Se non avete degli impegni e soffrite di insonnia, questa notte potreste fare una passeggiata nel bosco per trovare il fiore e il seme della felce di San Giovanni.
" Crittogamia Felci ...
... Pteride. Caselle disposte in linea continuata marginale. Indusio voltato in dentro dal margine della fronda coperto, e che si aprono dalla parte interna ...
... P. aquilina. Fronda tre volte pennata, pennoline pennatofesse, intatte; le ultime lanciolate. Pteris aquilina. It. Felce imperiale, F. maggiore. Ver. Felise ...
Fruttifica d’estate. I Contadini, che chiamano questa veramente Felise, dicono che fiorisce la notte di S. Giovanni, e ciò per non vedersi mai fiori, e perché non sanno che la fruttificazione di tutte le felci si opera dietro le frondi, ossia sulla loro pagina inferiore. Trovasi comune sul monte. Perenne. Da noi non si usa che qualche volta per farvi filare i cavalieri; i Montanari però la usano per lettiera del bestiame. Contiene molto alcali e si potrebbe far uso delle sue ceneri per le vetrerje, e per lavare i panni invece del sapone. La radice dell’aquilina un tempo si usava contro i lombrici in dose di dram. ss. mattina e sera col miele. Ridotta in farina impastata con acqua e fattone palle si sostituisce al sapone. Oss. Si chiama aquilina perché tagliando lo stipite obbliquamente vicino alla radice si scorgono sul taglio alcune fibre oscure disposte in modo che formano la figura d’un aquila imperiale con due teste. CCXXIV. Ipno. Peristoma doppio; esteriore con 16. denti acuti, liberi all’apice, riflessi; interno con una membrana carenato-solcata in lacinie alquanto dilatate, prolungata con interposti cigli capillari. Fiore dioico, raramente monoico, maschio e feminino laterale ed in forma di gemma ... "
Flora medico-economica - Classe XXIV
Leonardo Brumati
1844
Leonardo Brumati
1844
La felce è una pianta primigenia, discendente insieme agli equiseti e ai licopodi dagli organismi vegetali fuoriusciti dalle acque per colonizzare la terra, se si potesse tornare indietro nel tempo, a circa 443 - 419 milioni di anni fa, nel siluriano dell'era paleozoica in un ambiente caldo umido e ombroso avremmo la possibilità di assistere alla sua nascita. Il suo sviluppo con la conseguente differenziazione lo vedremmo 419 - 394 milioni di anni fa nel devoniano inferiore dell'era paleozoica, l'estinzione di alcune sue forme la sperimenteremmo 242 - 225 milioni di anni fa nel triassico dell'era mesozoica per arrivare oggi a contemplare 11.000 specie.
Questa pianta ancestrale con il primo sistema vascolare della storia a partire dal 1700 con Linneo è stata definita crittogama per indicare la sua γαμέω/gameo - riproduzione - κρυπτός/kriuptos - nascosta che come metro di paragone opposto ha le piante fanerogame ϕανερός/phaneròs - evidenti - γάμος/gàmos - nozze.
Le spore custodite negli sporangi, dal gr. σπορά/spora/seme e ἄγγος/aggos - recipiente, raggruppati nei sori, dal greco σωρός/sōrós - cumulo, si formano nella pagina inferiore delle fronde, a matuarazione come pulviscoli d'oro si diffondono nell'aria trasportate dal vento e generano il protallo, dal gr. πρό/pro - prima e ϑαλλός/tallos - tallo, che contiene gli organi di riproduzione che danno vita alle nuove piante. Questo tipo di procreazione priva di una manifestazione esterna palesemente osservabile con l'assenza dei fiori, dei frutti e dei semi, ha trasformato la felce in una pianta magica simbolo dell'ignoto e del mistero fonte di nutrimento di molte credenze popolari:
" In Germania la felce maschio (Dryopteris filix-mas) è detta anche Walpurgiskraut perché si racconta che nella notte di Valpurga le streghe si servono di questa pianta per rendersi invisibili. Una volta in Russia i contadini si recavano nella foresta, poco prima che scoccasse la mezzanotte della festa di san Giovanni Battista, portando una salvietta bianca, una Croce, il Vangelo, un bicchiere d’acqua e un orologio. Trovata una felce, tracciavano con la Croce un gran cerchio intorno alla pianta; stendevano la salvietta sulla quale ponevano la Croce, il Vangelo e il bicchier d’acqua, e controllavano l’orologio. A mezzanotte in punto sulla felce poteva miracolosamente apparire un fiore che risplendeva come oro. Chi aveva avuto la fortuna di vedere quella fioritura improvvisa avrebbe nello stesso tempo assistito a tanti altri spettacoli meravigliosi: gli sarebbero apparsi tre soli e una luce avrebbe illuminato a giorno la foresta, anche le sue parti più nascoste. Avrebbe udito, infine, un coro di risate e una voce femminile che lo chiamava. Non doveva spaventarsi: se fosse riuscito a conservare la calma, avrebbe conosciuto ciò che stava succedendo e sarebbe successo nel mondo.
In Boemia dicevano che chi si fosse procurato il fiore d’oro avrebbe ottenuto la chiave per scoprire i tesori nascosti, e che se donne vergini avessero steso un panno rosso sotto di esso vi sarebbe caduto dentro dell’oro rosso. In Russia si sosteneva che bastava gettarlo in aria perché ricadesse come una stella nel punto preciso dove si trovava un tesoro.
Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di san Giovanni non diversamente dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra in virtù della magia omeopatica, secondo la quale vi sarebbe affinità fra un seme, o un ramo dorato, e l’oro. Una volta in Bretagna i cercatori di tesori raccoglievano nella magica notte i semi della felce e li conservavano fino alla domenica delle Palme dell’anno successivo; poi li spargevano sul terreno nel punto in cui sospettavano che vi fosse un tesoro. I contadini tirolesi credevano che alla vigilia di san Giovanni il seme potesse aiutare a scoprire grazie alla sua luce l’oro nascosto. In Tirolo e in Boemia si diceva che mettendo semi di felce fra il denaro, questo, per quanto se ne spendesse, non sarebbe mai diminuito.
Talvolta si credeva (per esempio in Stiria) che il fiore di felce si schiudesse nella notte di Natale e che chi lo avesse colto sarebbe diventato ricco. Il fatto che i due grandi momenti per raccogliere il seme o il fiore fossero le notti collegate ai solstizi lascia supporre che essi fossero considerati emanazioni vegetali del sole in occasione delle due grandi svolte del suo corso. Lo confermerebbe una leggenda tedesca secondo la quale un cacciatore sparò al sole nel giorno di san Giovanni a mezzogiorno: caddero tre gocce di sangue che, raccolte in un panno bianco, diventarono semi di felce. «Qui il sangue» osserva il Frazer «è chiaramente il sangue del sole, da cui il seme di felce direttamente deriva. Così possiamo considerare come probabile che il seme della felce sia d’oro perché creduto un’emanazione dell’aureo fuoco del sole.» ... "
Florario
Alfredo Cattabiani
Nell'antica Grecia la felce veniva chiamata πτερίς/pteris ed era consacrata al dio caprino Pan, dio agreste, del bestiame, della campagna, dei pascoli e della pastorizia, nell'antica Roma il nome della felce era invece fĭlix -lĭcis simile al termine felix che significa felice, fecondo, fertile ed ecco che diventa facile attribuirgli l'appagante capacità di rendere felici le persone attraverso il ritrovamento di grandi tesori che possono realizzare i desideri non prima di essere passati attraverso una ricerca quasi iniziatica che avviene nei boschi la notte di San Giovanni.
I Maori chiamano Koru - bobina, cerchio, ciclo, nodo, il germoglio ancora arrotolato della Kaponga - la felce argentea endemica della Nuova Zelanda, la forma a spirale da il senso del moto perpetuo e circolare di una nuova vita che cresce, si srotola e all'apice si ricongiunge al punto di origine in un sacro tripudio di forza e pace.
La felce nell'ambiente purifica l’aria dagli inquinanti, dalle sostanze dannose tra le quali la formaldeide, ma se viene ingerita è tossica, può provocare aritmia, depressione cardiocircolatoria, depressione del Sistema Nervoso Centrale, allucinazioni, cecità, diarrea, dolori addominali, nausea e vomito. Un tempo le foglie applicate sulle parti del corpo interessate erano usate come rimedio per la gotta e per i dolori reumatici, l'uso interno, da non imitare, con la bollitura delle fronde o delle radici, era previsto per l'anemia e il rachitismo, per la diuresi, per la stimolazione della secrezione biliare, per la tosse e per i vermi.
Le teste di violino, le punte ancora arrotolate delle felci in cui la tossicità non è ancora sviluppata, vengono raccolte da mani esperte, nello specifico le più raccolte sono le teste di violino della Matteuccia struthiopteris/Felce penna di struzzo, per essere usate in cucina.
Buona notte delle streghe e allegra Festa di San Giovanni!
Per chi è interessato