sabato 30 novembre 2024

Natale Express verso il Giubileo

Quest'anno il nostro Natale Express, con l'11° anno del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima, ci condurrà all'apertura dell'Anno Santo 2025.

Che sia per tutti voi fonte di gioia e allegria, Roma vi aspetta!
 
Natale Express verso il Giubileo

" ... Conterai anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni.
Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell'acclamazione; nel giorno dell'espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese.
Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia.
Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate.
Poiché è il giubileo; esso vi sarà sacro; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.
In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo.
Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello ... "

Levitico 25, 8-14


Il suono dello שופר/shofar - corno del יוֹבֵל/yōbēl - montone, il cui uso nasce dall'episodio biblico del sacrificio di Isacco in cui un capro con le corna impigliate in un cespuglio è segno della benevolenza di Dio per la fede dimostrata da Abramo, nell'ebraismo annuncia l'inizio delle cerimonie sacre più importanti tra cui l'anno sabbatico - שמיטה/shmita - affrancamento, liberazione, che ogni 50 anni concludeva il ciclo agricolo di sette volte sette anni, dedicato al riposo della terra, primaria fonte di sostentamento, che rigenerava i suoi nutrienti per dare un nuovo vigore alle colture e per offrire raccolti più abbondanti; questa festa era l'occasione per equiparare la povertà alla ricchezza con la liberazione degli schiavi e con la restituzione delle terre confiscate.

Pellegrini del Giubileo del 1300 - Miniatura della Chroniche di Giovanni Sercambi - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Lucca

Pellegrini del Giubileo del 1300 - Miniatura della Chroniche di Giovanni Sercambi - Biblioteca dell'Archivio di Stato di Lucca

" ... Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria ... "

Isaia 61, 1-3

Dall'atto di suonare lo shofar dello yōbēl deriva nella Vulgata il termine jubilaeus da iūbilō - gridare di gioia che, con la Bolla Antiquorum habet fida relatio del 22 febbraio 1300, computato 1299, di Bonifacio VIII, va a indicare le celebrazioni dell'Anno Santo, durante il quale ogni 100 anni, ai romani che per 30 volte e agli stranieri che per 15 volte si fossero recati in pellegrinaggio alle Basiliche di San Pietro e di San Paolo Fuori le Mura, sarebbe stata concessa l'indulgenza plenaria.
Dalle cronache del tempo sappiamo che i pellegrini romei erano disposti a fare chilometri e chilometri per vedere le sacre reliquie, come il legno della Croce e i chiodi, il velo della Veronica e la Scala Santa; indossavano sai e sandali, la pellegrina come mantello e un cappuccio legato sotto il mento che riportava l'effige dei santi Pietro e Paolo.
Come si legge in Isaia* il nunzio dell'Anno di grazia del Signore è proprio il Messia e testimone delle prima celebrazione è il poeta per eccellenza che nell'Inferno della sua Divina commedia ci spiega che per l'ampia affluenza dei pellegrini fu necessaria la costituzione di un senso di marcia sul ponte di Castel Sant'Angelo:

"... come i Roman per l'essercito molto,
l'anno del giubileo, su per lo ponte
hanno a passar la gente modo colto,
che da l'un lato tutti hanno la fronte
verso 'l castello e vanno a Santo Pietro,
da l'altra sponda vanno verso 'l monte ... "

Divina Commedia - Inferno XVIII, 28-33
Dante Alighieri

La cadenza del Giubileo ordinario, anno della conversione, della penitenza sacramentale, della remissione dei peccati e della riconciliazione, nel 1350 con Clemente VI scende a 50 anni per equiparazione alla tradizione ebraica e si aggiunge la basilica di San Giovanni in Laterano alle tappe del pellegrinaggio, nel 1389 con Urbano VI in relazione agli anni di Cristo passa a 33 anni e nel 1470 con Paolo II viene ridotta a 25 anni. Il primo Giubileo straordinario è invece indetto nel 1423 da Martino V.
Il 27° Giubileo Universale della Chiesa Cattolica 2025, annunciato da Papa Francesco con la bolla Spes non confundit, inizierà ufficialmente il 24 dicembre 2024 alle 19.00 con il rito di Apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, passaggio dal peccato alla grazia, a cui il 26 dicembre 2024 seguirà l'apertura straordinaria di una Porta Santa extra nel carcere romano di Rebibbia, il 29 dicembre sarà la volta di quella della Basilica di San Giovanni in Laterano, il 1° gennaio 2025 di quella di Santa Maria Maggiore e il 5 gennaio di quella della Basilica di San Paolo fuori le mura ad opera del cardinale James Micheal Harvey.
Il motto del Giubileo 2025 è "Pellegrini di speranza", la mascotte realizzata da Simone Legno si chiama Luce, l'inno composto da Francesco Meneghello e scritto da Pierangelo Sequeri s'intitola Pellegrini di speranza e il logo disegnato da Giacomo Travisani che ci dice:

«Ho immaginato gente di ogni ‘colore', nazionalità e cultura, spingersi dai quattro angoli della Terra e muoversi in rotta verso il futuro, gli altri, il mondo, come vele di una grande nave comune, spiegate grazie al vento della Speranza che è la croce di Cristo e Cristo stesso. Quando ho voluto ‘personificare' la Speranza ho avuto subito chiara un'immagine: la Croce; la Speranza, mi sono detto, è nella Croce.»

è questo:

Logo ufficiale del Giubileo 2025 disegnato da Giacomo Travisani

Isaia* = Nel vangelo di Luca 4,18-19 è lo stesso Gesù che al Tempio legge la profezia di Isaia che lo riguarda:

" ... Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore ... "

E ora a noi, 

Candele accese illuminano l’attesa,
Ardenti i cuori nella quiete della sera,
Leggeri sussurri di speranza e pace,
Entusiasmo che ogni giorno si riluce.
Nascono tradizioni al calore del focolare,
Doni di affetto per chi ama restare.
Aspettiamo il Natale, sogniamo un ideale,
Raggi di luce avvolgono ogni morale.
Intrecci di storie, di sogni e magia,
Ogni notte brilla di nuova armonia.

Giuseppe Marino

I link dei partecipanti al Calendario dell'Avvento 2024  come sempre verranno attivati dal giorno della pubblicazione in poi, grazie a tutta la squadra e lieto Avvento! 



Domenica Occhieggia Natale Ideale









Avvento Vive Vivaci Emozioni Natalizie Tra Osservanze



Signora (Babbo Natale) Tra Ricette E  Nastri Natale Attende



Allegre Girandole Roteano Insieme Fra Orde Gioiose Luci Innevate Ondulano



Immacolata Nel Corpo E Nello Spirito Ora



Cambiami Orientami Mantenendo Eternamente Tuo Amore



Caldo Esprime Pura Partecipe Ospitalità




12 dicembre
Golconda
Anima Mundi

Vespero Il Giorno Invoca Lucia In Attesa


13 dicembre
Golconda
Anima Mundi

Suona Attenta Nelle Tenebre Arriva Lucia Unifero Campanello In Avvento


14 dicembre
Chicchina
AcquadiFuoco


15 dicembre
Negus
Ad Nutum

Pastori Attendono Sulla Terra Opera Redentrice Iesus


16 dicembre
Sari
ennecomenatale

17 dicembre
Negus
Ad Nutum

Pesce Evoca Simboli Chiama Emmanuel


18 dicembre
Negus
Ad Nutum

Innalza Emmanuel Sacri Unisoni Suoni


19 dicembre
Negus
Ad Nutum

Cristo Redentore Il Suo Teos Onora


20 dicembre
Chicchina
AcquadiFuoco


21 dicembre
Sciarada
Anima Mundi

Gesù È  Luce Illumina Conscio I Cieli Infiniti Dell' Inverno Oscuro


22 dicembre
Graziana
Attimi


23 dicembre
Mirtillo
Mirtillo 14-camminando


24 dicembre
Golconda
Anima Mundi

Nuovi Orizzonti Vigilia E Natale Adducono


25 dicembre
Folletto del Vento
Viaggio nel Vento



domenica 17 novembre 2024

Diavolo di un gatto nero

I bagni d'Abano, dramma giocoso per musica scritto da Carlo Goldoni per essere rappresentato durante il Carnevale veneziano del 1753 presso il Teatro Nuovo di San Samuele, nel II atto contiene alcuni stereotipi sulla fragilità delle donne e sulla forza degli uomini a cui si aggiunge la credenza cristallizata nel tempo sul gatto nero posseduto dal diavolo.

Giornata Nazionale del Gatto Nero 2024

Rosina. - Aiuto, aiuto. (corre spaventata)
Marubbio. - Cos’è stato? 
Rosina. - Colà...
Marubbio.  - Dove?
Rosina. -  Ho veduto...
Marubbio. - Che?
Rosina.  - Una brutta cosa.
Marubbio. - Che cosa?
Rosina.  - Brutta, brutta.
Marubbio. - Ma come?
Rosina.  - Si moveva...
Marubbio. - Davvero?
Rosina.  - Oimè! (con timore)
Marubbio. - Dite, cos’era?
Rosina. - Un gatto nero.
Marubbio. - E per un gatto si fa tanto chiasso?
Rosina. - Mi guardava cogli occhi.
Marubbio. - E bene?
Rosina. - Oimè! Tremo dalla paura.
Marubbio. - Paura d’un gattino?
Rosina. - Ho paura ch’ei fosse un diavolino.
Marubbio. - Ma sei pur una donna spiritosa.
Rosina. - Ora son paurosa. Dopo che mi ho veduta Diventar una vecchia colle rappe, Le budelle mi fanno lippe lappe.
Marubbio. - Ora ti compatisco. È stata veramente La peggior burla che si possa mai Fare a una donna. Sì, ti compatisco. Tutt’altro si potrebbe sopportare, Ma non la malattia dell’invecchiare. Voi altre femmine, Se gli anni passano, Perdete il merito Della beltà. Non così gli uomini, Che quando invecchiano Maggior acquistano La venustà.

Carlo Goldoni - I bagni d'Abano - Atto II - 1753

Aggiungo il regalo di Sari  sull'argomento: 

" Che spavento, che paura il gatto nero della notte bura. Non è certo pel colore che un tuffo mi dà al cuore, è quel suo moltiplicare ogni luce che gli appare. Che terrore l'occhio giallo prima del cantar del gallo, converrebbe alle bestiole indossar lenti da sole. "

Lieta Giornata Nazionale del Gatto Nero

A breve il reel sulla Giornata Nazionale del Gatto Nero




Per ulteriori informazioni:

venerdì 15 novembre 2024

Superluna del Castoro

A Roma è sorta alle16.14 ed è diventata piena alle 22.28; è l'ultima Superluna delle quattro consecutive del 2024, segue quelle di agosto, di settembre e di ottobre. Dai nativi e dai coloni americani è definita Luna del Castoro perchè l'inverno si avvicina, i castori preparano le loro tane per il letargo e un tempo i cacciatori piazzavano le trappole per procacciarsi le loro pellicce necessarie a proteggersi dal gelo in arrivo, per i Cherokee che le scambiavano con altri beni il plenilunio prende il nome di Luna del Baratto per i Cree dei Grandi Laghi Luna del Gelo - Kaskatinowipisim, per i Tlingit del Pacifico nordoccidentale Luna dell’Ibernazione dell’Orso - Cha’aaw Kungáay. Si conosce anche come Luna della Brina, Luna Fredda, Luna Gelida, Luna Ghiacciata, per i cinesi è la Luna Bianca e nelle diverse popolazini dell'emisfero australe è Luna dei Fiori, Luna del Latte, Luna della Lepre, Luna del Mais.

Superluna del Castoro 15 novembre 2024

lunedì 11 novembre 2024

Il dì di San Martino

Con la Festa di San Martino iniziamo il cammino che scandirà alcune delle tappe che ci condurranno a Natale, seguiremo la storia di Nanna che ci prenderà per mano e ci offrirà uno spaccato della dura vita contadina che gioisce delle piccole grandi cose ed è fatta di condivisione, povertà, sacrifici, delusioni, rancori, sofferenza, speranza, e... umanità:
 
" C'era un cascinale tra Novara e Trecate, con un tenimento annesso coltivato ad orto. Ci si giungeva per un viale senza alberi costeggiato da una siepe viva di robinie, che metteva nel cortile. In fondo al cortile c'era la casa; dietro la casa si stendeva l'orto. A destra di chi entrava nel cortile passava una fonte, un canale scoperto, che serviva ad irrigare il terreno, a lavare erbaggi e panni, a far diguazzare le oche.
La casa somigliava a tutte le case coloniche del basso novarese. Dalla parte della fonte, c'era un fienile, e sotto il fienile la stalla. Nel corpo della casa, ai due lati, s'aprivano due usci a terreno, che mettevano a due cucine. Quella a destra aveva annessa un'altra camera, grande egualmente, che era stata divisa a metà da un tavolato, per farne un forno sul di dietro della casa, ed una stanza da letto sul davanti. Questo alloggio occupava due terzi del piano terreno. L'altro terzo era formato dalla seconda cucina a sinistra. Una scala di legno, all'aperto, metteva ad un balcone di legno anch'esso, sul quale aprivano due usci, sovrastanti a quelli del piano terreno.
L'uscio a sinistra metteva in una camera da letto unica, come la cucina di sotto. L'uscio a destra metteva a due camere da letto, una sopra la cucina, l'altra sul forno e sulla cameruccia terrena.
Quel cascinale s'affittava in due lotti. Il primo - la cucina e la camera di sopra, con un terzo dell'orto - era passato in parecchie mani, perché era meschinuccio, e non ci si cavava da vivere. Nell'altro più grande, abitava da tempo immemorabile una famiglia Lavatelli, ormai ridotta al babbo ed alla mamma, con un figlio ed una figliola ..."

Oche di San Martino

Nanna è la figliola ormai adolescente di Maddalena e Martino Lavatelli e per comprare i ventiquattro spilloni d'argento necessari alla composizione dell'aureola con cui adornerà i suoi lunghi e opachi capelli biondi per entrare nella lizza amorosa, così come usano fare tutte le ragazze di campagna,  deve andare a lavorare nelle risaie del novarese dove nel primo anno contrae la febbre terzana che la debilita senza invalidarla e nel secondo si trova ad affrontare una dura esperienza che le cambierà la vita: durante il ballo che si tiene tra i contadini nel cortile condiviso, quando finalmente è tra le braccia del carrettire Gaudenzio di cui è segretamente innamorata si sente male, le donna più anziana tra quelle presenti sostiene che si tratti di una cefalite che deve essere curata con il rito della gallina nera, per cui Nanna compra la gallina che l'anziana medichessa squarta per sistemergliela sulla testa, il sangue cola sul volto, sul collo e sugli abiti di Nanna che in questo stato viene accompagnata e adagiata su un giaciglio di paglia su cui passarà la notte, il mattino seguente però la febbre è alta e va a finire in ospedale dove si scopre che ciò che si pensava fosse cefalite è in realtà tifo, qui cade in uno stato di incoscienza per quattro settimane e quando si risveglia si ritrova irreversibilmente calva a causa della gallina che le si è putrefatta in testa e del sangue diventato un tutt'uno con i capelli.
Raggiunti i 24 anni Nanna sa ormai come sistemare la pezzuola sulla testa per nascondere la sua calvizie e per ottenere un risultato che sia abbastanza gradevole per chi la guarda, riesce a essere apprezzata da un giovane uomo che in modo velato le promette che tornerà a prenderla, ma:

" ... Passò tutta estate, finirono i raccolti, e di sposo nemmeno l'ombra. Nanna si fece mesta e pensosa. Ma non ricadde nell'avvilimento. Se quell'uomo aveva mancato di parola, restava tuttavia il fatto che in risaia l'aveva trovata di suo gusto, ed aveva messo gli occhi su lei a preferenza che su qualsiasi altra. E questo pensiero aveva riabilitata la fanciulla ai propri occhi, ella diceva: - «Come ho potuto piacere ad uno, potrò ben piacere ad un altro» -. E rianimata da questa fiducia, d'aver ancora la sua parte di attrattiva e la sua parte di gioie nell'avvenire, invidiava meno le compagne; era meno irascibile. Soltanto era afflitta che quell'uomo fosse mancato, ed aspettava con impazienza l'altro, perché gli anni passavano, e si sentiva invecchiare. "

Lanterna e candela di San Martino

Il dì di San Martino, che in questo caso tradisce l' Estate di San Martino e vede i contadini affaccendati nella spillatura del vino e delle tradizionali attività della festa, e i mezzadri e gli affittuari agricoli impegnati nel rinnovo dei vecchi contratti di lavoro o nella stipula di quelli nuovi (Vedi Il contratto di San Martino), mostrerà a Nanna una realtà ancora più dura di quella che già conosce e che le spezzerà il cuore:

" Era il giorno di San Martino; l'undici di novembre. Il cielo era grigio e cadeva una fitta pioggia d'autunno. Gli uomini, ché Pietro* era diventato anch'esso un uomo, e faceva il carrettiere, erano fuori: Martino in giornata a spillare i vini, ed il figlio in giro pe' suoi trasporti. La massaia preparava la minestra; e Nanna, seduta sul gradino dell'uscio con parecchi canestri intorno, preparava la verdura da portare al mercato.
Gli inquilini della cucina a sinistra, due vecchi che avevano maritate le figliole, ed erano rimasti soli, sloggiavano. La donna venne sull'uscio a salutare le vicine mentre il marito finiva di rassettare il carro colle masserizie.
- La mamma non c'è? - domandò a Nanna.
- Sí. È qui che accende il fuoco. Eh! Mamma! — Ella diede quella risposta, e fece quel richiamo senza alzarsi per isgombrare la porta. I contadini non fanno complimenti. Vedeva che quella donna non aveva tempo di fermarsi a fare una visita, e risparmiava atti e discorsi inutili.
Maddalena venne sulla soglia e si fermò in piedi dietro a Nanna.
- Ve ne andate, Menghina?
- Sí, è l'ora. L'altro inquilino giungerà a momenti. - Rimasero un tantino tutte e tre in silenzio: poi Menghina riprese:
- Sicché, addio Maddalena. Salutatemi i vostri uomini.
- Li saluterò, non dubitate.
- Ed anche voi Nanna; addio. E perdonatemi tutte e due, se in quest'anno vi ho dato qualche dispiacere.
- Che! Non lo state a dire; ci siamo trattate da buone vicine; piuttosto dovete perdonare la Nanna, se qualche volta è stata un po' brusca.
- Sí Menghina - disse Nanna - se v'ho offesa vi domando perdono.
- Ma che! Ma che! Abbiamo tutti i nostri momenti cattivi. Perdoniamoci a vicenda e lasciamoci da buone vicine e da buone cristiane.
E dopo questa cerimonia, a cui le donne del popolo non mancano mai, si ricambiarono ancora i saluti, poi la vecchia raggiunse il marito, sedette dietro il carro, e tutti e due ripeterono:
- Addio Maddalena, addio Nanna!
- Addio; chissà che non ci rivediamo, eh?
- Chissà! Andiamo un po' lontano. Se non ci rivedremo a questo mondo ci rivedremo in quell'altro.
Ed il vecchio diede una frustata al cavallo, e lentamente se ne andarono.
- Peccato! - disse Maddalena tornando alla pentola in cui bollivano i fagioli. - Peccato;
erano buoni vicini; era come non averli. Ora chissà che ci verrà.
- Ma! - rispose Nanna. - Si dice che vengano due sposi; ma non si sono mai fatti vedere. Quel vecchio che è venuto a visitare il fondo e la casa era il babbo della sposa.
- Avranno vissuto finora in famiglia, ed avranno aspettato che questo alloggio rimanesse libero, per metter casa a parte.
Nanna non rispose altro a questa supposizione di Maddalena, e continuarono ciascuna il proprio lavoro.
Mezz'ora dopo si udí da lontano cigolare un carro. Nanna alzò il capo e stette in ascolto. La memoria di Gaudenzio non s'era mai affatto cancellata dal suo cuore. Ma si udirono degli Eeh!
Eeeh! ripetuti, che non erano di Gaudenzio.
- Ecco i nuovi vicini che giungono - disse Nanna
E, puntando i gomiti sulle ginocchia, ed il mento sui pugni chiusi, stette ad aspettare cogli occhi fissi al viale che metteva nel cortile. Grado grado il cigolio del carro s'andò facendo piú distinto; s'udivano tinnire le corde dei finimenti, e gli Eeeh! del conduttore suonarono piú chiari, fino all'ultimo che rimase strozzato in gola. Il nuovo inquilino giungendo nel cortile aveva riconosciuto Nanna, e Nanna aveva riconosciuto lui.
Era il giovane che l'aveva corteggiata in risaia alla seminagione, lo sposo semi-promesso. Ma giungeva tardi, e non giungeva solo. Seduta sul carro, comodamente adagiata sopra un materasso, c'era una giovane sposa, pallida, sofferente, vicino alla prima crisi materna. Nanna guardò la donna con curiosità. Ella non aveva punto amato quell'uomo. Aveva sperato di sposarlo, lui come un altro, nel proprio interesse: ma non ci aveva posta nessuna passione.
E tuttavia provò un senso di soddisfazione al vedere che la sposa non era bella né florida. Fu una specie di gratitudine verso quella rivale, che non la offendeva col confronto d'una superiorità umiliante per lei.
- Oh, buongiorno giovanotta - disse il nuovo venuto salutando Nanna. - Non credevo di trovarvi qui.
- Avete la memoria corta - rispose Nanna con un po' d'acrimonia
- No; mi ricordavo quello che mi avete detto. Ma supponevo che sloggiaste. E che fosse la casa vostra quella che s'era presa per noi.
Intanto la sposa s'era mossa per scendere dal carro, e Nanna era accorsa col marito per aiutarla. La povera giovinetta, sorridendole del melanconico sorriso degli ammalati, prese parte per la prima volta al discorso con una parola di conciliazione e di bontà - È meglio che siate rimasta - disse - giacché con Pacifico vi conoscete già, ci faremo buona compagnia.
Tutto novembre Nanna passò le lunghe serate a filare sola in cucina al freddo, per non farsi vedere nella stalla. Ma col dicembre cominciò a nevicare, e venne un gelo terribile, e le sere erano tanto lunghe, che a Maddalena non resse piú il cuore di lasciar la figliola ad intirizzirsi a quel modo.
- È meglio che tu venga nella stalla - le disse - cosa vuoi fare? Una volta o l'altra bisognerà pure che ti faccia vedere.
E a dir vero Nanna non spingeva la suscettività fin a non volersi mostrare. A messa ci andava; ed anche nei campi la potevano veder tutti. Ma nella stalla c'era il caso che capitasse Gaudenzio, e l'idea di comparire cosí maltrattata davanti a lui, non la sapeva proprio mandar giú.
- A voi cosa importa ch'io vada nella stalla? - rispose. - Preferisco star qui.
- Ma qui si gela - disse Maddalena, - e noi non siamo in caso di accendere il fuoco.
- Ed ho forse domandato d'accendere il fuoco io? - ribatté Nanna con mala grazia.
- No, ma perché vuoi intirizzirti qui sola, mentre là si sta in compagnia ed al caldo?
E vedendo che l'altra teneva il broncio e non si moveva, la povera donna, nell'interesse della figliuola, cercò altri argomenti per indurla a seguirla, senza badare se quegli argomenti non erano tali da irritare maggiormente quel cuore esacerbato.
- Qui ti si irrigidiscono le dita, non puoi filare: e poi ci vuole una lucerna tutta sera per te.
Nanna saltò in piedi come una molla che scatta; buttò indietro la sedia con dispetto, ed avviandosi all'uscio gridò:
- Via non abbiate paura che il vostro lino ve lo filerò, e del vostro olio non ne brucerò piú. E se mi burleranno nella stalla, non importa, non avrete speso nulla per mantenermi il lume. La massaia alzò gli occhi sospirando, e la seguí nella stalla senza rispondere. Ma la sera in camera narrò quella scena al marito e disse:
- Le disgrazie o che fanno santi, o che rendono cattivi.
- Nanna non l'hanno fatta santa - disse Martino il cui animo giusto era offeso da quell'ingiustizia della figliola verso la sua donna.
Del resto i timori della fanciulla erano esagerati. Quella stalla dove si radunavano parecchie coppie di gente matura, ed una fanciulla brutta, non aveva attrattive per Gaudenzio, che quell'anno ci andò appena una volta. Ma in quella sola volta Nanna trovò tanta amarezza, da avvelenare tutte le centoventi sere dei quattro mesi d'inverno ... "

Pietro* = Fratello di Nanna

In Risaia
Marchesa Colombi

Bruciatore con spirali di scorze d'arancio per San Martino

Bruciatore con spirali di scorze d'arancio per San Martino

Continua il 1° dicembre con la Prima Domenica d'Avvento, con la prima finestra del calendario e con il co-autore di questo cammino natalizio ...

Lieta Festa di San Martino!

A breve il reel sulla festa di SanMartino

Ecco il reel sulla Festa di San Martino

sabato 2 novembre 2024

Il dì dei morti

Il dì di Ognissanti è un continum vivendi con quello dei morti, leggete un po' come procede in Abruzzo quando la spiritualità si unisce al folklore, alle credenze popolari e ci si muove nell'oscurità illuminata, dalla luna meraviglioso punto luce che si erge nel firmamento, o dalle candele, dai lumi e dalle lanterne quando lei è impegnata nella fase finale del suo ciclo di decrescita e nella fase iniziale del suo ciclo di crescita: 

Il dì dei morti - 2 novembre 2024

" Nella notte che precede il 2 novembre:
a) Ogni morto va a rivedere la propria casa (Gessopalena....).
b) Sulle fosse le candele si mettono dalla sera, affinchè i morti, che nella notte lasciano il loro sepolcro, possano servirsene (Campli).
e) Nelle case si fa ardere per tutta la notte qualche lume; perchè ogni morto va a bere nell'abitazione che già fu sua (Francavilla al mare).
d) Prima di andare a dormire, chi può mette tre conche, e chi non può, una, col ronaiuolo dentro, su di una tavola, con una lucerna o una candela accesa, per comodità de' morti, che tornano a visitare la loro casa (Vasto).
e) Sulla tavola da pranzo, si mettono pane, acqua e un lume, da rimanere acceso tutta la notte, per far luce ai morti che tornano a casa. La mattina seguente, quel pane si dà ai poveri (Chieti).
f) Uscendo dai loro sepolcri, i morti vanno in processione per le vie del paese. Chi fosse curioso di vederli, si mette a un crocicchio, col mento appoggiato a una forca; e in tal modo vede passare prima tutte le anime belle poi quelle degli uccisi e de' dannati. A uno che stava così a vedere, le anime belle consigliarono di rientrare in casa; ma la curiosità prevalse, e quel malaccorto, al vedere le anime de' tristi, morì dalla paura (Chieti).
Per vedere la processione de' morti, i quali, usciti dal camposanto, entrano nel paese per fare (visitare) le chiese, si deve stare sotto la piletta dell'acqua santa, con una forca a due punte sotto il mento, e tenendo in mano un gatto. Ma però, non lo fa nessuno, perchè a vedere i morti cattivi, si muore dallo spavento (Fara f. T.).
Guardando la luna a traverso uno staccio; o guardando in un bacino d'acqua, messo sulla finestra, con un lume vicino, si vedranno passare infiniti morti. Nella processione, sempre i buoni avanti, e i cattivi dietro.
g) Sui davanzali mettono piatti di minestra, affinchè ne mangino i morti che vanno in processione (Campli, Fara f. P.).
h) Nella notte de' Morti, non s'ha da lasciare la camicia sulla sedia, ma si deve metterla sotto il guanciale, perché « i morti andrebbero a pisciarvi sopra » (Ortona a mare). - Forse, per vendicarsi dell'essere stati sepolti nudi.
i) Una morta povera « andò in sonno » alla bisavola della sig.ª E. B., e le chiese, per la notte di Tutti i morti, una camicia. La mettesse nella buca del portone. La mattina l'avrebbe riportata. La signora fece per 1'appunto; e all'alba di Tutt'i morti rivide in sogno quella donna, che la ringraziò e le chiese scusa se la camicia l'aveva riportata un po' lorda: la notte era stata piovigginosa (Vasto).
Un morto chiese la camicia a una donna, pregandola di fargliela trovare nella buca della porta. Un mariuolo va e la ruba. Il morto, che non sapeva del furto, riapparve in sogno alla donna, lamentandosi che lo avesse fatto andar nudo alla processione (Chieti).

Non manca il riferimento alle anime del purgatorio:

j) I morti lasciano i luoghi in cui penano, ed hanno libertà di tornare nelle proprie case, dove possono restare fino al giorno dell'Epifania. Onde ad essi si attribuisce il detto: Tutte le fèste vade vije ; ne'vvenga maje la 'Pifanije (Roccaraso).

Verso la conclusione della Commemorazione guardate quanta attenzione, dolcezza e rispetto:

Dal 2 di novembre la sera, fino all'Epifania, si bada a non far oscillare la catena del camino, per non svegliare i morti che dormono in casa (Ib.).

La messa de' Morti, preceduta dall'uffìcio, è celebrata dal parroco molto per tempo, per modo che al far del giorno la lunga funzione è terminata. Tutti coloro che hanno antenati sepolti nella chiesa in cui si celebrano gli uffìzi, vanno o mandano ad accendere candele sulle sepolture; onde in nessun'altra festa dell'anno tutta la chiesa è così variamente e fantasticamente illuminata.
Una delle due nelle quali inimettonsi i capi della sbarra. Ma, prima che dai vivi, il divino uffizio è celebrato dai morti, «Una fornaia, che non sapeva questo, alzatasi assai di buon'ora, andava ad accendere il forno. Nel passare avanti a una chiesa, che vide illuminata, credette che vi uffiziassero, ed entrò. La chiesa era illuminata e piena di popolo. Inginocchiatasi, una sua comare, già morta, le si avvicina e dice: «Comare, qui non stai bene; va via. Siamo tutti morti, e questa è la messa che si dice per noi. Spenti i lumi, moriresti dalla paura a trovarti in mezzo a tanti morti». La comare ringraziò, e andò via subito; ma per lo spavento perdette la voce» (Pescina).
4. Nella mattina di Tutt' i morti, gli sposi mandano in regalo alle spose la « pizza con le sardelle ». I fornai ne fanno presente ai loro «acconti» di maggior riguardo; e nelle famiglie se ne mangia come cibo di rito (Lanciano). "

Curiosità popolari tradizionali abruzzesi - 1890
Gennaro Finamore e Giuseppe Pitré

Lieta Commemorazione dei Defunti

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