Superluna 7 aprile 2020
" ... Lo specchio non rifletteva più la mia faccia e nemmeno l’ombra d’Ottilia, ma solo una distesa di sassi sparpagliati come sulla superficie della luna. ...
Per rafforzare il mio carattere presi a esercitarmi nel tiro al bersaglio. I miei pensieri e le mie azioni dovevano diventare come i dardi che saettano nell’aria percorrendo la linea invisibile che termina in un punto esatto, al centro di tutti i centri. Però io non avevo mira. I miei dardi non colpivano mai il segno. Il bersaglio mi pareva lontano come un altro mondo, un mondo tutto di linee precise, colori netti, regolare, geometrico, armonioso. Gli abitanti di quel mondo dovevano fare solo gesti esatti, scattanti, senza sbavature; per loro dovevano esistere solo le linee rette, i circoli tracciati col compasso, gli angoli tirati con la squadra...
Quando vidi per la prima volta Corinna, compresi che quel mondo perfetto era fatto per lei, mentre io ne ero ancora escluso. Corinna tirava all’arco e zvlann! zvlann! zvlann! una freccia dopo l’altra si conficcava al centro.
– Sei una campionessa?
– Mondiale.
– Sai tendere l’arco in tanti modi diversi e ogni volta la traiettoria della freccia colpisce il bersaglio. Come fai?
– Tu credi che io sia qui e il bersaglio là. No: io sono e qui e là, sono quella che tira e sono il bersaglio che attira la freccia, e sono la freccia che vola e l’arco che scocca la freccia.
– Non capisco.
– Se diventerai anche tu così, capirai.
– Posso imparare anch’io?
– Posso insegnarti.
Nella prima lezione Corinna mi disse: – Per dare al tuo sguardo la fermezza che ti manca devi guardare il bersaglio a lungo, intensamente. Solo guardarlo, fisso, fino a perdertici dentro, a convincerti che al mondo c’è solo il bersaglio, e che nel centro del centro ci sei tu.
Io contemplavo il bersaglio. La sua vista m’aveva sempre comunicato un senso di certezza; ma adesso, più lo contemplavo, più questa certezza lasciava il passo ai dubbi. In certi momenti le zone rosse mi sembravano in rilievo sulle zone verdi, in altri momenti vedevo le verdi sopraelevate mentre le rosse sprofondavano giù. Dislivelli s’aprivano tra le linee, strapiombi, abissi, il centro era nel fondo d’un gorgo o sulla cuspide d’una guglia, i cerchi aprivano prospettive vertiginose. Mi sembrava che di tra le linee del disegno sarebbe uscita una mano, un braccio, una persona... Ottilia! Pensavo subito. Ma m’affrettavo ad allontanare dalla mente quel pensiero. Era Corinna che dovevo seguire, non Ottilia, la cui immagine bastava a far svanire il bersaglio come una bolla di sapone.
Nella seconda lezione Corinna mi disse: – È quando si rilassa che l’arco scocca la freccia, ma per questo deve prima esser ben teso. Se vuoi diventare esatto come un arco devi imparare due cose: a concentrarti in te stesso e a lasciare fuori di te ogni tensione.
Io mi tendevo e mi rilassavo come una corda d’arco. Facevo zvlann! ma poifacevo anche zvlinn! e zvlunn!, vibravo come un’arpa, le vibrazioni si propagavano nell’aria, aprivano parentesi di vuoto da cui prendevano origine i venti. Tra gli zvlinn! e gli zvlunn! dondolava un’amaca. Io salivo a spirale avvitandomi nello spazio ed era Ottilia che vedevo cullarsi nell’amaca tra gli arpeggi. Ma le vibrazioni si smorzavano. Io precipitavo.
Nella terza lezione Corinna mi disse: – Immagina d’essere una freccia e corri verso il bersaglio.
Io correvo, fendevo l’aria, mi convincevo di somigliare a una freccia. Ma le frecce a cui io somigliavo erano frecce che si perdevano in tutte le direzioni tranne che nella giusta. Correvo a raccogliere le frecce cadute. M’inoltravo in distese desolate e sassose. Era la mia immagine rimandata da uno specchio?
Era la luna?
Tra i sassi ritrovavo le mie frecce spuntate, conficcate nella sabbia, storte, spennacchiate. E lì in mezzo c’era Ottilia. Passeggiava tranquilla come fosse in un giardino, raccogliendo fiori e ghermendo farfalle.
Io - Perché sei qui, Ottilia? Dove siamo? Sulla luna?
Superluna 7 aprile 2020
Ottilia – Siamo sul rovescio del bersaglio.
Io – E tutti i tiri sbagliati finiscono qui?
Ottilia – Sbagliati? Nessun tiro è sbagliato.
Io – Però qui le frecce non hanno nulla da colpire.
Ottilia – Qui le frecce mettono radici e diventano foreste.
Io – Non vedo che rottami, frantumi, calcinacci.
Ottilia – Tanti calcinacci uno sull’altro fanno un grattacielo. Tanti
grattacieli uno sull’altro fanno un calcinaccio.
Corinna – Fulgenzio! Dove sei finito? Il bersaglio!
Io – Devo lasciarti, Ottilia. Non mi posso fermare qui con te. Devo puntare sull’altra faccia del bersaglio...
Ottilia – Perché?
Io – Qui tutto è irregolare, opaco, informe...
Ottilia – Guarda bene. Da vicino vicino vicino. Cosa vedi? "
Lo specchio, il bersaglio
Italo Calvino
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