Un tempo l'inizio della Quaresima era annunciato dal suono delle campane e poiché con il divieto di mangiare la carne venivano consumati una gran quantità di ceci e di baccalà si diceva che le campane suonassero a merluzzo ( Vedi Dalle Ceneri in Quaresima).
I ragazzi a Roma, per attenuare il rigore del digiuno, il primo venerdì di marzo usavano offrire alle loro fidanzate un dolce tipico della tradizione romana, decorato con zucchero, cuori o mani giunte, che oltre ai pinoli, l'uvetta e la scorza d'arancia candita a volte conteneva anche un regalo. Sto parlando del Maritozzo Quaresimale che prende il nome dallo stato coniugale che i fidanzati acquisiscono dopo il matrimonio, ovvero quello di marito, connesso al periodo della messa in atto di tale tradizione, ovvero la Quaresima, ma lasciamo la parola a Giggi Zanazzo:
Maritozzi Quaresimali
Maritozzi Quaresimali e Maritozzi con la Panna
Li " Maritòzzi" (1).
Una mucchia d'anni fa, dda noi, s'accostumava, in tempo de Quaresima, er primo vennardì de marzo, de porta' a rigala' er maritòzzo a l'innammorata. 'Sto maritòzzo però era trenta o quaranta vorte ppiù ggranne de quelli che sse magneno adèsso; e dde sopre era tutto guarnito de zucchero a ricami.
In der mezzo, presempio, c'ereno du' cori intrecciati, o ddu' mane che sse strignéveno ; oppuramente un core trapassato da una frezza, eccetra, eccetra; come quelle che stanno su le lettere che sse scriveno l'innammorati.
(1) Maritozzi: pani di forma romboidale, composti di farina, olio, zucchero e talvolta canditure o anaci o uve passe. Di questi si fa a Roma gran consumo in quaresima, nel qual tempo di digiuno si veggono pei caffè mangiarne giorno e sera coloro che in pari ore nulla avrebbero mangiato in tutto il resto dell'anno. Belli.
Drento ar maritòzzo, quarche vvorta, ce se metteveno insinenta un anello, o quarch'antro oggetto d'oro.
Tra ll'antre cose che ricordeno 'sto custume, che oramai nun s'ausa ppiù dda gnisun innammorato, ciavenio diversi ritornelli:
Uno, presempio, dice:
« Oggi ch'è 'r primo Vennardì dde Marzo (1).
Se va a Ssan Pietro a ppija er maritòzzo;
Che ccé lo pagherà 'r nostro regazzo ».
E dde 'sti maritòzzi:
« Er primo è ppe' li presciolósi;
Er sicónno pe' li spósi;
Er terzo pe' l'innamorati;
Er quarto pe' li disperati ».
« Sta zzitto, core:
Sta zzitto; che tte vojo arigalàne (2)
'Na ciamméllétta e un maritòzzo a ccòre ».
E infatti certi maritòzzi ereno fatti a fforma d'un core.
(1) Infatti tutti i venerdì di marzo si andava a San Pietro a udire la predica, a far l'amore e a mangiar maritozzi.
(2) Arigalàne : l'aggiunta della particella ne al fine degli infiniti de' verbi si tollera appena nella chiusa di un periodo fissato dalla pausa del punto. Morandi.
Usi, costumi e pregiudizi del popolo romano
Giggi Zanazzo
Questo è il mio maritozzo in cui si possono notare i pinoli, l'uvetta, la scorza candita dell'arancia e un piccolo spazio vuoto sulla sinistra che conteneva un piccolo regalo.
Questo invece è l'evoluzione del tradizionale Maritozzo Quaresimale a cui è stata aggiunta la panna
Qui vi mostro le due parti che compongono il Maritozzo con la Panna
Per ulteriori informazioni
Boni.
RispondiEliminaPost interessante,grazie per avermi fatto conoscere questa tradizione.Buona serata.Ti aspetto nel mio blog Olga
RispondiEliminaDavvero invitante questo maritozzo. Buon Otto Marzo a te.
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