venerdì 12 dicembre 2025

Il rito della cuccìa avvolge la Vigilia di Santa Lucia

Il nostro Natale Express con la sua dodicesima tappa, entra oggi nella tradizione della Vigilia di Santa Lucia.
 
12 dicembre Vigilia di Santa Lucia - Natale Express 2025

"La sera del 12 Dicembre quasi tutte le cucine d'Isnello fumano: ovunque sui focolari son pentole e caldai entro cui si cuoce del frumento della specie arciuni. E perchè? Non so dirti la ragione di questa usanza; posso dirti però che il domani ricorre la festa di S. Lucia, e che, a titolo di divozione, tutte le famiglie, più o meno condito s'intende, debbono gustare quel frumento e farne distribuzione ai poveri, i quali perciò sino dall'alba del giorno 13, colle pentole sotto miseri scapolari e mantelline, son tutti in giro per le case. Poveretti! ne hanno per un giorno. Il frumento cotto a questo modo vien detto Cuccia; e ci è chi per la sanità degli occhi fa voto alla Santa di cuocerne tale o tal altra quantità per uno o più anni, e fino per tutta la vita."

Archivio per lo studio delle tradizioni popolari
Giuseppe Pitrè

Alla vigilia del 13 dicembre, in Sicilia e in alcune regioni del Sud Italia, tra cui Calabria, Puglia e Basilicata, le famiglie si riuniscono attorno a un atto antico e profondamente emblematico, che unisce devozione, memoria e legame comunitario, la preparazione della cuccìa, un piatto di grano bollito che non è soltanto cibo ma custode di storie, simboli e miracoli. Ogni chicco racconta vicende che attraversano i secoli, intrecciano il quotidiano con il sacro e trasformano la semplice azione della cottura in un momento denso di senso e di attesa. Il grano viene ammollato, il vapore si solleva dalla pentola, le candele tremolano nelle case e l'aria si riempie di un profumo dolce e caldo che anticipa la celebrazione del giorno successivo, mentre la comunità custodisce il ricordo del miracolo che ogni anno ritorna nei gesti e nei sapori della festa.
La più antica tra le leggende oggi note è ambientata nella Siracusa del 1646. In quell'anno la Sicilia era stata colpita da una grave carestia e il vescovo di Siracusa, Francesco d'Elia e Rossi, aveva indetto una novena di preghiera per invocare l'intercessione di Santa Lucia, patrona della città. Secondo il racconto popolare, l'intervento risolutivo sarebbe giunto il 13 maggio 1646, nell'ottavo giorno della novena. I fedeli erano raccolti nel duomo quando un messo irruppe annunciando che alcune navi cariche di grano erano finalmente entrate nel porto, arrivate in un modo ritenuto miracoloso dopo che tutti le avevano ormai ritenute perdute. Nello stesso istante un enorme stormo di quaglie entrò in città e si posò sui davanzali delle case, offrendosi alla cattura di una popolazione allo stremo.
Il grano venne bollito e consumato così com'era, nella sua nudità salvifica, senza passare per la molitura che lo avrebbe trasformato in farina, e ogni boccone caldo e fragrante diventava una dichiarazione di gratitudine verso la santa della luce, un piccolo miracolo di sostentamento e conforto destinato a restare memoria viva nel tempo in un rito annuale condiviso.
Un'altra versione della tradizione, riportata da Giuseppe Cocchiara nelle "Memorie di Santa Lucia", è ambientata nel 1763 e pur riferendosi a un episodio diverso conserva intatto il nucleo simbolico della carestia, della preghiera collettiva, dell'arrivo provvidenziale del grano e del nutrimento della popolazione. 

"... Occorre in quest'anno -1763 - una grande carestia sino al 9 gennaio, in cui suole esporsi il Simulacro di S. Lucia, per la commemorazione del terremoto del 1693. Nel farsi al solito la predica, esce di bocca al predicatore che S. Lucia poteva provvedere al suo popolo col mandare qualche bastimento carico di grano. In effetti, il giorno dopo, arriva dall'Oriente nel porto una nave carica di frumento e sul tardi un bastimento, che era stato noleggiato dal Senato; poscia un vascello raguseo, seguito ancora da altri tre, sicché Siracusa, con tale abbondanza che appare a tutti miracolosa, può provvedere molte altre città e terre di Sicilia. Il padrone di una delle dette navi dichiarò che non aveva intenzione di entrare in questo porto, ma vi fu obbligato dai venti e seppe che era in Siracusa dopo aver gettato l'ancora; aggiungendo che, appena entrato in porto, si era guarito di una malattia agli occhi che lo tormentava da qualche tempo ..."

Memorie di Santa Lucia
Giuseppe Cocchiara

La ripetizione dello stesso schema ha contribuito a consolidare il legame tra miracolo e uso rituale del grano bollito il 13 dicembre, offrendo una spiegazione eziologica della pratica della cuccìa come dono divino e gesto di riconoscenza verso Santa Lucia.

La Cuccìa di Santa Lucia - 1646

In realtà la cuccìa è attestata per la prima volta nel Vocabolario siciliano-latino di Lucio Scobar del 1519, dove il lemma indica il triticum decoctum ossia il grano bollito consumato nella sua essenzialità senza passare dalla molitura e evidenzia come il piatto fosse già presente nella cultura siciliana antecedente alle leggende devozionali che ne hanno intensificato il valore simbolico e rituale.
La preparazione tradizionale prevedeva l'ammollo dei chicchi la vigilia della festa, la cottura fino a renderli teneri ma integri e, dopo averli lasciati in riposo, il consumo nella loro forma più pura, talvolta arricchiti da un filo di miele o da un po' d'olio nella versione salata. Solo in epoca successiva si diffusero varianti locali più elaborate con ricotta, miele, uvetta, cannella o legumi che hanno arricchito la tradizione senza modificarne il nucleo simbolico.
Ignazio E. Buttitta, nel suo "I cibi della festa in Sicilia", mostra come la cuccìa rappresenti una pratica rituale cristiana popolare in cui il grano bollito incarna la vita e l'abbondanza come nutrimento essenziale ricevuto per intercessione della santa. Il rito annuale custodisce la memoria collettiva rievocando il miracolo e rinsalda il senso di appartenenza alla comunità. La cuccìa diventa così il luogo simbolico in cui si intrecciano gratitudine, protezione e coesione sociale, senza alcuna necessità di evocare presunti legami con riti agrari precristiani di oltre 1500 anni prima.

Lieta Vigilia di Santa Lucia!

Continua domani nella tredicesima finestra...

2 commenti:

  1. Che bello questo spicchio di Luce! Grazie Sorella!

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  2. Le tradizioni popolari,anche le piu semplici e scontate portano gemme di saggezza ed hanno la potenza di 7unire condividere,e diventare storia di popolo.Pe3r noi in calabria era Purvia e non Cuccia.mi piacerebbe trovarre il significato del termine.Buon cammino verso l'Adventus,Sciarada.

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