domenica 30 aprile 2023

In pellegrinaggio la Notte di Valpurga

Rimembranze di un pellegrinaggio in Velocipede la notte di Valpurga

Come! mi disse l'albergatore, il signore è arrivato su questa macchina, colla pioggia che vien giù a secchie?
- Apparentemente, risposi io, un po' di mal'umore, a meno che non me l'abbia portata sulle spalle.
- Mettiamo il cavallo in scuderia? chiese l'oste con un riso da idiota.
Quest'uomo era veramente insopportabile. Io domandai la più bella camera dell'albergo e stabilii la rimessa del mio biciclo vicino al letto che doveva occupare. Pensate un poco se io non doveva tenermelo caro ! Un dono di mia cugina Lisbeth, sul quale avea di già percorso tutto la Boemia!
Il viaggiare col velocipede è una delle più belle e comode maniere di viaggiare. Dopo le prime miglia, i movimenti e l'equilibrio dívengono automatici, si avanza nel mondo delle chimere e dei sogni. Io senza accorgersi trasportati dalla fantasia però, penso a mia cugina, e qualche volta al vino d'Ungheria, che in questi paesi si beve vecchio e squisito. Scopo del mio viaggio era Brocken, di cui conoscerete, mi immagino, la riputazione. I miei amici avean riso un tantino alle mie spalle, affermando che il Brocken è una montagna come tutte le altre ma a mia volta io risi dei loro scherzi, ed ho pensato che se Goethe, pone sul Brocken la sua Notte di Valpurga avrà avuto le sue mille ed una ragione per preferire quel sito ad ogni altro. Se voi mi concedete che vi siano le streghe bisogna bene che abitino in qualche sito; quindi la scelta del Brocken mi pare in tutto e per tutto degna del genio creatore di Mefistofele. Se poi dubitate della loro esistenza, fatemi il piacere di passare per la Wallfischgasse di Praga, e poi discorrereme. Si vedono colà delle vecchie che fanno male alla vista e che bisognerebbe  guardare a traverso gli occhiali neri per non vederle...
Io vi dirò dunque, che sul mio biciclo avea fatto una ventina di leghe, e voi sapete bene che le leghe in Boemia sono di quelle che non finiscono mai. Io m'era sostentato lungo la strada con qualche sorsata di vecchia acquavite che porto sempre in una boraccina sospesa alla cintola Vi sono dei saccentelli che vorrebbero sostenere che quel liquore non concorda col velocipede; non lo credete; macchina e liquore trovansi in accordo perfetto, ma a patto di essere entrambi eccellenti. Io mi sentiva per conseguenza un po' stanco, e provava una tal quale pesantezza alla testa; per ciò ordinai il pranzo e per rinfrescarmi una bottiglia di vin del Reno, di cui la cantina del mio albergatore era fornita a dovizia. Io m'era seduto a tavola e mi spassava battendo il tamburro colla forchetta, di cui sperava di fare un uso migliore, quando mi veggo capitar dinanzi, con un piatto di cavoli fra le mani, una gentile servetta coi capelli biondi e gli occhi cerulei, che mi parve di vedere Lisbeth in persona. MaLisbeth è Lisbeth, e questa colla sua veste rigata, colle sue gonnelle un po' corte, e coi suoi sguardi un tantino procaci, questa è un'altra. Ciò per altro non mi tolse di restarmene pacifico al mio posto, poichè, infine, quella vista non mi riusciva sgradità. Una bella ragazza è sempre una bella ragazza; ma siccome io debbo sposare Lisbeth non ne fo gran caso. Io aveva un grande appetito, e beveva allegramente quando mi accorsi che quanto mi circondava prendeva uno strano andazzo.
L'albergatore, seduto accanto al fuoco, cantava a mezzavoce una nenia da addormentare i morti; la lampada mandava una luce che Gesùmmaria; la servetta era sempre là, e più io beveva, e più essa come tutte rassomigliava a Lisbeth.
L'altro giorno, mentre Brigida cercava il suo gomitolo di filo sotto la tavola, posso dirvelo liberamente, poichè debbo sposarla, ho dato un bacio a Lisbeth, al basso della gota quasi sul mento colla baldanza di un uomo che non ha paura di niente. Oh! se aveste veduto come quel suo visino si fece vermiglio! ... Ebbene la servetta avea al basso della gota presso al mento un segno rosso, come l'impronta di un bacio. Allora io domandai un lume e me ne andai a letto. Io mi era cacciato tra le lenzuola mi avea coperto la zucca colla berretta da notte e stava per spegnere la candela quando dal lato della porta credetti udire un rumore,un rumore di velocipede. Io sapeva che il mio era là, ma, diavolo! non poteva muoversi da se medesimo sicuramente. Mi spinsi colla testa un po' fuori dal letto, ed, oh sorpresa! Nel fondo della camera, nella parte che restava senza luce, io vedeva agitarsi una forma oscura montata sul mio velocipede che scricchiolava dolcemente. Aguzzando gli occhi per meglio discernere, misericordia! Che vidi io mai? Un gran scheletro a cavalcioni sulla sella! Era la morte, proprio la morte ma non avea la falce fra le mani.
Nel tempo che essa impiegò ad avanzarsi mi passarono per la testa molte idee strane. lo sapeva benissimo che alle falde del Brocken dovevano succedere delle avventure molto straordinarie e meravigliose; ma vedere la morte avanzarsi sul velocipede, questo sorpassava ogni mia aspettativa. Da prima io sospettai che potesse essere la servetta che veniva a vedere se avessi bisogno di qualche cosa; questo era però un cattivo pensiero chè, come il seppi di poi, ell'era una onesta fanciulla fidanzata ad un maniscalco di Huningen. Che colpa ne ha lei se ha gli occhi di Lisbeth?
- Che fai tu là nel tuo letto? mi chiese la morte. Non è di giorno che biasogna vedere il Brocken, ma all'ora del sabbato, a mezzanotte.
- Senza dubbio, io risposi, ma a quell'ora non si trovano guide che ci conducano; e poi io sono molto stanco.
- Ciò non ti arresti. Vieni con me; io ti prenderò in groppa.
- Grazie! le risposi io, vi conosco abbastanza e so che mi condurreste in luogo da cui non si fa più ritorno.
- Quanto sei sciocco! esclamò essa con un moto di impazienza, non vedi che non ho la falce? Di che dunque ti prendi paura?
- Io? io non ho paura di niente risposi tosto, anzi vengo con voi sul momento, purché mi giurate di ricondurmi.
- Te lo prometto.
- Datemi la vostra parola.
- Parola da morte onorata
E ciò dicendo, mise la mano sul fianco sinistro locché produsse uno scricchiolio d’ossa che mi fe venire la pelle d’oca.
- Aspettate che mi vesta.
- No diss’ella, non ne abbiamo il tempo: Mezzanotte sta per suonare. Ti coprirai con una falda del mio mantello, e basterà.
Accettai. Aveva una voglia matta di stregherie di incantesimi, e gli scherzi del mio amico Frantz mi pesavano ancora sullo stomaco. Egli mi accusa di credere a tutte le panzane che si raccontano, ed ha torto di farmene colpa; uomini insigni hanno creduto alla magia: fino negli atti apostolici si fa menzione di un mago! Io mi sedetti dunque sulla molla del Velocipede, ruminando fra me stesso come avremmo fatto a sortire dall'albergo, che in quell'ora era tutto chiuso.
Ma d'improvviso si apri la finestra , e la morte ed io escimmo per quella montati sul velocipede che si innalzava come un uccello, mentre vedevamo fuggire sotto ai nostri piedi i tetti delle case di Münden, ed i due campanili della piccola chiesa. La luna splendea nel suo pieno. Io mi aggrappai alla mia condutrice, e per tenermi più saldo strinsi fra le mani due delle sue costole. Essa diresse la sua corsa verso il Brocken che si innalzava nero nero dinanzi a noi. Voi sapete che questa montagna ha un pendio molto dolce, noi toccammo dunque rapidamente la vetta, che figura una pianura convessa. La morte fece qualche evoluzione circolare, perché io potessi esaminare i luoghi, Grandi burroni, molti sassi, un’erba agra ed oscura, ecco quanto mi fu dato vedere; e per quanto spalancassi gli occhi non vidi anima nata. Intorno a noi svolazzavano corvi ed uccelli notturni che mi parevano di smisurata grandezza.
- Ah! dissi io alla morte, dov'è la tregenda?
- Sotto ai nostri piedi, mi rispose essa; e se ben non la trovi completa, egli è che tu non sai evocarla. Vedi gli sterpi e la ginestra agitarsi sotto il vento della notte vedi i pipistrelli volar circolando sulla cima della deserta della montagna. È la notte di Valpurga che comincia e che l'immaginazione dell'uomo popolerà; ma il sabbato che creerà la sua immaginazione non raggiungerà mai l'orrore profondo e sinistro che ispirano questi luoghi.
Siediti sulla montagna; spettri larve,  fantasmi, chimere, ti circonderanno...
- Allora, diss’io, codesto è un affare di pura poesia?
- Fanne la prova tu stesso.
- No, grazie, risposi; comprendo la vostra morale e d'ora in poi non crederò più a Goëthe.
- Io voglio che tu ne sia convinto. Scendi.
- È inutile.
-Vuoi tu scendere si o no?
- No.
Questo monosillabo spiacque alla morte che si agitò sui pedali. Il Velocipede fè un caraccollo e patatrac... io cado colle gambe all'aria sul tappeto della stanza, trascinando nella caduta il candeliere e facendo un fracasso infernale. Io non era ancor rinvenuto dal mio sbalordimento che la porta si apri, e la servetta entrò per informarsi di quanto mi era accaduto. lo la rassicurai. Nel domani pria di partire, io le chiesi licenza di baciarla al basso della gota presso al mento per vedere, se ritornando a casa, trovasssi Lisbeth a sua volta segnata in quel rosso a quel posto.

Fritz Har
L'Emporio pittoresco - 1870

Velocipide per la notte di Valpurga

Velocipede - Particolare riprodotto da un disegno di F. A. Brockhaus per l'enciclopedia tedesca del 1887

Lieta Notte di Valpurga

sabato 29 aprile 2023

Una magnifica passiflora

 Passiflora - Il giardino segreto di Sasha

" ... Una magnifica passiflora si stendeva a pochi passi di distanza da loro. Trascinandosi sul ventre, aiutandosi colle ginocchia e coi gomiti, la raggiunsero e vi si cacciarono dentro lestamente ... "

La crociera della Tuonante
Emilio Salgari

venerdì 28 aprile 2023

Dal ventre della terra

Terra - Il giardino segreto di Sasha

Se in terra, oltre ciò, son tutti que’ corpi
Che crescon da la terra, uopo è che consti
Anche la terra d’alïene parti,
Che da la terra poi vengono fuori.

La Natura - Libro primo - I secolo a.C.
Tito Lucrezio Caro 
Traduzione Mario Rapisardi - 1880

giovedì 27 aprile 2023

Aria d'arborei respiri

Il cielo visto attraverso gli alberi

" ... Si respira una dolce aria che scioglie 
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch’erbose hanno le soglie:

un’aria d’altro luogo e d’altro mese
e d’altra vita: un’aria celestina
che regga molte bianche ali sospese ... "

L'aquilone 
Giovanni Pascoli

mercoledì 26 aprile 2023

Bagliori d'acqua

Bagliori d'acqua - Il Giardino Segreto si Sasha

" ... Intorno a loro l'acqua prendeva pure tinte strane: erano bagliori d'oro con linee di fuoco che tutto d'un tratto diventavano opache, con guizzi verdi, azzurri o bianchi, a seconda del rifrangersi dei raggi solari ... "

La Stella Polare e il suo viaggio avventuroso
Emilio Salgari

martedì 25 aprile 2023

Il ricordo di ciò che è stato

“E quando ci domanderanno che cosa stiamo facendo,
tu potrai rispondere loro: noi ricordiamo”.

(Ray Bradbury)

Spesso ci si domanda perché ritornare a ricordare o raccontare, settant’anni dopo, quelle vicende terribili che caratterizzarono le nostre terre nella prima metà del secolo scorso. Un periodo che per molti è lontano come lo possono essere le ere geologiche.
Una delle risposte possibili può essere: non si tratta solo di uno sforzo “per non dimenticare” ma di un impegno a dare un po’ di giustizia postuma, salvando il ricordo di quello che è accaduto, per non disperdere le parole degli ultimi testimoni, di chi c’era e ha visto.
“Nulla se non le parole”, come scriveva Primo Levi, ci rimangono per ricordare; siamo uomini e abbiamo il dovere della memoria o, come disse l’ex magistrato del pool milanese di Mani Pulite, Gherardo Colombo, dobbiamo coltivare “il vizio della memoria”.
Raccogliere le “parole” degli ultimi testimoni è un dovere fondamentale per la nostra società che, tra revisionismi e negazionisti, rischia di perdere il senso dei fatti.
Pensiamo di sapere tutto di quel drammatico periodo nel quale si combatté una guerra civile e ideologica; crediamo di sapere tutto sulla Resistenza nelle nostre terre, sugli uomini e le donne, molti dei quali giovanissimi, che decisero di abbracciare la lotta armata per costruirsi un futuro, oppure sulla vita quotidiana tra rappresaglie, ricerca del cibo, volontà di sopravvivere.

Pierluigi Senatore, giornalista

Le donne della Resistenza
Ilenia Carrone

25 Aprile - Festa della Liberazione 2023 - Sciarada Sciaranti

Lieto 25 Aprile

lunedì 24 aprile 2023

Ardeva un gran fuoco

Fuoco

" ... Dinanzi ardeva un gran fuoco, il quale mandava bagliori ora giallastri ed ora sanguigni ... "

La rivincita di Yanez - 1913
Emilio Salgari

domenica 23 aprile 2023

Dies Natalis - Anno XIII

Il 12 ١٢اِثْنَا عَشَرَ - ithna ashar ha compiuto il suo ciclo e la sua somma il 3 ٣ثَلَاثَة - thalathah si accosta al principio l'1 - ١وَاحِد - wahed per generare il 13 ثَلَاثَةَ عَشَرَ - thalatha ashar che spezza l'equilibrio, spinge a un cambiamento, spegne ciò che è stato e accende ciò che sarà.
Il 13 dunque contiene la morte, la trasformazione, la rinascita e nella somma delle sue cifre, il 4 أربعة - arbe, accoglie i quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco.
13 è l'ora dopo il mezzogiorno che apre le porte alla seconda parte del giorno; 13 è la luna che si inserisce tra le consuete 12, 13 sono i pianeti e pianeti nani che orbitano intorno al sole - Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, Cerere, Plutone, Haumea, Makemake e Eris; 13 è l'equivalente numerico del tetragramma che compone il nome di Dio, 13 i partecipanti all'Ultima Cena, 13 gli apostoli con la Maddalena.
Il 13 è la Mem acqua, che va a comporre la parola מבול כי - mabbul - l'oceano celeste che inonda la terra e che al suo interno contiene la parola בול - bul - il raccolto. La Mem nella sua forma aperta מ è l'acqua che si rivela in superficie e nella sua forma finale chiusa ם è l'acqua che si cela nelle profondità della terra, e in questo duplice aspetto è l'anima che si mostra e l'anima che si vela, il suo valore numerico è il 40 e il 4 ritorna per indicare aprile mese in cui Anima Mundi 13 anni fa ha cominciato a respirare.

Anima Mundi - Compleanno 2023

Grazie a voi tutti per gli auguri!

sabato 22 aprile 2023

Il verzellino arriva ad aprile

Il verzellino non è un solitario e da aprile con un crescendo che va ad attenuarsi sul finire dell'estate inizia a svegliarmi ogni mattina insieme ai suoi compagni. Il suo canto è subito riconoscibile e rilascia un'apoteosi di allegria carica di fastosa e festosa energia.

Verzellino - Serinus Hortolanus - Verdolino - Serino

Il verzellino, Serinus Hortolanus, verdolino, serino, nelle città, nelle regioni d'Italia e nelle vicinanze straniere è cononosciuto con nomi differenti:

Snis - Piemonte
Zverzelin - Vercelli
Verzelin, Sgarzerin - Lombardia
Sverzerin, Verdarin, Sgarzolin - Como
Verdarin, Verdarì, Verzelin, Sgarzolin, Sverzolin, Frisarin, Frigorin, Verdolin - Veneto
Vidaren, Verzaren, Raparen - Modena
Verzarein - Bologna
Verzlin - Romagna
Serin - Nizza
Siaen - Genova
Raperino, Rperugiolo - Pisa - Fiorenza
Crespolino, Raperino - Siena
Verzellino - Roma
Rapareddu, Raparedduni - Sicilia
Canariu de monti - Canariu areste, Canariu birdu - Sardegna
Apparel - Malta

Tommaso Salvadori nel secondo volume del suo Fauna d'Italia dedicato agli uccelli descrive le caratteristiche che distinguono il verzellino maschio dal verzellino femmina e l'habitat stagionale che predilige:

Maschio ad. Dorso olivastro con strie longitudinali scure; fronte, sopraccigli, groppone e petto giallo; timoniere scure.
Femmina. Ha i colori più smorti; il giallo della fronte, del groppone e delle parti inferiori bianchiccio; le macchie delle parti inferiori più numerose
Lunghezza totale 0m, 110; ala 0m, 069; coda 0m, 047; becco 0m, 007; tarso 0m, 013
Trovasi il Verzellino in tutta Italia; in inverno è più comune nelle parti meridionali, in Sicilia ed in Sardegna, che non nelle settentrionali e nelle centrali, mentre è il contrario durante la buona stagione. In Malta trovasi soltanto in autunno ed in inverno.

cita il geologo-ornitologo Paolo Salvi che a proposito del verzellino dice:

" I boschetti, i giardini, e le vigne sono nella buona stagione presso di noi ovunque rallegrate dal canto di questo bell'uccellino, che di natura dolcissima viene a tessere il nido anche presso alla nostra porta, e si posa a cantare sull'alberetto, che ci difende con la sua ombra, Sul finire dell'estate è il Verzellino già riunito in branchetti, i quali poco dopo prendono la via del mezzodì, per dar luogo ad altri che qua vengono a svernare da più boreali paesi. Nell'aprile essi tornano dalle loro emigrazioni; se ne vedonono allora branchi numerosissimi, che sospendendosi ed arrampicandosi sulle punte de' rami de' pioppi, ne van visitanto le gemme ancor serrate, per cibarsi de' piccoli bachi che dentro vi stanno. Tali branchi restano poco tempo fra noi: o seguono il loro viaggio, o si sciolgono in coppie, che trovan dimora per le nostre campagne. "

e conclude con:

Fa il nido sugli alberi, a poca altezza da terra; il nido è costruito con steli secchi esternamente sottili radici e lana internamente; le uova, in numero di quattro o cinque, sono bianchiccie, con punti bruni e rossicci sull'estremità ottusa.

Uccelli - Fauna d'Italia 1872
Tommaso Salvadori - Conte Tommaso Salvadori Adlard

Lieto fine settimana d'aprile!

venerdì 21 aprile 2023

Lupi e Aquile ab Urbe condita 2776

Il Tevere ab Urbe condita 2776

Aprile, che s’apriva 
il fiore, venne, e il Tevere più gonfio
portava l’onde con un grande rombo:
e d’ogni parte sulle piane e i colli
arsero fuochi nella notte sacra.
Tutto splendè. Fiamme correva il fiume.
Però che, intorno, alle selvaggie stanze
fuoco i pastori davano, mutando
già le capanne, d’erbe e frasche, in case.
E poi saltando sulle fiamme, un canto
diceano, sacro: “Fuoco puro, Fuoco
grande, buon Fuoco, che ammollisci e domi,
portati via queste capanne, portati 
via questi nidi! Noi non siamo uccelli,
lupi noi siamo. Addio, cose d’un’ora!
Siamo per fare una città ch’eterna
duri, ed un proprio focolare, in mezzo,
sarà per te, che mai non dormi, o Fuoco!„
Ed una torma giovanil più fiera
diceva: “Oh! bello andare al vento! E bella
l’ora che fugge, e sempre un altro il sole!
La terra sempre nuova sotto quelle
antiche stelle! Voi da voi ponete
tra il mondo e voi pur quella fossa ignava:
sia senza fine a noi la via, la terra
senza confine! Lupi, sì; ma ora...
dateci l’ale, o aquile!„

Lupi e Aquile - Inno a Roma
Giovanni Pascoli

Lieto compleanno Roma!

Nel pomeriggio il reel sul compleanno di Roma


Per ulteriori informazioni:

giovedì 20 aprile 2023

Il mare di primavera

Ed ecco il mare di primavera che riapre le porte alla navigazione

Il mare di primavera - Mediterraneo

Il mare di primavera - Mediterraneo

A Primavera c’è per le navi anche un’altra stagione,
allor che sovra i rami piú alti del fico, le foglie
tanto cresciute sono, quanta è la vestigia che lascia
d’una cornacchia la zampa; allor praticabile è il mare.
Di Primavera è questo momento propizio al nocchiero:
io non l’approvo però: ché ciò che bisogna carpirlo,
poco mi piace: ché allora di rado si schiva il malanno.
Pure, anche questo fanno, per loro stoltezza, le genti.
Sono anima e quattrini tutt’una per gli uomini grami.
Duro è trovare la morte tra i flutti del mare; ma questo,
come ti dico, devi tu volgere nella tua mente.
Tutti non porre dentro le navi ricurve i tuoi beni:
lasciane in casa la parte piú grossa, e carica il meno.
Ché dura cosa è certo, tra i flutti trovare il malanno;
e duro è, se del carro gravato dal peso soverchio
l’asse si frange, e tutta rimane distrutta la merce.

Tieni misura: il meglio fra tutto è il momento opportuno.

Le opere e i giorni
Esiodo
Traduzione Ettore Romagnoli -1929

Il mare di primavera - Mediterraneo

Il mare di primavera - Mediterraneo

A breve il reel sul mare di primavera


Per ultertiori informazioni:

mercoledì 19 aprile 2023

Il viticcio a spirale della passiflora

Viticcio di passiflora

" ... i viticci a spirale delle passiflore, fra le foglie penetravano certi raggi sottilissimi di sole, come una pioggia di aghetti dorati, un polverìo fino e lucido; qui e là, dove le foglie si allargavano, cadevano dei cerchiolini ridenti di luce ... "

Cuore infermo
Matilde Serao

martedì 18 aprile 2023

Il pretichor di aprile

Asparagus acutifolius - Asparago selvatico sotto la pioggia

Asparagus acutifolius - Asparago selvatico sotto la pioggia

" Tutti i primi testi di mineralogia riconoscono che molte argille e terreni secchi naturali sviluppano un odore particolare e caratteristico quando, inumiditi con l'acqua, vengono respirati. I riferimenti a questo "odore argilloso" sono però molto confusi dall'inclusione di dati relativi a vari altri odori come quelli associati a terreni fertili recentemente scavati e persistentemente umidi e all'erba secca appena inumidita, o al fieno. È soprattutto nelle regioni aride, caratterizzate dalla relativa assenza di sostanza organica nei suoli e dalla frequente preponderanza di vari tipi di rocce affioranti nel terreno, che questo odore è maggiormente riconosciuto ed è spesso associato alle prime piogge dopo un periodo di siccità. Ci sono alcune prove che i bovini colpiti dalla siccità rispondono in modo irrequieto a questo "odore di pioggia" che può essere trasportato dal vento per distanze considerevoli ... "

Nature of Argillaceous Odour - Natura dell'Odore Argilloso - Nature 7 marzo 1964
Isabel Joy Bear e Richard G. Thomas
Liberamente tradotto da Me Medesima

Malva thuringiaca sotto la pioggia

Malva thuringiaca sotto la pioggia

Immagino che almeno una volta nella vita ognuno di voi abbia respirato profondamente per inondarsi i polmoni di quel profumo intenso che riconosciamo come atavico e che la terra inaridita emana dopo esser stata bagnata dalla pioggia. 
Isabel Joy Bear e Richard G. Thomas, due scienziati australiani, nel loro articolo, Nature of Argillaceous Odour - Natura dell'Odore Argilloso, pubblicato il 7 marzo del 1964 sulla rivista scientifica Nature, raccontano di aver:

" appreso dall'Indian Standard Association che la produzione e la concentrazione dell'odore argilloso dell'argilla cotta sono state, per molti anni, la base di una piccola industria di profumeria con sede vicino a Kannauj, circa 80 miglia a ovest di Lucknow, U. P., India. I dischi di argilla cotta, esposti lì sotto il sole durante i caldi mesi estivi di maggio e di giugno, vengono raccolti prima della stagione delle piogge e vengono distillati a vapore e i vapori contenenti l'odore e i prodotti associati vengono assorbiti nell'olio di sandalo. Il profumo così ottenuto è noto come "matti ka attar", che può essere tradotto come "profumo di terra"... "

Nature of Argillaceous Odour - Natura dell'Odore Argilloso - Nature 7 marzo 1964
Isabel Joy Bear e Richard G. Thomas
Liberamente tradotto da Me Medesima

per cui nel loro studio si impegnano nell'estrarre gli oli presenti all'interno dell'argilla secca; uno tra questi tende al giallo e ha lo stesso odore di quel profumo di pioggia a cui i due australiani danno il nome di petrichor, dal greco πέτρᾱ/petra pari al latino pétrā che sta per pietra più ἰχώρ/ichṓr - icore che si riferisce al sangue, linfa fine e trasparente, degli dei.
Il petrichor è composto da una combinazione di sostanze tra cui c'è l'essudato di elementi oleosi, rilasciato dalle piante per inibire la germinazione dei semi durante i periodi di siccità che si deposita sul terreno in rocce e pietre porose, associato spesso alla geosmina, dal greco γῆ/ghê - terra  più ὀσμή/osmè - odore, prodotta dai cianobatteri, dagli attinomiceti e liberata alla morte dei microrganismi. 
Il meccanismo di diffusione del petrichor, che si sparge nell'aria attraverso la nebulizzazione dei suoi principi costituitivi attivata dalla pioggia, viene identificato nel 2015 da un gruppo di studiosi del MIT-Massachusetts Institute of Technology e vi lascio il link affinché possiate vederlo:


Foglie di faggio sotto la pioggia

Foglie di faggio sotto la pioggia

Aggiungo che il sentore pungente e agliaceo che si avverte insieme a quello dolciastro del petrichor è dato dalle molecole di ozono trasportate a bassa quota dalle correnti d'aria.

lunedì 17 aprile 2023

Di mongolfiere e di lanterne

Mongolfiera - Artisti di Strada

" I cinesi utilizzavano mongolfiere senza equipaggio a partire dal III secolo a.C. Un'antica storia narra che lo stratega militare Zhuge  Liang (conosciuto anche con il nome di Kongming) trovandosi circondato dai nemici abbia fatto alzare in volo una lanterna per chiedere aiuto. Di conseguenza (o forse perché la forma assomiglia a quella del copricapo con cui è spesso raffigurato) presero il nome di lanterne di Kongming, Non avremmo alcuna difficoltà a costruire una mongolfiera provvista di equipaggio usando i materiali del passato, ma abbiamo ben poche prove a sostegno della teoria che sia successo davvero. Tuttavia in un antico documento si afferma che i cinesi avevano "risolto il problema della navigazione aerea", il che farebbe pensare che varassero anche mongolfiere con uomini a bordo ... "

I segreti tecnologici delle antiche civiltà - 2019
James M. Russell 
Trduzione Mariafelice Maione

domenica 16 aprile 2023

Pioggia d'aprile

La saggezza popolare sostiene che "d'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie" perché la pioggia di aprile nutre il grano di cui si cibano gli uomini e la pioggia di maggio nutre l'erba di cui si cibano gli animali.

Pioggia d'aprile

Attoniti, dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti.
mettendo acuti gridi,
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata,
dalla finestra bassa
come lor guardi e ridi.
È nuvola che passa.

Pioggia d’aprile
Luigi Pirandello

Lieta domenica!

sabato 15 aprile 2023

Neve d'aprile

In aprile ci si aspetta di vedere i piccoli germogli che si scaldano al sole e invece quest'anno... la neve 

Neve d'aprile

Sembra che april l’arborea rovina
tepido avvolga, ecco il primaverile
sogno dei fiori erompe, e la marina
specchia rondini erranti in sparse file.

Ma un che di bianco, che non è fiorile,
l’alba effuse nell’aria, ed una brina
non è che ingemmi i petali d’aprile:
è un bacio in un candor di neve alpina!

Neve d’aprile! Con tristezza io penso
le gemme appena schiuse e i nuovi nidi
abbandonati nel rigore intenso...

Nel silenzio le rondini smarrite
passan fendendo l’aria coi lor stridi,
e sui fonti si piegan le fiorite.

Neve d'aprile - Poesie 
XX secolo
Fausto Valsecchi 

venerdì 14 aprile 2023

Il dono letale dell'orobanche

Ritornate per un attimo con la mente al post natalizio su Il dono e provate a ricordare quel suo aspetto infausto che non è una prerogativa esclusivamente umana; vediamo il perché:

L'orobanche è " una specie di Pianta, la quale nasce dal suo seme, come nascono tutte le altre, conforme ha costituito la Divina providenza, ed è dotata della suddetta proprietà di nascere, e germogliare sulle radici dell'altre piante; e questo forse perché il suo esme ha l'istesso bisogno, che hanno l'uova di varj animali d'esser covate, riscaldate, e messe in moto per nascere. Così la Pianta da lui prodotta ha bisogno per vivere d'esser quasi allattata, o ciò ne avvenga, per la varia struttura, e organizzazione dei vasi; o perché richieda un alimento più purgato, e più raffinato di quel che faccia di bisogno all' altre piante, le quali l'attraggono independentemente, e senza altro mezzo dalla terra; la qual cosa pare, che giustamente accada, poiché non essendo il Succiamele parto assoluto della medesima terra, ella non può, per conseguenza, somminiftrare nè al suo seme, nè alla sua pianta quei mezzi opportuni, e necessarj, che porge all'altre, piante, le quali senza altro mezzo da essa procedono.
E' questa Pianta nota non solo a tutti gli Scrittori di Bottanica, tanto antichi, che moderni, e Greci, e Latini, ma eziando a quelli di qualsivoglia altra barbara, e straniera nazione, da' quali vien chiamata con varj nomi, che in Latino la maggior parte suonano Ervangina; altri con nome figurato, o poetico l'hanno chiamata Limodoron; e noi finalmente Toscani Succiamele, Fiamma e Mal d'occhio. I quali tutti nomi tanto dalla Greca, quanto dalla Toscana favella sono stati attribuiti al medesimo, per la proprietà, che ha di seccare le Piante, come appresso diremo.
Il nome d' Orobanche, è voce ordinaria, popolare, e propria de' Greci, derivata da Orobos, che in Latino vuol dire Ervum, e volgarmente Moco, o Veggiolo; e da Anche, che procede dal Verbo Greco Anchein, che in latino fa angere, e in nostra lingua soffogare, o strozzare; dal che ne sortì il latino Ervangina, che vuol dire strozzamoco, o strozzaveggiolo; perché siccome l'Angina, o Scheranzia soffoga gli uomini con serrar loro la gola, così questa soffoga le piante, serrando ad esse i canali delle loro radici per gli quali dee passare il proprio loro alimento. Fù detta anco parimente da' Greci con voce poetica, o figurata Limodoron, da Limos, che vuol dire fame, e da Doron, Dono; cioè roba donatrice, o regolatrice di fame; perché levando l'alimento alle piante, come di sopra si è detto, le soffoga, e le fa morire di fame: pel quale effetto noi altri Toscani la dichiamo Succiamele, succiando questa il sangue, o liquido delle piante, a guila , che l' Api fucciano il mele da' Fiori.
Fiamma, parimente vien detta da noi, perché dopo l'effetto suddetto, le piante da essa offese restano secche in modo, che pajono avvampate, e quasi abbruciate come appunto appariscono quelle, che dal volgo si credono toccate da quei fuochi, che accendendosi in aria, e in terra cadendo, razzi, o stelle cadenti comunemente si appellano.
Mal d'occhio, similmente fù detta, quasi che affascini, e streghi le piante, perché dicono, che subito che spunta fuori del terreno, e che esse la vedono, principiano ad abbandonarsi; il che è vero, ma non procede però dalla vista, o presenza di questa pianta, ma bensì perché quando apparisce fuori della terra, ha incominciato ad infettarle, per esser ella già nata sopra la radice di este piante. E perché nel crescere hanno bisogno di mano in mano di maggiore alimento, a misura di loro crescenza, a poco a poco languiscono, non potendo ricevere dalla terra tanto alimento, che basti per loro sostentamento, e per la pianta del Succiamele sopra esse nata; e finalmente si seccano, il che avviene anco a' Peri, e Meli, e simili altri frutti, quando sopra di quelli nascono molte piante di Vischio, o Pania, perché, come dir si suole, presto danno nelle vecchie, e si perdono."

Relazione dell' erba detta da' botanici Orobanche e volgarmente succiamele, fiamma, e mal d'occhio - 1723
Pier Antonio Micheli 

Orobanche, Ervangina, Fiamma, Mal d'occhio, Succiamele

Orobanche, Ervangina, Fiamma, Limodoron, Mal d'occhio, Strozzamoco, Strozzaveggiolo, Succiamele

giovedì 13 aprile 2023

Cuori di luce

Cuori di luce
Solcano la ruggine
Il tempo scorre

Sciarada Sciaranti

Cuori di luce attraverso la ruggine

Cuori di luce solcano la ruggine

Composti, scomposti, sovrapposti sottosopra e trasversali...

mercoledì 12 aprile 2023

Margherita novella d'aprile

Margherita novella

" ... Il sole d’aprile certo aveva letto male il lunario e, saltando un mese, s’era messo a splendere come agli ultimi di maggio, tanto esultava nel cielo turchino, tanto i suoi raggi scaldavano. E giù, nel prato rinverdito, le margherite novelline alzavano curiosamente la testa nelle cuffiette bianche per spiare i fiori candidi dei mandorli, i fiori carnicini de’ peschi primaticci e tutta la nuova festa delle foglie giovani, dei getti freschi, dei ramoscelli gonfi di linfa, delle gemme turgide di succhio. Le finestre delle case circostanti erano spalancate al sole, addobbate di biancheria stesa ad asciugare, sonanti di grida fanciullesche e di canti femminili. L’atmosfera limpida non sfumava i colli col solito velo di nebbia, ma lasciava distinguere le casine bianche, le siepi ed i campi verdi. Fino le campane parevano assorte in questa fulgida ora di rinascimento e rispettavano tacendo la gioia della terra e dei viventi ... "

Il Monte santo di Dio - Brani di vita
Olindo Guerrini

martedì 11 aprile 2023

Di germogli e di spighe di grano

I germogli di grano pasquali hanno assolto il loro compito simbolico rappresesentando la morte e la Risurrezione di Cristo sull'altare della reposizione e sulle tavole di Pasqua, adesso possono affondare le loro radici nella terra per produrre i nuovi frutti.

Germogli di grano pasquali

Ogni chicco troverà il suo spazio, diventerà più forte e raggiungerà la maturità.

Germogli di grano pasquali

Fiorirà e genererà le nuove spighe che si coloreranno d'oro.

Germogli di grano pasquali

Le spighe di grano

Antichissimamente, quando Iddio passeggiava ancor sulla terra, il suolo era molto più fertile che a questi nostri dì; in allora le spighe produceano non cinquanta o sessanta chicchi, bensì quattrocento ed anco cinquecento, poichè cresceano torno torno allo stelo da un’estremità all’altra. Ma come gli uomini sono, nell’abbondanza più non istimano le benedizioni di Dio, diventano indifferenti e storditi.

Un giorno una donna passava vicino ad un campo di grano, ed il suo bimbo mentre festoso le saltava intorno, cadde in una pozza e tutto s’insudiciò. La Mamma subito strappò una manata delle più belle spighe per pulirlo. Passava di là in quel momento Dominedio, ciò veduto n’ebbe dispiacere e disse; da qui in poi gli steli di grano più non produrranno spighe, gli uomini più non son degni de’ doni celesti. I circostanti udite tali parole furono pieni di spavento, caddero in ginocchio, piansero, e pregarono, Iddio che ancor facesse nascere qualche chicco in sullo stelo; poichè sebbene gli uomini nol meritassero, lo facesse almeno per gli innocenti polli, altrimenti dovrebbero morir di fame. Il Signore che previde la misera fine di questi n’ebbe commiserazione ed esaudì la preghiera.

Sopra gli steli rimase ancora una piccola spiga come appunto cresce oggidì.


Favole scelte dalla raccolta dei fratelli Grimm 1812
Fratelli Grimm 
Traduzione Filippo Paoletti 1875

Per ulteriori informazioni

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