martedì 13 febbraio 2024

Le frittelle del Martedì Grasso

Burro, farina, latte e uova nelle frittelle del Martedì Grasso.  Elaborazione da un disegno di L. Gallina per il settimanale Cenerentola

Burro, farina, latte e uova nelle frittelle del Martedì Grasso. 
Elaborazione da un disegno di L. Gallina per il settimanale Cenerentola

" ... Prese la vacca per la cavezza e le parlò, dolcemente. " Su bella, vieni, vieni."
Rossina non oppose più resistenza e seguì il mercante che, giunto sulla strada, l'attaccò al suo calesse, costrigendola così a tenere il passo con il cavallo.
Rientrammo in casa, ma per molto tempo udimmo ancora, sempre più flebili, i suoi muggiti.
Niente più latte, niente più burro. La mattina a colazione, solo un pezzo di pane. La sera, a cena, solo patate e sale.
Il martedì grasso arrivò poco dopo la vendita della vacca.
L'anno prima, per quel giorno di festa, mamma Barberin mi aveva preparato un gran piatto di frittelle e io, con sua grande soddisfazione, ne avevo mangiate tantissime. Ma allora avevamo Rossina che ci dava latte e burro in abbondanza.
Scomparsa lei, scomparsi latte e burro, sarebbero scomparse anche le frittelle del martedì grasso, pensavo, rattristato.
Ma mamma Barberin aveva in serbo una sorpresa per me. Vincendo la sua riservatezza, aveva chiesto una tazza di latte a una vicina, un po' di burro a un'altra e quando tornai a casa, verso mezzogiorno, la trovai affaccendata a versare della farina in una grande ciotola di terracotta.
"Oh, guarda... farina!" esclamai, avvicinandomi.
"Sì, è proprio farina" confermò lei, con un sorriso. "E' proprio farina, mio caro Remì, ottima farina di grano. Senti che buon profumo?"
Se ne avessi avuto il coraggio, avrei chiesto a che cosa doveva servire, quella farina, ma proprio perché avevo una gran voglia di saperlo non osavo fare la domanda. E poi, volevo fingere di non ricordare che quello era il giorno del martedì grasso, per non mortificare mamma Barberin.
Fu lei a chiedermi, sempre sorridendo: "Che cosa si fa, con la farina?"
"Il pane" risposi.
"Epoi?"
"La farinata."
"E che altro?"
"Mah... non saprei."
"Oh, lo sai benissimo. Ma siccome sei un bravo ragazzo, non osi dirlo. Sai bene che oggi è martedì grasso, giorno di frittelle ma, siccome sai anche che non abbiamo né burro né latte, non osi parlare . E' cos', vero?"
"Oh, mamma Barberin..."
"Ma io ho letto nei tuoi pensieri e ho fatto in modo che tu non avessi un cattivo ricordo di questo martedì grasso. Guarda nella credenza."
Alzai cautamente il ripiano e vidi il latte, il burro, le uova e tre patate.
"Ora dammi le uova e, mentre le sbatto, sbuccia le patate."
Mentre tagliavo a fette le patate, lei ruppe le uova nella farina e si mise a impastare, aggiungendo di tanto in tanto una cucchiaiata di latte.
Quando la pasta fu pronta, mamma Barberin mise la ciotola nella cenere calda. Ora non ci restava che aspettare, le frittelle sarebbero state pronte giusto per l'ora di cena.
Mi sembrava che le ore non passassero mai e confesso che più di una volta sollevai il tovagliolo che copriva la ciotola.
"Farai prendere freddo alla pasta e rovinerai la lievitazione" mi rimproverava dolcemente mamma Barberin.
Ma la pasta lievitava magnificamente; sulla superficie si erano formate delle bolle e il profumo delle uova e del latte era delizioso.
" Spezza una fascina" mi disse, alla fine. "Ci serve un fuoco vivace, senza fumo."
E quando il fuoco divampò, alto e chiaro, mamma Barberin staccò dal muro la padella e la mise sulle braci.
"Ora, il burro."
Con la punta del coltello ne prese un pezzetto grosso come una noce e lo fece scivolare nella padella dove si fuse, crepitando. Com'era delicato e stuzzicante, il profumo del burro fuso che non sentivamo oramai da tempo, e com'era allegro il suo sfrigolio!
Sebbene concentrato sulla musica che saliva dalla padella, non mi sfuggì un rumore di passi che proveniva dal cortile. Chi poteva venire a disturbarci a quell'ora? Forse una vicina che aveva bisogno di un po' di fuoco, pensai.
Ma subito mi distrassi perché mamma Barberin, che aveva immerso il mestolo nella ciotola, ne faceva cadere il contenuto, chiaro e soffice, nella padella e quello non era certo il momento di concedersi distrazioni ... "

Senza famiglia
Hector Malot
Traduzione Rossana Guarnieri

1 commento:

  1. Un tempo era uso e costume cucinare tali delizie nel giorno più "grasso" dell'anno. Sì sentiva un profumo delizioso ed invitante in tutta la casa. Oggi purtroppo e molto raro. Sì preferisce comprare ogni cosa. Ma l'atmosfera non è la stessa. Sempre purtroppo. Grazie Sciarada e buon Martedì grasso anche a te.

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