La mattina del Sabato Santo, Apollonia Fara balzò dal suo gran letto di legno a baldacchino, quando l’alba cominciava a mettere un glauco riflesso sull’unico vetro del finestruolo. Unico vetro grossolano, ma stupendo per il piccolo quadro che ci si vedeva; un paesaggio che nella freschezza chiara e quasi sbiadita dell’incipiente primavera pareva dipinto dal Poussin: una falda di collina, un ruscello azzurro e tortuoso e alberi radi pittoreschi, i cui rami, verdi di musco, cominciavano ad ornarsi di foglioline tenere: ed erba, erba dappertutto, bassa erbetta chiara che dava una impressione di purezza e d’innocenza a chi guardava. Mentre indossava il suo costume giallo e rosso, Apollonia osservò il cielo attraverso il vetro, poi andò a guardare entro una corba intessuta d’asfodelo, colma di farina lievitata fin dalla sera prima, e sulla quale ella aveva segnato col dito la santa croce. La farina s’era un po’ sollevata intorno a questo segno di buon augurio.
La giovine donna prese la corba sulle braccia bianche robuste e la portò nell’attigua cucina: impastò la farina, poi accese il forno e preparò il caffè. A misura che il giorno schiarivasi roseo e tiepido, Apollonia pensava con trepidanza ...
... e quando spalancò il finestrino per guardare la processione che passava salmodiando, e vide il viso magro e spaventato del Vicario, si turbò. Rimase tuttavia a guardare: precedeva la processione una Madonna bruna con sette spade confitte nel cuore, che andava in cerca del Figliuolo morto; seguiva lo stendardo di broccato verde venivano poi i musicisti paesani e le donne vestite a lutto. Quando tutto sparì in fondo alla strada campestre, Apollonia ritornò al suo forno ed alla sua farina impastata, della quale fece mirabilmente il pane per la Pasqua, pane bianchissimo, tutto intagliato e traforato; le casadinas, focaccie di pasta e di formaggio fresco ingiallito con lo zafferano e certe figurine in forma di bimbi fasciati, di mummie, di uccelli, che per testa avevano un grosso uovo cotto. Nella casetta deserta e nella campagna soleggiata regnava un profondo silenzio; le campane tacevano, legate per la morte di Nostro Signore, e tutte le cose partecipavano a questo silenzio, in attesa di un arcano avvenimento; solo qualche uccello cominciava a cantare fra le siepi, ma tosto taceva, quasi impaurito dal silenzio che interrompeva.
Le ore passarono ed il Vicario non venne. Verso le dieci Apollonia senti come un brivido passare per l’aria; anch’ella ebbe un sussulto e sollevò la testa, ascoltando. Le campane suonarono. E attraverso il loro primo squillo risuonò uno sparo, poi un altro, poi altri tre, poi dieci, poi cento. Grida e voci di letizia quasi folle accompagnavano il suono delle campane e lo scoppio delle fucilate ripetuto dall’eco della collina. Frotte di bambini passarono cantando per il villaggio:
Bibu er Deu
Pro su dispettu ’e su Zudeu.
Vivo è Dio
Per dispetto del Giudeo.
Lagrime di gioia mistica velarono gli occhi di Apollonia. Ella finì di cuocere il suo pane, le sue focaccie, i suoi dolci pasquali; e nel pomeriggio ricevette da vicini parenti ed amici, e ricambiò regali di pane, dolci, carne. Ad ogni nuovo regalo ella compiacevasi confrontare il pane ricevuto con quello fatto da lei, felice di trovare più bianco e più ben fatto il suo. Verso sera tornò dall’ovile il marito; tornò sul suo forte cavallo bianco, con una bisaccia colma di latticini, e con due agnelli, uno bianco e l’altro nero, che dovevano servire per il banchetto pasquale...
...Il sabato sera cominciarono le feste pasquali: il ricco pastore invitò a casa sua parenti, amici, vicini, e tutti cantarono, improvvisando canzoni di gioia in onore di Nostro Signore Risorto. Intanto mangiavano le focaccie e bevevano vino, assenzio ed acquavite. Manco a dirlo, tutti si ubriacarono, per fai dispetto ai Giudei che avevano crocifisso Gesù Nostro.
Anche l’indomani mattina Apollonia s’alzò all’alba, perchè doveva per mezzodl preparare il pranzo pasquale. A misura che il sole saliva sopra la collina, la giovine donna si turbava nuovamente pensando alla visita del Vicario. Ah! oggi verrà, verrà certamente. Apollonia sa che anch’egli si è alzato all’alba, e, vestito degli abiti sacri, seguito da un uomo con una bisaccia sulle spalle e da un fanciullo con una secchia di acqua benedetta, fa le visite alle quali non ha potuto accudire ieri. In ogni casa le donne gettano entro la bisaccia pane, focaccie, frutta secche, e nella secchia uova e monete. Davanti alla casa di Apollonia egli arrivò verso le nove; l’uomo della bisaccia si curvava sotto il peso dei regali avuti, e il fanciullo, con la secchia quasi colma di uova e di monete, pareva avesse attinto ad un pozzo miracoloso. Il sacerdote entrò senza chieder permesso nella casa di Apollonia, e per la prima volta dacchè rivedeva la giovine donna, non impallidi, mentre impallidiva lei. Avrebbe egli benedetto o maledetto la casa dove viveva felice colei che lo aveva condotto fin sul limitare della morte? Ella si faceva questa. domanda con una specie di terrore, giacché nei piccoli paesi sardi si crede che i sacerdoti possano, per meno del libri sacri, scomunicare e maledire con molta efficacia. Ma bastò che Apollonia guardasse il viso inspirato del sacerdote ed il gesto soave col quale egli prese l’aspersorio lucente e sparse l’acqua santa di qua, di là, di su, dl sotto, perché ella si convincesse che anche in cuor suo egli benediceva. Allora ella apri l’uscio che chiudeva la stanza delle provviste; egli benedisse il pane, le focaccie, il frumento, i legumi, il formaggio. Apollonia sopraccaricò la bisaccia con due grandi pani, cinque focaccie, una corona di fichi secchi: poi rientrò col sacerdote in cucina, e timidamente aprì l’uscio che dava nella camera da letto. Dal finestruolo penetrava una vivissima luce d’oro. Col respiro sospeso, muta e pallida, Apollonia guardò il prete. Ah! anch’egli s’era fatto un po’ bianco in viso; ma la sua mano soave versava la benedizione sul letto nuziale, augurando fecondità.
Allora Apollonia gettò la sua offerta nella secchia e una lagrima cadde sull’acqua santa, formando un piccolo cerchio nel gran cerchio fatto dalla moneta.
I giuochi della vita - Pasqua
1920
Grazia Deledda
Deposizione di Cristo nel sepolcro - 1570 -1573 - Tiziano Vecellio, bottega e Jacopo Palma il Giovane - Pinacoteca Ambrosiana - Milano
Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. E, verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?», cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
Matteo 27:45-46
Morte di Gesù
Venuta l'ora sesta, si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. All'ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì lamà sabactàni?» che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»
Marco 15:33-34
Era circa l'ora sesta, e si fecero tenebre su tutto il paese fino all'ora nona; il sole si oscurò. La cortina del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.
Luca 23:44-45
Come spiegano Matteo Marco e Luca, durante la morte di Gesù le tenebre avvolgono la Terra e nella Deposizione di Tiziano e della sua bottega ci troviamo nel passo successivo in cui la luce inizia a squarciarle. All'interno di un sacello Giuseppe di Arimatea e Nicodemo con grande delicatezza depongono il corpo di Cristo nel sepolcro mentre Maria, dal volto cupo, piegata in un mantello blu scuro gli tiene con le due mani il braccio sinistro e lo bacia. Giovanni L'Evangelista ha le mani incrociate e il suo volto esprime sgomento e dolore come quello di Maria Maddalena che accorre con le braccia aperte. l'opera è firmata alla base del sepolcro in basso sul lato destro libero dal lenzuolo, si legge TITIANUS P. ovvero Titianus pinxit-Tiziano dipinse, la critica ha però constatato la presenza di interventi di bottega e si pensa che il quadro sia stato completato da Jacopo Palma il Giovane.
Per ulteriori informazioni
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L'Albero di Pasqua -Arbor Vitae Crucifixae Jhesu Christi
Grazie Sciarada e buona Pasqua a te e a tutti coloro che porti in cuore.
RispondiEliminasinforosa
Cara Sciarada, ricambio i tuoi auguri, buona Pasqua a te e a coloro che ami.
RispondiEliminabuona pasqua
RispondiEliminaSempre interessante leggerti. Buona Pasqua!
RispondiEliminaBellissimi ed interessanti tutti i tuoi post dedicati alla settimana Santa. Grazie davvero.
RispondiEliminaFelice e sereno periodo di festa, Buona Pasqua con tutto il mio cuore, ciao Sciarada! ❤
Buona Pasqua, auguroni a te e alla tua famiglia. Un caro saluto, Stefania
RispondiEliminaUna Pasqua di pace . Auguri
RispondiEliminaSerena e felice Pasqua d'amore e pace per te e chi ti è caro.
RispondiEliminaUn abbraccio
enrico
luca è sempre leggiadro.
RispondiEliminaserena pasqua
Buona Pasqua cara Sciarada.
RispondiEliminaE grazie per questo tuo percorso pasquale generoso.