" ... se guardavo l’acqua della fontana, di marmo, a poligono, piena di alghe che si staccavano dal fondo per andare a galleggiare, poche alla volta, quasi salissero ad amoreggiare con il tepore del sole che combaciava con la superfìcie liquida, io vedevo e sentivo la primavera come forse mai più.
E allora non comprendevo le violette: ma soltanto il loro odore come una serenata alla luce. E la mia anima sopra quell’odore s’ingrandiva fino a sentirmela dentro i miei occhi. Ma i miei occhi erano attaccati all’acqua, con l’anima tutta a riverso per prendere un poco di sole e di luce; e sentivo, allora, una primavera paziente, tutta dipinta di silenzii casalinghi, e non volevo convincermi di trovarmi sempre solo, come se fossi andato a spasso e non avessi più voglia di tornare a casa.
Io sentivo che la mia faccia tentava in vano d’invecchiare la mia anima, e per questo io m’attaccavo all’anima. Ma tutto m’ero arso di me stesso, con una cenere che mi faceva lacrimare.
Perché quel pesce rosso, nascondendosi sotto le alghe, guizzò? ... "
Bestie
Federigo Tozzi
Buon inizio settimana.
RispondiEliminaIl profumo delle viole ed il guizzo del pesce rosso hanno dato inizio alla primavera anche nel mio giardino ed osservando la natura ammiro estasiato.
RispondiEliminaGrazie per questo tuo pensiero
Un caro saluto
Giorgio