La storia di Nanna, con le tradizioni tipiche della vigilia della Festa di Santa Lucia, prosegne in questa dodicesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima.
Nella stalla del cascinale tra Novara e Trecate, crocevia di giochi sentimentali controversi e di sensazioni che sfiorano la pelle, Nanna incassa un'ulteriore delusione:
" ... La sera del giovedí era il dodici dicembre. Pietro non era anche tornato. Quando egli era assente, la conversazione della stalla era sempre piú animata, perché Rosetta sfogava il suo umore chiacchierino ed allegro senza soggezione, e Gaudenzio le faceva la corte senza paura di suscitare dei guai.
- A Novara - disse Gaudenzio - la città è tutta in festa questa sera.
- Già - rispose la piccola Lucia ch’era stata a Novara un po’ di tempo colla Rosetta, da una sua zia erbivendola - È la vigilia di Santa Lucia. Sotto le arcate dei portici vi sono tanti banchi illuminati, con ogni sorta di chicchi, e Sante Lucie di zuccaro. E tutti i negozi hanno nella bacheca un mondo di belle cose. Ti ricordi Rosetta?
- Altro, che mi ti ricordo! Quell’anno che eravamo dalla zia abbiamo messo fuori dalla finestra il nostro panierino anche noi, e Santa Lucia ha portato la strenna.
- Ebbene? E perché non lo mettete fuori anche questa sera il paniere? - domandò Gaudenzio guardando sempre Rosetta negli occhi. - Chissà che Santa Lucia non passi di qui?
- Che! - disse la sposa. - Come volete che passi? Pietro non è a casa.
- E come c’entra Pietro con Santa Lucia?
- Oh, ci credete bene sciocche! - protestò Lucia. - Fino i bimbi di Novara dicono:
Santa Lucia Mamma mia Colla borsa del papà Santa Lucia la venirà
- Ah voi siete troppo smaliziata - disse Gaudenzio ridendo. - Lo metterà Nanna il paniere; lei ci crede ancora a Santa Lucia; vero, Nanna?
- Io credo tutto, sono una scema - rispose Nanna risentita.
- Eh sí! Scema voi! Ne sapete da menarci a scuola tutti - disse Gaudenzio, cui premeva di rabbonirla per indurla ad approvare la proposta dei panieri.
Nanna sorrise a quel complimento che le era fatto dinanzi a tanta gente. Gliene capitavano così di rado, che li gradiva anche quando le venivano per forza.
- Dunque lo metterete fuori il paniere? - insisté Gaudenzio.
- Non è per me che l’avete detto.
- L’ho detto per tutte e tre. Quello che fa una cognata lo deve fare anche l’altra.
- Oh per me... mi sprezzano tutti.
- Vuol dire che tutti vi amano. Chi sprezza ama.
- E poi se trovo il paniere vuoto?
- Date retta; non lo troverete vuoto. Santa Lucia mi ha fatto sapere che passerà dalla vostra finestra. Via, siate buona.
Neppure nei tempi andati Gaudenzio aveva mai parlato a Nanna con tanta deferenza; non l’aveva mai pregata così. Non l’aveva mai guardata con quegli occhi supplichevoli. Per la prima volta, dopo tanto tempo, non aveva l’aria di canzonarla. Tutti tacevano nella stalla. Tutti guardavano Gaudenzio e lei. Gaudenzio che la implorava, lei arbitra di farlo contento o di crucciarlo con un sí o con un no. Fu un momento di trionfo insperato per Nanna. Tutta la sua parte di vanità umana e di vanità di donna le si portò al cervello per suggerirle un mondo di speranze e d’illusioni: ed ella disse nel suo pensiero: - Chi sa?
E nel guardare in giro per assaporare quel momento di gloria, incontrò gli occhi di Lucia, intenti su Gaudenzio e su lei, con una velatura cristallina di lagrime.
Capí che la povera bimba era gelosa, e quel sentimento, che inspirava per la prima volta, finí di far perdere la testa a Nanna - Sí: metterò fuori il paniere - disse. E senza ragionarvi sopra, dimenticando i precedenti che l’avevano messa in sospetto contro la cognata, con tutta la cecità della vanità lusingata, si figurò di trovare il domani nel suo paniere la strenna di Gaudenzio.
Il carrettiere uscí di buon’ora dalla stalla. Aveva i suoi preparativi da fare. Nanna cercò di congedar presto le vicine perché l’impazienza la rodeva. Rientrata in casa disse alle due giovani:
- Mettiamo ciascuna la nostra pezzuola da collo sul paniere, perché Santa Lucia possa distinguer l’uno dall’altro.
Ma Lucia aveva il cuoricino gonfio! Non volle metter fuori il paniere.
- Non sono di casa - disse.
Lo posero Nanna e Rosetta all’unica finestra della cucina che dava sull’orto. Poi le due sorelle salirono coi vecchi, e si ritirarono nella loro stanza, e Nanna entrò anch’essa nella sua.
Ma depose soltanto il lume, poi uscí pian piano nel forno, che aveva una finestra accanto a quella della cucina, da cui era separata semplicemente da un uscio; e là, dietro le gelosie socchiuse, stette in agguato.
Non andò a lungo, che vide un’ombra avanzarsi cautamente fra le aiuole dell’orto, e riconobbe Gaudenzio.
Egli andò alla finestra dov’erano i panieri. Nanna, senza lasciare il suo posto d’osservazione, pose la mano sul chiavistello dell’uscio, ed aspettò stando in ascolto.
Due minuti ancora, ed udí il passo cauto di Gaudenzio che si allontanava. Aperse pian piano; uscí e si trovò sotto la finestra della cucina.
Alzò la mano al suo paniere col cuore palpitante. C’era un oggetto duro, sferico. Lo prese, lo guardò alla scarsa luce della finestra, palpò, trovò il filo. Era un gomitolo.
Era una satira atroce. Dipanar filo, nel gergo del paese, vuol dire rimaner zitellona.
In quell’oscurità, Nanna arrossí come una vampa. Se avesse avuto sotto mano quell’uomo, in quel momento lo avrebbe ucciso.
Toccò fremendo nel paniere della cognata, e sentí il fiore di filigrana.
Intanto Gaudenzio si allontanava pian piano traverso le aiuole.
Ella non prese tempo a riflettere. Ravvolse fiore e gomitolo nella pezzuola di Rosetta, e la spinse con impeto dietro il donatore insolente. Poi rientrò nel forno, e tornò a guardare traverso le imposte.
Gaudenzio stava fermo in piedi, ed osservava attentamente qualche cosa. Forse la pezzuola di Rosetta. Nanna provò un momento di amara soddisfazione. L’aveva fatto apposta a respingere i doni nella pezzuola della cognata. Egli li crederebbe respinti da lei, e gliene serberebbe rancore ... "