam e Eva Mozes  ad Auschwitz in prima fila - 1945 - Wytwornia Filmow Dokumentalnych I Fabularnych

Miriam e Eva Mozes  ad Auschwitz in prima fila - 1945
Wytwornia Filmow Dokumentalnych I Fabularnych

Miriam e Eva Mozes, ritorno ad  Auschwitz  - Dicembre del 1991

Miriam e Eva Mozes, ritorno ad  Auschwitz nello stesso posto della foto precedente - Dicembre del 1991
Foto dall’archivio di Eva Mozes e dal Museo dell’Olocausto e centro educativo CANDLES
 
Dovevo incontrare quell’ex medico nazista! E non solo perché quando decido di fare una cosa vado fino in fondo, rispettando la parola data come una regola, ma anche perché volevo sapere… Volevo sapere che cosa fosse successo a quell’uomo, come aveva potuto lavorare in un campo di sterminio, come aveva potuto vivere immerso in quell’orrore, come aveva potuto continuare a vivere dopo Auschwitz…
Ricordo una bella casa, circondata da un giardino alberato, e il dottor Münch che mi apre la porta con un sorriso amichevole e mi stringe la mano. Non avevo pensato che potesse succedere. Nella mia mente quell’individuo era solo uno spietato nazista che, dall’alto della propria arroganza, aveva concesso udienza a una povera sopravvissuta come me. Ero partita con l’idea di vedere non solo un tedesco serio che non sorride mai (così immaginavo più o meno tutti i tedeschi), ma un vero e proprio mostro: il sottotenente delle SS Hans Münch, medico di Auschwitz, seguace di Hitler e complice di uno dei peggiori crimini dell’umanità. Quello che mi stringe la mano è però un uomo anziano e gentile con la barba bianca, alto e di bella presenza (anche a ottantadue anni) che assomiglia un po’ a Laurence Olivier nel film Il maratoneta. Il nostro incontro viene documentato da una troupe televisiva che si muove timidamente intorno a noi. La presenza di cameraman e tecnici del suono rende piuttosto anomala l’atmosfera di un momento così intenso. Se pongo domande critiche un produttore olandese mi zittisce con fermezza e il dottor Münch interrompe subito la conversazione. Un addetto si lamenta della cattiva illuminazione. Nel frattempo Münch lascia più volte la stanza per procurarmi dei cuscini. Tutto questo non corrisponde a quanto mi aspettavo.
La notte prima non avevo dormito. Perdo il controllo. «Perché mi porta così tanti cuscini?» «Voglio essere sicuro che stia comoda.»
Un nazista che si preoccupa di queste cose! Non ha alcun senso! Mi sento impaurita e quasi non riesco a parlare; proprio ora che devo cominciare a interrogarlo. Mi sento del tutto impreparata e inizio a fare domande stupide. Un po’ di convenevoli con un medico di Auschwitz che ha visto morire migliaia di persone! Eppure non posso fare diversamente, sia per la presenza del produttore olandese, sia perché avevo già stabilito di cominciare in modo innocuo e di fare soltanto alla fine domande scomode, come: «Cosa sa degli esperimenti che venivano fatti ad Auschwitz?» oppure: «Cosa ha fatto alla fine della guerra?»
Intanto, però, gli chiedo quali sono i suoi hobby… Perché diavolo mi interessano i passatempi di uno sgherro delle SS? Eppure voglio provare a capire la sua mentalità, svelarne il meccanismo. Faccia a faccia.
«Mi piace leggere», risponde, «e cercare funghi!»
Il tono è molto gentile; io sono incredula, non capisco… Dov’è il mostro?
Il diavolo?
«Come ha vissuto ad Auschwitz?» gli chiedo con la bocca asciutta
«Ad Auschwitz», dice sottovoce, «la sera tutte le guardie erano ubriache. L’unica persona vicina a me che rimanesse sobria era Mengele. Era anche l’unico con cui potevo parlare, però non mi ha raccontato niente degli esperimenti. Era tutto top secret.»
Secondo lui, io e Miriam presto o tardi saremmo state uccise e, anzi, gli esperimenti ci avevano preservate da una morte immediata. Mengele gli aveva detto che i gemelli dovevano essergli grati per questo.
Non posso più aspettare.
«Lei era ad Auschwitz, dottor Münch: sapeva dov’erano le camere a gas? Le ha viste? Ne sapeva qualcosa?»
L’uomo deglutisce e china la testa. Poi la rialza e i suoi occhi, che prima mi guardavano in modo così dolce e gentile, improvvisamente sembrano attraversarmi e fissare il nulla. Deglutisce un’altra volta e la parola lascia il posto a un sospiro. «Questo è il mio problema…» deglutisce di nuovo, «è un incubo con cui devo vivere ogni giorno da circa cinquant’anni.» E aggiunge: «A causa dei ricordi di Auschwitz, nella mia vita non ho più avuto un momento di gioia». Poi si chiude in sé per la vergogna e l’orrore. Di fronte a me c’è un uomo distrutto. 
Taccio. "

Ad Auschwitz ho imparato il perdono
Eva Mozes Kor e Guido Eckert
Traduzione di Anna Maria Foli

Eva e Miriam Mozes al tempo del liceo a Kluj - Romania - 1949 Foto dall’archivio di Eva Mozes e dal Museo dell’Olocausto e centro educativo CANDLES

Eva e Miriam Mozes al tempo del liceo a Kluj - Romania - 1949
Foto dall’archivio di Eva Mozes e dal Museo dell’Olocausto e centro educativo CANDLES

lunedì 24 gennaio 2022

giovedì 6 gennaio 2022

Il richiamo dello splendor di una stella

Adorazione dei Magi 1434 - Stefano da Zevio noto come Stefano da Verona - Pinacoteca di Brera - Milano

Adorazione dei Magi
1434
Stefano da Zevio noto come Stefano da Verona
Pinacoteca di Brera - Milano 


" ... Gesù Cristo chiama a sé i magi collo splendor di una stella: erano questi esperti filosofi che attendevano principalmente all'astronomia o conoscenza degli astri: alcuni padri supposero anco che fossero molto ricchi e principi nel lor paese: donde furono per lo più appellati re. Per altro, quasi tutti gl'interpreti opinano che non lo fossero: Gesù Cristo gli chiamò dunque mercè il risplendere di una stella, la cui inusitata comparsa fermò la loro attenzione. E che altro era, dice santo Agostino, siffatta stella se non una lingua eloquente del cielo che pubblicava la gloria di Dio e, colla sua luce straordinaria annunciava il concepimento inaudito d'una Vergine cui doveva susseguitare la predicazione dell'Evangelo per tutta la terra? Quid erat illa stella, nisi magnifica lingua ... "

Dizionario apostolico
1835
Giacinto di Montargon

Buona Epifania a tutti e un abbraccio alle sorelle Befane!

Per chi è interessato:
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