Rimembranze di un pellegrinaggio in Velocipede la notte di Valpurga
Come! mi disse l'albergatore, il signore è arrivato su questa macchina, colla pioggia che vien giù a secchie?
- Apparentemente, risposi io, un po' di mal'umore, a meno che non me l'abbia portata sulle spalle.
- Mettiamo il cavallo in scuderia? chiese l'oste con un riso da idiota.
Quest'uomo era veramente insopportabile. Io domandai la più bella camera dell'albergo e stabilii la rimessa del mio biciclo vicino al letto che doveva occupare. Pensate un poco se io non doveva tenermelo caro ! Un dono di mia cugina Lisbeth, sul quale avea di già percorso tutto la Boemia!
Il viaggiare col velocipede è una delle più belle e comode maniere di viaggiare. Dopo le prime miglia, i movimenti e l'equilibrio dívengono automatici, si avanza nel mondo delle chimere e dei sogni. Io senza accorgersi trasportati dalla fantasia però, penso a mia cugina, e qualche volta al vino d'Ungheria, che in questi paesi si beve vecchio e squisito. Scopo del mio viaggio era Brocken, di cui conoscerete, mi immagino, la riputazione. I miei amici avean riso un tantino alle mie spalle, affermando che il Brocken è una montagna come tutte le altre ma a mia volta io risi dei loro scherzi, ed ho pensato che se Goethe, pone sul Brocken la sua Notte di Valpurga avrà avuto le sue mille ed una ragione per preferire quel sito ad ogni altro. Se voi mi concedete che vi siano le streghe bisogna bene che abitino in qualche sito; quindi la scelta del Brocken mi pare in tutto e per tutto degna del genio creatore di Mefistofele. Se poi dubitate della loro esistenza, fatemi il piacere di passare per la Wallfischgasse di Praga, e poi discorrereme. Si vedono colà delle vecchie che fanno male alla vista e che bisognerebbe guardare a traverso gli occhiali neri per non vederle...
Io vi dirò dunque, che sul mio biciclo avea fatto una ventina di leghe, e voi sapete bene che le leghe in Boemia sono di quelle che non finiscono mai. Io m'era sostentato lungo la strada con qualche sorsata di vecchia acquavite che porto sempre in una boraccina sospesa alla cintola Vi sono dei saccentelli che vorrebbero sostenere che quel liquore non concorda col velocipede; non lo credete; macchina e liquore trovansi in accordo perfetto, ma a patto di essere entrambi eccellenti. Io mi sentiva per conseguenza un po' stanco, e provava una tal quale pesantezza alla testa; per ciò ordinai il pranzo e per rinfrescarmi una bottiglia di vin del Reno, di cui la cantina del mio albergatore era fornita a dovizia. Io m'era seduto a tavola e mi spassava battendo il tamburro colla forchetta, di cui sperava di fare un uso migliore, quando mi veggo capitar dinanzi, con un piatto di cavoli fra le mani, una gentile servetta coi capelli biondi e gli occhi cerulei, che mi parve di vedere Lisbeth in persona. MaLisbeth è Lisbeth, e questa colla sua veste rigata, colle sue gonnelle un po' corte, e coi suoi sguardi un tantino procaci, questa è un'altra. Ciò per altro non mi tolse di restarmene pacifico al mio posto, poichè, infine, quella vista non mi riusciva sgradità. Una bella ragazza è sempre una bella ragazza; ma siccome io debbo sposare Lisbeth non ne fo gran caso. Io aveva un grande appetito, e beveva allegramente quando mi accorsi che quanto mi circondava prendeva uno strano andazzo.
L'albergatore, seduto accanto al fuoco, cantava a mezzavoce una nenia da addormentare i morti; la lampada mandava una luce che Gesùmmaria; la servetta era sempre là, e più io beveva, e più essa come tutte rassomigliava a Lisbeth.
L'altro giorno, mentre Brigida cercava il suo gomitolo di filo sotto la tavola, posso dirvelo liberamente, poichè debbo sposarla, ho dato un bacio a Lisbeth, al basso della gota quasi sul mento colla baldanza di un uomo che non ha paura di niente. Oh! se aveste veduto come quel suo visino si fece vermiglio! ... Ebbene la servetta avea al basso della gota presso al mento un segno rosso, come l'impronta di un bacio. Allora io domandai un lume e me ne andai a letto. Io mi era cacciato tra le lenzuola mi avea coperto la zucca colla berretta da notte e stava per spegnere la candela quando dal lato della porta credetti udire un rumore,un rumore di velocipede. Io sapeva che il mio era là, ma, diavolo! non poteva muoversi da se medesimo sicuramente. Mi spinsi colla testa un po' fuori dal letto, ed, oh sorpresa! Nel fondo della camera, nella parte che restava senza luce, io vedeva agitarsi una forma oscura montata sul mio velocipede che scricchiolava dolcemente. Aguzzando gli occhi per meglio discernere, misericordia! Che vidi io mai? Un gran scheletro a cavalcioni sulla sella! Era la morte, proprio la morte ma non avea la falce fra le mani.
Nel tempo che essa impiegò ad avanzarsi mi passarono per la testa molte idee strane. lo sapeva benissimo che alle falde del Brocken dovevano succedere delle avventure molto straordinarie e meravigliose; ma vedere la morte avanzarsi sul velocipede, questo sorpassava ogni mia aspettativa. Da prima io sospettai che potesse essere la servetta che veniva a vedere se avessi bisogno di qualche cosa; questo era però un cattivo pensiero chè, come il seppi di poi, ell'era una onesta fanciulla fidanzata ad un maniscalco di Huningen. Che colpa ne ha lei se ha gli occhi di Lisbeth?
- Che fai tu là nel tuo letto? mi chiese la morte. Non è di giorno che biasogna vedere il Brocken, ma all'ora del sabbato, a mezzanotte.
- Senza dubbio, io risposi, ma a quell'ora non si trovano guide che ci conducano; e poi io sono molto stanco.
- Ciò non ti arresti. Vieni con me; io ti prenderò in groppa.
- Grazie! le risposi io, vi conosco abbastanza e so che mi condurreste in luogo da cui non si fa più ritorno.
- Quanto sei sciocco! esclamò essa con un moto di impazienza, non vedi che non ho la falce? Di che dunque ti prendi paura?
- Io? io non ho paura di niente risposi tosto, anzi vengo con voi sul momento, purché mi giurate di ricondurmi.
- Te lo prometto.
- Datemi la vostra parola.
- Parola da morte onorata
E ciò dicendo, mise la mano sul fianco sinistro locché produsse uno scricchiolio d’ossa che mi fe venire la pelle d’oca.
- Aspettate che mi vesta.
- No diss’ella, non ne abbiamo il tempo: Mezzanotte sta per suonare. Ti coprirai con una falda del mio mantello, e basterà.
Accettai. Aveva una voglia matta di stregherie di incantesimi, e gli scherzi del mio amico Frantz mi pesavano ancora sullo stomaco. Egli mi accusa di credere a tutte le panzane che si raccontano, ed ha torto di farmene colpa; uomini insigni hanno creduto alla magia: fino negli atti apostolici si fa menzione di un mago! Io mi sedetti dunque sulla molla del Velocipede, ruminando fra me stesso come avremmo fatto a sortire dall'albergo, che in quell'ora era tutto chiuso.
Ma d'improvviso si apri la finestra , e la morte ed io escimmo per quella montati sul velocipede che si innalzava come un uccello, mentre vedevamo fuggire sotto ai nostri piedi i tetti delle case di Münden, ed i due campanili della piccola chiesa. La luna splendea nel suo pieno. Io mi aggrappai alla mia condutrice, e per tenermi più saldo strinsi fra le mani due delle sue costole. Essa diresse la sua corsa verso il Brocken che si innalzava nero nero dinanzi a noi. Voi sapete che questa montagna ha un pendio molto dolce, noi toccammo dunque rapidamente la vetta, che figura una pianura convessa. La morte fece qualche evoluzione circolare, perché io potessi esaminare i luoghi, Grandi burroni, molti sassi, un’erba agra ed oscura, ecco quanto mi fu dato vedere; e per quanto spalancassi gli occhi non vidi anima nata. Intorno a noi svolazzavano corvi ed uccelli notturni che mi parevano di smisurata grandezza.
- Ah! dissi io alla morte, dov'è la tregenda?
- Sotto ai nostri piedi, mi rispose essa; e se ben non la trovi completa, egli è che tu non sai evocarla. Vedi gli sterpi e la ginestra agitarsi sotto il vento della notte vedi i pipistrelli volar circolando sulla cima della deserta della montagna. È la notte di Valpurga che comincia e che l'immaginazione dell'uomo popolerà; ma il sabbato che creerà la sua immaginazione non raggiungerà mai l'orrore profondo e sinistro che ispirano questi luoghi.
Siediti sulla montagna; spettri larve, fantasmi, chimere, ti circonderanno...
- Allora, diss’io, codesto è un affare di pura poesia?
- Fanne la prova tu stesso.
- No, grazie, risposi; comprendo la vostra morale e d'ora in poi non crederò più a Goëthe.
- Io voglio che tu ne sia convinto. Scendi.
- È inutile.
-Vuoi tu scendere si o no?
- No.
Questo monosillabo spiacque alla morte che si agitò sui pedali. Il Velocipede fè un caraccollo e patatrac... io cado colle gambe all'aria sul tappeto della stanza, trascinando nella caduta il candeliere e facendo un fracasso infernale. Io non era ancor rinvenuto dal mio sbalordimento che la porta si apri, e la servetta entrò per informarsi di quanto mi era accaduto. lo la rassicurai. Nel domani pria di partire, io le chiesi licenza di baciarla al basso della gota presso al mento per vedere, se ritornando a casa, trovasssi Lisbeth a sua volta segnata in quel rosso a quel posto.
Fritz Har
L'Emporio pittoresco - 1870
Velocipede - Particolare riprodotto da un disegno di F. A. Brockhaus per l'enciclopedia tedesca del 1887
Lieta Notte di Valpurga