Per voi la splendida eclissi di luna del 27 luglio 2018 che richiama culti ancestrali
presenti nel cuore degli uomini che conversano con l'universo.
" ... L'eclissi di luna è cagionata dal passaggio del corpo della Terra, direttamente tra il sole e la luna. La Terra in questa circostanza intercetta i raggi del sole, e la luna rimane qualche tempo dentro l'ombra della Terra, e priva della luce ... "
Nuova Geografia Universale Antica e Moderna - Volume I
W. Guthrie - Società Geografi
a cura di Domenico Raggi
W. Guthrie - Società Geografi
a cura di Domenico Raggi
Nel mondo antico già dalla metà del V secolo a.C. erano state formulate delle teorie scientifiche riguardo alla manifestazione delle eclissi, ma la divulgazione che si evince dai testi che seguono non fece presa su quella gente che con la fantasia preferiva rafforzare la tradizione delle credenze folcloristiche che avevano il pregio di salvaguardare una comune identità collettiva.
" ... Dopo aver fortificato gli accampamenti C. Sulpicio Gallo, tribuno militare della seconda legione, che era stato pretore l'anno precedente, dopo aver radunato i soldati con permesso del console, annunciò che la prossima notte, perchè la cosa non fosse presa per un fatto soprannaturale, la Luna si sarebbe eclissata dalla seconda alla quarta ora, cosa che si può predire e conoscere in anticipo in base all'ordine naturale dei tempi passati.
E come non ci si stupisce, essendo certi sia il sorgere sia il tramontare del Sole e della Luna, del fatto che la Luna ora splenda a disco pieno, ora con esigua falcetta, così non si deve considerare un prodigio il fatto che venga oscurata dall'ombra della Terra.
E nella notte che precede le None di Settembre, quando all'ora annunciata la Luna si oscurò, la sapienza di Gallo apparve ai soldati romani quasi divina ... "
E nella notte che precede le None di Settembre, quando all'ora annunciata la Luna si oscurò, la sapienza di Gallo apparve ai soldati romani quasi divina ... "
Scrive in Ab Urbe Condita Libro XXXXIV Tito Livio. Sulpicio Gallo, seguendo le leggi fisiche dell'universo che non hanno nulla di soprannaturale, il giorno prima della battaglia di Pidna contro il re macedone Perseo, prevede l'eclissi di luna nella notte tra 21 e il 22 giugno del 168 a.C.,
una previsione che troviamo anche nella Naturalis Historia - Libro II di Plinio il Vecchio riportata insieme a quella precedente del 585 a.C, di Talete di Mileto:
" ... E, primo tra i Romani, illustrò la ragione dell'eclissi di entrambi Sulpicio Gallo, che fu console con M.Marcello ma poi tribuno militare, liberando l'esercito dall'ansietà il giorno prima che Perseo fosse sconfitto da Paolo, con un discorso nel quale, invitato dal comandante, prediceva l'eclissi in base ad una sovrapposizione dell'orbita.
Tra i Greci le studiò primo di tutti Talete di Mileto che predisse l'eclissi di sole dell'anno quarto della XLVIII (48) Olimpiade, che accadde sotto il regno di Aliatte nell'anno CLXX (170) ab urbe condita.
Dopo di loro Ipparco predisse il corso di entrambi gli astri per seicento anni, specificando mesi, giorni, ore, e riassumendo la posizione dei luoghi e l'aspetto visto dalla gente, testimoniando l'eternità in nessun altro modo che secondo le leggi della natura ... "
Dopo di loro Ipparco predisse il corso di entrambi gli astri per seicento anni, specificando mesi, giorni, ore, e riassumendo la posizione dei luoghi e l'aspetto visto dalla gente, testimoniando l'eternità in nessun altro modo che secondo le leggi della natura ... "
Mentre negli Annales di Tacito che fa riferimento all'eclissi di Luna in Pannonia nella notte tra il 26 e il 27 settembre del 14 d.C., non si trova alcun superamento delle superstizioni, ma al contrario una persistenza dei rituali necessari a contrastare l'aspetto nefasto dell'evento:
" ... si vide infatti oscurarsi improvvisamente la Luna nel cielo sereno. I soldati, ignari della causa di tale fenomeno, interpretarono l'avvenimento come presagio della sorte presente, paragonando l'impallidire dell'astro ai propri travagli e ritenendo che avrebbero conseguito il successo nell'azione intrapresa se la dea fosse riapparsa nel suo fulgido splendore. Fanno dunque strepito con cimbali, tube e corni, presi dal giubilo e dall'angoscia a seconda che la Luna diviene più luminosa o più oscura; e quando infine le nubi levatesi ne impedirono la vista e fu creduta sepolta nelle tenebre, facili come sono le menti alla superstizione, quando siano a un tratto colte dal timore, scoppiano in lamenti pronosticando eterni travagli e l'ostilità degli dei ai loro misfatti ..."
Ed ecco le cause delle eclissi viste da diverse culture antiche:
" Eclissi. I pagani gli attribuivano alle visite che Diana, ossia la Luna, faceva al suo amante Endimione nelle montagne di Caria; ma siccome gli amori di lei non durarono sempre, così convenne cercarne un'altra cagione. Si finse allora che le Maghe, e specialmente quelle di Tessaglia, paese ove le erbe velenose più comunemente allignavano, avessero la presenza per mezzo del loro incantamenti di attirare in terra la Luna, e che per impedir ciò convenisse fare grandissimo strepito con dei vasi di rame ed altri strumenti affinché la Luna non potesse sentire le grida delle incantatrici. Giovenale fa allusione a tal costumanza, allorché parlando di una cotal donna cianciera, dice ch'ella può fare tanto rumore che basti a soccorrere la Luna assalita dalle streghe. E cotesta costumanza fu tolta dagli Egizj che onoravano Iside, simbolo della luna, con somigliante strepito di caldaia, di timpani, e di tamburi.
Plutarco afferma che in Roma a suoi di non si osava per anco spiegare, fuorché in segreto, la causa naturale delle eclissi, poiché tal conoscenza avrebbe privati del loro impiego gl' indovini.
Anassagora contemporaneo di Pericle, e che morì il primo anno della sessagesima ottava Olimpiade, fu il primo che chiaramente scrisse sulle diverse fasi e le eclissi della luna, la quale impresa, secondo Plutarco, riputata audacissima perocché il popolo soffriva i fisici mal volentieri; e diffatti i nemici di Socrate riuscirono ad opprimerlo con accusarlo ch'ei tentasse con empia curiosità d'indagare i segreti del Cielo.
I generali romani si servirono qualche volta delle eclissi per mettere freno ai soldati o per incoraggiarli in alcune occasioni gravissime. Tacito ne' suoi Annali parla di un'eclessi di cui Druso si giovò per sedare una sommossa violentissima insorta nell'esercito ch'ei comandava. Tito Livio riferisce che Sulpicio Gallo, luogo tenente di Paolo Emilio, nella guerra contro Perseo predisse ai soldati un eclissi che il giorno dopo seguì, e prevenne in tal guisa lo scompiglio che avrebbe recato. Plutarco racconta che Paolo Emilio in quell'occasione sacrificò undici vitelli alla luna, e il giorno seguente immolò ad Ercole venti e un bue, l'ultimo de' quali soltanto li promise la vittoria a condizione pur anco ch'egli non proponesse la pugna, ma solamente si stasse sulle difese.
Nicia, generale degli Ateniesi, avea risoluto di sgombrar la Sicilia; ma sbigottito da un'eclissi di luna perdette il momento favorevole; il che fu cagione non solo della sua morte e dello sterminio della sua armata, ma l'epoca eziandio della decadenza d'Atene. Alessandro medesimo prima della battaglia di Arbella fu spaventato da un'eclissi di luna ed ordinò dei sacrifizi al Sole, alla Luna e alla Terra come a deità che produceano l'eclissi.
In tal guisa l'ignorar la cagione di questo naturale fenomeno fu lungamente soggetto di terrore per la volgare credulità: nulla di meno si videro talvolta dei generali che si giovarono dell'astronomia. Mentre Pericle conduceva la flotta degli Ateniesi, sopravvenne un'eclissi di sole che spaventò marinari e soldati: lo stesso pilota tremava. Pericle lo rassicurò con un paragone famigliarissimo: prese un lembo del suo manto e ponendoglielo dinanzi agli occhi gli disse: credi tu ciò ch'io faccio sia segno di qualche disgrazia?
No, certamente, rispose il Pilota: tuttavia, soggiunse Pericle, ella è questa un'eclissi per te: e non è differente da quella che hai veduto se non in questo che la luna essendo più grande del mio mantello nasconde il sole a maggior quantità di persone.
Agata, re di Siracusa, guerreggiando in Affrica vide anch'egli in un giorno per lui decisivo spargersi il terrore nella sua armata nel momento di un'eclissi, e presentandosi a soldati ne spiegò ad essi il fenomeno e dissipò in tal guisa il loro spavento. Molti tratti a questi somiglianti riferiscono le storie dei popoli antichi, dei quali taceremo per raccontare con Noél le opinioni di alcuni popoli moderni.
Anassagora contemporaneo di Pericle, e che morì il primo anno della sessagesima ottava Olimpiade, fu il primo che chiaramente scrisse sulle diverse fasi e le eclissi della luna, la quale impresa, secondo Plutarco, riputata audacissima perocché il popolo soffriva i fisici mal volentieri; e diffatti i nemici di Socrate riuscirono ad opprimerlo con accusarlo ch'ei tentasse con empia curiosità d'indagare i segreti del Cielo.
I generali romani si servirono qualche volta delle eclissi per mettere freno ai soldati o per incoraggiarli in alcune occasioni gravissime. Tacito ne' suoi Annali parla di un'eclessi di cui Druso si giovò per sedare una sommossa violentissima insorta nell'esercito ch'ei comandava. Tito Livio riferisce che Sulpicio Gallo, luogo tenente di Paolo Emilio, nella guerra contro Perseo predisse ai soldati un eclissi che il giorno dopo seguì, e prevenne in tal guisa lo scompiglio che avrebbe recato. Plutarco racconta che Paolo Emilio in quell'occasione sacrificò undici vitelli alla luna, e il giorno seguente immolò ad Ercole venti e un bue, l'ultimo de' quali soltanto li promise la vittoria a condizione pur anco ch'egli non proponesse la pugna, ma solamente si stasse sulle difese.
Nicia, generale degli Ateniesi, avea risoluto di sgombrar la Sicilia; ma sbigottito da un'eclissi di luna perdette il momento favorevole; il che fu cagione non solo della sua morte e dello sterminio della sua armata, ma l'epoca eziandio della decadenza d'Atene. Alessandro medesimo prima della battaglia di Arbella fu spaventato da un'eclissi di luna ed ordinò dei sacrifizi al Sole, alla Luna e alla Terra come a deità che produceano l'eclissi.
In tal guisa l'ignorar la cagione di questo naturale fenomeno fu lungamente soggetto di terrore per la volgare credulità: nulla di meno si videro talvolta dei generali che si giovarono dell'astronomia. Mentre Pericle conduceva la flotta degli Ateniesi, sopravvenne un'eclissi di sole che spaventò marinari e soldati: lo stesso pilota tremava. Pericle lo rassicurò con un paragone famigliarissimo: prese un lembo del suo manto e ponendoglielo dinanzi agli occhi gli disse: credi tu ciò ch'io faccio sia segno di qualche disgrazia?
No, certamente, rispose il Pilota: tuttavia, soggiunse Pericle, ella è questa un'eclissi per te: e non è differente da quella che hai veduto se non in questo che la luna essendo più grande del mio mantello nasconde il sole a maggior quantità di persone.
Agata, re di Siracusa, guerreggiando in Affrica vide anch'egli in un giorno per lui decisivo spargersi il terrore nella sua armata nel momento di un'eclissi, e presentandosi a soldati ne spiegò ad essi il fenomeno e dissipò in tal guisa il loro spavento. Molti tratti a questi somiglianti riferiscono le storie dei popoli antichi, dei quali taceremo per raccontare con Noél le opinioni di alcuni popoli moderni.
I Messicani, spaventati, digiunavano nel tempo degli eclissi le donne si maltrattavano, e le zitelle si facevano escir del sangue dalle braccia. Credevano che la luna fosse stata ferita dal Sole per qualche domestica questione.
In Persia anche presentemente si crede che durante gli eclissi la Luna stia combattendo contro un gran drago, che cade sentendo del fracasso, e prende la fuga.
Nelle Indie, quando si eclissa il sole e la luna, avvi opinione che un certo demonio con neri artigli stenda questi sopra gli astri per impadronirsene; in tali occasioni veggonsi i fiumi ricoperti di teste d'Indiani, che stanno nell'acqua fino al collo.
I Lapponi sono persuasi che gli eclissi della luna siano cagionati dai demoni che divorano quest'astro. Con tale idea tirano in cielo dei colpi di fucile, colla mira di spaventare i demoni, e di soccorrere la Luna.
Iddio, dicono i Persiani, tiene il sole entro di un tubo, che si apre e si chiude all'estremità con uno sportello Questo bell'occhio del mondo illumina l'universo, e lo riscalda da quel buco; quando Dio vuol castigare gli uomini colla privazione della luce, manda l'angelo Gabriele a chiudere lo sportello: quindi, nella preghiera composta per gli eclissi, pregano Dio di calmare la sua collera, e di riaprire la porta a questo grand'astro Chardin.
Ven-Ti, imperatore della China, in occasione d'un eclissi del sole seguito a tempi suoi, pubblicò una dichiarazione che si conserva ancora al presente, nella quale riconosce che il cielo annunzia con tale fenomeno qualche calamità vicina a cadere sopra di lui, o sopra il suo popolo. Aggiunge che Iddio, castigando talvolta i popoli pei delitti dei loro principi, ordina che tutti senza riguardo alcuno lo avvertano di qualunque fallo che ha commesso, o che commette giornalmente nell'amministrazione dello Stato, onde poter calmare con una regolare condotta l'ira celeste. Quando comincia l'eclissi, i Chinesi si prostrano tutti, e battono la fronte sul suolo; nel tempo stesso rimbomba tutta la città del suono di tamburi e di timballi. Ora questa non è più che una vana cerimonia conservata dall'abitudine; ma prima che andassero fra loro i missionari, s'immaginavano che gli eclissi fossero causati da un genio maligno che colla destra mano nascondesse il sole, e colla sinistra la luna. Alcuni attribuivano l'eclissi della luna ad una causa non meno stravagante. Secondo loro il sole ha un gran buco nel mezzo, e quando la luna vi si ritrova di rimpetto, essa deve restare naturalmente priva di luce.
I Siamesi pensano che gli eclissi di sole o di luna siano cagionati da un enorme drago che divora l'astro eclissato. Per liberarlo dalle fauci di quel tremendo animale urtano insieme delle caldaie e dei bacini di rame, per cui risuona l'aria d'un orribile fracasso.
Il re di Tonchino nel tempo di qualche eclisse fa prender le armi alle sue truppe, e le campane e i tamburi fanno un rumore spaventoso.
I Mandinghi, negri maomettani che abitano nell'interno dell'Affrica, attribuiscono gli eclissi della luna ad un gatto che mette la sua zampa tra la luna e la terra, e per tutto il tempo che dura l'eclissi, essi non fanno altro che cantare e ballare in onore di Maometto.
Quando gli abitanti del Malabar si accorgono che si è eclissato il sole o la luna escono precipitosamente dalle lor case, urlando orrendamente, colla speranza di spaventare colle loro grida il drago che, secondo le loro idee, vuol divorare il pianeta oscurato.
I Peruviani riguardavano l'eclissi del sole come un contrassegno che quest'astro fosse irritato contro di essi; ed allora nulla omettevano onde pacificare il suo sdegno. Non erano essi meno impauriti da quello della luna, e s'immaginavano che la stessa fosse ammalata, e che svenisse per l'atrocità de' suoi dolori. Tremavano per la paura che morisse, persuasi che allora cadrebbe dal cielo, sconvolgerebbe il mondo e ne distruggerebbe gli abitanti. Per rianimarla e renderle di nuovo le sue forze avevano ideato di attaccare a certi alberi una quantità di cani, e di flagellarli, affinché gli urli di questi animali suoi prediletti giungessero a risvegliarla, e a farla riavere dal suo svenimento. "
In Persia anche presentemente si crede che durante gli eclissi la Luna stia combattendo contro un gran drago, che cade sentendo del fracasso, e prende la fuga.
Nelle Indie, quando si eclissa il sole e la luna, avvi opinione che un certo demonio con neri artigli stenda questi sopra gli astri per impadronirsene; in tali occasioni veggonsi i fiumi ricoperti di teste d'Indiani, che stanno nell'acqua fino al collo.
I Lapponi sono persuasi che gli eclissi della luna siano cagionati dai demoni che divorano quest'astro. Con tale idea tirano in cielo dei colpi di fucile, colla mira di spaventare i demoni, e di soccorrere la Luna.
Iddio, dicono i Persiani, tiene il sole entro di un tubo, che si apre e si chiude all'estremità con uno sportello Questo bell'occhio del mondo illumina l'universo, e lo riscalda da quel buco; quando Dio vuol castigare gli uomini colla privazione della luce, manda l'angelo Gabriele a chiudere lo sportello: quindi, nella preghiera composta per gli eclissi, pregano Dio di calmare la sua collera, e di riaprire la porta a questo grand'astro Chardin.
Ven-Ti, imperatore della China, in occasione d'un eclissi del sole seguito a tempi suoi, pubblicò una dichiarazione che si conserva ancora al presente, nella quale riconosce che il cielo annunzia con tale fenomeno qualche calamità vicina a cadere sopra di lui, o sopra il suo popolo. Aggiunge che Iddio, castigando talvolta i popoli pei delitti dei loro principi, ordina che tutti senza riguardo alcuno lo avvertano di qualunque fallo che ha commesso, o che commette giornalmente nell'amministrazione dello Stato, onde poter calmare con una regolare condotta l'ira celeste. Quando comincia l'eclissi, i Chinesi si prostrano tutti, e battono la fronte sul suolo; nel tempo stesso rimbomba tutta la città del suono di tamburi e di timballi. Ora questa non è più che una vana cerimonia conservata dall'abitudine; ma prima che andassero fra loro i missionari, s'immaginavano che gli eclissi fossero causati da un genio maligno che colla destra mano nascondesse il sole, e colla sinistra la luna. Alcuni attribuivano l'eclissi della luna ad una causa non meno stravagante. Secondo loro il sole ha un gran buco nel mezzo, e quando la luna vi si ritrova di rimpetto, essa deve restare naturalmente priva di luce.
I Siamesi pensano che gli eclissi di sole o di luna siano cagionati da un enorme drago che divora l'astro eclissato. Per liberarlo dalle fauci di quel tremendo animale urtano insieme delle caldaie e dei bacini di rame, per cui risuona l'aria d'un orribile fracasso.
Il re di Tonchino nel tempo di qualche eclisse fa prender le armi alle sue truppe, e le campane e i tamburi fanno un rumore spaventoso.
I Mandinghi, negri maomettani che abitano nell'interno dell'Affrica, attribuiscono gli eclissi della luna ad un gatto che mette la sua zampa tra la luna e la terra, e per tutto il tempo che dura l'eclissi, essi non fanno altro che cantare e ballare in onore di Maometto.
Quando gli abitanti del Malabar si accorgono che si è eclissato il sole o la luna escono precipitosamente dalle lor case, urlando orrendamente, colla speranza di spaventare colle loro grida il drago che, secondo le loro idee, vuol divorare il pianeta oscurato.
I Peruviani riguardavano l'eclissi del sole come un contrassegno che quest'astro fosse irritato contro di essi; ed allora nulla omettevano onde pacificare il suo sdegno. Non erano essi meno impauriti da quello della luna, e s'immaginavano che la stessa fosse ammalata, e che svenisse per l'atrocità de' suoi dolori. Tremavano per la paura che morisse, persuasi che allora cadrebbe dal cielo, sconvolgerebbe il mondo e ne distruggerebbe gli abitanti. Per rianimarla e renderle di nuovo le sue forze avevano ideato di attaccare a certi alberi una quantità di cani, e di flagellarli, affinché gli urli di questi animali suoi prediletti giungessero a risvegliarla, e a farla riavere dal suo svenimento. "
Dizionario d'ogni mitologia e antichità Volume II - 1820
Girolamo Pozzoli
Felice Romani
Antonio Peracchi
Girolamo Pozzoli
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Antonio Peracchi
" ... Se comprassi una maga
tessala, e poi di notte mi pigliassi
la luna, la chiudessi in un astuccio
tondo, come uno specchio, e la guardassi
a vista? ... "
Le Nuvole
Aristofane
Traduzione Ettore Romagnoli
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