lunedì 13 giugno 2022

Giocano i satiri con la santoreggia

" ... la cunila*. Quest'ultima da noi ha anche un altro nome, è la cosiddetta santoreggia, e fa parte degli ingredienti da condimento. Si semina nel mese di febbraio. Come aroma è in concorrenza con l'origano, perciò queste due piante non vengono mai aggiunte insieme alle vivande, dato che hanno il medesimo effetto ... " 

Storia Naturale - Libro 19
Plinio il Vecchio  
Traduzione - Francesca Lechi

Cunila* = nome generico che indicava più piante: levistico, origano, santoreggia.

Santoreggia montana - peverella - santurejia e santureia

La santoreggia viene chiamata coniella, cunila, peverella, satureja o satureia, savoreggia, erba acciuga, erba pepe e erba del satiro dai romani; si racconta che sia afrodisiaca e sembra che ne fossero a conoscenza anche le figure mitologiche greco-romane dal corpo umano con coda, corna, orecchie e zampe caprine, conosciute come σάτυροι/sátiuroi - satiri, personificazioni della fertilità e della vita in natura, che vivevano nei campi di sătŭrēia da cui traevano l'energia sessuale per cui erano mooolto famosi ed è a σάτυρος/saty̆rus che si lega una prima ipotesi etimologica che fa derivare il termine da σάθη/sáthē - membro virile atto a indicare la lussuria ben sviluppata.
In realtà sono parecchi i tentativi di dare alla santoreggia una derivazione etimologica: sătŭra - ripieno, composto da vari ingredienti che segue il termine satur usato da Linneo che sta per saturo, sazio, pieno, in relazione alla proprietà carminativa dell'erba che i romani prendevano in infuso per favorire la digestione dopo i loro banchetti luculliani; procediamo con satum - seminato; séro - seminare e addirittura con s’átar dall’arabo che si rifà a un nome generico attribuito a più piante. 
Aggiungo, che in Puglia si trova una piccola città, chiamata Sătŭrēium/Satureio - Saturo, fatta erigere dal fondatore mitologico di Taranto Τάρας/Taras, figlio della ninfa Satyria e di Poseidone, per onorare la madre e la moglie Satureia figlia del re Minosse, e che nella letteratura rabbinica gli ebrei dell'epoca mishnaica la chiamavano sī’ah associata all'eizov maggiorana e al qurnit - salato a foglie bianche.

" La satureia è herba triviale. Nasce in luoghi aspri, e magri, simile al thimo, ma minore, e più tenera. Produce nelle fommità una spica piena di fiori, d'herbaceo colore. Ha le medesime virtù che'l thimo, tolta nel medesimo modo. è anchor ella nell'uso de sani. Enne anchora di domestica, quantunque assai minore della saluatica, ne i cibi assai più utile, per non essere ella tanto acuta.
La satureia overamente Thimbra è di due spetie. Quella che descrive Dioscoride, è simile al Thimo, ma minore, e più tenera, e produce nella sommità de i rami una spica piena di fiori, di verde colore: Nasce in luoghi secchi, e in magri terreni, alle quali note non poco si rassembra quella di cui è qui la figura. Imperoché questa ne i gambi, e nelle foglie è tanto simile al Thimo, che non manca chi la pigli per il thimo. Appo ciò è più minuta, e più sottile, ma non produce però i capitelli simili al thimo: Imperoché, come dice Dioscoride le cime de i rami finiscono in una spica verde, ne i quali sono i fioretti piccioli e porporegni. Ritrovasene, come scrive pur egli di domestica, e di salvatica. L'altra poi (se però si può ella chiamare Thimbra, overamente Satureia) cresce molto maggiore e con più gambi all'intorno della radice, tondi, e legnosi, e produce le foglie ruvidette maggiori e più dure del thimo, le quali sono distintamente messe intorno à i gambi, dall'origine delle quali nascono alcune cimette spicate di minute foglie, nelle quali nascono i fiori picciolini che nell'incarnato porporeggiano. Produce la radice legnosa, con molte e molte fibre. Seminasi questa non solamente ne gl'horti, ma nasce anchora per se stessa ne i colli magri, e lungo i lidi ghiarosi de i fiumi, più ruvida, e maggiore della domestica, più dura e più legnosa. Questa crederei io che sia quella di cui dopo la Thimbra fece memoria Columella, al quarto capo del nono libro della sua agricoltura, parlando delle api, con queste parole. Bisogna che la medesima regione sia abondante di piccioli frutici, e massimamente di Thimo, ò d'origano, ò di Timbra, ò della nostra cunila; la quale chiamano i villani Satureia. Imperoché noi in Toscana la chiamiamo Coniella, nome propriamente corrotto da Cunila, over Thimbra si chiama volgarmente in Toscana Coniella, vocabolo veramente corrotto dal latino: imperoché Cunila la chiama Plinio. In altri luoghi d'Italia si chiama dove Savoreggia, e dove Peverella per esser acutissima come il pepe. Non ritrovo che facesse Galeno mentione alcuna della Thimbra ne i suoi libri de semplici. Ma scrivendone Paolo Egineta: La Thimbra (diceva) salvatica è quanto il thimo in ogni sua operatione valorosa, ma la domestica è più debole, quantunque più convenevole ne i cibi. Chiamavano i Greci la Thimbra Thumbra: i Latini, Thymbra, Cunila, e Satureia: gli Arabi Sahater, e Shatar: li Tedeschi, Kunel, Zuvibel bysop, e Saturey: li Spagoli, Segurelha: i Francesi, Savoreie, Sariette, e Satrea: i Boemi, Saturege: i Poloni Cgmbr. "

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Matthioli

Santoreggia montana - conila - peverella - santurejia e santureia - savoreggia - erba acciuga - erba pepe - erba del satiro

La santoreggia originaria dell'area mediterranea appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, raggiunge un'altezza che varia dai 30 ai 50 cm., il fusto è tetragonale ricoperto di piccoli peli retrorsi, diventa legnoso a maturità, dalla base si dipartono i rami che danno alla pianta una forma a cespuglio; le foglie verde intenso, ricoperte da ghiandole odorifere, dotate di leggera peluria, sono piccole, sessili, lanceolate con apice acuto che piega verso il basso e margini lisci bordati di piccole ciglia, opposte a due a due, si dispongono ad angolo retto rispetto alle sottostanti e alle ascelle sviluppano altre foglioline a disposizione fascicolata; i fiori a calice campanulato tipici delle Lamiaceae variano dal bianco al rosa.
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 è descritta così:

" Santoreggia, o Savoreggia, Satureggìa, Peverella, Satureja, Erba pepe, Timbro, las Satureja, fr. Sarrietate, Sadrée , Savorée. La specie di satureggia che più d’ogn’altra viene coltivata forma un cespo rotondo, ramoso e dell’altezza d’un piede. Il suo legno è duro e rassomiglia al legno secco; le sue foglie sono strette e bislunghe; i suoi fiori sono formati a guisa di gola ed escono dalle ascelle delle foglie; eglino sono bianchi tiranti al porporino e ad essi succedono piccole semenze rotonde di color di lavagna. Cotesta pianta ch’ è annuale nasce facilménte in ogni sorta di suolo.
Si tiene nei vasi e se ne fanno i cordoni ai vialetti dei giardini. 1 cuochi la ricercano per rendere più grato il sapore delle fave, colle quali si unisce assai bene, come in tutte le salse; i Tedeschi ne mischiano nei loro salcraut. Ell’ è molto più utile in medicina e si buona che viene appellata la salsa de’ poveri: è stomatica, e la sua decozione spruzzata nelle orecchie è buona per le le affezioni saporose, è buona in gargarismo per il rilasciamento dell’ugola e per l’infiammazione delle amigdale. La polvere delle sue foglie secca e bevuta nel vino solleva i mali di petto. Ve n’hanno 2. altre specie vivaci, che formano degli arbusti assai alti, i quali si chiamano timbri e sono originari di Candia; una di dette specie porta i fiori turchini e l’altra bianchi: cotesti sono arbusti da stufa nei paesi alquanto più freddi. Ama questa pianta la terra leggera. "

Dizionario universale economico rustico

Santoreggia montana - conila - peverella - santurejia e santureia - savoreggia - erba acciuga - erba pepe - erba del satiro

La santoreggia era conosciuta fin dai tempi degli anatoli, dei greci e dei romani. 
Contiene: eugenolo, fenoli come carvacrolo e timolo; monoterpeni come canfene, cimene, limonene, mircene; terpeni come borneolo, geraniolo, nerolo; sali minerali come calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, sodio, zinco; vitamina A, B1, B2, B3, B6 C.
La medicina popolare sfrutta la sua proprieta antibatterica, anticolesterolo, antinffiamatoria, antifungina, antiossidante, antisettica, antispasmodica, antivirale, astrigente, cardiotonica, carminativa, cicratizzante, digestiva, espettorante, immunostimolante, insetticida e tonica.
Sminuzzatela e inseritela in sacchetto da mettere nell'armadio, salvaguarderà i vostri vesiti dalla tarme.

Nome. Gre. Thumbra. Lat. Satureia. Ital. Coniella, e Satureia.
Spetie. Ritrovasene tre spetie di Saturegia, cioè domestica, e salvatica, e questa è di due sorti, una con
frondi picciole simile al Thimo, e l'altra co frondi più larghe, e più ruvide.
Forma. La domestica che si semina ne gli horti nasce con fusti meno legnosi e fa le ſoglie più strette, e
più lunghe di grato odore, e sapore. La salvatica, del la prima spetie, è simile al thimo, ma minore, e più tenera. Produce nelle sommità una spica piena di fiori, d'herbaceo colore. L'altra saluatica e più ruvida e maggiore della domestica, più dura,e più legnosa.
Loco. Nasce la domestica negli horti, e la salvatica nasce spontaneamente per se nei colli aprici, e in arido terreno.
Qualità. E' calda, e secca nel terzo grado, e ha le facultà del Thimo, e così Epitimbra ha quelle dell'Epithimo. E' acutissima come il pepe, e però da alcuni è chiamata peverella, e Savoreggia, perché si mette ne i savori.
Virtù. Di dentro. La salvatica vale a tutte quelle cose che vale il Thimo. La domestica ha le sue virtù più deboli: ma è più grata nei cibi. La polvere delle frondi bevuta con vino, giova ai difetti del petto, del polmone, e della vescica. Provoca i mestrui, e l'orina. Giova allo stomaco, escita l'appetito, aiuta la digestione, leva la nausea, assottiglia la vista, e dissolve le ventosità:onde è molt'utile a farla bollire insieme con i legumi. l'Epithimbro purga per il ventre gli humori malenconici, come l'epithimo. Nel resto è simile di virtù al Thimo. Le donne gravide si guardino non solo da usar nei cibi quest'herba: ma da odorarla ancora.
Virtù. Di fuori. L'herba insieme con i fiori odorata, escita quelli che hanno il sonno profondo ò veraméte posta al capo in modo di corona. Il succo messo con olio rosato caldo nelle orecchie, ne leva il dolore, i ciuffoli, e le sordità. Impiastrata con farina di grano giova alla sciatica. L'epithimbra nasce sopra la Thimbra, come l'epithimo sopra il thimo, L'Acqua stillata da quest'herba pesta, è irrorata col vino giova ai membri paralitici, e a i dolori loro. Et applicata al pettinicchio provoca l'orina, e conferisce alle punture delle api, e delle vespe.

Herbario Novo
Castore Durante

Nel 1400 era chiamata salsa dei poveri e nel tempo entrò a far parte delle miscele mediterranee di erbe aromatiche con origano, rosmarino e timo; era contenuta nel khmeli-smeli georgiano e nelle erbe di Provenza con basilico, lavanda, maggiorana, menta.
La santoreggia in cucina è perfetta per i fagioli, per i formaggi alla piastra, sulle frittate, per marinare carne*, pesce, verdure alla griglia, per le olive in salamoia, per aromatizzare la salciccia, per gli spezzatini e gli stufati, per i ripieni di torte salate e uova sode; si può aggiungere alle insalate con olio aceto e sale.

carne* = Anticamente in Palestina la carne veniva immersa in acqua profumata con la santoreggia. 

Il liquore è un ottimo digestivo, vi lascio la mia ricetta:

Liquore alla  santoreggia

Ingredienti:

100/150 g. di santoreggia 
1 kg di alcool a 95°
2 scorze di limone

Per lo sciroppo
300 gr. Acqua
400 gr. Zucchero

In un contenitore ermetico, assicurandovi che sia asciutta, lasciate macerare per una settimana la santoreggia con le scorze di limone e con l'alcool.
Preparate lo sciroppo con l'acqua e lo zucchero e fatelo sobbollire delicatamente dai 5 ai 15 minuti, dipende da quanto lo preferite denso, ponetelo poi a raffreddare. Filtrate il macerato e unitelo allo sciroppo, imbottigliate, tappate e lasciate riposare per un mese.

Nel linguaggio dei fiori rappresenta lo stimolo della fantasia, un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entambi i numeri sono sacri.

" ... Pure nell’alba di questo mattino, simile a tutti gli altri da quindici mesi, un improvviso senso di dolcezza, quasi tenero alitare di gioie perdute, ecco si impossessa improvvisamente di me in una rapida ebbrezza del senso che subito dilaga al cuore. Che è questo profumo che mi viene incontro dagli obliati sentieri della mia infanzia, della mia giovinezza? Profumo di orti lontani, di piccoli verzieri sepolti nell’ombra di una fitta vegetazione, un po’ umidi, dolcemente romantici?... 
... È la santoreggia dall'odore acuto, ornamento dei davanzali contadineschi?... " 

Una giovinezza del secolo XIX - 1919
Neera 

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

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