domenica 10 dicembre 2017

Che rumore fa il Natale?

Edizione straordinaria della decima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima. 


Un bambino di cinque anni uscito dall'asilo chiede al suo papà che rumore fa il Natale:

" Quando mio figlio Domenico mi chiese a bruciapelo che rumore avesse il Natale, per prima cosa, prima di articolare una qualunque risposta per quanto evasiva, lo guardai e gli feci un cenno con la mano come a volergli chiedere, a mia volta, cosa diavolo gli fosse saltato in mente. Natale poteva avere suoni e colori, profumi, suggestioni. Ma che facesse, o avesse, un rumore particolare che lo caratterizzasse mi suonava assolutamente nuovo: di più, estraneo..."

Il rumore del Natale
Andrea Vitali

Sembra una domanda ostica, ma in realtà apre un mondo di possibilità in cui perdersi ed è interessante.  
Per voi che rumore fa il Natale?

Domani su Anima mundi con Golconda per l'undicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima 

mercoledì 6 dicembre 2017

Di camini, di ceppi e di braci tra San Nicola e Babbo Natale


L'uomo sente da sempre il bisogno di raccontare il mondo, lo mette in scena fin dai tempi più antichi e nelle più svariate rappresentazioni di una stessa storia si aggiungono o si tolgono elementi che assecondano l'estro di chi la narra per cui da San Nicola, che si festeggia oggi, si giunge a Babbo Natale che la notte del 25 dicembre si cala dalla canna fumaria del camino per lasciare i doni ai bambini. L'avo del camino è un fuoco acceso nelle abitazioni rurali al centro di un ambiente domestico sotto un foro praticato nel tetto che funge da punto di sfogo. Con l'antica Roma nelle domus patrizie il fuoco trova invece una collocazione nel forno che con l'emissione di aria calda incanalata in cavità ricavate nelle pareti e nel pavimento mantiene  il calore nella dimora. Tra il XII e il XIV secolo con le case in muratura il fuoco ha il suo spazio in una nicchia addossata alla parete che nella sua evoluzione viene rialzata dalla base del pavimento e viene dotata di un'enorme cappa per diventare " camino a padiglione ", a essa viene assicurato un ferro orizzontale da cui scende una catena che termina con un uncino a cui si aggancia un paiolo, ma l'idea innovativa è del nostro Leonardo da Vinci che si rende conto che è necessaria una presa d'aria per il tiraggio dei fumi verso l'esterno, su di essa lavorano Benjamin Franklin, Benjamin Thompson e l'architetto Breyman che nel 1800 la perfeziona. A fianco al camino vengono posti gli attrezzi che facilitano il suo utilizzo, la griglia, il treppiede, l'attizzatoio, le molle, il mantice, la paletta, con la quale si raccoglie la brace da inserire in un vaso dotato di manico chiamato " monaca ", alloggiato al centro di una struttura formata da quattro assi di legno chiamata " prete " che viene posta nel letto per scaldarlo, e gli alari su cui si poggia il ceppo che grazie alla circolazione dell'aria brucia con più facilità e illumina l'oscurità, tutti si riuniscono intorno a esso per riscaldarsi, per mangiare e per condividere il tempo rilassati gradevolmente dal tepore che promuove un turbinio di emozioni che non possono non coinvolgere l'immaginario che congiunge l'aspetto pratico e funzionale con quello psicologico e simbolico determinando la nascita delle tradizioni rituali. Il camino sotto quest'ottica diventa il sacro mezzo che mette in comunicazione la terra con il cielo, attraverso quel ceppo da cui nascono giovani polloni che intonano la vita e che affonda le radici nelle profondità della terra, che decorato, innaffiato di vino, ricoperto di miele, di grano, di doni e benedetto, acceso dal capofamiglia la vigilia di Natale, arde della luce del fuoco fino a Capodanno o fin'anche all'Epifania, si fa scintilla di presagi, richiama gli antenati che rilasceranno la loro forza alla cenere e si fa fumo e sale in alto e si fa spirito e lascia dei pezzi di sé che proteggono il raccolto dai fulmini e dalle tempeste e propiziano la fertilità. Il ceppo che la tradizione solitamente vuole di castagno, di frassino, di olivo o di quercia si trasforma in un'entità primordiale, assume le forme di un fantoccio misterioso e sulla sua strada incontra Babbo Natale per rientrare in casa dal comignolo portando il dono della rinascita.

Sciarada Sciaranti


" - Dunque, siamo intesi: serra l'uscio e aspettaci sino a dopo mezzanotte. Andiamo alla messa a San Nicolò. Torneremo al tocco passato.
- E bada che il ceppo bruci. A mezzanotte la Madonna va in giro col bambino ignudo, poverino, per riscaldarlo. Potrebbe capitar qui subito per prima casa, e se non trova fuoco...
- L'uscio serralo, è paese di buona gente, ma non si sa mai. Può ronzare qualche fuoruscito.
- Aspettaci, e scaldati te intanto che vien la Madonna.
- Puoi rigovernare, se credi. O dì piuttosto il rosario. Questa è la notte che la Madonna fa tutte le grazie.
- Noi andiamo prima dai Mere. A proposito! Portami la bottiglia del rhum. Si fa il ponce questa sera a quei buoni contadini.
- Senti: Mere è già sul campanile, che suona il primo doppio.
- Saranno le dieci.
- Dunque siamo intesi.
- Aria di neve. Guarda quella nuvola nera sopra Trappignana.
- Però su Barga è un fitto di stelle.
- Aspetta e vedrai. Sei ben coperta?
- Oh! Si.
- Andiamo dunque.
- Dunque...
- Che il ceppo bruci, mi raccomando.
- Dì il rosario.
- Addio!
- Al tocco, ricordati.
- Serra l'uscio.
- Andiamo.

... Ah! Il ceppo. Brucia, sì. Appena entra, da un nocco esce improvvisamente un po' di fiamma turchina, poi rossa. Poi si fa la brace e pare un occhio. E' un bel ceppo di quercia che brucia senza rumore e fa molto caldo. Essa si mette a sedere e si sente rinascere a quel calorino. Ma ha sete. Si leva e va a bere. Poi si rimette a sedere. Ha sete ancora, beve ancora. Si sente rosa dentro, nelle viscere, come quel ceppo da una fiamma che arde senza rumore. Guarda il ceppo con gli occhi incantati. Ecco: suona un doppio. Il ceppo si mette a brontolare e sfrigolare. Ora essa è impaziente. Sarà almeno la gloria? Quanto tempo ci sarà ancora perché ritornino? Ha bisogno di essere sola, a letto. Si sente pungere e straziare da tutte le parti. Non ne può più. Sono essi? No: è il vento. Eccoli: si sentono discorrere. No: è il ceppo che brontola. Un altro doppio. Ora ci sarà più poco. venite, venite! E poi si vorranno scaldare, far due chiacchiere, domandare, raccontare. Che punto sarà della messa? Sarà nato...? 
Oh! Spingono l'uscio. Non aveva chiuso, dunque? L'uscio è spinto leggermente leggermente. Essa guarda e non si muove. Entra... Dio! Chi entra? La Madonnina, con un poco di fretta. Ha il suo bambino in collo, nudo, nudo, morello dal freddo. La Madonnina si accosta al fuoco, al vecchio ceppo che si apre e si fende per far più caldo. Essa non vede la donna seduta lì presso. Essa prende il bambino nudo sotto le braccine, e lo avvicina al calore e lo prilla, così, piano piano, con tanta grazia. Un urlo... la Madonna è sparita ..

Il ceppo
Giovanni Pascoli

martedì 5 dicembre 2017

Piazza Major di Lima

Se il mondo si guarda con gli occhi del cuore acquista un aspetto che è precluso a chi lo osserva con distacco e così con una prospettiva sentimentale Lima la città triste osservata da Hermann Melville e da me può diventare per alcuni la Perla del Pacifico e per altri ancora un gioiellino timido:

" Lima 5 dicembre 1904

Stimato amico
Lei mi chiede com'è Lima. A cosa assomigli questa mia cara città, che alcuni chiamano la Perla del Pacifico, o Città dei Re o Città Tre Volte Coronata, in onore a qualche storia antica che non ricordo. Mi chiede di parlarle di tutto ciò e a me viene in mente che il modo migliore per farlo sia immaginare che lei sia qui con me. O, meglio ancora: immaginare che siamo entrambi in cima al campanile della cattedrale. Dall'alto potrei indicarle man mano ciascuno degli angoli della mia città, le sue bellezze...
O meglio ancora: non mi ha detto che era appassionato di pittura? Immagini, allora, che io le dia le istruzioni per dipingere un paesaggio.
Questa splendida  vista del cielo di Lima, sempre caliginoso, cangiante, così propizio alle invenzioni e alle fantasie... Immagini, se lo desidera, che questo quadro lo dipingiamo insieme. E che, come tutte le tele in questo mio modo di dipingerlo, di aggiungere colori e strutture, ci sia qualcosa del ritratto che rappresenta me.
S'immagini per prima cosa un reticolato di strade e case  così perfetto che può tracciarle con squadre e quartabuono. Lo vede? Da lontano sembra la struttura di un alveare o l'intreccio di una grata. Basta però aguzzare un po' lo sguardo e a quel punto tutta la sua geometria si risolve in vita, in tetti e tende , in balconi istoriati, gli archi del municipio, la piazzetta di Dos de Mayo , il corso  del fiume Rìmac che si getta nell'oceano. Tutto ciò che scorge lì, ai suoi piedi, è la mia amata Lima. I suoi confini comprendono  come vede, una buona porzione di colline  e dintorni gialli. Un giallo dorato  e bellissimo che lei, caro amico, dovrebbe cerare con molto impegno sulla sua tavolozza ; perché non è quel giallo di malinconia e morte che domina le sue poesie, ma un giallo di vita, della tonalità del fuoco. Del colore del sole  che i nostri antenati inca adoravano tanto tempo fa.
Qui tutto, persino i colori, significano un'altra cosa.
Il mare? Non lo dipinga troppo vicino, per favore. Lo allontani ancora di qualche centimetro sulla tela, vale a dire due leghe abbondanti. La chiamano la Perla del Pacifico, è vero, ma è un nome ingannevole,  perché Lima è piuttosto un gioiellino timido, una gemma che si discosta un tantino dall'oceano senza azzardarsi a perderlo mai di vista, come se a un tempo temesse e desiderasse le sue acque. Lo dipinga d'azzurro, ma di un azzurro che, mi figuro, non sarà a sua volta l'azzurro dei mari di Spagna. E collochi, in lontananza, un porto, lo chiami il Callao e sparpagli nelle sue darsene qualche transatlantico; sauri enormi coperti di vapore e ferraglia, ma in certo senso belli perché a ben vedere sono loro che porteranno questa lettera a destinazione...
Più in là , in qualche punto dell'orizzonte , c'è casa mia, una delle molte ville di Miraflores. E forse è meglio così, che lei non possa vederla. Le ho detto che il modo in cui si guarda una città rappresenta l'anima di una persona: ma è altrettanto vero che una casa ha lo spirito di coloro che la abitano. E io mi sento così lontana dalle sue pareti...!
... Io per le mie passeggiate bramo una Lima diversa e sconosciuta. Perché, per continuare a dipingere il suo quadro, deve sapere,  mio caro Juan  Ramón che in alcuni margini della tela quel reticolato rigoroso del quale le ho parlato all'improvviso si confonde, si tortura, si riempe di incidenti, di sinuosità, di apprezzamenti, di sussulti. Sono i quartieri umili, e a me piace così tanto passeggiarci, camminare per quei vicoli sterrati dove nessuno deve dimostrare niente. Dove le persone si gridano le loro cose con parole semplici e vere e ci si può  fermare a osservare un tramonto o un fiore che cresce tra i mattoni senza essere disturbate. La mia anima assomiglia più a quei viottoli che non finiscono da nessuna parte;  a quei terreni pittoreschi da cui torno con l'orlo  dei vestiti sporco di polvere e la soddisfazione di aver vissuto qualcosa di reale, qualcosa di bello...
Guardi che segreti strani le confesso amico mio...!  "

Il cielo sopra Lima
Juan Gomez Barcena
Traduzione - Budetta E.


Lima nasce a Piazza Major nel gennaio del 1535, è qui infatti che viene posta la prima pietra per l'edificazione della città. Questa piazza è stata teatro delle vicissitudini della storia coloniale e repubblicana di cui anche l'aria è impregnata, ha ospitato il mercato, l'arena per le corride e la forca per le impiccagioni ed è circondata da imponenti costruzioni storiche.


Al suo centro si trova la fontana che nel settembre del 1651 prese il posto della precedente edificata nel 1578 dal viceré Francisco de Toledo per coprire il vuoto lasciato dal suo precedessore Diego Lòpez y Velasco che aveva spostato il patibolo lungo le rive del fiume. In cima vi era una palla che sosteneva una figura con uno scudo su cui era inciso il sigillo di Lima. La scultura venne sostituita nella nuova versione dall'attuale angelo con la tromba.


Sul lato occidentale si incontra il Palazzo del Municipio la cui costruzione viene completata nel 1944.


Su quello meridionale si incontra il Club di l'Unione.


e sul lato settentrionale il Palazzo del Governo completato nel 1938, residenza del Presidente.


Sul lato orientale il Palazzo Arzobispal in stile neo coloniale - accademico, sede dell'Arcivescovato completato nel 1922, all'interno si trova il museo religioso con quadri e mobili del XVI, XVII, XVIII secolo.


Segue la chiesa del Sagrario e la cattedrale intitolata a San Giovanni Apostolo e Evangelista inaugurata per la prima volta l'undici marzo del 1540 dal fondatore della città Francisco Pizarro e dedicata alla Gloriosísima Asunción de Nuestra Señora.  La chiesa divenne cattedrale nel 1541 con Papa Paolo III e la costituzione della diocesi promossa poi ad arcidiocesi nel 1546. Fu distrutta nel terremoto del 1609, in quello del 1746 e fu riedificata più volte assumendo un aspetto che contempla diversi stili architettonici, nel 1797 furono aggiunti i due campanili gemelli. Nel 1921 le fu conferito il titolo di " Basilica Minore ".


Ha tre portali in stile plateresco, quello centrale è detto Portada del Perdón ed è circondato dalle statue degli apostoli e del Sacro Cuore.


Nell'interno a tre navate è conservata la statua della " Nostra Signora dell'Evangelizzazione "  a cui nel 1988 Giovanni Paolo II dona la " Rosa d'Oro ", un rito della tradizione compreso nella liturgia stazionale romana con lo scopo simbolico di portare il profumo di Cristo al mondo. 


Cappella di Francisco Pizarro


Epigrafe commemorativa del monumento funerario di Pizarro


Stemma di Francisco Pizarro


Altare su un lato della cappella di Pizarro

A Piazza Major, chiamata anche Piazza delle Armi in riferimento alle esercitazioni dei militari che avvenivano in questo luogo, nel 1821 fu dichiarata da Josè de San Martin l'indipendenza del Perù, nel 1855 il presidente Ramon Castilla inaugurò il primo sistema di illuminazione e vennero assemblati i primi giardini.


Per chi non avesse visto il plenilunio del 3 dicembre scorso con la Superluna al perigeo.



giovedì 30 novembre 2017

Natale Express in partenza

" ... Si avvicinavano le feste natalizie e il piccolo Johann strappava i fogli del calendario e aspettava col cuore in tumulto il grande giorno. La gran sala era già misteriosamente chiusa, in cucina si vedevano preparare marzapani e torte brune.
Nelle vetrine brillavano le mostre natalizie. Intorno all’alta fontana in piazza del mercato erano rizzati i baracconi variopinti della fiera di Natale. Dovunque si andasse si respirava, col profumo degli abeti messi in vendita, l’odore della festa. 
Finalmente arrivò la sera della vigilia. La nonna si alzò e, mentre tutti intonavano O abete di Natale, varcarono la gran porta spalancata.La sala da pranzo, odorosa di ramoscelli d’abete, brillava e sfavillava di infinite fiammelle, e l’azzurro della tappezzeria faceva sembrare ancor più luminoso il vasto ambiente. In quella luce palpitavano come stelle lontane le candeline accese; un abete immenso, alto fino al soffitto, era adorno di fili d’argento, con un Angelo splendente sulla punta e ai piedi un presepio ... "


I Buddenbrook 
Thomas Mann

Noi per vivere l'attesa non strapperemo i fogli del calendario come il piccolo Hanno, ma saliremo sul Natale Express della Compagnia Natalizia " Focolare dell'Anima " e giorno dopo giorno, saltellando per l'Italia da Sud a Nord, da Est a Ovest, scopriremo le sorprese contenute nelle 25 finestre che compongono il nostro Calendario dell'Avvento e alla fine del viaggio brinderemo insieme augurando a tutti un Felice Natale. Il nostro saluto va ad Alessandro, ad Ambra e alle persone a noi care che ci seguiranno da lassù.
Ricordo che le finestre saranno accessibili dal giorno della pubblicazione in poi, le troverete tutte linkate in questo post e giornalmente anche nella parte destra di questo blog.


Grazie a tutti voi che avete permesso la realizzazione della IV Edizione del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima.





1 dicembre
 Ad Maiora
 Elettra

Andiamo Da Vespri E Novene Tra Uffici Sacri



2 dicembre
 Mirtillo14-camminando
 Mirtillo

Mi Irrito Raramente Rido Assai



3 dicembre
 Ad Nutum
 Negus

Inclito Natale Con Eccelse Note Sonore Oranti



4 dicembre
 Ad Nutum
 Negus

Scende A Natale Neve Intonsa Celeste Ode Lieve Aleggia



5 dicembre
 Attimi
 Graziana 

Angeli Beati Eternamente Tornino nell'Etere



6 dicembre
 Anima Mundi
 Sciarada

Rotonde Eleganti Ghirlande Addobbano Luoghi Infreddoliti



7 dicembre
 Myrtilla's house
 Patricia

Sorge Tra Eteree Luci, Luminoso Astro. Cogli Ogni Momento. Eternità Ti Attende.



8 dicembre
 Ad Maiora
 Elettra

Canti Armoniosi Regalano Ore Liete Estroverse



9 dicembre
 Ad Maiora
 Elettra

Camini Accesi Liberano Aria Briosa Rosso Ocra Suggellando Allegria



10 dicembre
 CARTATADIRESCHE
 Maurizio


10 dicembre 
finestra straordinaria
 Anima Mundi
 Sciarada

Gioia Invitta Natale Esprime Per Rilucente Opifice



11 dicembre
 Anima Mundi
 Golconda

Note Olenti Vagano Effondono Nuova Atmosfera



12 dicembre
 Anima Mundi
 Golconda

Elate Laude Fiaccole Illuminano



13 dicembre
 Il tempo ritrovato
 Antonella



14 dicembre
 Mirtillo14-camminando
 Mirtillo

Possano I Giorni Nascondere Emozioni



15 dicembre
 Acqua di fuoco
 Chicchina

Prezioso Invito Grande Natalizio Evento


16 dicembre
 Me & Loro
 Lorenza



17 dicembre
 Ad Nutum
 Negus

Cerimonie Rituali Ispirano Spiritualità Trascendente Obliata



18 dicembre
 Simple life in Tuscany
 Verbena

Certamente Avrai Motivo Impetuoso Non Ostentato



19 dicembre
 Anima Mundi
 Sciarada

Ballerina Ritorna In Nuovo Abito



20 dicembre
 LA CROCE DEL SUD
 Johakim



21 dicembre
 Mostrelibriluoghi
 Costantino



22 dicembre
 Attimi
 Graziana

Eterna Luce Filtra e Illumina



23 dicembre
 Voce di vento
 Sari

Corri Ostinata Meteora, Eternamente Trasmetti Amore



24 dicembre
 De qua e de la
 Elio
 Buon Compleanno



25 dicembre
 Viaggio nel Vento
 Folletto del Vento



sabato 25 novembre 2017

Da mano a mano in un abbraccio

Mano in latino " manus " ha la sua radice nel termine sanscrito " ma " che significa " misurare " e unito alla parola " nam " diventa " quello che misura, che si estende e abbraccia ".
Io oggi mi estendo, abbraccio la mia Raggio di Sole e le faccio tanti auguri insieme alla mia Sorellina.  


Mano dal greco " manòs " significa " non compatto " e indica una posizione distesa, aperta, contrapposta a quella di chiusura che forma un pugno.
Io oggi apro la mia mano e mi oppongo al pugno della violenza contro le donne, contro ogni essere e chiedo rispetto e giustizia. 


Da mano a mano in un abbraccio

martedì 21 novembre 2017

Mio dolce amore - Insieme raccontiamo 27

Un sottofondo che non sentiva più nel ventisettesimo incipit di Patricia Moll per Insieme raccontiamo. Partecipate con un finale breve di 200/300 battute oppure con un finale lungo di 200/300 parole.



Si stava preparando il caffè pensando a cosa avrebbe dovuto fare per sistemare una determinata questione. La tivù era accesa come sempre, un sottofondo che ormai quasi non sentiva più.
Improvvisamente il volume audio si alzò in maniera assordante. Si voltò. La tazzina le cadde dalle mani.
C’era una sua foto sullo schermo. Una foto di tanti anni fa, quando ancora era una ragazza piena di speranze e carina.
“Vi mostriamo la foto della ragazza scomparsa. Chiunque la vedesse è pregato di rivolgersi alle Forze dell’Ordine. Ricordiamo che è introvabile da ieri pomeriggio e che al momento della sparizione indossava blue jeans azzurri, felpa rossa con la scritta bianca my sweet love, scarpe da ginnastica blu. Risponde al nome di….”


Patricia Moll


Nefeli, lei la più bella della vigna a cui due piccoli angeli, ammaliati dal fascino che emanava, avevano rubato il nastro d'oro che usava per adornarsi i capelli. Volevano portare la sua consistenza nell'inconsistenza dei loro sogni, privarla della volontà facendo cadere la sua mente nell'oblio pascendola con melograno e miele e per portare a compimento il loro piano l'avevano ingannata con l'aiuto dei giacinti e dei gigli che le avevano rubato il profumo e degli amorini alati che l'avevano colpita con le frecce dileggiandola, ma il buon Zeus era intervenuto e con l'acqua della giovinezza l'aveva trasformata in nuvola permettendogli di dileguarsi e di fuggire. Si era nascosta tra gli umani e per un po' di tempo era riuscita a vivere in serenità toccando addirittura gli apici della più pura gioia. I due angeli però erano così tanto ossessionati da non aver mai smesso di darle la caccia e la foto mostrata in televisione risaliva a ventitré anni prima, quando l'avevano rintracciata e lei ancora una volta aveva dovuto lasciare il luogo che l'aveva accolta per inventarsi una nuova vita altrove. Adesso le Forze dell'Ordine la cercavano e lei era scoppiata in una fragorosa risata perché non l'avrebbero trovata, i due angeli ignoravano che il suo corpo terreno invecchiava e nessuno l'avrebbe associata alla foto di quella ragazzina. Nefeli si mise davanti allo specchio in cui erano riflessi giacinti e gigli recisi contenuti in un vaso sul tavolo e un quadro sulla parete in cui degli amorini alati scoccavano delle frecce gli uni contro gli altri, raccolse i capelli e li legò con il suo nuovo nastro d'oro, si sentiva libera e... felice.

Sciarada Sciaranti

Questo racconto è platealmente e palesemente ispirato dal testo scritto nel 1998 dalla cantante greca Haris Alexiou  " To tango tis Nefelis - Il tango di Nefelis " conosciuto anche come " Tango delle Nuvole ", le note sulle quali si muovono le parole sono quelle del " Tango to Evora " del 1991 di Loreena McKennitt inserito dalla compositrice canadese nell'album Visit dopo che gli era stato commissionato nel 1990 dalla “National Film Board of Canada per la colonna sonora del film documentario The Burning Times. Il mio vuole essere un omaggio a questa splendida canzone che ho reso in prosa nella prima parte del finale e ho sviluppato nella seconda con il mio immaginario.


Il tango di Nefeli interpretata da Angelina Statyeva

Il nastro d'oro
che metteva fra i capelli Nefeli
per distinguersi fra tutte nelle vigne 
da due piccoli, piccoli angeli 
le fu rubato.

Due piccoli angeli
che sognavano Nefeli, volevano
nutrirla con un melograno e miele 
affinché non ricordasse e si dimenticasse della sua volontà, 
la ingannarono. 

Giacinti e gigli
le rubarono il profumo e lo indossarono
e gli amorini lanciarono frecce verso di lei, 
deridendola.

Ma il buon Zeus
le porta l'acqua della giovinezza
la trasforma in una nuvola e la fa disperdere 
affinché non la trovino. 

Due piccoli angeli
che sognavano Nefeli, volevano
nutrirla con un melograno e del miele
affinché non ricordasse, si dimenticasse della sua volontà, 
la ingannarono. 

Il Tango di Nefeli
Haris Alexiou


Nella mitologia greca Νεφέλη - Nephele da νέφος - nephos nuvola è la moglie di Atamante, madre di Elle, Frisso e Leucone la cui storia potete leggere nella nota " l'aureo pregio" del post " ... D'eterno foco un drago ... "  ed è anche la nuvola da cui Zeus modellò la donna che doveva impersonificare sua moglie Era perché aveva scoperto che il re dei Lapiti Issione voleva possederla. Issione non si accorse dell'inganno e si congiunse carnalmente con Nefele. Issione fu così punito da Zeus per il suo sfregio, prima lo fece frustare da Ermete e poi lo fece legare a una ruota di fuoco per ruotare in eterno nel cielo. Nefele rimase incinta e divenne madre dei centauri, secondo Pseudo Apollodoro partorì Centauro e Piritoo a cui Ovidio nelle Metamorfosi aggiunge Folo. Centauro si unì alle giumente magnesie e generò la stirpe dei Centauri che per il loro carattere selvaggio erano predisposti allo scontro e nella loro lotta contro Ercole in Tessaglia fu la madre Nefele a intervenire per aiutarli, generò una pioggia battente che rese sdrucciolevole il terreno del campo di battaglia e bagnò la corda dell' arco di Ercole che non potè più essere stesa in modo adeguato, ma Ercole si sa è un eroe e gli eroi vincono sempre.
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