L'uso carnevalesco propiziatorio, ben consolidato nel Medioevo, di spargere sulla gente mascherata arance, grano e granturco, gusci di uova colmi di essenze profumate, monete e anche petali di fiori, con l'andar del tempo gradatamente si polarizza più sul lancio dei diavoloni:
"Volgarmente si da tal nome ad* una sorta di zuccherini, composti specialmente con essenza di cannella, garofani, menta, e simili; perciò di sapore acutissimo, riscaldanti e eccitanti"
Accademia della Crusca
ad* = l'uso della d eufonica limitata all'incontro con la stessa vocale è successivo al testo qui proposto
"Un tempo, nome di certi grossi confetti con l'anima di cannella, che venivano lanciati nei corsi mascherati"
Sul finire del XVI secolo seguono altri confetti, aromatizzati con i semi di coriandolo:
"Cuopronsi i coriandoli di zucchero per confetti, rompono le ventosità del ventre mangiati dopo pasto, e rendono buon odore e fanno buon fiato masticati in bocca; e verdi le sue foglie nelle mescolanze d'insalata non fanno male."
Il trattato della cultura e dei giardini
Giovanvettorio Soderini
" ... Quegli delle carrozze scaglian confetti e mazzolini di fiori alle finestre; e tutto questo grandinare e ricevere e gittar di fiori e di confetti forma tutto il bello, il vario e l'animato di questa festa. Ne i romani son essi soli a codesto tripudio; ma le migliaia di forestieri calati a Roma dalle regioni tramontane, se ne sollazzano meravigliosamente, e non sanno saziarsi di matteggiare; perocché usati come sono alle loro contrade, ove i popoli son di natura più, riposata e tranquilla, per non dir fredda, si abbandonano alla sbrigliata a quella gaiezza ch'è propria de' sangui meridionali.. E gli è una gioia a vedere que' nobili e ricchi giovanotti stranieri scalmanarsi a gittar manciate e mestolate di confetti sulla folla del popolo, e a far lune e soli e stelle sulle schiene, perocché i confetti rompendosi e sfarinandosi fan sulle giubbe sprazzi e cialdoni bianchissimi. Essi sono nelle carrozze in tinse, e tengono al volto la visiera di reticino fitta; ma tuttavia è tanta la grandine che scroscia dalle finestre, che hanno tutti l'aria di mugnai usciti allora dalla tramoggia e dal frullone.
' Aggiungete in messo a codesto frastuono le maschere a piedi, ove i pagliacci e i pulcinelli hanno legate in capo certe mazzuole vesciche gonfie, e le zombano pel capo e per le spalle del popolo con un rimbombo indiavolato: gli arlecchini colle spatole fesse picchiano gli astanti, e rumoreggiano e croccano; altre maschere soffiano nelle buccine di mare, e cornando assordano: chi batte sistri, chi cembali; e il rumor delle ruote, l'annitrio de' cavalli, il trambusto degli strumenti fende il cielo. Ed ecco si sparano le bambardelle.
Le carrozze a quel segnale imboccano i vicoli da lato, e sfogano nelle vie parallele al Corso, sgomberando per la corsa de' baveri: al secondo sparo quelle migliaia di carrozze si son dileguate, ed un drappello di cavalleggeri spassa di gran carriera tutto il Corso. Allora i popoli si ritirano stipati lungo le case, e attendono il passaggio rapidissimo de' corsieri ... "
Edmondo - o Dei costumi del popolo romano
Padre Antonio Bresciani
però sono sostituiti successivamente da confetti di gesso amalgamato sempre ai semi di coriandolo:
"certe pallottoline di gesso, che si fabbricano a posta in alcune città d'Italia, da gittarsi addosso per sollazzo nelle feste di carnevale"
Tommaseo Bellini
questi confetti di gesso vengono accantonati a loro volta nel 1875 per la nascita dei coriandoli di carta promossa dal Cavalier Enrico Mangili di Crescenzago, un industriale possessore di una filanda che pensa bene di riciclare i dischetti ricavati dagli scarti dei fogli forati utilizzati per la lettiera dei bachi da seta, che più leggeri dei confetti si prestano a essere trasportati dal vento creando un vortice di sensazioni avvolgenti per un'atmosfera decisamente suggestiva, che il Cavalier Mangili arricchisce ancora di più con i nastrini di carta dei messaggi telegrafici che diventano stelle filanti.
"i coriandoli di carta ... furono una trovata di certo Mangilli di Crescenzago (Milano), traendo profitto dei dischetti che risultavano dalle carte forate pei bachi. Sostituirono il gesso e la terra dei tramontati carnevali ambrosiani, e i confetti usati anteriormente"
Alfredo Panzini
Ma in un'intervista del 1957 per Rai radio, è l'ingegner Ettore Fenderl che rivendica l'invenzione dei coriandoli, sostenendo che nel 1876 aveva ritagliato dei triangolini di carta perché non possedeva i soldi necessari per comprare i confetti di gesso con cui si festeggiava il Carnevale.
Allegro martedì grasso
e
Per ulteriori informazioni
Cara Sciarada, guardando, le tue belle foto, e poi giro lo sguardo sulla finestra, quel che vedo mi fa subito chiudere gli occhi! Ora posso sognare le tue belle foto e pensare di esserci:)
RispondiEliminaTomaso
Foto stupende!
RispondiEliminaA me il Carnevale non piace, non mi diverte...
Buon Carnevale a voi, mia Diletta.
Bella la storia dei coriandoli. A Milano, neve permettendo facciamo ancora in tempo a lanciarli:-)
RispondiEliminabuona giornata, un abbraccio
enrico
ciao.......
RispondiEliminaInteresting history of confetti! I had thought it was always paper.
RispondiEliminaThat's lots of confetti, it looks like fun!
RispondiElimina...leggendo il tuo post, gentile Signora, mi rendo conto di quante cose so di non sapere, ma anche di quante altre non abbia vissuto....bè, le tue foto sono straordinarie, migliori di quelle scattate con una obsoleta Olympus digitale....un sincero abbraccio..
RispondiEliminamolto bella questa associazione confetti e coriandoli non ci avevo mai pensato
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