domenica 14 settembre 2025

Astratto in Materia - L'incanto

Astratto in Materia - L'incanto

L'incanto: Una foglia che si specchia in un'altra con la complicità della luce.

Se vi va di partecipare, materializzate il vostro concetto di incanto attraverso un oggetto concreto che possa rappresentarlo. Sono ben accette anche le definizioni, il gioco non è così fiscale; il tutto sarà riportato nel post.

P.S. Segugi, se partecipate lasciate il nome di battesimo o anche il soprannome, giusto per distinguervi. 

Per chi è interessato: 

mercoledì 10 settembre 2025

Il Colosseo sotto la pioggia

Il Colosseo è eterna memoria di pietra, sotto la pioggia è storia che piange, ogni goccia che tocca le sue arcate è un brusio del passato, un eco di gladiatori e di imperatori dimenticati. Il cielo grigio azzurro lo avvolge come un mantello e il vento porta con sé voci spezzate, applausi lontani, il clangore di spade ormai deposte. La pioggia lo purifica, lo rende meno monumento e più anima; mentre ogni suo arco, ogni sua crepa, ogni sua ombra sussurra lambita, lo si sente respirare e in quell’istante, mentre il mondo corre e si ripara, lo guardi; capisci che non stai osservando una rovina, ma il cuore di Roma che sotto l'acqua batte anche dentro di te.

Sciarada Sciaranti

Arcate del Colosseo sotto la pioggia

"... Dunque. C'era un posto dove non arrivava mai nessuno di nuovo. Finché un mattino di pioggia arrivò…
... Iniziò a piovere. La pioggia fece parlare le foglie, ogni foglia una parola. Una foglia gli cadde in testa, poi un'altra.
Sì, disse a occhi chiusi, sto diventando un vecchio albero in un bosco. Gli alberi diventano pagine, il libro mi circonda. Sarebbe bello durare quanto i racconti che abbiamo ascoltato e che raccontiamo. Ma loro dureranno più di noi...
... Cominciò a piovere forte. Ma la chioma dell'albero lo copriva. Voleva alzarsi in piedi e andarsene, ma il muschio era così morbido, e il rumore della pioggia così amico. Non aveva più freddo."

Pane e Tempesta
Stefano Benni

Ciao Stefano...

Ecco il link del reel:

lunedì 8 settembre 2025

La Natività della Vergine Maria tra eclissi di Luna e Calendario Bizantino

Eclissi di Luna 7 settembre 2025 - Sciarada Sciaranti

Eclissi di Luna 7 settembre 2025
Fase finale con l'ombra della Terra sulla Luna
Vigilia della Natività della Vergine Maria

La festa della Natività della Vergine Maria, che si celebra l'8 settembre, affonda le sue radici nel V secolo, all'interno dell’Impero Romano d'Oriente in cui la commemorazione della nascita della Madre di Dio comincia a diffondersi probabilmente in relazione alla dedicazione della basilica di Gerusalemme, costruita nel luogo ritenuto tradizionalmente la casa dei genitori di Maria.
Come tutte le grandi feste della tradizione bizantina, la Natività di Maria non si limita a un solo giorno, ma si articola in un vero e proprio ciclo liturgico; è preceduta da una Προεόρτια/Proeortia, da πρό/pro - prima più ἑορτή/eorté - festa, nell'accezione prima della festa, che inizia il 5 settembre con i giorni di preparazione spirituale in cui la Chiesa propone inni e letture che annunciano la nascita della Θεοτόκος/Theotokos da Θεός/Theós - Dio più τίκτω/tíkto - generare, partorire, nell'accezione colei che genera Dio. Il 7 settembre, che quest'anno ha visto una bellissima eclissi totale di luna, è la vigilia liturgica, momento culminante della Proeortia, con i vespri solenni, la proclamazione delle profezie veterotestamentarie, i canti mariani e, in alcune tradizioni locali, la benedizione dei frutti della terra, in segno di gratitudine e speranza per il nuovo ciclo agricolo.
Il giorno seguente, l'8 settembre, la Chiesa celebra la nascita di Maria con la Divina Liturgia, le letture evangeliche, le omelie e le processioni. Maria è presentata come "Aurora della Salvezza", colei che inaugura il mistero dell'Incarnazione. Ma la festa non si conclude con il giorno della celebrazione, si prolunga fino al 12 settembre, giorno dell'Ἀπόδοσις/Apodosis, da ἀπό/apo - da più δίδωμι/didōmi - dare, nell'accezione di restituzione in cui si "congeda" liturgicamente la solennità. Durante l'Apodosis si ripetono gli inni principali della festa e si rinnova la contemplazione del mistero mariano, offrendo ai fedeli un tempo di riflessione e interiorizzazione.
La festa della Natività di Maria Vergine, è collocata appena una settimana dopo l'inizio dell'anno ecclesiastico orientale e assume un significato profondo, è la prima grande celebrazione del nuovo ciclo liturgico.
Ma per comprenderne appieno il valore bisogna risalire alla nascita del calendario bizantino, introdotto nel 312 d.C. dall'imperatore Costantino I, in un momento cruciale per la cristianizzazione dell'Impero.

"L'anno sacro bizantino comincia col settembre, il mese della Nativita della Madonna. Gia nel primo giorno si commemora il ritrovamento dell'icona mariana del monastero dei Miasini presso Melitina in Armenia, che era stata sprofondata nel lago di Gazuro per salvarla dalla profanazione degli iconoclasti, e venne poi miracolosamente ritrovata. Ma la grande festa iniziale é quella dell'8 settembre, la Nativita, festa delle principali, preceduta da una vigilia e seguita, nel giorno successivo, come si suole per le massime feste, dalla memoria dei personaggi secondari di quel mistero, i Santi « antenati » (προπάτορες), Gioacchino ed Anna. Tra la ricca messe poética di questi tre giorni scegliamo la seguente strofa di propria melodía di Stefano Agiopolita per il Grande Véspero:
« Quest’oggi
dell'universale letizia i proemi;
oggi spirarono l’aure
di salvezza prenunzie;
della nostra natura
la sterilità restò sciolta;
che la sterile, madre ci appare
di Colei che vergin sará dopo il parto
del Crearore, da cui
l’aliecno s'appropria il Dio per natura,
ed agli erranti, per via della carne,
salvezza oprerá
Cristo il filántropo
e redentore dell’anime nostre ».

E quest’altra in onore dei due Genitori:

« O Diade beata,
i genitori tutti voi superaste,
che all’intero creato
una superior germinaste.
Davver sei beato, Gioacchino,
padre ordinato a tale figliuola.
Beato il tuo útero, Anna,
perché esso la Madre
della vita a noi germinó.
Beato quel seno con cui allattasti
Leí che di latte nutrì
Colui che nutre ogni spirito...»."

Enciclopedia Mariana Theotócos

Nascita di Maria Vergine  - prima metà del XVII secolo - Pietro da Cortona -  Galleria Nazionale dell'Umbria - Perugia

Nascita di Maria Vergine
Prima metà del XVII secolo
Pietro da Cortona
Galleria Nazionale dell'Umbria - Perugia

Questo calendario cristiano, basato sul giuliano, si distingue per il conteggio degli anni che partono dalla creazione del mondo fissata al 1° settembre 5509 a.C. Nel sistema bizantino, questo computo prende il nome di Anno Mundi, ovvero "Anno del Mondo", e rappresenta il tempo trascorso dalla creazione secondo la cronologia biblica. I teologi bizantini, basandosi sulle genealogie bibliche e sulla tradizione della versione dei Settanta, calcolarono che tra la creazione e la nascita di Cristo intercorressero 5509 anni. Così, l'anno 1 d.C. corrisponde all'anno 5509 dalla creazione, e il 1° settembre 5509 a.C. diventa l'inizio del tempo sacro.
La scelta del 1° settembre come inizio dell'anno liturgico non è solo simbolica dal punto di vista cosmico e agricolo, ma anche profondamente teologica, sugella il legame tra l'Antico e il Nuovo Testamento. La creazione, collocata all'origine del tempo sacro, appartiene alla narrazione dell'Antico Testamento, mentre la nascita di Maria, celebrata subito dopo, apre il cammino verso il Nuovo Testamento e il compimento della promessa. In questo modo, il calendario bizantino non solo scandisce il tempo, ma lo trasfigura, il principio del mondo e il principio della redenzione si affiancano, come due atti di un'unica storia di salvezza.
Il calendario bizantino non fu il primo calendario usato dai cristiani, ma fu il primo sistema ufficiale e teologico adottato a livello imperiale. A differenza delle comunità cristiane dei primi secoli, che seguivano il calendario giuliano e celebravano le feste secondo tradizioni locali, il calendario bizantino offrì una visione del tempo sacro, scandito dalla creazione e integrato nella liturgia. Ancora oggi, esso sopravvive nella pratica delle Chiese ortodosse orientali, come struttura del tempo ecclesiastico.
Nel 1° settembre confluiscono anche radici pratiche e simboliche: in Oriente, questa data segnava l'inizio dell'anno agricolo e del ciclo fiscale imperiale, regolato dall'indizione, un sistema quindicennale in cui ogni anno era numerato da 1 a 15. Il tempo agricolo, fiscale e liturgico si armonizzavano in questa data, che diventava così un punto di convergenza tra vita rurale, amministrazione e spiritualità.
Era il tempo della vendemmia, della raccolta, e della preparazione dei campi per la semina autunnale. Questo momento di rinnovamento naturale si intrecciava con la visione teologica della creazione, così come Dio, nel primo giorno, separò la luce dalle tenebre e fece germogliare la terra, anche l'uomo, in quel tempo, separava il grano dalla paglia e preparava il terreno per la nuova vita. Il parallelo tra la creazione cosmica e il ciclo agricolo è evidente, il tempo divino e il tempo umano si incontrano nel ritmo della liturgia.
Nel mondo romano occidentale invece, l'anno agricolo tradizionalmente iniziava a marzo, mese dedicato a Marte, dio della guerra e della primavera, che segnava il risveglio della terra e l'avvio delle attività nei campi. Anche dopo la riforma del calendario civile, che spostò l'nizio dell'anno al 1° gennaio, il ciclo agricolo romano continuò a seguire il ritmo stagionale, mantenendo la primavera come punto di partenza. Questo contrasto evidenzia la diversa concezione del tempo, per Roma, il tempo era scandito dalle stagioni e dalle attività civili e militari; per Bisanzio, il tempo era teologico, legato alla creazione e alla liturgia.
A rafforzare il legame tra il capodanno ecclesiastico e la protezione mariana, la Chiesa bizantina celebra il 1° settembre anche la Sinassi della Madre di Dio dei Miasseni. Secondo la tradizione, durante l'iconoclastia (VIII - IX secolo), i monaci del monastero di Miasena, presso Melitene in Armenia, immersero un'icona della Theotokos nel lago Gazuro per salvarla dalla distruzione. L'icona rimase sommersa per anni, ma riemerse miracolosamente, intatta. Questo evento, commemorato proprio il primo giorno dell'anno liturgico, suggella il legame tra la creazione, la protezione divina e la figura di Maria.
La festa della Natività di Maria, inserita nel calendario bizantino come prima grande celebrazione dell'anno, si diffonde in Occidente nel VII secolo, grazie a Papa Sergio I (687 - 701), di origine siriaca, che introdusse nella liturgia romana diverse feste mariane di matrice orientale, tra cui la Natività, la Presentazione e la Dormizione. In Italia, la festa si radicò profondamente e nella liturgia ambrosiana, la troviamo attestata nel X secolo. Il Duomo di Milano, consacrato nel 1572, è dedicato proprio a Mariae Nascenti, segno della forte devozione locale.
C'è da dire che la diffusione del calendario bizantino in Italia non fu immediata né uniforme. Essa avvenne con la presenza diretta dei Bizantini nelle regioni meridionali e insulari. A partire dal VI secolo, l'Impero d'Oriente riconquistò vaste aree dell'Italia, portando con sé la liturgia greca, la teologia orientale e il computo bizantino del tempo. In Sardegna, la dominazione iniziò nel 534 d.C. dopo la sconfitta dei Vandali; in Calabria, Puglia e Basilicata, il controllo bizantino si consolidò tra il 535 e il 553, durante la guerra gotica. In Sicilia, la presenza bizantina durò dal 535 fino alla conquista araba, conclusa nel 902.
In queste terre, il calendario bizantino venne adottato nelle strutture ecclesiastiche locali, soprattutto nei monasteri e nelle diocesi che seguivano il rito greco e la liturgia orientale. Le feste mariane, come la Natività di Maria, venivano celebrate secondo il computo bizantino, e il 1° settembre segnava l’inizio del ciclo liturgico. Questa integrazione si riflette anche nella cultura popolare dove il tempo sacro bizantino si fonde con il ritmo agricolo e le tradizioni locali.
Nel 1699 Pietro il Grande, zar di Russia, decretò la fine del calendario bizantino come sistema ufficiale, nell'ambito delle sue riforme di occidentalizzazione. Con l'introduzione del calendario giuliano e lo spostamento dell'inizio dell'anno al 1° gennaio, la Russia si allineava al modello europeo, abbandonando una visione del tempo che non era solo cronologica, ma teologica.
La fine dell'uso civile non ne segnò però la scomparsa, il calendario sopravvive tuttora nella liturgia delle comunità ortodosse, presenti anche in Italia, che ne mantengono vivo il ritmo sacro e il 1° settembre continua a segnare l'inizio dell'anno ecclesiastico. Le letture bibliche, le preghiere e le commemorazioni mantengono intatto il respiro sacro del tempo, scandito non da convenzioni numeriche, ma da misteri e ricorrenze. La Natività di Maria, celebrata l’8 settembre, resta la prima grande festa del ciclo liturgico, come avviene da secoli.
In questo calendario, il tempo non si misura, si contempla; non si consuma si celebra. È un tempo che non corre, ma ritorna; che non si impone, ma accompagna.
In molte regioni del Sud Italia, l'8 settembre è vissuto come consacrazione del capodanno mariano. Nei proverbi e nei dialetti locali, si parla della Madonna Bambina come colei che "porta l'anno nuovo". In Calabria si dice "Lu capudannu di la Madonna", in Sicilia "A la Madonna Bambina si cambia stagione", in Puglia "La Madonna piccinna porta l’annu novu", e in Sardegna si parla del "primu de s’annu de sa cresia", riferendosi all’inizio del ciclo liturgico.
Queste espressioni testimoniano la persistenza culturale del calendario bizantino, non solo nella liturgia, ma nella memoria collettiva, nei ritmi agricoli e nella devozione popolare. Il tempo, nella visione bizantina, non è solo cronologico: è sacro, ritmato, abitato dalla presenza divina. E la Natività di Maria, celebrata all'inizio dell'anno ecclesiastico, ne è il primo segno luminoso.

Lieta Natività della Vergine Maria!


domenica 7 settembre 2025

Luna del Mais in eclissi alla Vigilia della Natività della Vergine Maria

Nel crepuscolo di questo 7 settembre 2025, mentre l’estate sfuma in un silenzio dorato, la Luna nella fase di plenilunio si veste di rosso sangue; come un cuore che pulsa nel cielo incantato, la madre delle notti, si eclissa per accogliere la nascita di colei che ha portato la luce nel mondo. È la vigilia della Natività della Vergine Maria e il firmamento si fa preghiera visiva, un segno celeste, un manto d’ombra e di luce, che avvolge la notte in un abbraccio mistico.
L'eclissi totale di Luna si apre nel tardo pomeriggio, con la penombra che inizia a velare il nostro satellite alle 17.28. Verso le 18.30, l’ombra terrestre comincerà a scolpire il disco lunare, e alle 19.30 la totalità prenderà il suo posto nel cielo. Il momento più intenso arriverà alle 20.11, quando la Luna, che quest'anno non è quella del Raccolto ma quella del Mais, completamente immersa, brillerà di un rosso profondo e suggestivo. La fase totale durerà poco più di un'ora e venti minuti, e l’intero evento si concluderà intorno alle 22.55, dopo oltre cinque ore di danza celeste.
In Italia potrete osservala, a partire dalle 19.30, da un luogo alto, rivolti a est, lontano dalle luci e vicini al silenzio.
Che sia spiaggia, collina, montagna o terrazza solitaria, questa Luna rosso sangue è un invito alla meraviglia in una notte che parla di grazia, di nascita, e di quella bellezza che solo il cielo sa raccontare.

Eclissi di luna piena rosso sangue

Lieta eclissi! 

Eclissi di Luna 7 settembre 2025 - Sciarada Sciaranti

Eclissi di Luna 7 settembre 2025 - Sciarada Sciaranti


venerdì 5 settembre 2025

Di afidi e formiche, eserciti e colonialismo

... gli afidi, che amano talmente la mia dolcezza interiore da rimanere immobili per ore e ore con il loro apparato boccale (del tutto simile a una vostra siringa) conficcato nei miei tessuti vegetali. Una condizione piuttosto pericolosa per degli insetti piccoli, privi di armi e dolci come il miele...
... A questo punto sorge spontanea una domanda: come hanno fatto gli afidi a sopravvivere per milioni di anni nonostante questa schiera di nemici?
Per di più essi non possiedono - almeno così sembra - delle difese: non hanno artigli, né corna e neppure pungiglioni. Tuttavia, come potrete notare ogni primavera, questi animaletti prosperano su noi rose e su tante altre piante e addirittura, secondo il parere di molti entomologi, la specie più dannosa alle colture agrarie appartiene proprio a un afide. Evidentemente questi insetti sanno difendersi e lo sanno fare molto bene, visti i risultati. Il problema - per voi uomini che vedete il mondo in modo molto diverso - è che usano dei metodi talmente differenti dai vostri da risultare invisibili.

Afidi

La loro principale difesa consiste nell’attenta selezione dei generi: guardando infatti una popolazione di questi insetti, si nota che è composta unicamente da individui di sesso femminile, i maschi non esistono. Gli afidi riescono comunque a mettere al mondo dei figli grazie a un processo chiamato “partenogenesi”, in cui le femmine possono fare figli da sole senza il bisogno di inutili maschi. La cosa è solo in apparenza strana, visto che nel mondo degli insetti è piuttosto comune, per esempio tra le vespe, le api, le formiche e le cocciniglie. Ma non finisce qui, anzi… I pidocchi delle piante non depongono le uova come fanno tutti gli insetti, ma partoriscono direttamente le loro figlie, proprio come i mammiferi. E non solo: la figlia appena nata è già incinta ed è pronta a mettere al mondo, dopo poche ore, un’altra figlia. In pratica, quando un afide diventa mamma, nel giro di poche ore si trasforma in nonna e bisnonna! Questo meccanismo prende il nome di “inscatolamento delle generazioni” e nella pratica si traduce in milioni e milioni di individui generati in pochissimo tempo. Infatti, tutti gli elementi della popolazione sono in grado di fare figli e tutti hanno una capacità riproduttiva straordinaria. Ecco quindi spiegato il motivo per cui un nostro bocciolo si riempie, in pochi giorni, di un grumo di afidi ammassati l’uno sull’altro. Ed è proprio questo il loro metodo di difesa: le legioni di nemici ne possono predare quanti vogliono, ma non riusciranno mai a frenare il loro impressionante tasso riproduttivo...

Afidi

... Per soddisfare il loro metabolismo, questi insetti sono costretti a suggere litri di questa mia sostanza povera di proteine ed esageratamente ricca di zuccheri. Ecco perché gli afidi devono eliminare gli zuccheri, e lo fanno attraverso una sostanza chiamata “melata”: un liquido appiccicoso e dolce che cade sulle foglie e sugli altri organi vegetali ricoprendoli con una sottile pellicola trasparente.
In natura, però, vale la legge per cui lo scarto di uno è una risorsa per un altro, e visto che l’avanzo degli afidi è dolce come il miele, figuriamoci cosa succede… Subito arrivano degli organismi affamati di zucchero! Le fumaggini, per esempio, sono dei funghi che sfruttano le sostanze nutritive della melata per crescere rigogliosi ricoprendo le mie foglie con una patina di muffa scura.
Ma prima delle fumaggini, ecco che giunge sulla vegetazione ricoperta da melata un popolo femminile ghiotto di zucchero e con un carattere belligerante... 

Afidi

... Sono le formiche...
... Con le antenne, le guerriere del prato tamburellano l’addome degli afidi succhiatori di linfa, che reagiscono emettendo una gocciolina di sostanza zuccherina che subito viene ingurgitata. Detto in altre parole: le formiche hanno imparato a mungere gli afidi!
La cosa ha un vantaggio anche per gli animaletti verdi, che ricevono una protezione di grande qualità: se per caso, infatti, arriva una coccinella, oppure una crisopa, o un parassitoide, o un altro predatore, esso verrà scacciato immediatamente dalle formiche a suon di mandibole.
Ma non è tutto: quando la mandria di afidi ha ormai esaurito il “pascolo”, cioè un getto della pianta, allora le formiche li prelevano con le loro mandibole e compiono una transumanza in miniatura: li trasportano sopra un altro organo vegetale ancora fresco e ricco di linfa elaborata.
L’amicizia tra questi due insetti continua anche con l’arrivo del gelido inverno: quando le temperature calano, le formiche prelevano gli afidi e li portano al di sotto della superficie terrestre, un luogo al riparo dagli agenti atmosferici ma anche dai potenziali nemici.


Voci della natura
Gianumberto Accinelli

Afidi

I fiori delle piante attaccate dagli afidi non si schiudono, appassiscono senza portare a compimento il loro ciclo vitale

Nel sottobosco delle relazioni utilitaristiche, poche alleanze sono tanto efficaci quanto quella che si consolida tra l'esercito degli afidi e l'esercito delle formiche. I primi, senza limiti, colonizzano e succhiano la linfa vitale delle piante privandole del loro vigore, le seconde li proteggono come mucche da mungere. Ma quando meno se l'aspettano arriva la coccinella, la rivoluzionaria che non ha eserciti e né strategie di conquista, non vuole costruire imperi, ricuce le ferite, non ha il bisogno di vincere, non le interessa, disorganizza il danno non per ideologia, ma per un istinto inversamente proporzionale; ripulisce e ricorda alle piante che la bellezza può tornare e che si può ricominciare a vivere.

lunedì 1 settembre 2025

In quel mattino di settembre

"... In quel mattino di settembre, l’anima gli si dilatava col respiro. Il giorno aveva una specie di santità; il mare pareva risplendere di luce propria, come se ne' fondi vivessero magiche sorgenti di raggi; tutte le cose erano penetrate di sole ..."

Il piacere
Gabriele D'Annunzio

Mediterraneo

Mentre il mondo sprofonda e si avvinghia sempre di più tra le spire di un delirio accecante, la bellezza resta lì, in attesa che qualcuno si fermi e la veda.

Lieto settembre.
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