Quasi vago e purpureo giacinto,
che ’n verde prato, in piaggia aprica e lieta,
crescendo ai raggi del più bel pianeta,
che lo mantien degli onor suoi dipinto,
subito torna languidetto e vinto,
sì che mai non si vide tanta pièta,
se di veder gli usati rai gli vieta
nube, che ’l sol abbia coperto e cinto;
tal la mia speme, ch’ognor s’erge e cresce,
dinanzi a’ rai de la beltà infinita,
onde ogni sua virtute e vigor esce.
Ma la ritorna poi fiacca e smarrita
oscura téma, che con lei si mesce,
che la sua luce tosto fia sparita.
Rime - CLXXXVIII
XVI secolo
Gaspara Stampa
Bellissimo antico sonetto che mette in luce questo purpureo giacinto
RispondiEliminaUn carissimo saluto
Antiche rime deliziose. Un Giacinto come la Speranza che grazie a raggi e nubi splende e s'incupisce nel medesimo tempo. Molto bello. Grazie Sciarada. Un caro e sentito saluto. Ciao.
RispondiEliminaChe meraviglia la foto!! Ho diversi giacinti, nel mio giardino. Bellissimi versi. Saluti cari.
RispondiEliminaSpecialissimi versi,che trovo molto moderni:La poesia è davvero senza tempo !
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