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lunedì 31 maggio 2021

La rugiada del mare in un cespuglio di rosmarino

" Se innalzerai al cielo le mani supine, o Fidile villanella, nel primo giorno del novilunio, se placherai i Lari con l’incenso e col frumento dell'ultimo anno e con una porcellina ingorda, la vigna tua piena di grappoli non risentirà l’afoso libeccio, né la tua messe la ruggine che rende sterili le spighe, né i teneri agnelli il tempo inclemente fin dalla stagione autunnale. In verità la vitella, nutrita per il sacrifizio sul nevoso Algido, fra le querce e i lecci, o cresciuta nei prati albani, colorirà del proprio sangue le scuri dei pontefici; ma a te non s’addice méttere alla prova, immolando molte pecore, le statuette dei Lari, che tu coroni di rosmarino e di fragile mirto. Se la tua mano, essendo pura, si appressa all’altare, nessuna vittima di gran prezzo giungerà, a rendere miti i Penati non propizi, più accetta del farro sacro, con un granello di sale scoppiettante. - "

Le Odi
Libro III XXIII
Quinto Orazio Flacco
A cura di Tito Colamarino e Domenico Bo

Rosmarino officinalis - La rosa del mare

Nell'antica Grecia conosciuto come λιβανωτίς - libanotis, probabilmente per la sua somiglianza con l'albero del libano, il rosmarino era sacro al dio della guerra Ares, ad Atena dea della sapienza, e alle nove Muse figlie di Mnemosine personificazione della memoria.

" ... la libanotide si coltiva per semina in terreni friabili, magri e bagnati spesso dalla rugiada. Ha la radice dell'olusatro, del tutto simile a quella dell'incenso; si utilizza un anno dopo la semina ed è molto salutare per lo stomaco. Alcuni le dànno un nome diverso, cioè quello di « rosmarino » ... "

Storia Naturale - Libro XIX
Plinio il Vecchio
Traduzione Francesca Lechi 

La derivazione latina del suo nome invece si orienta verso ros - marinus - rugiada marina o rosa maris - rosa del mare probabilmente per i fiori che ricordano il colore cangiante del mare nelle sue varie gradazioni d'azzuro. Nei templi greci e romani veniva usato nei riti propiziatori, i sacerdoti lo portavato su di sé  per allontanare le negatività e il suolo dove avveniva il rito veniva lustrato e purificato con dei rami che  poi erano bruciati, il rosmarino sostituiva l'incenso arabo e prendeva il nome di pianta dell'incenso. Nei riti funebri si poneva un rametto tra le braccia dei morti come simbolo dell'immortalità dell'anima, si piantava vicino alle tombe e si creava una corona per adornare la testa dei Lari, dei del focolare domestico; le ghirlande usate anche per celebrare la dea dell'amore Afrodite furono in seguito realizzate con i rami del mirto.

" ... Piangono intanto i Teucri sulla spiaggia
il povero Miseno, tributando
alle sue tristi ceneri gli onori
supremi, e prima innalzano un enorme
rogo ricco di pini resinosi
e di tronchi di roveri, intrecciati
lateralmente di fogliame scuro,
poi davanti vi piantano un boschetto
di funerei cipressi, inghirlandati
di splendide armature. E c’è chi scalda
acque lustrali in bronzei recipienti
ondeggianti sul fuoco, chi deterge
e chi unge il cadavere. Si leva
un pianto generale. Poi, disposto
sul letto il corpo, vi gettano sopra
i consueti drappi porporini
e le sue vesti. Intanto altri si spingono
sotto l’enorme catafalco e tendono
le torce accese (doloroso ufficio!),
guardando indietro, come vuole l’uso
dei loro padri. Bruciano le offerte
ammonticchiate, l’incenso, le carni,
l’olio versato dalle tazze. Infine,
spente le fiamme e cadute le ceneri,
bagnano le reliquie ed i tizzoni
assetati di liquido col vino,
quindi, raccolti i resti, Corinèo
li sistema, li chiude e li sigilla
in un’urna di bronzo. Poi lui stesso,
girando per tre volte fra i compagni,
li spruzza lievemente con un ramo
d’olivo intriso d’acqua cristallina,
segno di buon augurio, li purifica
e pronuncia le ultime parole ... "

Eneide Libro VI,334 - 367
Publio Virgilio Marone
Traduzione Mario Scaffidi Abbate

Ovidio nelle Metamorfosi racconta che la pianta di rosmarino (incenso) nasce dalle membra della principessa persiana Leucotoe, suo padre il re Orcamo attraverso Clizia che è rosa dalla gelosia e brama vendetta, scopre che sua figlia è stata sedotta da Apollo e per punirla la seppellisce in una fossa sotto un cumulo di massi, il dio innamorato lo viene a sapere e: 

" ... Lui è vero, cerca col potere dei suoi raggi, se gli è possibile,
di richiamare al calore della vita quelle gelide membra,
ma poiché il fato si oppone a tutti i suoi sforzi,
cosparge di nettare profumato corpo e sepoltura,
mormorando fra un mare di lamenti: “Almeno salirai al cielo”.
E improvvisamente il corpo impregnato di quel nettare divino
si sciolse e del proprio aroma intrise la terra;
a poco a poco allora un virgulto d’incenso, allungando nel suolo
le radici, si erse e ruppe il tumulo con la cima.
E a Clizia, benché l’amore potesse giustificarne l’angoscia
e l’angoscia la delazione, mai più volle avvicinarsi
il signore della luce e godersi con lei piaceri d’amore .. ".

Metamorfosi - Libro IV 
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Mario Ramous

Una leggenda andalusa racconta che durante la fuga in Egitto un cespuglio di rosmarino avvolse la Vergine Maria per proteggerla, lei poi vi stese sopra il suo manto e i candidi fiori dell'arbusto si colorarono di azzurro e sembra che da allora il rosmarino fiorisca il giorno della Passione, mentre una leggenda siciliana, che si legge in Favole, novelle e racconti siciliani di Giuseppe Pitrè, riferisce di una regina sterile che passeggiando in giardino si rammaricò nel vedere le rigogliose propaggini della rosamarina e poco tempo dopo rimase incinta, partorì una pianta di rosamarina e decise di porla in un vaso sul tavolo e di nutrirla quattro volte al giorno con il suo latte, quando suo nipote figlio del re di Spagna andò a trovarla, prese la rosamarina e la portò nel giardino del regno dove suo padre si dilettava a suonare lo zufolo. Un giorno, al suono dello strumento, dalla rosamarina uscì fuori una fanciulla di cui il re si innamorò, ma la dovette lasciare subito per andare in guerra e l'affidò alle cure del giardiniere, che, per paura di essere incolpato, scappò quando le tre sorelle del re scoprirono la presenza della fanciulla nella rosamarina e la fecero sfiorire trattandola male. Il giardiniere si rifugiò su un albero sotto il quale si incontrarono due draghi, uno maschio e una femmina che si misero a parlare dell'accaduto svelando involontariamente che la fanciulla poteva essere salvata strofinando il sangue di un drago maschio e il grasso di un drago femmina sul tronco della pianta. Il giardiniere uccise i due draghi e fece rifiorire Rosamarina che sposò il re quando tornò dalla guerrà.

Il rosmarinus officinalis, o anche salvia rosmarinus, originario dell'area mediteranea è un sempreverde aromatico che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae. Un arbusto con i rami grigio-verde e pelosi in gioventù che diventano marrone chiaro nella maturità e con le foglie, ricche di olio essenziale, verde scuro nella pagina superiore e bianche in quella inferiore, lanceolate e opposte con i margini revoluti.
Il rosmarino da quando Galeno scoprì le sue virtù digestive fu molto usato anche in cucina; il suo fiore nelle ricette medioevali era riconosciuto semplicemente con il termine generico ἄνθος - anthos che vuol dire fiore e se veniva mangiato insieme alle foglie ogni mattina con il pane per tutta la durata della fioritura, acuiva la vista. 
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 questa pianta profumatissima è descritta così: 

" Ramerino, Rosmarino, lat. rosmarinus, rosmarìnus hortensis, angustiare folio, C. Bauh. I Rosmarinus officinalis, Lin. fr. Romarin, Encensier. E’ un arbusto che nasce abbondevolmente e senza coltura nei paesi caldi e secchi, come nella Spagna, Italia, Linguadoca, Provenza ec. e si coltiva nei vasi e ne’ giardini. La sua radice è sottile e fibrosa; pullula un tronco in arbusto all’altezza di 3. o 4. piedi, diviso in parecchi rami, lunghi , sottili, cenerognoli, corredati di foglie strette, di verde bruno al di sopra e bianche al di sotto, poco succolenti, di odore acuto, aromatico, grato e di un sapore acre; i suoi fiori che compariscono in aprile, in maggio e giugno, sono in forma ai gola, piccioli, ma assai numerosi, meschiati tra le foglie. Ciascuno d’essi è un tubolo trinciato in cima in due labbri di color turchino pallido o tirante al bianco di odore più dilicato di quello delle foglie. A cotesti fiori succedono delle semenze minute, rotonde, unite 4 insieme e racchiuse in una capsula che ha servito di calice al fiore. V’hanno parecchie altre sorta di ramerino, una delle quali ha le foglie simili al finocchio e la semente bianca che ha l’odore di resina; un’altra, che cresce su le roccie e quasi sempre sterile. Il ramerino selvatico di Boemia ha il legno de’ suoi rami rosso, le sue foglie verdi al di sopra e rosse al di sotto; ed il suo odore si acccosta a quello del cedro. Tutte le parti di questa pianta hanno un po' di odore di canfora o d’incenso, fragrante, grato, cefalico ed un sapore simile, aromatico, cefalico. Il rosmarino è stato noto in tutti i tempi a motivo della sua abilità e perchè si adoperava in addietro nel formare le corone di fiori. Ei nasce dai rami tagliati e in ogni sito brama soltanto una buona terra e prende qualunque forma che si desidera, massime quando sia stato moltiplicato da barbatelle colle radici. I gran freddi gli sono contrarie Io fanno perire, in quella guisa che perisce, se vi si metta al piede del letame. Si ha cura di accelerare il suo accrescimento, e di renderlo più forte all’intemperie delle stagioni col tagliare le sommità de’suoi rami. E’ sano ne’cibi e corroborante; e però se ne fa molto uso nella cucina casareccia. Si adopera intorno e dentro ai pesci che si portano lontano e anche nel selvagginme per salvarli dalla pronta corruzione. V. Acqua della regina d'Ungheria. I suoi fiori sono particolarmente graditi dalle api e le pecore che pascolano la pianta hanno carni saporitissime. "

Il dizionario dà anche la ricetta dell'Acqua della regina d'Ungheria che era considerata un rimedio prodigioso:

" Questa è un'acqua spiritosa giovevole a molti usi. E' sempre averne in pronto per metterne sopra una contusione, o per fermare il sangue da una ferita, o per soccorrere una persona svenuta, o in caso di vertigini o di vapori isterici o ipondriaci, odorandola o prendendosene una piccola cucchiajata in un bicchier d'acqua o lavandosene la testa se non si abbiano capelli ec. V. Macchia. Per farla, riempite una cocurbita di vetri di fiori di rosmarino colti nel suo più gran vigore, i calici e indifferentemente le foglie verdi mondati dai loro steli, versatevi sopra tanto spirito di vino che vi sopranuoti un buon dito traverso, mettete il vaso a bano maria e avendo ben lutato il recipiente col capitello, dategli un fuoco di distillazione per tre giorni, dopo i quali scioglierete i vasi e metterete nella cucurbita ciò che sarà distillato; accrescete fuoco al lambicco talmente che la goccia non ne attenda un'altra. Quando ne avrete cavati li due terzi o cinque sesti circa, levate il fuoco e lasciate raffreddare il liquore. Troverete nel recipiente un'assai buon'acqua della regina che conserverete in caraffine ben chiuse. Volendola fare più prontamente si mescola un'oncia d'olio di cannella e due once d'olio di spiga o lavanda in cinque pinte di spirito di vino, e sarà fatta. "

E a tal proposito si narra che la regina Elisabetta d'Ungheria a 73 anni avesse ricevuto da un eremita la ricetta di questo distillato, che la guarì dalla gotta, le diede nuova forza e la rese bella così tanto da far innamorare il re di Polonia che la chiese in sposa, ma lei rifiutò per amore di Gesù Cristo e di quell'angelo che, a suo dire, aveva donato la ricetta all'eremita.
Luigi XIV usava quest'acqua per curare la gotta e Madame di Sévigné in una delle sue lettere scrive: "... Quest’acqua è divina: io la porto sempre in tasca e me ne inebbrio tutti i giorni. E’ una vera follìa, come il tabacco: quando vi si è abituati non si può più farne a meno. Anche contro la tristezza essa è un rimedio eccellente... "
Nel XIX secolo è presente in tutte le farmacopee ufficiali ed è così richiesta che inizia a essere falsificata. In Francia il nome viene mutato in Eau de Ninon, quello originale sembra sia stato dato dal farmacista di Luigi XIV Nicolas Le Febvre.

Rosmarino officinalis - La rosa del mare

Conosciuto dagli arabi, dagli egizi, dai greci e dai romani, nella medicina popolare era usato come  antigotta, antireumatico, balsamo, cicatrizzante, colagogo - stimola la secrezione biliare, digestivo - stimola la secrezione gastrica, diuretico, emmenagogo, espettorante.

" ... Ne esistono due specie. Una non dà frutti, l'altra ha uno stelo ed un seme resinoso detto cachrys, e le foglie odorano d'incenso. Applicata alla pelle quando è ancora verde, la radice cura le ferite ed il prolasso rettale, i condilomi e le emorroidi, mentre il succo sia del tronco, sia della radice guarisce l'itterizia, nonché le infezioni che vanno espurgate, e rende piu acuta la vista. La semente viene somministrata in pozione per le malattie croniche del petto e per quelle dell'utero (in tal caso, abbinato ad acqua e pepe); giova alle mestruazioni e viene impiastrato con farina di loglio sulla gotta; elimina anche le lentiggini e se ne fanno applicazioni contro le malattie per cui bisogna infondere calore o provocare sudore, come pure contro le slogature. Bevuta con vino, aumenta la produzione di latte; lo stesso effetto sortisce la radice. La pianta intera poi serve per impiastri con aceto contro le scrofole ed abbinata a miele fa bene contro la tosse. Ci sono parecchie varietà di cachrys, come abbiamo già rilevato. La coccola del rosmarino suddetto, comunque, risulta resinosa se soffregata; combatte i veleni e gli animali velenosi (eccettuati i serpenti), stimola la sudorazione, elimina le coliche e determina abbondanza di latte ... "

Storia Naturale . Libro XXIV
 Plinio il Vecchio
Traduzione Marco Fantuzzi

Il rosmarino contiene: acido carnosico, acido rosmarinico, e carnosolo, flavonoidi, salicilati e tannini, nutrienti quali calcio, ferro, fibre, fosforo, potassio, Vitamina A, C e B6; è un antianemico, antibatterico, antidepressivo e ansiolitico, antinfiammatorio, antiossidante, antispasmodico, antiulcera, antivirale, epatoprotettivo, ipoglicemizzante e neuroprotettivo.
Uso esterno in impacchi per alopecia, eczemi, ferite, dolori muscolari, reumatici e per la sciatica.
Da evitare l'uso per gli epilettici e per le donne in stato di gravidanza.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta il ricordo e non a caso già dall'antica Grecia si inalava l'olio essenziale per favorire la concentrazione e la memoria.
Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

Ofelia - C’è il rosmarino: è per il ricordo. Ti prego, amore, ricorda. E ci sono le viole: per i pensieri.
Laerte - Una lezione nella pazzia: pensieri e ricordi insieme vengono a proposito.

Amleto - Atto Quarto Scena Quinta
Shakespeare
Traduzione Stefano Baldi

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

mercoledì 26 maggio 2021

Superluna dei fiori in eclissi di sangue

Superluna dei fiori in eclissi di sangue - 26 maggio 2021

Questa mattina poco prima dell'alba alle 3.52 la luna ha raggiuto il perigeo a una distanza di 357.309 km dalla Terra, mentre alle 13.14, a una distanza di 357.462 km., ha completato la fase di plenilunio durante l'allineamento con la Terra e il Sole, diventando così protagonista di una splendida eclissi visibile nell'America del Nord, nel sud-ovest dell’America del Sud, in Australia, in Asia sudorientale, ma non in Europa. La luna alle 11.45 ora italiana è entrata nella zona di penombra e alle 13.11 all’interno del cono d’ombra proiettato dalla Terra per poi uscirne alle 13.26, un'eclissi di breve durata dovuta a un allineamento marginale che non ha toccato il centro del nostro pianeta. I raggi del sole non contenuti dalla circonferenza della Terra hanno incontrato la polvere terrestre presente nell'atmosfera che ha bloccato le onde di luce blu ad alta frequenza e ha dipinto di rosso la luna mostrandoci una Superluna di sangue. Gli Algonchini, nativi americani, chiamano il plenilunio di maggio Luna dei fiori per il tripudio di fiori che sbocciano in questo mese e poiché gli animali da pascolo si nutrono di una quantità considerevole di erbe fresche che arricchisce di vitamine il loro latte, il plenilunio diventa Luna del latte. La terra in maggio accoglie i semi del mais e il plenilunio diventa anche Luna della Semina del Mais.

domenica 23 maggio 2021

Viburno in Pentecoste

" Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi ... "

Atti 2, 1-4

Durante la festa delle primizie offerte a Dio, lo Spirito Santo discende sugli apostoli sotto forma di lingue di fuoco e nel simbolismo, che si muove tra i doni elargiti dalla primavera, queste lingue di fuoco sono contenute nelle spirali tessute dai petali che convergono nel cuore della rosa. 

" ... Nella visione centrale della rosa la coccarda dei petali si presta a simboleggiare la gamma degli archetipi, la cui convergenza sull’Unità è anche simboleggiata dal turbine abbagliante d’un mare di luce o di fiamma, ovvero da un incastro di sfere concentriche rotanti ... "

Archetipi
Elémire Zolla

La Pentecoste è inghirlandata da un tripudio di fiori ed erbe in cui oltre la rosa si distingue la peonia, la caltha, il botton d'oro, la mandragora e il viburno opulus che popolarmente viene chiamato palla di neve, oppiono o  pallone di maggio per la forma sferica e per il colore bianco dei suoi fiori;  come simbolo che consacra i trionfi possiamo incontrarlo nella Casa del bracciale d'oro di Pompei in uno splendido affresco romano risalente alla prima metà del I secolo d.C. 

Viburno - Affresco romano della Casa del bracciale d'oro di Pompei - Prima metà del I secolo d. C. - Particolare

Viburno - Affresco romano della Casa del bracciale d'oro di Pompei - Prima metà del I secolo d. C. - Particolare

Il viburno deriva il suo nome dal verbo latino vĭĕo vĭes, vietum, vĭēre - intrecciare, legare, per la peculiare flessibilità dei suoi rami che si prestano a essere lavorati in intreccio o a essere usati come scudisci. Si distingue in circa 200 specie e appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae; Adoxaceae per l' AGP( Gruppo Filogenetica molecolare delle Angiosperme ).
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 viene descritto così:

" Viburno, lat. Viburnum, fr. Viorne. La clematide, la catuara, la brionia ed altre piante delle quali si è parlato ai propri articoli, si hanno presso di alcuni usurpato il nome di viburno. Ciò non ostante il vero viburno è un arboscello che nasce tra le siepi e nei luoghi sassosi ed incolti colla radice stesa per ogni parte a fiore di terra c s’innalza fino a 6 o 7 braccia con un tronco fungoso c picn di midolla, circondato da molte vermene bianchiccie al di fuori, grosse come il dito e lunghe circa un braccio e mezzo. Le sue foglia somigliano a quelle dell’ olmo, ma sono vellutate da ambe le faccie, opposte, larghe, ovali, crasse, finamente dentate, con nervi rilevati al di sotto ed incavati al di sopra, quasi bianche mentre sono in vigore e rossiccie quando stanno per cadere. Dalle cime dei rami vengon fuori di giugno delle masse di piccoli fiori bianchi, di un odore quasi simile a quei del sambuco: ciascheduno di essi ha la corolla di un solo pezzo, ma divisa nel contorno in 5 parti, con 5 stami terminanti in apice rotondo; ed il calice si cambia in un frutto molle, quasi ovoidale, verde, poi rosso e finalmente nero nella sua maturità, cioè nell’autunno, di un sapore spiacevole , dolciccio , stitico e viscoso; e contiene un seme della stessa figura , ma schiacciato, largo, duro e scannellato. Questo arboscello quando è fiorito riesce grato alla vista , onde trova luogo opportuno fra i deliziosi boschetti e per i suoi frutti agli uccelli gratissimi si colloca nei luoghi destinati alla caccia. Questi nella Svizzera servono a far inchiostro. In olirci suoi rami gentili c pieghevoli porgono materia adattata alla tessitura dei canestri ... "

Viburno opulus - Palla di neve - Oppiono - Pallone di maggio

Viburno opulus 

" ... Che tu ponga coi rovi io non consento
L'appio odoralo, onor delle ghirlande,
Ed il viburno umil col salcio lento ... "

Idilii 
1817
Luigi Ciampolini 

Il viburno opulus con i suoi rami grigi e lisci, con le sue foglie verdi nella parte superiore e chiare in quella inferiore, trilobate a margine seghettato e con i suoi bianchi fiori sferici che sbocciano tra aprile e maggio e maturano in drupe rosse; il viburno lantana con i suoi rami cadenti, gialli in gioventù che a maturità virano verso il rosa e in vecchiaia verso il grigio e il bruno, con le sue foglie lanceolate, dentellate, semplici e opposte, reticolate e pelose, con i suoi fiori profumati a forma di ombrello che sbocciano tra aprile e maggio e maturano in drupe ovali inizialmente verdi che volgono poi al rosso e infine al nero; e il viburnum prunifolium tipico del Nord America con i suoi rami rossi e lisci in gioventù, verdi in maturità e marrone scuro e rugosi in vecchiaia, con le sue foglie ovate, opposte a margine seghettato, verdi in primavera e rosse in autunno, con i suoi fiori bianco crema tondi e piuttosto appiattiti che sbocciano tra aprile e maggio, che non profumano e maturano in drupe ellittiche, inizialmente rosa che volge al blu scuro in maturità; offrono le loro proprieta medicinali alla fitoterpia. Contengono salicina che ha proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie e antipiretiche.
La corteccia verde contiene: acido formico e valerianico, acido salicilico in piccole quantità, acqua, alcaloide amorfo in piccole quantità, amido, ceneri, destrina, eptacosano, fitosterolina, olio grasso con acido acetico, caprifico, capronico, formico, linoleico, miristico, oleico e palmitico; pentosano, potassio, protidi, saccarosio, sitosterina, tannino e resina acida da cui, attraverso la saponificazione, si ottiene acido valerianico.
La corteccia secca contiene: olio volatile e viburnina.
L' azione sedativa del viburno riduce gli spasmi delle allergie, dell'asma, della bronchite, della dispnea e di altre forme di disagio respiratorio e migliora la capacità polmonare. Riequilibra le funzioni della tiroide; è utilizzato per calmare il sistema nervoso, per i disturbi ginecologici come la dimenorrea o per alleviare i dolori del parto, è utilizzato anche per disturbi gastointestinali come la gastrite, le coliche e la diarrea. L'uso esterno in forma di impacchi per il trattamento dell'alopecia, dei duroni dei foruncoli e delle ulcere.

Sottolineo che questa pianta medicinale contiene dei PRINCIPI TOSSICI e va usata esclusivamente sotto prescrizione medica.

Viburno opulus - Palla di neve - Oppiono - Pallone di maggio

Viburno opulus

La canzone più famosa del panorama russo scritta nel 1860 dal compositore Ivan Petrovič Larënov per una rappresentazione teatrale tenutasi nella città di Saratov è Kalinka, nome che indica proprio il viburno:

O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.
Ah, sotto i pini, a sotto il verde,
E voi fate piano
Ah, ljuli, ljuli, ah, ljuli, ljuli
E voi fate piano
O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.
Ah, il piccolo pino verde,
Non stormire sopra di me!
Ah, ljuli, ljuli, ah, ljuli, ljuli
Non stormire sopra di me!
O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.
Ah, bella ragazza di cuore,
Amami invece!
Ah, ljuli, ljuli, ah, ljuli, ljuli
Amami invece!
O viburno rosso di casa mia,
dove in giardino fioriscono i lamponi.

Una leggenda boema racconta la storia del giovane Lucindo che vuole diventare re. Per inseguire il suo sogno intraprende un viaggio insieme a un monaco ebreo in pellegrinaggio. Lungo il cammino Lucindo costruisce la tomba per dei defunti non seppelliti ponendo fine al tormento della loro anima; per ringraziarlo gli spiriti fanno sbocciare sulla tomba dei fiori bianchi di viburno e un pettirosso spiega al ragazzo che si tratta di una pianta che rende invincibili. Raggiunto un regno governato da 12 saggi, Lucindo, forte dell' invulnerabilità acquisita, si offre per affrontare il drago dalle 10 teste che ogni anno chiede in sacrificio 10 fanciulli; con un semplice bastone Lucindo riesce a decapitare tutte le teste del drago e viene acclamato dal popolo che lo elegge re. Da allora, re Lucindo insieme al monaco ebreo diventato suo consigliere e amico prende le decisioni che riguardano il regno passeggiando nel giardino in cui una distesa cespugliosa di viburno dona loro una fioritura di nuvole bianche in primavera e di bacche vermiglie in autunno.

" ... E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari ... "

Il gelsomino notturno
Giovanni Pascoli -
Pubblicata inizialmente nel luglio del 1901 in un opuscolo
 e successivamente nel 1903 nei Canti di Castelvecchio

Nel linguaggio dei fiori il viburno vuol dire muoio se mi trascuri e nel folclore se un pezzo della sua corteccia viene portata con sé, o se viene macerata in soluzione alcolica per poi essere strofinata sul corpo o sulle mani, assume il potere di protezione in ogni situazione o di amuleto porta fortuna nel gioco.
Un rametto odoroso può, infine, andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Buona Pentecoste!

Brucia con le coccole il legno di ginepro

domenica 9 maggio 2021

Abbraccio alla madre

" ... Giunto così al Campidoglio, ivi egli abbracciò la madre e l’onorò col nome di Augusta ... "

Storie
Tacito
Taduzione Azelia Arici

Auguri per la Festa della Mamma

Auguri Raggio di Sole da me e da Sorellina!
Auguri a tutte le "Auguste Madri " !

mercoledì 5 maggio 2021

Carosello di simboli da interpretare

Kentia belmoreana

Howea belmoreana

Non avevo previsto l'accesso al giardino segreto e invece il germoglio di un seme di girasole mi ha portata lì; davanti a un carosello di simboli da interpretare; davanti a un crogiolo naturale di figure geometriche: triangoli, rettangoli, rombi e trapezi; davanti a una fucina di forme: il calice e la spada, la bilancia o la freccia, maschere, strade, torce, trombe, cannocchiali e codici a barre, davanti a un ginnasio di V che si intersecano tra loro per replicare sé stesse.
V ventunesima lettera dell'alfabeto latino variante della U fino al 16° secolo e figlia della sesta lettera dell'alfabeto fenicio 𐤅  la wāw, l'uncino, il chiodo; nella cabala è la vau che governa il pensiero, è la levatura mentale che mette a fuoco, analizza e discerne, affine al segno del toro e al valore numerico 6.
V numero romano, il 5 che interrompe la percezione visiva dei primi quattro segni numerici per facilitare la lettura.
 E per ora mi fermo qui ...

P.S. È graditissima la vostra interpretazione visiva personale.