sabato 10 giugno 2023

Conquista la gloria l'elicriso

" ... Gioverebbe anche all'acquisto della gloria cingersi il capo con fiori d'elicriso e ungersi con unguento tolto da un vaso d'oro che non sia mai stato vicino al fuoco. L'elicriso ha il fiore color d'oro, le foglie bianche, il gambo sottile e duro, e la radice anch'essa sottile e a fior di terra. Preso con vino, se né servono contro il morso delle serpi; e bruciato e mescolato con mele per le scottature. Ma coteste cose, come già abbiamo dichiarato di sopra, sono imposture inventate da chi cerca accattar credito alla sua arte ... "

Historia plantarum - Libro IX
Teofrasto
Traduzione Filippo Ferri Mancini

Helichrysum italicum Roth, Gnaphalium italicum Roth, eterno, perpetuino, pianta del curry, semprevivo

Se nell'Historia plantarum di Teofrasto la corona Elichrisia a forma di  fiore di loto, che greci e romani usavano per adornare le statue degli dei, era citata simbolicamente come promessa di gloria futura per chi la portava sul capo; negli Idilli di Teocrito i fiori di elicriso erano metafora che indicava il colore dell'oro usato per dipingere una corona d'edera intarsiata sull'orlo di un vaso:

" ... Tu pure un fondo nappo inverniciato
Di grata cera avrai, di dóppia orecchia,
E nuovo sì, che olezza ancor d'intaglio.
D'intorno a i labbri in su l'ellera serpe,
Ellera tinta d'elicriso, e un tralcio
Gajo di crocee frutta a lei s'attorce .. ".

Idilli - I
Teocrito
Traduzione Giuseppe M. Pagnini

L'Elicriso, dal greco ηλίοχρυσος/Helichriusos o Helichrysos composto da ἥλιος/hélios - sole e χρυσόϛ/chriusós o chrysós - oro, nel mito deriva il suo nome dalla bionda ninfa Elichrisia che per prima colse il fiore dell'erba officinale, una seconda versione invece racconta che fu lei a essere trasformata in pianta dagli dei per porre fine alla sua sofferenza causata dall'amore non corrisposto verso un dio.

Lo Helichriso, il qual chiamano alcuni chrisanthemo, e altri amaranto, di cui coronano le statue de gli dei, ha il fusto diritto, bianco, verdeggiante, e fermo: su per il quale sono le frondi strette, simili all’abrotano, distinte tutte per intervalli. Produce la chioma ritonda, di colore d’oro, ridotta in ombrella, come di secchi corimbi pendenti, la radice è fottile. Nasce in luoghi aspri, e nelle rive, e letti dei fiumi. Giova la sua chioma bevuta con vino al morso delle serpi, alle sciatiche, alle distillationi dell’orina, e à i rotti: provoca i mestrui. Bevuta con vino melato risolve il sangue appreso nella vescica, e parimente nel ventre: bevuta medesimamente da digiuno in vino bianco inacquato al peso di tre oboli, prohibisce il catarro, che scende a capo. Mettesi nelle vestimenta, accioche le conservi dalle tignuole.

Nasce l'Helichriso abondantemente in Toscana ne i prati magri, per lì terreni non coltivati, per le colline, e similmente al magro in su la rena sassosa de i fiumi. Cresce all’altezza d'un gombito, con frondi d’abrotano, compartite per intervalli su per il fusto ben diritto, e salda: nelle cui sommità è una ombrella di color d'oro, simile nelle fattezze sue a quella del volgare millefoglio, e di quello eupatorio, che scrive Mesue. Il colore de i quali si conserva, da poi che son secchi i fiori, assai in lungo: e imperò il verno nel mancare de i fiori, s’usano i secchi dell’Helichriso, come quelli dell’Amarantho, il quale chiamiamo Fiorvelluto. Il Fuchsio ne i suoi dottissimi commentarj dell’historia delle piante lo dipinse con frondi simili all'echio, spinose, e con fiori veramente poco conformi al vero Helichriso, il quale non produce più d’una ombrella per fusto: e però credo che di gran lunga s’inganni. Scrissene Plinio à XXV cap. del XXI. libro, così dicendo. L'Helichriso, il qual chiamano alcuni chrisantemo, ha i fusti bianchi, e le frondi bianchiccie, simili à quelle dell’abrotano: la cui ombrella è piena di pendenti corimbi, che mai non si putrefanno.
Quando vien percossa dai raggi del sole, risplende come se foss d’oro: la onde si costuma d’incoronare gli Dei. Il che con grandissima diligenza osservò Tolomeo re d’Egitto. Nasce tra gli sterpi. Nasce anchora un’altra pianta in ltalia quale tengo io per una spetie d‘Helichriso per haver ella le foglie strette, e sottili e nelle sommità de gambi i fiori di color d’oro. Ma ben s’ingannano coloro che credono che quella pianta e che volgarmente si chiama stechade citrina sia il legittimo Helichriso di Dioscoride. Imperoche non produce egli altrimenti foglie così sottili, come d'abrotano,ma molto più lunghe, e più larghe biancheggianti, e pelose, e i gambi alti un palmo, e maggiori, lanuginosi, e come canuti, nelle cui sommità sono i fiori di color d’oro serrati à modo di bottoncini, raccolti come in un’ombrella di non ingrato odore, e la radice corta e nereggiante. Scalda la stecade citrina, disecca, appre, e asterge, come dimostra il suo amaretto sapore con un poco del costrettivo. La decottione de fiori, overamente l’infusione fatta nel vino apre l’oppilationi del Fegato. Il perché si da utilmente nel trabocco di fiele, e ne i principi di hidropisia. Ammazza la medesima beendosi i vermini dell’interiora. Giova tutta la pianta a tutti i difetti del cervello causati da freddi humori, cioè à i catarrhi flemmatici, agl'antichi dolori del capo, al mal caduco, alla paralisia, e altri simili malori tanto beendosene la decottione, quanto pigliandoli la polvere dell’herba con l’ossimele, overo con il Mele Rosado. Cotta nella liscia non solamente giova lavandosene il capo à tutti i su detti mali, ma leva via la farfarella, e ammazza li pidocchi. Dassi utilmente l'herba in polvere ò la sua decottione all’orina ritenuta, percioche purga le reni, e fa orinare. 
Mettonsi i fiori ne i fomenti che si fanno per l’oppilationi, e per i difetti della madrice. Dell’Helichriso fece Galeno sotto il nome d'amaranto nel VI. libro delle facutà de semplici, con queste parole. L’Amaranto ha virtù incisiva e diseccativa. Provoca la sua chioma bevuta con vino i mestrui: e credesi, ch’ella possa anchora disfare il sangue non solamente nello stomaco, ma anchora nella vescica: ma all’hora bisogna berla più presto con vino melato. Disecca bevuta semplicemente tutti i flussi, ma nuoce allo stomaco. Tutto questo disse Galeno. Ma havendomi l’Helichriso chiamato Amaranto tanto da Galeno, quanto da Dioscoride, ridotto à memoria l’Amaranto porporeo, chiamato da noi in Toscana Fiorvelluto, non mi pare di lasciare di non recitarne l’historia, e parimente le virtù: e massimamente sapendosi quanto sia grato alle fanciullette vederselo in su le finestre fiorito, per poterselo serbare secco il verno (percioche mai non perde il suo vivido colore) per le ghirlande, quando tutti i giardini sono privi di fiori. Questo parmi, che descrivesse Plinio all’ VIII. capo del XXI. libro, con queste parole. Manifestamente siamo vinti dall’amaranto. E egli più presto spica porporea, che fiore alcuno: e ancho esso è senza odore, È cosa maravigliosa, che ei si goda d'esser colto, per rinascer poi più bello. Fiorisce il mese d’Agosto, e dura per tutto l’autunno.
Il più stimato è l’Alessandrino, il quale si serba colto. Non è senza maraviglia, che dopo al disfiorire di tutti gli altri fiori, messo in mollo nell’acqua ritorna vivo, e fassene ghirlande il verno. La maggior sua natura è nel nome, così chi amato perché non s'infracidisce. Tutto questo dell’amaranto porporeo scrisse Plinio. È questo (per quanto dicono alcuni moderni) di natura frigido, e secco. Onde può il suo fiore bevuto giovare à i flussi stomachali. Ristagna i mestrui tanto rossi, quanto bianchi. Vale à gli sputi del sangue, e massimamente ove fusse rotta qualche vena nel petto, ò nel polmone. Chiamano i Greci l'Helichriso, Ηλιχρυσυν; i Latini, Helichrysum, e Heliochrysum.

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Mattioli

Helichrysum italicum Roth, Gnaphalium italicum Roth, eterno, perpetuino, pianta del curry, semprevivo

L'Helichrysum italicum Roth, Gnaphalium italicum Roth dal greco γναφάλλιον/gnaphállion - fiocco di lana per la peluria che ricopre caule e foglie; popolarmente eterno, perpetuino, pianta del curry, semprevivo, in inglese everlasting, in spagnolo helichrysum e siempreviva, in tedesco immortelle e strohblume, in francese hélichryse e immortelle; è un arbusto perenne che appartiene alla famiglia delle Asteraceae, comprende circa 600 specie ed è originario dell'area mediterranea; raggiunge un'altezza che varia di 30 agli 70 centimetri, il fusto verde tenue e ramificato diventa legnoso in maturità; le foglie grigio cenerino alterne, sessili e eretto-patenti, sono lanceolate, lineari, tomentose, più lunghe alla base decrescono verso l'alto; i fiori gialli, si sviluppano tra maggio, giugno e agosto all'apice della pianta, sono tubulari raccolti in corimbi che possono assumere una forma ovale o rotonda; secchi conservano il loro colore per anni e sono molto apprezzati nelle composizioni floreali. I frutti ovato-oblunghi sono degli acheni.

Nomi. Greci, ηλιυσον. Lat. Helichrisum. Ital. Helicriso,
Forma. Cresce all'altezza d'un gombito con frondi d'abrotano compartite per intervalli su per il fusto ben dritto, è saldo: nelle cui sommità è un’ombrella, di color d'oro simile nelle fatezze sue a quella del volgare millefoglio, e di quell'eupatorio che scrisse Mesue. Il color dei quali si conserva doppo che sono secchi i fiori, assai in lungo, è imperò il verno nel mancar dei fiori si usano i secchi dell'Helicriso: come quello dell'amaranto, il qual chiamiamo fior velluto. La radice è sottile.
Loco. Nasce in luoghi aspri, e nelle rive, e letti de fiumi.
Qualità. Ha facultà incisiva, e diseccattiva, e è caldo, e secco.
Virtù. Di dentro. Giova la sua chioma bevuta con vino al morso delle serpi, alle sciatiche, alle destillationi dell'orina, e ai rotti: provoca i mestrui bevuta con oximelle e bevuta con vino melato risolve il sangue appreso nella vescica, e parimente nel ventre: bevuta medesimamente a digiuno con vino bianco inacquato al peso di tre oboli, prohibisce il catarro, che scende dal capo. Disecca tutti i flussi, e è allo stomacho inimica. I fiori cotti in vino cacciano fuori i lumbrici. Il seme pesto, e preso col vino moltiplica il latte.
Virtù. Di fuori. Mettesi l'Helicriso nelle vestimenta acciò che le conservi dalle tignole. Applicato con mele giova alle cotture del fuoco. Cotto nella liscia ammazza i lendini, e i pidocchi.

Herbario Novo
Castore Durante

L'elicriso contiene arzanolo; acetofenoni; acidi polifenolici come acido clorogenico, acido caffeico; carotenoidi; cumarine; fitosteroli; flavonoidi come apigenina, gnafalina, kaempferolo, luteolina, naringenina, quercetina, rutina, tiriloside; ftalidi; lipidi come i santinoli*; monoterpeni come acetato di nerile, α-pinene limonene, linalolo, nerolo con i suoi esteri acetato e propionato; sequiterpeni come l'α–selinene, β-selinene, γ-curcumene; sali minerali come il calcio, il magnesio, il potassio, il silicio.

santinoli* = Prendono il nome da Leonardo Santini padre degli studi moderni sull’elicriso. Fu lui a provare l'atossicità di quat'erba officinale per l'uomo, somministrando con assoluta sicurezza ai suoi pazienti quel decotto che Castore Durante prescriveva per le bronchiti del bestiame, scoprì la sua utilità per la cura della dermatite eczematosa e della psoriasi e l'effetto cortisonico dello sciroppo.

Ha proprietà analgesiche, antiallergiche, antibatteriche, antinfiammatorie, anticatarrali, antimicotiche, antimicrobiche, antiossidanti, antiproliferative, antistaminiche, antitussive, antivirali, astrigenti, deodoranti, digestive, espettoranti, insetticide.
Nella medicina popolare in infuso o decotto allieva l'asma, il catarro, la laringite, la tracheite, la tosse, e agevola la respirazione, aiuta la digestione e stimola l'attività del fegato, favorisce il sonno ed è apprezzato anche da chi soffre di reumatismi e varici; in impacchi lenisce le infiammazioni e le irritazioni della pelle, eczemi, psoriasi, ferite, riattiva la circolazione e risulta efficace contro le emorroiddi e i geloni.

Helichrysum italicum Roth, Gnaphalium italicum Roth, eterno, perpetuino, pianta del curry, semprevivo

" ... la sera del 23 giugno, la vigilia di San Giovanni, i ragazzi usavano accendere un falò in una zona periferica della città, situata su posizioni elevate. Uno dei più grandi falò si accendeva nell'area ancora disabitata tra le attuali vie Faveria e Stiglich, Tesla e Rakovac. In questo spiazzo a forma quadrangolare, la "mularia" portava rami secchi, vecchie canne sottili dagli orti vicini, vecchie tavole, pali, bastoni e una gran quantità di elicriso, raccolto nei boschetti vicini e trasportato con un carretto...
... L'elicriso bruciato diffondeva un buon profumo. Quando il fuoco volgeva al termine, i ragazzi e anche gli adulti saltavano sopra i carboni accesi e spesso si univano anche le ragazze. Erano salti di gioia, di speranza e di desideri che si sarebbero avverati, ma che talvolta davano luogo a piccoli incidenti, come ad esempio a scottature o a gonne bruciate... "

Quaderni del CRS Rovigno

Nel linguaggio dei fiori l’elicriso rappresenta il desiderio di essere ricordato, l'immortalitàun rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Il pittore ricevette l'elicriso. Il poeta ricevette l'elicriso. Anche il medico ricevette l'elicriso.
Appose l'elicriso sull'abito del pittore del poeta e del medico ed essi lo toccarono con la illibatezza usata per toccare le immagini e le carni del male e del bene.
- L'elicriso non è caduco - disse - l'elicriso sembra eterno! ... "

Le predizioni - Questo e altro
Arrigo Bugiani

Helichrysum italicum Roth, Gnaphalium italicum Roth, eterno, perpetuino, pianta del curry, semprevivo

E infine una curiosità per gli Smigliani e per chi li conosce:

D'origine slava, il cognome Smigliani nasce da un adattamento del cognome slavo Smiljanic, che, per tramite del suffisso -ic, assume il significato di figlio di Smiljan - nome tipico della tradizione slava (soprattutto di quella balcanica). A questo proposito, va notato che Smiljan - Smiljana al femminile - è un classico nome di natura fitonimica (ispirato ai nomi delle piante), come ne esistono diversi anche in Italia (a titolo d'esempio, si pensi ai diffusissimi Rosa e Margherita): la radice di questo nome, in effetti, va ricercata nello slavo smilje, termine che, in botanica, allude a una pianta dal nome elicriso (helichrysum), anche nota come perpetuina - alcune traduzioni, a dire il vero, prendono in considerazione anche altre piante della famiglia delle Asteraceae, sebbene la più comune alluda proprio all'elicriso. Ora, prima di concludere, si può aggiungere un'ultima curiosità riguardo a questo cognome: in Croazia, Smiljan è anche il nome di una cittadina della regione della Lika, nota soprattutto per aver dato i natali allo scienziato Nikola Tesla (Smiljan, 1856 - New York, 1943), vero e proprio luminare nel campo della scienza.

Origine e Storia dei cognomi italiani
Ettore Rossoni

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

4 commenti:

  1. Grazie mille per tutte queste splendide informazioni.
    Non sapevo nulla sull'elicriso.

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  2. Molto originale l'elicriso
    Un caro saluto

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    Risposte
    1. Sì, lo è anche tanto nel profumo; ciao Giorgio, Lieta giornata!

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