Questo fenomeno meteorologico, che si manifesta in tutto l'emisfero boreale, è intitolato a San Martino e il perché lo capiamo ufficialmente dal 397 anno in cui viene diffusa la storia della sua vita scritta da Sulpicio Severo, in cui la cultura popolare innesca varie leggende e racconta del bel tempo che sgorga nel freddo, nel gelo, nella neve, nella pioggia e nel vento del mezzo dell'inverno, grazie al gesto di Martino che sulla porta di Amiens dona metà del suo mantello a un povero seminudo che la notte in sogno gli rivela di essere Gesù Cristo. (Vedi San Martino) Bel tempo che dalla saggezza contadina viene consacrato nell'espressione " l'Estate di San Martino dura tre giorni e un pochino ".
In Francia dove nasce il culto del santo si parla di Été de la Saint-Martin, in Spagna di Veranillo de San Martín, nei paesi che parlano il catalano di Estiuet de Sant Martí, in Portogallo di Verão de São Martinho, nel Regno Unito di St. Martin's summer, di Martinmas summer in relazione alla celebrazione di San Martino nella messa dell'11 novembre, di All Hallown Summer - Estate di Ognissanti, espressione che viene usata per la prima volta da William Shakespeare nel suo Enrico IV
Falstaff - Well, God give thee the spirit of persuasion and him the ears of profiting, that what thou speakest may move and what he hears may be believed, that the true prince may (for recreation sake) prove a false thief; for the poor abuses of the time want countenance. Farewell; you shall find me in Eastcheap.
Prince - Farewell, thou latter spring! farewell, All-hallown summer!
Falstaff - Bene, Dio doni a te lo spirito della persuasione, e doni a lui le orecchie del profitto, perché quel che tu dici possa commuovere e quel che egli ode possa essere creduto, affinché il Principe vero possa (tanto per divertimento) dimostrarsi un ladro falso. Infatti le povere mascalzonate dei nostri giorni hanno bisogno di incoraggiamento. Addio, potete trovarmi a Eastcheap.
Principe - Addio, seconda primavera! Addio, estate di San Martino!
Enrico IV - Atto I - Scena II
William Shakespeare
Traduzione - Massimo Bacigalupo
Seconda Primavera e Seconda Estate è dunque l'Estate di San Martino e Shakespeare per ragioni stilistiche in Romeo e Giulietta e Re Lear in un gioco di parole la contiene nel termine gossamer che William Bell, amministratore del Museo Nazionale di Norimberga, fa derivare da gossomer contrazione della locuzione tedesca Gottes Sommer - Estate di Dio. Nel tardo inglese (1300) il senso originario di gossomer viene spostato etimologicamente nella parola gos/oca - sumer/estate, la sostituzione della o con la a forma la parola di cui sopra gossamer che rappresenta il filo della ragnatela; le oche imbandiscono le tavole della Festa di San Martino e i ragni proprio in questo periodo per spostarsi tra le stoppie dei campi lanciano in aria i fili con cui compongono le loro ragnatele e poiché le piume d'oca assomigliano ai fili di seta dei ragni ecco che in un'unica parola si raccolgono due caratteristiche dell'Estate di San Martino:
Enter Juliet somewhat fast and embraces Romeo.
Here comes the lady. O, so light a foot
Will ne’er wear out the everlasting flint.
A lover may bestride the gossamers
That idles in the wanton summer air
And yet not fall; so light is vanity.
Entra Giulietta un po’ in fretta e abbraccia Romeo.
Ecco la sposa. Oh, un piede così leggero non consumerà mai
la pietra che dura per sempre.
Chi ama riesce a cavalcare il filo d’una ragnatela oscillante
nella gioiosa aria d’estate, senza mai cadere:
leggera è la vanità!
Romeo e Giulietta - Atto IV - Scena VI
William Shakespeare
Traduzione - Silvano Sabbadini
Edgar - Hadst thou been aught but gossamer, feathers, air,
So many fathom down precipitating,
Thou’dst shiver’d like an egg; but thou dost breathe,
Hast heavy substance, bleed’st not, speak’st, art sound.
Ten masts at each make not the altitude
Which thou hast perpendicularly fell;
Thy life’s a miracle. Speak yet again.
Edgar - Se fossi stato altro che ragnatela,
piume, aria, precipitando giù per tante
tese, ti saresti rotto come un uovo.
Ma tu respiri, hai una sostanza dura,
non sanguini, parli, sei intero. Dieci
alberi maestri uno sull’altro
non fanno l’altezza da cui tu a perpendicolo
sei caduto. La tua vita è un miracolo.
Parla di nuovo.
Re Lear
William Shakespeare
Traduzione - Agostino Lombardo
I fili delle ragnatele impregnate di gocce d'acqua in diversi luoghi vengono chiamati Capelli di Maria o Fili di Maria per indicare il filato del mantello che la Madonna indossa durante l'Ascensione per cui l'Estate di San Martino è conosciuta anche come Estate di Maria; lo scintillio delle ragnatele che ricorda l'argento dei capelli delle donne e le espressioni che segnano la primavera con il nome di giovane estate femminile e l'autunno con il nome di vecchia estate femminile nell'alto tedesco portano gossamer a diventare sinonimo di Altweibersommer da alt/vecchio, weiber/delle donne e sommer/estate, paragonabile all'ungherese Vénasszonyok nyara da vén/vecchio, asszony/donna, ok/suffisso plurale, nyár/estate e a/suffisso possessivo, al polacco Babie lato - estate della donna, sinonimo di Złota jesień - autunno dorato, al ceco Babské léto e al russo ба́бье ле́то/Bábʹje léto che sta per l'estate delle vecchie mogli inglesi, old wives' summer.
In questa prospettiva l'espressione Estate di San Martino diventa metafora per indicare una piacente signora in età.
Falstaff - È anch' essa de' miei pregi invaghita.
E anch'essa tien le chiavi dello scrigno. Costoro
Saran le mie Golconde e le mie Coste d' oro!
Guardate. Io sono ancora una piacente estate
Di San Martino. A voi, due lettere infuocate.
Falstaff; commedia lirica in tre atti - 1893
Giuseppe Verdi - Arrigo Boito
L'Estate di San Martino
1883
Eleuterio Pagliano
National Gallery of Art -Washingston D. C.
Nell'America settentrionale l'Estate di San Martino e il suo sinonimo Estate di Tutti i Santi sono contenute nella locuzione Indian Summer che comprende tutti gli intervalli di bel tempo che si manifestano tra metà settembre e dicembre all'interno del brutto tempo:
Estate di San Michele 29 settembre
Estate di San Luca o Piccola Estate di San Luca 18 ottobre
Estate di San Martino o Estate di Tutti i Santi 11 novembre
Gli studi del lessicografo Albert Matthews trovano una citazione sull'Estate Indiana come sinonimo di Estate di San Martino nel 1851, in seguito si scopre che in questo senso era stata citata per la prima volta nel 1778 da Michel Guillaume Jean de Crèvecoeurda un ex soldato franco-americano che si diede all'agricoltura e in " Lettere di un contadino americano " scrisse:
"... Allora giunge una forte gelata che prepara a ricevere il voluminoso strato di neve che presto seguirà; anche se è spesso preceduto da un breve intervallo di fumo e mitezza, chiamato estate indiana ... "
Il libro fu reso pubblico dal 1920. L'estate Indiana attraversò l'oceano atlantico e si sviluppò in Gran Bretagna solo a partire dal 1950.
Vi lascio con l'atmosfera dell'Estate di San Martino raccontata dal nostro Ernesto Ragazzoni
I
È una tepida estate
di San Martino, tanto
dolce che le giornate
d’April non hanno incanto
maggior. Le stesse foglie
secche, per i viali
più che l’aria di spoglie,
hanno un aspetto d’ali
mutevoli, lunghesso
i fossi e dentro i carri,
che se le tiran presso
in turbini bizzarri.
Io vo’ pei campi; avanzo
oltre i sentieri, e fumo,
contandomi un romanzo
per mio uso e consumo;
dove, com’è disegno
nelle oleografie,
ci son isbe di legno
sotto la neve, vie
tra pioppi ermi al tramonto,
cacciatori in cucina
attorno a un pasto pronto;
un’Ada, un’Ermelina
che guardan pei cancelli
se giunge Adolfo, Arturo;
rovine di castelli
chiuse in un cielo oscuro,
sassi di muriccioli
coll’edera, e un mendìco...
mulini... boscaiuoli...
un pozzo sotto un fico,
bimbi affacciati ai vetri
che guardan, chi sa dove;
passan forme di spetri
(son tanti dì che piove);
nubi, e una spiaggia incolta.
Insomma, l’arsenale
completo d’una volta,
romantico - autunnale.
II
Io vo’ pei campi, fiuto
per l’aria odor di tordi
arrosto, in un velluto
- cari! - di lardo a fior di
fiamma sovra uno spiedo;
e il buon odor mi viene
da un luogo che non vedo,
ma certo assai dabbene.
O pace! Che mai l’oste
mi servirà stasera?
Forse le caldarroste
- o pace! - e del barbera?
O le pere in giulebbe...
(che giorni ha San Martino!)
Né mi dispiacerebbe
prima uno stufatino.
Che pace! È come un lento
lasciarsi andare a caso
s’un fiume sonnolento,
incontro a un bell’occaso...
L’acque, in un loro velo
viola e d’or, pare ardano;
e sono l’acque e il cielo
silenzi che si guardano.
Io vo’ pei campi. Lungi
bruciano forse stipa,
c’è un fumo, e ve ne aggiunge
pur uno la mia pipa.
Oh, il fumo? Chi la sente
la nostalgia che ha
il fumo - che, silente -,
d’autunno se ne va,
(esule e senza casa)
d’autunno, e verso sera...
sulla campagna rasa...
ombra che si fa nera!
Con che, detta la mia,
(come la mulinavo!)
brava corbelleria,
fo’ punto, e vi son schiavo.
Insalata di San Martino
Poesie a cura di Arrigo Cajumi - 1956
Ernesto Ragazzoni
Lieta Festa di San Martino