... e quando spalancò il finestrino per guardare la processione che passava salmodiando, e vide il viso magro e spaventato del Vicario, si turbò. Rimase tuttavia a guardare: precedeva la processione una Madonna bruna con sette spade confitte nel cuore, che andava in cerca del Figliuolo morto; seguiva lo stendardo di broccato verde venivano poi i musicisti paesani e le donne vestite a lutto. Quando tutto sparì in fondo alla strada campestre, Apollonia ritornò al suo forno ed alla sua farina impastata, della quale fece mirabilmente il pane per la Pasqua, pane bianchissimo, tutto intagliato e traforato; le casadinas, focaccie di pasta e di formaggio fresco ingiallito con lo zafferano e certe figurine in forma di bimbi fasciati, di mummie, di uccelli, che per testa avevano un grosso uovo cotto. Nella casetta deserta e nella campagna soleggiata regnava un profondo silenzio; le campane tacevano, legate per la morte di Nostro Signore, e tutte le cose partecipavano a questo silenzio, in attesa di un arcano avvenimento; solo qualche uccello cominciava a cantare fra le siepi, ma tosto taceva, quasi impaurito dal silenzio che interrompeva.
Le ore passarono ed il Vicario non venne. Verso le dieci Apollonia senti come un brivido passare per l’aria; anch’ella ebbe un sussulto e sollevò la testa, ascoltando. Le campane suonarono. E attraverso il loro primo squillo risuonò uno sparo, poi un altro, poi altri tre, poi dieci, poi cento. Grida e voci di letizia quasi folle accompagnavano il suono delle campane e lo scoppio delle fucilate ripetuto dall’eco della collina. Frotte di bambini passarono cantando per il villaggio:
Bibu er Deu
Pro su dispettu ’e su Zudeu.
Vivo è Dio
Per dispetto del Giudeo.
Lagrime di gioia mistica velarono gli occhi di Apollonia. Ella finì di cuocere il suo pane, le sue focaccie, i suoi dolci pasquali; e nel pomeriggio ricevette da vicini parenti ed amici, e ricambiò regali di pane, dolci, carne. Ad ogni nuovo regalo ella compiacevasi confrontare il pane ricevuto con quello fatto da lei, felice di trovare più bianco e più ben fatto il suo. Verso sera tornò dall’ovile il marito; tornò sul suo forte cavallo bianco, con una bisaccia colma di latticini, e con due agnelli, uno bianco e l’altro nero, che dovevano servire per il banchetto pasquale...
...Il sabato sera cominciarono le feste pasquali: il ricco pastore invitò a casa sua parenti, amici, vicini, e tutti cantarono, improvvisando canzoni di gioia in onore di Nostro Signore Risorto. Intanto mangiavano le focaccie e bevevano vino, assenzio ed acquavite. Manco a dirlo, tutti si ubriacarono, per fai dispetto ai Giudei che avevano crocifisso Gesù Nostro.
Anche l’indomani mattina Apollonia s’alzò all’alba, perchè doveva per mezzodl preparare il pranzo pasquale. A misura che il sole saliva sopra la collina, la giovine donna si turbava nuovamente pensando alla visita del Vicario. Ah! oggi verrà, verrà certamente. Apollonia sa che anch’egli si è alzato all’alba, e, vestito degli abiti sacri, seguito da un uomo con una bisaccia sulle spalle e da un fanciullo con una secchia di acqua benedetta, fa le visite alle quali non ha potuto accudire ieri. In ogni casa le donne gettano entro la bisaccia pane, focaccie, frutta secche, e nella secchia uova e monete. Davanti alla casa di Apollonia egli arrivò verso le nove; l’uomo della bisaccia si curvava sotto il peso dei regali avuti, e il fanciullo, con la secchia quasi colma di uova e di monete, pareva avesse attinto ad un pozzo miracoloso. Il sacerdote entrò senza chieder permesso nella casa di Apollonia, e per la prima volta dacchè rivedeva la giovine donna, non impallidi, mentre impallidiva lei. Avrebbe egli benedetto o maledetto la casa dove viveva felice colei che lo aveva condotto fin sul limitare della morte? Ella si faceva questa. domanda con una specie di terrore, giacché nei piccoli paesi sardi si crede che i sacerdoti possano, per meno del libri sacri, scomunicare e maledire con molta efficacia. Ma bastò che Apollonia guardasse il viso inspirato del sacerdote ed il gesto soave col quale egli prese l’aspersorio lucente e sparse l’acqua santa di qua, di là, di su, dl sotto, perché ella si convincesse che anche in cuor suo egli benediceva. Allora ella apri l’uscio che chiudeva la stanza delle provviste; egli benedisse il pane, le focaccie, il frumento, i legumi, il formaggio. Apollonia sopraccaricò la bisaccia con due grandi pani, cinque focaccie, una corona di fichi secchi: poi rientrò col sacerdote in cucina, e timidamente aprì l’uscio che dava nella camera da letto. Dal finestruolo penetrava una vivissima luce d’oro. Col respiro sospeso, muta e pallida, Apollonia guardò il prete. Ah! anch’egli s’era fatto un po’ bianco in viso; ma la sua mano soave versava la benedizione sul letto nuziale, augurando fecondità.
Allora Apollonia gettò la sua offerta nella secchia e una lagrima cadde sull’acqua santa, formando un piccolo cerchio nel gran cerchio fatto dalla moneta.