" ... Era la mattina di ferragosto. Il primo ferragosto del dopoguerra, quello del 1945. Una settimana prima avevano scaricato su tutto quanto il Giappone la più grande delle bombe inventata dagli americani, l'atomica ...
... All'Arcella le forze religiose avevano organizzato una grande processione alla presenza di SE il vescovo Agostini e altri prelati ...
... Quella mattina di ferragosto ero là, all'Arcella. Io e Sassarone Igino ci si era seduti su un muretto di una casa tipo villetta, col cancello tutto stortato. Là gli americani e degni compari inglesi avevano mollato giù una caterva di sventole, per fortuna non atomiche, così che tante di quelle casette e ville col giardinetto erano andate distrutte con morte intiere famiglie. Si vedeva macerie ancora, dei tetti coi coppi mancanti, delle buche sui prati scavate dalle bombarde aeree. Anche la strada aveva l'asfalto corrotto da quegli anni di battaglia, che anche io avevo patito e adesso mi trovavo come un straccio e senza nessuna idea del futuro.
Adesso là facevano la processione, con tutti i preti in bianco e il vescovo tenuto sotto il baldacchino rosso e oro per il riparo dal sole ...
... Appena la processione all'Arcella è finita, con la benedizione di tutti inginocchiati, io e Igino abbiamo camminato in pressa a piedi fino alla stazione centrale. Anche là sul piazzale c'era mucchi di pietre in catasta e le finestre dell'albergo Vapore coi cartoni al posto di qualche vetro. C'era gente che arrivava coi treni e quasi tutti avevano delle valigie, che a volerle aprire certo si trovava dentro del materiale cibario da borsa nera, proibita e condannata. Ma noi due si doveva correre in questura al più presto, e non arrestre la gente. Così siamo montati sulla filovia numero uno, che era scrostata di vernice ma fra poco gli americani, dicevano, mandavano trattori e camion per rimettere in ordine la circolazione e le campagne ...
... La città era calma di ferragosto, solo dei manifesti sui muri coi partiti che ognuno diceva la sua sulla libertà riconquistata e il diritto al lavoro per tutti quanti.
Io e Igino abbiamo transitato il portico dei Molini Grèndene e siamo entrati dentro nella questura centrale e andati su negli uffici. I muri erano pieni di croste, la pittura stava venendo via con le macchie dell'umido, in terra era pieno di cicche, come che non si faceva la pulizia da un anno. Sulle scale c'era gente che parlottava, uno che voleva sapere se suo figlio l'avevano portato là, un altro che diceva di essere un avvocato. Anche il giorno di ferragosto nel dopoguerra, a mezzogiorno passato c'era tanta gente che andava e veniva per i corridoi, parenti di arrestati o questurini, oramai avevo fatto pratica e li riconoscevo a distanza ... "
Vendetta all'italiana - 1978
Gino Pugnetti
Con l'augurio che il cielo possa schiarirsi e le popolazioni in guerra possano ritrovare la pace, grazie e lieto Ferragosto a tutti!