giovedì 16 aprile 2020

Luis Sepúlveda è fatto così

Ha contratto il COVID-19 durante un viaggio in Portogallo ed è morto oggi, aveva settantanni.
Questo è lui: 

" ... Mi sorprendono le parole e il loro potere di fondare realtà; sono un figlio delle parole perché come cileno discendo dagli indios mapuche, dai primi abitanti del mio paese che, pur non possedendo una scrittura, avevano in cambio uno smisurato amore per il parlato, per le parole, che disponevano in ordine nelle fredde notti australi in modo da raccontare le cose del giorno, da raccontare la vita e la morte, le speranze e i sogni, e a forza di nominarle, facevano sì che tutto avesse vita e fosse reale.
Anche i capi guerrieri del mio popolo mapuche erano eletti, non in tornei di forza o mediante prove di abilità fisica, ma in gare verbali. Dovevano parlare per ore e ore, giorno e notte, facendo un discorso equilibrato, coerente e poetico. Il più bravo veniva eletto cacicco e reggeva le sorti della nazione mapuche, della Gente della Terra.
Uno di loro, racconta la storia, parlò per quattro giorni e quattro notti e, per rendere più difficile la prova, lo fece portando sulle spalle un tronco del suo stesso peso. Così, sostenendo il proprio peso,  il grande cacicco Caopoliciin, signore delle terre del Sud e delle isole, parlò, narrò, per quattro giorni e quattro notti, raccontando nei dettagli quello che osserva un fiume nel suo vertiginoso viaggio fino al  mare. Questo mio antenato, come tutti noi uomini e donne che amiamo le parole, faceva letteratura e al tempo stesso fondava tutte le cose che nominava, dava loro ragione di essere. Può esserci un esempio più alto di universalità umana?
Quando noi uomini parliamo di umanità, nominiamo una grande famiglia il cui maggior tesoro è la diversità di razze, lingue, colore di pelle, usanze, modi di mettersi in relazione con la vita e con la morte.
Eppure questa famiglia così varia ha una componente comune che ci rende umani: la consapevolezza dei diritti dell'uomo e il bisogno impellente di averli come unica norma che ci organizza la vita.
Quando qualcuno scrive «Diritti Umani» sulla carta, sullo schermo di un computer, su un muro o sulla sabbia di una spiaggia, sta scrivendo la poesia della più grande universalità umana. E lo stesso accade se qualcuno dice «Diritti Umani» in una casa, in un paese d'esilio, nella trincea di una guerra assurda - e tutte le guerre sono assurde e superflue - o in una strada scossa da migliaia di manifestanti che difendono la vita. Anche la letteratura e il suo indispensabile messaggio di universalità umana si pronunciano a voce alta e con clamore di folla.
Nella mia lingua, lo spagnolo, che unisce e dà identità culturale a quasi cinquecento milioni di persone, la parola PAZ, pace, ha solo tre lettere, ma sono lettere contundenti e granitiche. È una parola che amiamo perché l'abbiamo detta e scritta per secoli senza ottenere, e non per colpa nostra, che la pace fosse la luce che illumina la nostra vita. Ma continuiamo a insistere proprio perché sappiamo che la parola pace è uno dei grandi gioielli dell'universalità umana. La letteratura è fatta di parole e la sua grandezza è decisa proprio dall'universalità umana dello scrittore. Non sono la saggezza né il patrimonio culturale a dare splendore a parole brevi e belle come PANE, PACE, LAVORO, GIUSTIZIA e LIBERTA'. C'e chi le dice o le scrive non sa, o non vuol sapere, che il loro senso è inequivocabile, qualunque sia la lingua in cui le dica o le scriva, le spoglia di quell'universalità umana che hanno queste parole fondatrici dei Diritti Umani, il grande retaggio di tutte le civiltà ... "

Il potere dei sogni
Luis Sepúlveda
Traduzione Ilide Carmignani



Sugli amici morti ha scritto:

" ... «Hugo, il Selvaggio, era fatto così» dice qualcuno.
«No, il Selvaggio è fatto così, perché se li nominiamo e raccontiamo le loro storie, i nostri morti non muoiono» replica un altro.
E i bicchieri di vino si alzano e si toccano con un rumore allegro di campane nella notte fraterna di Santiago ... "

Cena con poeti morti
Luis Sepúlveda
Traduzione Ilide Carmignani

E io uso le sue stesse parole per salutarlo:

«Luis Sepulveda era fatto così» dice qualcuno.
«No, Sepùlveda è fatto così, perché se li nominiamo e raccontiamo le loro storie, i nostri morti non muoiono» replica un altro.
E i bicchieri di vino si alzano e si toccano con un rumore allegro di campane nella notte fraterna d'Italia.

6 commenti:

  1. Cara Sciarada, purtroppo, il coronavirus no risparmia nessuno, questa volta ci ha preso un personaggio importante.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso 

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  2. Uno scritto che amavo molto. Mi dispiace per questa perdita. Saluti.

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  3. Una traccia indelebile nella cultura universale. Hai scelto un bellissimo scritto Sciarada: parole che riescono in pochi istanti a creare un clima leggendario di vite antiche ed autentiche.

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  4. Già mi manca come scrittore!
    Per fortuna ho avuto il piacere e l'onore di vederlo e parlargli anni fa. Non lo dimenticherò mai!

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  5. Lui, intenso, sostanzioso in modo gentile e leggero... vinto da un virus... non pare neppure possibile sia successo per davvero.
    L'hai onorato con un bel "pezzo"... brava Sciarada.

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