" La vita della comunità si svolgeva quasi prevalentemente nella Giudrìa. Lì sorgevano le cinque sinagoghe e, originariamente, anche il collegio rabbinico. Il nostro calendario era scandito dalle festività, se ne sentiva il profumo per le strade e ogni casa trasudava lo spirito di quei giorni santi. Durante Pesach*, Purim*, Rosh Hashanah*, Yom Kippur* e via dicendo le donne si davano un bel da fare, facevano grandi pulizie e cucinavano le pietanze caratteristiche. Erano occasioni in cui tutta la comunità si lasciava coinvolgere e rivelava il suo spirito più profondo, quello di una sola grande famiglia, nella quale per un giorno intero tutte le distinzioni venivano dimenticate. In momenti come quelli le parole ricco e povero perdevano significato. Sedersi a tavola sapendo che il proprio vicino non aveva da mangiare era un gesto inaccettabile, pertanto chi aveva di più si impegnava perché anche i meno fortunati avessero di che festeggiare. Le poche famiglie benestanti si facevano carico dei tanti che avevano appena il necessario per sopravvivere e così la comunità cementava la sua unione: spezzando il pane si creava un legame che andava al di là di ogni discorso sui legami di sangue o sulla stirpe.
Le feste e il cibo che le accompagnava scandivano il ritmo della Giudrìa, toccavano ogni cuore e riempivano ogni casa. Per sapere che giorno era non serviva guardare il calendario: bastava annusare l’aria e sentire cosa stavano preparando le donne di casa. Per esempio, se in giro c’era profumo di matzah*, non poteva che essere Pesach. E questo voleva dire che il capofamiglia doveva radunare tutti attorno a un tavolo e servire dolciumi e timballi di carne kasher macinata preparati con la matzah. Sono ricette fantastiche, che le nostre donne, come mia moglie Selma, conoscono molto bene. Finito il pranzo si cantavano i canti pasquali, e allora noi bambini ci stringevamo attorno alle mamme, alle zie e alle nonne per imparare le parole. A quei tempi ben pochi avevano la radio e nessuno aveva idea di cosa fosse la televisione, quindi erano le donne della famiglia a tenerci compagnia, a raccontarci storie, a darci consigli, a farci sbellicare dalle risate con le loro barzellette e il loro incredibile talento teatrale. Ci riunivamo nelle case, specialmente d’inverno, ammassandoci sul sofà, stretti stretti per riscaldarci.
Fra una storiella e l’altra mettevamo le patate sotto la cenere dei bracieri e arrostivamo castagne, fin quando veniva l’ora di andare a letto.
Quando il tempo era bello, poi, le feste erano ancora più sentite. A Rodi, per esempio, l’ultimo giorno di Pesach la scampagnata era d’obbligo. Non mancava nessuno, tutte le donne preparavano ceste di roba da mangiare e ognuno aveva già un luogo prestabilito dove andare a passare l’ultimo giorno e l’ultima sera di Pesach. Chi andava verso Rodini, chi verso Trianda, chi alla Sirinella, dove c’erano spiagge bellissime. I più osservanti non approvavano queste mete, perché per raggiungerle si doveva prendere la corriera, e di Pesach era vietato, ma la maggior parte della gente chiudeva un occhio tanto era il desiderio di passare una giornata indimenticabile. Fatto sta che, con o senza corriera, arrivati a destinazione si stendeva una tovaglia e tutti cominciavano a pulire cetrioli, ad affettare pomodori dal profumo indimenticabile che condivano con olio d’oliva e zitunas. Si stava là fino a sera tardi e si tornava a piedi cantando. Ancora oggi gli odori di quei pasti all’aria aperta sono vivi nella mia memoria, anche perché per noi bambini quella scampagnata era un evento speciale. Era un’occasione da ricordare, tanto più che di norma la nostra dieta non era particolarmente variegata.
Pesach* = Pasqua ebraica. Dura otto giorni e ricorda la liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto.
Purim* = Festività ebraica caratterizzata dall’usanza dei bambini di mascherarsi.
Rosh Hashanah* = Capodanno ebraico.
Yom Kippur* = Giorno dedicato all’espiazione di tutti i peccati commessi nell’anno passato e connotato da un digiuno di venticinque ore.
matzah* = Pane azzimo che gli ebrei mangiano durante la Pasqua ebraica. "
Per questo ho vissuto
Sami Modiano
Sami Modiano, di cui vi ho parlato in Custodi della memoria, nel testo su citato racconta la sua Pesach* sull'isola di Rodi, la Pasqua ebraica che celebra l'esodo degli ebrei dall'Egitto per raggiungere la libertà nella Terra Promessa. La fuga repentina non permette loro di far lievitare il pane e durante l'intero cammino gli ebrei si sostentano di מַצָּה/matzah - pane azzimo per cui durante la rievocazine annuale, che festeggia per otto giorni la fine della cattività egizia, non ci si nutre di חמץ/chamez - cibi lievitati e per adempiere a questo precetto le settimane che precedono la Pesach sono caratterizzate da attente e minuziose purificazioni che tendono a liberare le case da tutte le tracce di lievito che possono contenere coinvolgendo tutti i membri del nucleo familiare compresi i bambini che si impegnano in una sorta di caccia al tesoro cercando le briciole di pane lievitato che verranno bruciate.
Pesach* = Dal verbo ebraico Pasoah - Passare oltre
Risurrezione di Cristo - Piccola Passione 1511 - Albrecht Dürer - British Museum Londra
" Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. "
1Corinzi 5,7-8
La tradizione della Pasqua cristiana, figlia della Pesach ebraica, eredita questo tipo di purificazione che si riversa nelle cosidette pulizie dell'Acqua Santa, popolarmente conosciute come pulizie di Pasqua o di primavera, atte a nettare le case dalla polvere accumulatasi durante il periodo invernale per accogliere la benedizione pasquale dei parroci che assieme alle parole di preghiera aspergono per l'appunto l'Acqua Santa.
La candela della Domenica delle Pame ha ripreso il suo posto, dalla sua fiamma sono state riaccese le altre candele spente il Giovedì Santo, accese quelle del Triduo Pasquale e della Domenica di Risurrezione.
Il mio presepe di Pasqua
Il profumo è sublime
Lieta Pasqua e grazie a tutti per gli auguri!
A breve il reel del mio presepe con l'accensione delle candele del Triduo Pasquale e della Risurrezione di Cristo
Per ulteriori informazioni
Ciao Sciarada, ti auguro una pasqua di pave e serenità, senza peccati o con qualche piccolo peccatuccio che mai sarà, se c'è un dio è un dio d'amore e ci ha già perdonati. Auguroni
RispondiEliminaGrazieee Alberto, io sono perfettamente d'accordo con te!
EliminaBuona Pasqua cara Sciarada, e tante grazie per i ricchi e sostanziosi piatti che ci offri
RispondiEliminaGrazie a te Sari, ti abbraccio!
EliminaCaro Sciarada !
RispondiEliminaSono in ritardo ma vengo ad augurarti una buona Pasquetta.
Amicizie e baci !
Per gli auguri non si è mai in ritardo Claude, grazie, lieta Pasquetta anche a te e un bacio!
Eliminache dovizia di colori, profumi e sapori!
RispondiEliminagrazie di condividere tutto ciò.
lieto giorno
Grazie a te per l'apprezzamento e per l'augurio, lieta Pasquetta Antonypoe :-)
Eliminagrazie.
Eliminadi marte lieto dì :)
Ma che bellooo Antonypoe, di Marte sia anche per te lieto il dì :-)
EliminaGrazie per aver creato questo blog e aver aiutato gli altri a imparare
RispondiEliminaGrazie a te Austria per l'apprezzamento!
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