venerdì 25 aprile 2014

I tetti di Roma


"La forma vera della città è in questo sali e scendi di tetti, tegole vecchie e nuove, coppi ed embrici, comignoli esili o tarchiati, pergole di cannucce e tettoie d'eternit ondulata, ringhiere, balaustre, pilastrini che reggono vasi, serbatoi d'acqua in lamiera, abbaini, lucernari di vetro, e su ogni cosa s'innalza l'alberature delle antenne televisive, dritte o storte, smaltate o arrugginite, in modelli di generazioni successive, variamente ramificate e cornute e schermate, ma tutte magre come scheletri e inquietanti come totem. Separati da golfi di vuoto irregolari e frastagliati, si fronteggiano terrazzi proletari con corde per i panni stesi e pomodori piantati in catini di zinco; terrazzi residenziali con spalliere di rampicanti su tralicci di legno, mobili da giardino in ghisa verniciata di bianco, tendoni arrotolabili; campanili con la loggia campanaria scampanante; frontoni di palazzi pubblici di fronte e di profilo; attici e superattici, sopraelevamenti abusivi e impunibili; impalcature in tubi metallici di costruzioni in corso o rimaste a mezzo; finestroni con tendaggi e finestrini di gabinetti; muri color ocra e color siena; muri color muffa dalle cui crepe cespi d'erba riversano il loro pendulo fogliame; colonne d'ascensori; torri con bifore e con trifore; guglie di chiese con madonne; statue di cavalli e quadrighe; magioni decadute a tuguri, tuguri ristrutturati a garçonnières; e cupole che tondeggiano sul cielo in ogni direzione e a ogni distanza come a confermare l'essenza femminile, giunonica della città: cupole bianche o rosa o viola a seconda dell'ora e della luce, venate di nervature, culminanti in lanterne sormontante da altre cupole più piccole.
Nulla di tutto questo può essere visto da chi muove i piedi o le sue ruote sui selciati della città. E, inversamente, di quassù si ha l'impressione che la vera crosta terrestre sia questa, ineguale ma compatta, anche se solcata  da fratture non si sa quanto profonde, crepacci o pozzi o crateri, i cui orli in prospettiva appaiono ravvicinati come scaglie d'una pigna, e non viene neppure da domandarsi cosa nascondano nel loro fondo, perché già tanta e tanto ricca e varia è la vista in superficie che basta e avanza a saturare la mente d'informazioni e di significati. "
... " Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, - conclude, - ci si può spingere a cercare quel che c'è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile".

Palomar
Italo Calvino

7 commenti:

  1. Leggendo per un tratto, mi chiedevo chi potesse essere l'autore di questa sapiente descrizione, fantastica, immaginifica e rutilante di colori. Ci scopri un mondo architettonico sconosciuto, ricco e pieno di movimenti, che dal basso non sai pensare.
    Non poteva essere che Calvino. Una scelta magnifica.

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  2. Grande descrizione di Calvino!
    Splendida Roma, dal basso e dall'alto!
    Buona giornata da Beatris

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  3. Bella descrizione, splendida Roma, grande riflessione. Migliori saluti.

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  4. Descizione stupefacente di ciò che sta "sopra" Roma, mia Diletta.
    Sei sempre avvincente con i tuoi post, molto interessanti.

    Ti abbraccio forte.

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  5. ELLE est si belle cette photo de cet endroit que je ne connais pas encore
    c'est tellement beau
    UN jour je passerai sur ROME bise

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  6. Bello e insolito questo nuovo punto di vista che fa scoprire dettagli mai considerati!

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