Aprile, che s’apriva
il fiore, venne, e il Tevere più gonfio
portava l’onde con un grande rombo:
e d’ogni parte sulle piane e i colli
arsero fuochi nella notte sacra.
Tutto splendè. Fiamme correva il fiume.
Però che, intorno, alle selvaggie stanze
fuoco i pastori davano, mutando
già le capanne, d’erbe e frasche, in case.
E poi saltando sulle fiamme, un canto
diceano, sacro: “Fuoco puro, Fuoco
grande, buon Fuoco, che ammollisci e domi,
portati via queste capanne, portati
via questi nidi! Noi non siamo uccelli,
lupi noi siamo. Addio, cose d’un’ora!
Siamo per fare una città ch’eterna
duri, ed un proprio focolare, in mezzo,
sarà per te, che mai non dormi, o Fuoco!„
Ed una torma giovanil più fiera
diceva: “Oh! bello andare al vento! E bella
l’ora che fugge, e sempre un altro il sole!
La terra sempre nuova sotto quelle
antiche stelle! Voi da voi ponete
tra il mondo e voi pur quella fossa ignava:
sia senza fine a noi la via, la terra
senza confine! Lupi, sì; ma ora...
dateci l’ale, o aquile!„
Lupi e Aquile - Inno a Roma
Giovanni Pascoli
Lieto compleanno Roma!
Nel pomeriggio il reel sul compleanno di Roma
Per ulteriori informazioni:
Augurissimi alla nostra Roma capitale!
RispondiEliminaBellissimo estratto di Pascoli che ignoravo.
Grandiose anche le immagini che hai postato su Instagram. Grazie come sempre Sciarada!